Convegno ecclesiale di Verona

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Ambito 4: tradizione

Sintesi dei lavori nei gruppi di studio, a cura del prof. Costantino Esposito

20 ottobre 2006

1. Considerazioni generali

La riflessione predominante e condivisa, come punto di partenza, nelle sintesi provenienti dai gruppi di studio sulla tradizione, è che quest'ultima va sempre concepita a un duplice livello: come il deposito della fede e insieme come la stessa esperienza della vita cristiana.

Ma si tratta di due livelli indissolubilmente uniti.

La fedeltà al depositimi fidei, infatti, non va mai scambiata con la semplice ripetizione intellettuale di una dottrina, ma va vissuta come il racconto di una testimonianza personale e comunitaria.

E così anche l'oggetto della trasmissione della fede non potrà mai essere separato dalla dinamica esperienziale che esso genera, ne lo si potrà astrarre dai concreti processi storici, geografici e linguistici in cui esso di volta in volta si incarna.

Il soggetto della tradizione cristiana - come da più parti è stato ribadito - è la comunità ecclesiale nel suo insieme, innanzitutto a partire dall'ascolto della Parola di Dio: è solo in tale ascolto, infatti, che si possono valorizzare tutte le molteplici vocazioni e tutte le concrete condizioni attraverso le quali la fede può essere trasmessa, in dialogo efficace con tutti.

Da questo punto di vista è costante il richiamo al ruolo primario e insostituibile della famiglia nella generazione e nell'educazione alla fede: un ruolo da recuperare e sostenere in maniera sempre più decisa in un momento storico in cui essa appare indebolita al suo interno ( lo scollamento tra le generazioni ) ma anche nella sua funzione sociale, con la conseguente crisi di comunicazione dei valori essenziali per le giovani generazioni.

Ma al ruolo della famiglia, secondo le sintesi dei lavori, va affiancato senz'altro quello svolto dalla comunità ecclesiale, nei suoi percorsi di iniziazione e di formazione permanente; nei suoi diversi livelli pastorali, come quelli della liturgia, della catechesi e della carità; nelle sue specifiche forme territoriali ( a partire dalla parrocchia ).

E questo sempre tenendo conto della vocazione di testimonianza pubblica propria dei fedeli laici, e valorizzando la trama capillare con cui la tradizione si è resa presente nel nostro popolo.

Di qui si ricava poi un'altra riflessione condivisa nel lavoro dei gruppi, vale a dire che il metodo peculiare della trasmissione della fede è costituito da quell'inculturazione ( o mediazione culturale, come suggeriscono alcuni gruppi ), secondo la quale la tradizione deve essere sempre una « traduzione » nei diversi contesti e nei differenti linguaggi dell'oggi, e più specificamente nei mezzi e nei luoghi della formazione e della comunicazione della mentalità pubblica, sino a incontrare la vita di tutti.

Da questo punto di vista, se è innegabile che la tradizione forma e sostiene la nostra identità, è altrettanto vero - come sottolineato in alcuni interventi - che solo in un dialogo aperto e sincero tra le persone e tra le generazioni, con chi partecipa ma anche con chi non partecipa alla nostra stessa tradizione, tra la traditio ecclesiae e le tradizioni della comunità civile si può realizzare una testimonianza autenticamente vissuta.

Una formulazione sintetica di queste diverse dimensioni è quella che, nei documenti pervenuti dai gruppi, emerge come « cura educativa » o come « sfida dell'educazione », intesa quest'ultima come una vera passione per le donne e gli uomini del nostro tempo - e in special modo per le giovani generazioni -, ai quali va sempre nuovamente offerta la proposta del Vangelo e la sua risposta alle attese della ragione e del cuore di ciascuno.

2. Una riflessione sull'esperienza

È proprio il tema dell'educazione a emergere come una sorta di filo conduttore ( pur attraverso flessioni e accenti differenziati ) lungo tutto il lavoro di riflessione e di valutazione sull'esperienza, compiuto nei diversi gruppi di studio sulla tradizione.

Ed è importante sottolineare che la preoccupazione formativa ed educativa non ha riguardato solo i contenuti da trasmettere ma anche, e in certi casi soprattutto, le modalità e le forme con le quali li si comunica.

La prima e più condivisa sottolineatura, a questo riguardo, è stata decisamente quella « antropologica », individuando come prima urgenza nella trasmissione della fede, quella di intercettare, valorizzare e farsi carico delle domande, dei problemi e delle attese degli uomini di oggi.

È condividendo queste aspettative - in tutti i livelli nei quali esse si manifestano, materiali e spirituali, psicologici e morali - che la tradizione può essere comunicata incrociando le diverse problematiche umane, culturali e sociali in cui siamo immersi.

Se questo è vero sempre, oggi è ancor più evidente di fronte a due tipi di bisogno che ci interpellano in modo particolare: quello dei giovani, affamati di un senso per la vita, e quello degli stranieri, che vengono come immigrati nel nostro Paese e chiedono accoglienza e rispetto.

