Convegno ecclesiale di Verona

Indice

Cittadinanza Contenuti degli ambiti

Analisi

L'impressione generale è che quello della cittadinanza sia - tra gli ambiti - il più controverso nella coscienza media dei cattolici italiani.

Infatti, per quanto tutti abbiano riconosciuto l'importanza di questa dimensione, più difficile è stato individuare le autentiche priorità.

Un concetto ampio

Di fronte al nuovo concetto di cittadinanza che la cultura degli ultimi secoli ci ha consegnato e al nuovo statuto del cittadino derivato dalla riflessione giuridica ed etica del Novecento, è importante per alcuni focalizzare una distinzione preliminare.

Nell'assunzione della cittadinanza, bisogna distinguere accuratamente tra la sfera civile e la sfera sociale.

I due ambiti non coincidono, essendo il secondo molto più dilatato e lasciando intendere che la dimensione pubblica, di cui farsi carico, non è circoscritta semplicemente a quella statale, pure essenziale e determinante.

Questa annotazione è presente in diversi contributi che sottolineano come l'esigenza dell'inclusione sociale non vada ridotta alla sola sfera politica, da intendere semmai come il coronamento di un più ampio spettro di interventi nello spazio della comunità.

La cittadinanza così concepita si rivela come un processo che tocca tutte le sfere e tutti gli ambiti: sociale, economico, culturale, politico.

Cittadinanza locale e globale

Un altro elemento interpretativo - oggi ritenuto essenziale - dice l'ampliarsi della categoria di cittadinanza dalla dimensione semplicemente locale a quella globale.

Le due dimensioni sono viste in continuità e come un'unica sfida che interpella ciascuno, in considerazione di quella molteplicità di appartenenze e di mondi diversi, cui la persona aderisce.

Delle due certamente la dimensione mondiale è, quella che deve essere ancor più metabolizzata e non solo subita per effetto di inarrestabili processi economici.

Sentirsi cittadini del mondo - è stato scritto - richiede un'attenzione nuova al ruolo della società civile rispetto ai grandi problemi della fame, della povertà, della giustizia economica, dell'emigrazione, dell'ambiente.

L'apertura al mondo, così connaturale alla catholica, pone nuove sfide anche alla comunità cristiana.

Una viene ripetutamente citata come un banco di prova: il fenomeno dell'immigrazione.

Senza ingenui irenismi, si invita a considerare questa emergenza epocale come una chance di incontro e di dialogo e nella prospettiva di uno scambio culturale perfino come un'opportunità nuova per la stessa evangelizzazione.

Più che evocare lo « scontro di civiltà », i cristiani sono chiamati in quest'ora decisiva a tessere rapporti di accoglienza e di condivisione.

La cittadinanza mondiale è un progetto di inclusione sociale di rilevanti conseguenze e la presenza ormai di seconde generazioni di stranieri è una delle problematiche più significative per le nostre società moderne.

Elaborare un'identità del cittadino

Sul fronte locale, resta decisivo elaborare una più spiccata consapevolezza dell'identità del cittadino che non si risolve semplicemente nella linea di vedersi attribuiti taluni diritti, ma si rende concreta nell'assunzione di un impegno verso la collettività.

La città di cui si fa parte non è la semplice somma di individui atomizzati, separati l'uno dall'altro, ma una comunità, cioè un popolo che pensa in termini di « noi ».

Di qui l'impegno che, all'occorrenza, sa diventare vigilanza attiva e prendere decisamente le distanze da atteggiamenti, qualunquisti o rassegnati, che ingenerano solo superficialità e disinteresse, afasia e senso di impotenza, perché « non si conta nulla ».

E che purtroppo vengono alimentati da atteggiamenti e comportamenti poco coerenti, da parte di chi riveste compiti di responsabilità pubblica.

Specie tra i giovani questa contro-testimonianza degli adulti - si fa notare - produce un progressivo scollamento dalla realtà e tuttavia non mancano quelli che ancora si lasciano affascinare dal desiderio di cambiare le cose, anche se con uno spirito più disincantato e pragmatico.

Alcune tentazioni da superare

Rispetto alla complessità del fenomeno della cittadinanza anche le comunità cristiane - a detta di quasi tutti i contributi - sembrano vivere una stagione di ripiegamento e di appiattimento sulla sfera della socialità corta.

