Matrimonio e famiglia oggi in Italia

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Parte III - Pastorale della famiglia

15. - Chiesa e comunità.

Il matrimonio, che nasce dalla libera scelta di un uomo e di una donna d'appartenersi in maniera completa, esclusiva e definitiva, per esistere legittimente quale "Chiesa domestica" e cellula della Società dev'essere accolto e verificato dalla comunità ecclesiale e da quella politica.

La Chiesa ha sempre voluto, per sancire il matrimonio, una forma esterna, e persino giuridica, nella quale in qualche modo si esprimesse la presenza della comunità.

È però necessario che i rapporti con la comunità ecclesiale e con quella politica, nelle diverse e molteplici attuazioni, siano ben più costanti e intensi per ogni famiglia che si prepara, nasce e procede nel suo cammino.

Ogni vocazione, del resto diventa evidente per mezzo della comunità, per poi crescere, con il suo aiuto, anche al servizio di essa.

Nella Chiesa il rinnovamento della pastorale della famiglia diventa sempre più necessario.

Ad esso tutto il popolo di Dio è chiamato a dare il contributo.

16. - Pastorale familiare.

Di tale pastorale sottolineiamo alcune idee di fondo, allo scopo di stimolare le energie; di coordinare gli sforzi, di rendere l'azione più efficace.

a) È necessario che la famiglia divenga il centro unificatore, dell'azione pastorale, superando la fase generosa, ma sporadica ed episodica, per giungere ad una fase organica e sistematica.

Un certo criterio settoriale o individualistico ha finora guidato l'azione pastorale.

Dovremmo passare ad un criterio che abbia per oggetto la famiglia come comunità.

b) La famiglia deve inoltre divenire soggetto di pastorale essendo i coniugi dotati di grazie, di carismi e di esperienze particolari.

A questo scopo, è opportuno che la famiglia in quanto tale sia sempre presente negli organismi pastorali.

Particolari cure dovranno essere dedicate a quelle famiglie, soprattutto di recente formazione, che si sentono disposte ad assumere un impegno pastorale verso altre famiglie e nella comunità ( Cfr. Humanae vitae, n. 26 ).

c) Il sacerdote non deve assolvere ogni compito, ma ispirare e, se occorre, guidare, coordinare l'attività di gruppi di competenti.

A questi deve ricorrere per aiuti che, pur dovendo essere in armonia con la morale, esulano generalmente dalla sua preparazione.

È necessario che il sacerdote approfondisca teologicamente lo studio del matrimonio e della famiglia, allo scopo di vivificare con la verità cristiana l'intera opera pastorale ( Cfr. Gaudium et spes, n. 52 ).

d) È urgente assecondare il desiderio che cresce fra i coniugi cristiani più sensibili, di una spiritualità coniugale che nasca dalla riflessione sulla sacramentalità del matrimonio e costituisca una via alla perfezione della vita cristiana ( Cfr. Lumen gentium, n. 42 ).

L'esperienza dei gruppi di spiritualità familiare, degli esercizi spirituali per coniugi, di incontri a loro riservati, per approfondire il mistero cristiano del matrimonio e della famiglia, i problemi dell'educazione dei figli, e per prepararsi all'apostolato va senz'altro incoraggiata, sostenuta e, diffusa.

È infatti una manifestazione autentica della ricchezza e della vitalità della Chiesa.

e) Con cura dev'essere preparata e celebrata, nella comuntà parrocchiale, la liturgia del matrimonio affinchè la celebrazione di esso dia la coscienza ai coniugi d'essere immessi nel mistero pasquale della morte e della risurrezione di Cristo, chiamati alla novità di vita che è la vocazione del cristiano.

Il nuovo rito del matrimonio aiuta in modo efficace a mettere in evidenza gli aspetti personali e comunitari della celebrazione.

L'intera vita della famiglia deve poi essere liturgicamente santificata con la preghiera in comune, la celebrazione devota dei battesimi dei figli, il loro primo incontro con Cristo eucaristico, la loro Cresima, il ricordo di anniversari particolari, la comunione pasquale di tutta la famiglia, la celebrazione di opere penitenziali in comune, ed altre simili occasioni ( Cfr. Apostolicam actuositatem, n. 11 ).

Ai genitori, opportunamente preparati, potrà essere affidata la preparazione dei bambini alla Messa di Prima Comunione in collaborazione con la Parrocchia.

f) Verso le famiglie "irregolari" e i coniugi separati, dobbiamo usare rispetto e comprensione, soprattutto là dove è evidente la presenza di un sincero amore umano e dove si manifesta il rammarico di non potersi avvicinare ai sacramenti.

Con prudenza e discrezione cercheremo, fin dove è possibile, di consigliarli e di aiutarli a regolare la loro situazione.

17. - Preparazione alla famiglia.

Di fondamentale importanza è oggi la preparazione alla famiglia.

Mentre si pongono attente e doverose cure da parte della famiglia e della parrocchia nella preparazione dei bambini e degli adolescenti alla vita cristiana, alla vita affettiva e ai riti della iniziazione cristiana, non minori, anzi speciali cure pastorali debbono essere dedicate ai giovani fidanzati.

Si può pensare a realizzare per loro una forma di catecumenato, per mezzo del quale le grandezze e i valori, ma anche gli impegni e gli obblighi della vita cristiana e del nuovo stato di vita, possano essere posti in luce adeguata.

Nella struttura del matrimonio realtà naturale e realtà sacramentale si compenetrano.

I pastori d'anime debbono ricercare, per l'assolvimento di questo loro fondamentale dovere pastorale, la cordiale collaborazione di quanti, religiosi e laici, educatori e medici, possono con la loro competenza dare un apporto alla preparazione dei giovani alla famiglia.