Si tratta di domande e di attese - come alcuni hanno sottolineato - che costituiscono proprio il segno misterioso della grazia divina in ogni persona e in ogni cultura, di modo che non ci si potrà più relazionare al mondo in una maniera semplicemente antagonistica, ma si dovrà riconoscere sempre - pur attraverso il disagio, la frammentazione e la perdita di senso dell'umanità contemporanea - la positività che è presente nel nostro tempo, e « tirarla fuori » ( e-ducere, appunto ) come un dono di Dio.

All'opposto di questa apertura e di questa sfida educativa sta invece ( come avvertito in diversi passaggi delle sintesi ) il rischio di un'autoreferenzialità della proposta cristiana, che chiede di essere superata attraverso un dialogo continuo con la cultura, o meglio - come alcuni sottolineano - con le culture odierne, nei loro diversi linguaggi, con i sempre nuovi strumenti della comunicazione sociale, con la moltiplicazione e insieme la perdita di centro dei valori di riferimento nei diversi ambiti dell'esistenza.

Ciò si mostra tanto più urgente, quanto più la nostra società diviene pluralistica negli aspetti culturali e religiosi.

Nella descrizione di questa dinamica, tuttavia, riemerge sempre, nei documenti pervenuti, la consapevolezza che il dialogo si nutre di un'identità vissuta, e che questa richiede a sua volta un legame vivente e ininterrotto con le sorgenti della vita cristiana: di qui l'esigenza spesso ribadita di una formazione permanente alla scuola della Parola biblica, un approfondimento continuo della formazione catechetica e una ripartenza sempre rinnovata dal luogo centrale di tutta la tradizione e di tutta l'esperienza del cristianesimo, vale a dire la liturgia.

Così la fedeltà alla tradizione diviene un cammino di crescita continua nel nostro presente e verso il nostro futuro, e in questo crescere delle persone e della comunità ( come sottolineato da un gruppo di studio ) si mostra bene la prospettiva specifica dell'educazione cristiana.

Proprio l'attenzione ai diversi linguaggi con cui si articola l'esistenza personale, la vita delle relazioni ecclesiali e sociali, nonché la storia della nostra cultura, fa dire in diversi casi che nella traditio cristiana si incontra una valorizzazione attenta delle opere più significative che ci provengono dal passato ( soprattutto in campo artistico ) e una altrettanto attenta sintonizzazione con le prospettive che di continuo vengono aperte nell'elaborazione del nostro futuro.

Ed è interessante il fatto che la scuola - quella pubblica e ancor più la scuola cattolica - venga individuata come un luogo privilegiato per l'elaborazione e la trasformazione culturale alla luce del Vangelo, in una prospettiva che superi le fratture tra l'intellettuale e l'affettivo e tenga conto dell'integralità dell'esperienza umana.

3. Un approccio pastorale integrato

Le proposte riguardanti direttamente la problematica della tradizione sono concordi nella richiesta di valorizzare e di sostenere l'impegno educativo dei laici cristiani nella scuola e nell'università, come luoghi in cui si incrociano in maniera trasversale tutte le dimensioni della vita umana.

Tale sostegno passa attraverso una cura più organica e sistematica della formazione degli educatori, non solo in senso professionale e tecnico, ma anche più profondamente « spirituale ».

Diverse proposte si incentrano sulla necessità di aiutarsi a una continua rielaborazione dei linguaggi della comunicazione, nei diversi livelli della formazione cristiana, dai seminari, agli istituti di scienze religiose, alle facoltà teologiche.

E c'è chi suggerisce anche di incrementare momenti organici di educazione all'impegno politico.

Ma è soprattutto la parrocchia a essere individuata come scuola di educazione e di comunione permanente, e quindi anche ambito di confronto, assimilazione e trasformazione dei linguaggi.

Al che va aggiunta l'istanza di uno scambio comunicativo tra le diverse forme di presenza e di espressione delle aggregazioni ecclesiali.

A proposito dei linguaggi in cui trasmettere la tradizione, è stato molto apprezzato il ruolo svolto dai media cattolici per lo sviluppo di un giudizio critico sulla realtà culturale, sociale e politica del nostro Paese e del mondo, come esemplificazione significativa di un'educazione all'incidenza culturale e pubblica della nostra tradizione.

E più in generale, rispetto ai mezzi della comunicazione sociale, è stata più volte suggerita l'eventualità di un coordinamento più efficace a livello formativo e pratico tra gli operatori delle diverse forme della comunicazione, da quelle interne alla comunità cristiana ai media nazionali e internazionali.

E anche un collegamento esplicito riguardante l'uso e la valorizzazione in senso evangelizzante dei beni culturali rientra tra le proposte avanzate.

C'è inoltre un patrimonio di fede e di spiritualità che è presente nella religiosità popolare, nelle feste e nei luoghi particolari di culto che può divenire, adeguatamente evangelizzato, un momento ancora efficace di trasmissione della fede.

Questo sforzo educativo viene in diversi interventi collegato esplicitamente al progetto culturale della Chiesa italiana, che si chiede di sviluppare nei prossimi anni, non solo ampliandone gli ambiti di incontro e di confronto con le diverse problematiche della vita e della società, ma diventando un vero e proprio progetto formativo permanente.

E in definitiva è a questo che tutti i contributi concordemente tendono: che la tradizione cristiana possa essere sempre più incarnata nel tessuto del nostro Paese e mostrare l'incidenza della fede nella quotidianità della vita.

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