Ancora oggi molti ritengono che la fede sia una questione privata e intimistica che non deve avere nessun riflesso nella realtà.

Al massimo ci si può spingere sul fronte della carità, ma senza poter dire nulla per quanto riguarda invece il cuore dei sistemi: del sistema sociale, del sistema economico, del sistema politico, del sistema culturale.

Si fa osservare però da alcuni che essere « stranieri » o « pellegrini » nel mondo - secondo la nota suggestione della Prima lettera di Pietro - non equivale a essere estranei al mondo.

La Chiesa di fatto non è separata ne si sostituisce alla società civile, ma la anima dall'interno.

La religione altresì non può essere relegata nella sfera privata e ineffabile della coscienza.

Occorre superare, in questo senso, sia la tentazione della nostalgia della cristianità, sia la declinazione del cristianesimo come « religione civile », cioè la sua strumentalizzazione per il raggiungimento di esclusive finalità civili.

Allo stesso tempo, viene indicata la sfida di riscoprire l'autentica laicità dello Stato democratico che si basa su valori universali e inalienabili e riconosce il ruolo delle religioni nell'individuarli e difenderli.

La cittadinanza non può quindi fondarsi sul mero consenso procedurale, svincolato da finalità etiche o, peggio, sull'utilitarismo; al contrario lo Stato laico, ponendo alla sua base la giustizia e quindi l'uguaglianza dei cittadini, opera per promuovere quest'ultima, coordinando le diverse libertà dei singoli verso un mutuo riconoscimento.

Da ultimo, mentre si guarda con favore alla partecipazione dei cattolici a diversi schieramenti politici, si menzionano pure, non senza una certa preoccupazione, le lacerazioni del tessuto ecclesiale, causate dalle relative contrapposizioni e dalle divisioni ideologiche.

E ci si interroga non solo su come restituire la politica al servizio, ma anche - all'interno del mondo cattolico - su come preservare l'unità di fondo e il rispetto reciproco, pur all'interno di un legittimo pluralismo di posizioni.

Nodi problematici

Dall'analisi dei contributi emerge la constatazione di uno scarso interesse per le problematiche inerenti alle grandi questioni della comunità internazionale, non solo da un punto di vista economico-finanziario, quali ad esempio la globalizzazione dei mercati, il problema dell'alimentazione in intere zone del pianeta, l'approvvigionamento idrico e l'inquinamento ambientale, ma anche per gli aspetti politici dovuti alla presenza di conflitti militari più o meno clandestini, nonché all'insufficienza di una governance mondiale, svolta dalle organizzazioni internazionali.

La stessa disattenzione viene peraltro registrata per la società italiana che sembra caratterizzarsi per una marcata connotazione individualistica che rischia di portare sempre più verso un assurdo « razionalismo economico », che mina le basi stesse della convivenza.

In questo contesto anche la famiglia sembra insidiata e messa in pericolo.

Altri segnali confermano questa deriva che indebolisce il senso dell'essere parte di una comunità, a favore di un'identità senza legami e fatalmente chiusa in se stessa.

Una certa crisi della cittadinanza si rileva ad esempio nella diffusa eclissi della legalità.

I nodi irrisolti sono molti e diversi per contesti regionali: una fiscalità spensierata e per lo più negata, l'elogio dei furbi più che degli onesti, le mille facce della malavita organizzata, il clientelismo, i voti di scambio, l'omertà, il potere occulto della mafia, variamente denominata.

Un altro indicatore preoccupante appare la scarsa rilevanza dei laici cristiani sul piano sociopolitico.

La cultura della delega si afferma anche tra quanti dovrebbero fare dell'impegno sociale e politico un'esigente forma di carità.

Questa latitanza dalla scena pubblica coincide purtroppo con l'orientamento culturale prevalente che pone minore attenzione al sociale e dedica più tempo ai diritti individuali.

Per i cristiani però questo dovrebbe risultare inaccettabile se si avesse una percezione più nitida della dottrina sociale della Chiesa, che appare come una risorsa ancora inesplorata per i più.

