Convegno ecclesiale di Verona

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Ambito 2: lavoro e festa Schemi per i gruppi di studio

La condizione del lavoro è oggi soggetta a una permanente messa a punto.

Cambiamenti rapidissimi generano precarietà e insicurezza.

Ciò nonostante la questione del lavoro resta centrale non solo come via per soddisfare i bisogni elementari della vita, ma anche perché la persona non può esprimersi, nella sua ricerca della felicità, se non lavorando, cioè collaborando all'azione creatrice di Dio.

L'inedita situazione rende necessario e urgente fare chiarezza sul nuovo significato e sui nuovi compiti del lavoro, che chiamano in causa le singole persone, le famiglie, la società e la Chiesa.

Anche i confini della festa, di riflesso, si fanno più labili.

Soprattutto si fa più indefinito il suo senso, spesso ridotto al mero riposo settimanale.

La festa si riduce a uno spazio da riempire rivolgendosi alle « offerte » del mercato, per lo più da soli.

Gli stessi modi di produzione, sempre più frenetici, e lo stesso sviluppo dell'economia dei servizi tendono di fatto a negare la possibilità di una festa vissuta insieme, secondo modelli comunitari.

Pur tenendo presente questo scenario globale, resta intatto il problema di sempre dell'uomo: nel rapporto tra lavoro e festa, ritrovare quell'ordine, quel ritmo dell'esistenza che lo aiutino a vivere il lavoro e i suoi problemi senza smarrirne il significato autentico.

La Chiesa inoltre è chiamata a ridare profondità al senso di una festa settimanale che col tempo è andato eclissandosi nella coscienza dei più, e a far emergere il bisogno profondo del « riposo », alla luce di quello di Dio nel settimo giorno.

In concreto, va reso più stretto ed evidente il legame tra azione e contemplazione, per rendere più vere e restituire qualità alle diverse relazioni: familiari ed ecclesiali, sociali e internazionali.

Una riflessione sull'esperienza

La visione biblica della creazione possiede una sua straordinaria originalità.

Come riscoprirla, e così recuperare il significato autentico del lavoro e del riposo dell'uomo?

In un'epoca dai ritmi di vita sempre più frenetici, come recuperare una nozione di tempo che sia dono e responsabilità, e non mercé da investire e consumare?

Come inserire il tema del lavoro nella normale vita ecclesiale, promuovendo autentiche virtù sociali come la legalità, la competenza, la correttezza?

Il tempo libero è spesso ridotto a puro e semplice consumo.

Come favorire occasioni di incontro per trasformarlo in festa, capace di rinsaldare e far crescere le relazioni sociali, anziché isolare e dividere?

Un approccio pastorale integrato

È necessario riuscire a pensare a delle proposte che esprimano l'impegno, originato dalla testimonianza di Gesù risorto, di un annuncio di speranza alla persona e alla società a partire da un corretto rapporto con il tempo.

La precarietà nel mondo del lavoro porta a un indebolimento dell'autostima e alla difficoltà di elaborare progetti, declinando positivamente la propria vita al futuro.

Per altro, un eccessivo investimento di tempo ed energie per ottenere successo nel lavoro, perché il successo viene percepito come unico parametro che misuri la « riuscita sociale », allenta i legami affettivi e danneggia le relazioni, fino a compromettere il riposo e la domenica.

Tutto ciò provoca i cristiani? Con quali risposte?

La disoccupazione, il lavoro nero, le condizioni di impari opportunità per le donne rendono difficile la vita in famiglia.

Come affrontare questo disagio?

In che modo possiamo comunicare il senso del tempo che viviamo nella successione di lavoro e festa, aiutando a superare l'alternativa tra tempo occupato e tempo libero?

Il tempo del lavoro e della festa possono divenire occasione d'incontro con gli immigrati, con chi proviene da paesi e culture diverse?

La diversità, spesso percepita come limite, può invece trasformarsi in risorsa? E come?

Chi non ha un lavoro può percepirsi come una sorta di « cittadino a metà ».

Il problema non riguarda solo lui, il disoccupato, ma ricade sull'intera comunità.

Come costruire concrete « reti solidali », per favorire i un dialogo virtuoso tra mondo delle imprese, sindacato, realtà delle cooperative e società civile?

Come seminare speranza in contesti difficili e a rischio, a partire da alcune zone del Mezzogiorno?

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