Quale bellezza salverà il mondo?

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Intermezzo metodologico

A questo punto sarei pronto a iniziare la trattazione, ma c'è qualcosa che ancora mi trattiene.

Mi domando: come far partecipare coloro che leggeranno questa lettera alla mia ricerca e alle mie fatiche per scriverla?

Come far sì che questa conoscenza ulteriore della Trinità, a cui tende la lettera, sia una vera esperienza spirituale?

Non basta per questo una nitida esposizione della dottrina, che si può trovare in tutti i catechismi.

Il mistero trinitario chiede di coinvolgersi in esso, accettando anche la sofferenza.

Vi sono infatti diversi modi di approccio al mistero della Trinità.

Quello più classico considera Dio nel suo mistero di unità e di molteplicità, studia le relazioni fra le persone e coglie con frutto qualche riflesso, di questa molteplicità-comunione, nelle comunità umane a cominciare dalla famiglia.

La Trinità appare come un modello di relazioni fra persone e può motivare un giusto modo di comprendere la società e soprattutto la Chiesa.

Un approccio più usuale oggi è quello storico - salvifico: la Trinità si manifesta nel susseguirsi degli eventi di salvezza, al cui centro sta il mistero dell'Incarnazione.

Dio si rivela Padre mandandoci il Figlio; il Figlio rivela la sua unità col Padre abbandonandosi a Lui e alla sua volontà fino alla morte; lo Spirito è donato dal Figlio e ne continua la presenza presso gli uomini.

Così, a partire dal mistero pasquale, Dio si mostra Padre, Figlio e Spirito Santo.

Percorrendo questi vari modi di approccio, che non si escludono ma sono complementari, ho sentito però il bisogno di entrare in una via di conoscenza più personale, quasi per una certa connaturalità.

Una conoscenza della Trinità che significhi anche un passo avanti nella fede - speranza - carità, che costi qualcosa, che segni un superamento di sé per lasciare spazio alla conoscenza di Dio.

Una conoscenza che sia insieme una chiave per la lettura "a caro prezzo" ( 1 Cor 6,20; 1 Cor 7,23 ) del tempo e del significato delle vicende umane, come pure del proprio io e del "noi oggi" della Chiesa.

Se è vero che non è possibile una conoscenza puramente "oggettiva" di Dio, ma che lo si può conoscere soltanto entrando in relazione e donandosi, la via di accesso è quella di Gesù, che ama e si dona senza rimpianti.

Si tratta dunque di entrare nel mistero della Trinità a partire dal Figlio, con un movimento spirituale che coinvolga tutta la persona.

Gesù stesso ha detto: "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". ( Mt 11,27 )

Occorre quindi entrare nell'esperienza del Figlio.

Questa esperienza si esprime soprattutto in due momenti: nella gratitudine e nell'abbandono.

Il momento della gratitudine è espresso in testi come: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra …", ( Mt 11,25 ) o come: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato". ( Gv 11,41 )

Si tratta di partecipare alla gratitudine di Gesù che tutto riceve dal Padre suo e in tutto trova modo di lodarlo.

Vivendo lo spirito di riconoscenza e di gioia filiale per tutto quanto riceviamo, anche se contrario alle nostre attese, noi entriamo in quella conoscenza che Gesù ha del Padre e viviamo in lui qualcosa del mistero trinitario.

Il momento dell'abbandono è espresso in testi come: "Non come voglio io, ma come vuoi tu" ( Mt 26,39 ) e come: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito", ( Lc 23,46 ) letto alla luce di : "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". ( Mt 27,47 )

In questi momenti Gesù esprime al sommo la sua fiducia totale nel Padre, da cui pure si sente come abbandonato.

È entrando intimamente nel cuore di Cristo con una esperienza simile alla sua che noi possiamo dire di conoscere un po' di più il Padre passando per i sentimenti del Figlio.

Ci sono momenti della vita in cui tale esperienza richiede una dedizione eroica.

Sentiamo allora più chiaramente che non sta in noi vivere tali sentimenti, ma è lo Spirito che li suscita dentro il nostro cuore.

Siamo così nel vivo dell'esperienza che Gesù fa del Padre e dello Spirito.

La Trinità non è più allora un teorema astratto o una serie di semplici racconti , ma qualcosa che sentiamo dentro e che ci fa vibrare all'unisono col mistero divino.

Da questo centro spirituale è possibile riconsiderare le domande sul mondo e sulla storia, non per avere risposte ancora una volta teoriche e quasi distaccate da noi, ma per intuire quale deve essere il nostro coinvolgimento in quella passione d'amore e di misericordia con cui la Trinità santa ha creato il mondo e lo ama per condurlo verso la sua pienezza.

Tutta questa lettera pastorale è stata vissuta, prima di essere scritta, lasciandosi muovere dallo Spirito per entrare nel cuore del Figlio e così conoscere il Padre.

Non ho altro scopo, divulgandola, che di aiutare tutti a compiere questo cammino.

Siamo dunque pronti a entrare nella lectio divina dell'episodio della Trasfigurazione di Gesù.

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