Più di un contributo rimarca pure la scarsa valorizzazione dei laici cristiani, ai quali è chiesto di « incarnare » i principi nelle concrete situazioni storielle.

Non sempre si ha la necessaria formazione per affrontare la fatica di pensare e di servire la cosa pubblica.

La rissosità della politica è un altro nodo da affrontare, stando alle ripetute sottolineature dei vari interventi, che evidenzia il virus della contrapposizione fine a se stessa, dello scontro e della demonizzazione dell'avversario.

E stato notato peraltro che le divisioni e le lotte politiche in questi ultimi tempi si sono ripercosse fin dentro la comunità cristiana, la quale va ovviamente preservata da simili divisioni, essendo per definizione « segno e strumento dell'unità del genere umano » ( Lumen gentium 1 ).

Infine, un nodo scoperto è il rapporto tra principi da affermare e la loro traduzione sul piano culturale, sociale e politico.

Il rapporto fede e politica va riferito alle questioni concrete, nelle quali i cristiani giungono a formulare un giudizio pratico a partire dalle loro convinzioni di fondo.

Così l'ispirazione cristiana della politica fa mettere in primo piano i valori umani e cristiani della persona, della famiglia, della comunità.

Ma non ci si può esaurire nel richiamo alla famiglia, alla libertà dell'educazione, alla difesa della vita.

Quando indichiamo questi obiettivi fondamentali sappiamo che non si raggiungono dicendo semplicemente dei « no » alle provocazioni laiciste.

È partendo dai « sì » che si debbono dare e dall'inevitabile intreccio di quei temi con le politiche economiche e sociali che si gioca la coerenza per il cristiano.

È necessario un salto di qualità della cultura della mediazione e una sua nuova coniugazione con la cultura della presenza.

Segni di speranza

Fortunatamente accanto a questi nodi non mancano anche molti segnali, che invitano a sperare, allontanando l'atteggiamento mentale da « profeti di sventura ».

Va anzitutto rilevato il fatto che il territorio sia diventato una categoria indispensabile nell'agenda pastorale e dunque una prospettiva essenziale per qualsiasi ipotesi o decisione da assumere.

Non che in passato tale categoria non esistesse affatto: basterebbe pensare alla parrocchia.

E tuttavia quel che oggi emerge è una consapevolezza più nitida del rapporto tra evangelizzazione e contesto socio-culturale, di cui occorre promuovere una lettura attenta e ispirata a simpatia autentica.

Un altro dato che lascia ben sperare è la presenza di uno zoccolo duro di laici cristiani, che, per quanto minoritario, rappresenta però - sia in ambito sociale sia in ambito ecclesiale - un'acquisizione che garantisce una presenza capillare.

Più in generale si constata che a una debole presenza dei cristiani nel « politico » fa riscontro, tuttavia, una ben più incisiva presenza nel « sociale »: volontariato, associazionismo, cooperazione impegnati nelle risposte ai bisogni di deboli, poveri, emarginati, testimoniano una presenza, nella comunità, di uomini capaci di porsi come punto di riferimento per le istituzioni pubbliche, come segno efficace nella società civile dei valori del Vangelo.

Sul fronte interno della comunità ecclesiale, i servizi di base ( dalla liturgia alla catechesi, dalla Caritas all'amministrazione, dalla pastorale familiare a quella giovanile ) sono sempre meglio interpretati e garantiti da uomini e donne, talvolta giovani.

Sul piano della crescita della coscienza intorno alla cittadinanza si coglie l'emergere di una domanda nuova di formazione, specie tra le giovani generazioni.

Occorre passare « dalla democrazia dei numeri o delle teste alla democrazia della parola e del linguaggio » ( L. Milani ).

Più volte chiamato in causa è il rapporto con quella potente agenzia di produzione culturale che è il mondo dei mass media.

In genere si osserva che le Chiese locali cercano di guidare a un loro utilizzo critico e, quando serve, a una protesta educata e decisa.

È coscienza sempre più chiara e condivisa che non basta però limitarsi a richiamare i rischi o gli errori connessi al linguaggio massmediale, ma anche coglierne le potenzialità e le opportunità inedite.

A questa percezione della necessità di un impegno serio non sempre fa riscontro una lucida unità di intenti, attraverso sinergie di sforzi e di competenze, chiarezza e condivisione sui contenuti da trasmettere.

Positivo appare infine l'ambito di valorizzazione del patrimonio culturale artistico: la rete dei musei diocesani comincia a manifestarsi come una potente azione evangelizzatrice, grazie a una conoscenza sempre più allargata dell'arte sacra.

Prospettive

Rispetto al tema del cittadino e delle forme di aggregazione sociale in cui esso cresce e si forma, la riflessione della comunità ecclesiale dovrebbe ripartire dal tema della sussidiarietà orizzontale, concetto originale della dottrina sociale della Chiesa, non tanto in un'ottica di separazione e di rifiuto degli ordinamenti civili, ma nella logica dell'aiuto, della collaborazione e dello stimolo delle politiche promosse dagli apparati istituzionali per l'individuazione e la costruzione del bene comune a tutti i livelli.

La conoscenza del magistero sociale è essenziale: solo così si supera definitivamente la stagione delle ideologie e si fa maturare quella sensibilità per il « bene comune » che mette all'angolo una prevalente visione individualista che fa terra bruciata dei legami ed enfatizza solo gli interessi privati.

Con l'effetto - notato con singolare forza - di « una terra con molti amanti e nessuno sposo (!) ».

Invertire questa tendenza richiede un grande investimento educativo, capace di sovvertire luoghi comuni, istinti di autoconservazione, riflessi condizionati.

Per questo si esige dai laici un discernimento critico, evitando ogni separazione tra cose spirituali e impegno per il bene comune, con la capacità poi di attivare una piattaforma politica condivisa.

Questo ovviamente a partire da una conoscenza di prima mano del territorio, perché solo l'amore per la propria terra rende capaci di interessarsi ad essa.

Senza lasciarsi scoraggiare da un certo pessimismo che ripete « ormai », sostituendolo invece con l'espressione più positiva « non ancora ».

E con la sensibilità di passare dai massimi principi alle questioni scottanti, passando per la mediazione democratica, in una paziente ricerca del consenso intorno al possibile concretamente « qui e ora ».

Esistono strumenti appropriati che possono esprimere la potenzialità di partecipazione e rendere maggiore la capacità deliberativa dei cittadini, fondata sull'idea che la legittimazione di un ordinamento dipende dalla capacità di ognuno di discutere gli affari pubblici.

Per facilitare la partecipazione dei cittadini alla soluzione politica dei problemi sociali, che sono sempre più complessi, bisogna dunque potenziare la loro capacità di scelta attraverso informazioni dettagliate e la possibilità di formarsi opinioni più competenti tramite la pubblica discussione.

Condizioni fondamentali per la praticabilità di un simile modello associativo-deliberativo sono l'eguaglianza delle opportunità di accesso all'informazione, la capacità di critica e il confronto in contesti aperti e democratici.

Non basta però « sapere » e ancor prima « saper essere », se poi non si è pure capaci di « saper fare ».

È all'azione che il compito educativo ultimamente deve essere indirizzato.

Occorre dunque formare il credente attraverso qualificate esperienze di vita cristiana, favorendo la maturazione della vocazione secolare dei laici.

A questo proposito - a detta di diversi contributi - l'efficacia dell'azione necessita inderogabilmente dello strumento associativo.

Non solo, sarebbe pure importante che le realtà di matrice cattolica valorizzassero sempre più il sistema della rete, per arrivare a formulare progetti e proposte significative che possano ottenere il plauso e il sostegno economico degli enti locali e delle istituzioni preposte all'intervento sociale.

Un invito ricorrente è quello a non abbandonare al loro destino quanti si impegnano nell'agone politico, quasi si trattasse ormai di una scelta che esige la netta distinzione rispetto all'appartenenza ecclesiale, pena la contaminazione della fede con la politica.

Fermo restando che la responsabilità dell'uomo politico è strettamente personale, resta però altrettanto vero che non sentirsi isolati e avere comunque una comunità di riferimento aiuta a identificarsi con una prospettiva più ampia che è quella di una Chiesa che annuncia e denuncia.

E che sostiene, al di là delle diversità e delle opzioni politiche, perché è in gioco l'impegno per il bene più grande della comunità.

Ancora un altro elemento concorre a descrivere il quadro delle prospettive: la constatazione che il nostro Paese è plurale, ossia multìetnico, multireligioso e multiculturale.

Questo elemento ci spinge a rinnovare lo stile di convivenza civile.

Il confronto tra la tradizionale identità culturale e religiosa degli italiani e quella di persone provenienti da altri paesi può rappresentare, infatti, un'esperienza di arricchimento e di riconoscimento per la convivenza.

A questo proposito, una coscienza di popolo adulta e aperta al dialogo può formarsi solo se il contesto sociale e politico si dimostrerà in grado di assumere il valore della laicità in un'accezione positiva e non puramente negativa ( come assenza, neutralità, svuotamento del fattore religioso ).

La laicità, allora, ci consente di concepire il contesto sociale e politico come spazio pubblico di confronto e ascolto reciproco tra credenti e non credenti, tra laici e cattolici, tra diverse posizioni e visioni della realtà, riconoscendo anche il valore storico e culturale dell'elemento religioso.

In questo modo, garantendo la libertà religiosa, ossia il rispetto di tutte le fedi, realizzeremmo l'obiettivo di favorire lo sviluppo di uno spazio pubblico di confronto per la costruzione di un codice etico condiviso.

L'impegno per la cittadinanza deve configurarsi soprattutto come costruzione di luoghi di dialogo e nel recupero dell'ascolto di realtà personali e storie comunitarie, come base per il confronto sociale ed ecclesiale.

Nello spirito della Gaudium et spes, da più parti si sottolinea in primo luogo la necessità di un dialogo con la società civile alla luce del bene comune e poi l'esigenza di trovare luoghi di confronto sulla cittadinanza locale e mondiale all'interno della stessa comunità cristiana.

Proposte

Quanto alla prima prospettiva, nella direzione che va dalla Chiesa alla società, vengono avanzate diverse proposte.

- Inventare luoghi di dialogo e di confronto a livello culturale e sociopolitico, soprattutto per i cristiani impegnati, ma anche per tutti « gli uomini di buona volontà ».

- Lasciarsi interrogare e provocare anzitutto da una lettura attenta della realtà, senza gabbie ideologiche o soverchianti interessi di parte.

- Riscrivere un ethos della fraternità cristiana in ambito politico, favorendo la percezione che alla libertà e alla giustizia occorra affiancare questa ulteriore modalità che descrive quel legame sotterraneo che solo può aiutare a far sintesi.

- Proporre una versione dell'umano pienamente ragionevole anche per la coscienza non credente, offrendo la possibilità di conoscere la piattaforma antropologica che ha una sua plausibilità, ispirata alla dignità dell'uomo e alla legge naturale.

In particolare aiutare a trovare un linguaggio antropologico non dogmatico né fideistico, che renda comprensibili le ragioni umane della fede.

- Promuovere occasioni di formazione politica e sociale alla luce della dottrina sociale della Chiesa.

- Dedicarsi alla formazione di un laicato cattolico adulto, capace di interloquire con il mondo delle istituzioni, della società, della cultura.

- Fornire un sostegno per aiutare a pensare criticamente e politicamente, attraverso percorsi di elaborazione concettuale e concrete proposte di mobilitazione intorno a questioni scottanti ( ad esempio la battaglia per la vita, come per la libertà di educazione, come per l'acquisizione di nuovi stili di vita più sobri e solidali ).

- Far emergere l'originalità del contributo della donna perché possa essere più diffusamente incontrato.

- Promuovere osservatori e/o laboratori che contribuiscano a creare una maggiore consapevolezza delle problematiche del territorio e sappiano porsi come interlocutori nei confronti delle istituzioni politiche in senso culturalmente significativo e criticamente propositivo.

- Educare alla cittadinanza e alla legalità, superando quell'atteggiamento di indifferenza e di apatia rispetto al « peccato strutturale » che chiama in causa i singoli non meno che le forme del male che hanno una immediata responsabilità personale.

- Concretizzare il senso della cittadinanza mondiale nella condivisione e nell'impegno per la giustizia, suscitando specie tra le giovani generazioni cammini di apertura al mondo, di cui farsi carico, e concreti stili di vita sostenibili da interpretare.

- Suscitare una più diffusa e condivisa partecipazione democratica per contribuire a creare una coscienza di popolo più matura.

La democrazia non è un sistema politico già compiuto, ma vive del suo cambiamento e la crisi è un'occasione di miglioramento del sistema, una risorsa di rinnovamento.

Quanto alla seconda prospettiva, in ordine alla crescita della sensibilità sociale all'interno della stessa comunità cristiana, si suggeriscono alcune modalità.

- Innanzitutto occorre rinnovare l'alfabeto sociale cristiano in Italia, un compito rivolto a un laicato pensoso e propositivo, che torni a far discernimento sui segni dei tempi, a partire dall'esperienza di tanti cattolici impegnati nel sociale, a partire dalle sfide che il mondo continuamente ci propone e con le quali siamo chiamati a confrontarci: dalla globalizzazione alla bioetica, dalla ricerca di senso per la vita quotidiana alla voglia di comunità.

- Riprendere un investimento formativo popolare che consenta ai cristiani di riappropriarsi del pensiero sociale della Chiesa, in modo da poter più pienamente vivere la loro vocazione in famiglia, nel lavoro, nella società.

- Valorizzare il senso di appartenenza alla comunità cristiana che è oggi uno dei pochi punti di riferimento nelle grandi aree metropolitane come nelle piccole realtà di provincia.

- Non limitarsi a incentivare le forme pure nobili e interessanti del volontariato, ma incoraggiare apertamente all'impegno politico, mostrando che non basta muoversi nel sociale, se non ci si fa carico anche della dimensione più strettamente politico-strutturale, che tanto incide nella formazione della mentalità e nella realizzazione del bene comune.

- Aiutare la lettura della globalizzazione intesa non come una fatalità ne come una chance, ma più propriamente come una « sfida », che chiama in campo il senso di solidarietà di ogni uomo.

- All'interno di tutti i cammini formativi ordinari va reinserito il tema della cittadinanza con tutte le sue complesse declinazioni.

- Offrire ai giovani criteri di discernimento sui valori che sono alla base dei diritti e dei doveri di ogni cittadino e soprattutto aprirli alla portata « rivoluzionaria » del Vangelo, che induce a trasformare i propri atteggiamenti e comportamenti sul piano personale e comunitario.

Insomma una catechesi parrocchiale non chiusa sui contenuti della fede, ma attualizzata in modo che si possa non solo ascoltare ma anche aprire un dibattito chiarificatore su certi avvenimenti ( ad esempio: incontri con i giornali alla mano ).

- Impegnarsi come comunità cristiana a una revisione del modello di welfare, anche in considerazione dell'intreccio tra spazio statale e spazio comunitario europeo da un lato e spazio societario e spazio burocratico dall'altro.

- Formare i futuri presbiteri a una maggiore sensibilità sociale, attraverso una più puntuale riflessione di etica sociale e una più approfondita conoscenza della dottrina sociale della Chiesa.

- Offrire al laicato la possibilità di approfondire l'indole secolare ( Lumen gentium 31-38 ) che gli è propria e soprattutto dare fiducia a quanti intendono sperimentarsi nei campi della cosa pubblica.

- Come comunità cristiane è utile mettersi in gioco attraverso il dialogo e, dove è possibile, attraverso una collaborazione in quegli organismi ( tipo i patti di quartiere ) ove sia richiesta la propria presenza e contributo, senza perdere di vista la propria identità.

- Va valorizzata l'esperienza concreta di chi nella Chiesa, in parrocchia e in associazione, ha qualche responsabilità all'interno di organismi dove si vivono e si esercitano in prima persona la partecipazione, il confronto democratico, la responsabilità economica.

- È importante intraprendere percorsi di confronto con i politici, soprattutto quelli che si professano cristiani, superando logiche di schieramento per entrare nel vivo dei problemi reali e arrivare a formulare proposte concrete, rispettose di principi e valori di riferimento cristiani, ma soprattutto attenti alla persona.

- Creare un senso più forte di percezione dell'illegalità diffusa.

Educare alla legalità promuovendo scelte e comportamenti alternativi.

- Qualificare il dialogo interculturale e interreligioso, mostrando che la fede è elemento di coesione e di stabilità.

Indice