Particolare rilievo dovrà avere l'impegno degli stessi coniugi cristiani.

Ad essi spetta mettere a frutto a favore dell'intera comunià cristiana, l'esperienza e i carismi che il Signore ha loro elargiti.

Curino dunque cin modo particolare - con la parola, con il consiglio, con la testimonlanza di una vita cristiana - la preparazione al matrimonio dei figli e dei più giovani fratelli in Cristo, per inserirli sempre più consapevolmente nella comunità cristiana ( Cfr. Gaudium et spes, n. 49, n. 52 ).

Anche per questa via i coniugi cristiani realizzano un aspetto fondamentale della loro vocazione.

Collaborino inoltre alla promozione, allo sviluppo, alla vita di consultori familiari, per un più consapevole orientamento e una più seria preparazione dei giovani al matrimonio.

I consultori, inoltre, possono offrire una valida assistenza alle famiglie, specialmente nei momenti di crisi o di difficoltà, dando indicazioni per la soluzione del problemi specifici della vita matrimoniale.

18. - Il fidanzamento.

Il fidanzamento è un tempo particolare di grazia.L'uomo e la donna si conoscono e insieme si preparano al matrimonio.

La grazia che Dio elargisce ai fidanzati li sorregge e li guida verso l'ideale di un amore che sappia fondere in armonica intesa gli aspetti sensibili e quelli spirituali.

Ogni atto che viola la legge morale è, al tempo stesso, un atto che va contro il vero amore.

Ogni gesto, anche lecito, che non provenga dalla volontà di donarsi e di appartenersi spiritulmente, rappresenta una menzogna, e alla fine un cedimento all'egoismo.

Anche per questa ragione, i fidanzati possono comprendere la grande legge divina che riserva il dono definitivo e completo di se stessi all'impegno di amore perenne nel matrimonio.

Solo il matrimonio sancisce in maniera irreversibile e definitiva la decisione di due persone di appartenersi come coniugi.

La morale cattolica non approva i rapporti intimi prematrimoniali.

In questa luce, si può comprendere il significato morale e pedagogico della castità.

La castità non fa che mettere la sessualità a servizio dei valori cui deve tendere.

Particolarmente mira a fare della sessualità il mezzo di un amore umano autentico, quale poi si manifesta compiutamente, secondo distinte modalità, nella vocazione matrimoniale o verginale.

L'amore non è affatto un dato naturale spontaneo.

È una forza che in germe è gracilissima, e che a mano a mano occorre promuovere, difendendola dai continui pericoli ai quale è esposta.

Il rischio dell'erotismo è tra i piu' gravi.

Non di rado la stessa convivenza coniugale si riduce ad un pessimo egoismo.

Al contrario, l'esperienza della castità, permeando gradualmente e profondamente l'istinto, costituisce la più dinamica eduazione all'amore, un'affermazione di libertà autentica.

19. - Famiglia e sviluppo dell'educazione.

Non soltanto realizzandosi come comunità d'amore e di vita la famiglia cristiana prenderà il proprio posto nella Chiesa, ma anche contribuendo alla crescita spirituale e morale di tutto il popolo di Dio.

Come abbiamo detto, fondamentale rilievo ha l'assolvimento da parte della famiglia della sua funzione educativa, da svolgersi nel pieno rispetto delle vocazioni di ciascuno dei suoi componenti.

Fra le vocazioni un posto nobilissimo spetta certamente a quella sacerdotale e religiosa, che i coniugi cristiani sono chiamati non solo a rispettare, ma a favorire e a promuovere.

Se è vero che la famiglia cristiana si costituisce come tale nella comunità ecclesiale, è ugualmente vero che questa non potrebbe continuare nel tempo senza l'apporto della famiglia cristiana.

È in essa che debbono sorgere e fiorire le vocazioni religiose, di cui la Chiesa ha bisogno per la cura pastorale del popolo di Dio e per l'azione salvifica nel tempo.

Una particolare, delicata forma di apostolato i coniugi cristiani la possono esercitare nei confronti dei sacerdoti.

Con la loro rispettosa e cordiale amicizia potranno essere di grande aiuto ai sacri ministri, soprattutto perchè evitino con magnanima generosità quanto puo' compromettere l'integrità della loro vocazione e la vivano generosamente in pienezza di donazione a Dio e alle anime ( Cfr. Paolo Vl, Sacerdotalis coelibatus, n. 97 ).

20. - Azione completa.

Un'azione pastorale per la famiglia esige oggi che riguardi "tutti i campi dell'attività umana, economica, culturale e sociale: solo infatti un miglioramento simultaneo in questi vari settori permetterà di rendere non solo tollerabile, ma più facile e gioconda la vità dei genitori e dei figli in seno alle famiglie" ( Humanae vitae, n. 30 ).

Già il Concillo si rallegrò per gli sforzi che vengono compiuti per assicurare ai coniugi e ai genitori tutti i possibili sussidi, affinchè la famiglia sia veramente una "scuola di umanità piu' ricca e più completa".

Il Concilio ha invitato i cristiani a dare a tale scopo il loro contributo di intelligenza e di opere ( Cfr. Gaudium et spes, n. 47, n. 52 ).

I sentimenti e le esortazioni del Concilio continuano ad essere i nostri, mentre ci rivolgiamo in modo particolare ai laici la cui opera per il matrimonio e la famiglia, "acquista una singolare importanza sia per la Chiesa sia per la società civile" ( Apostolicam actuositatem, n. 11 ).

In particolare, nella società civile, i cristiani devono contribuire lealmente a determinare e ad attuare le trasformazioni necessarie per il rinnovamento della società.

I dati della situazione, che sono stati ricordati all'inizio, devono essere accolti e sviluppati, se positivi, risanati e rafforzati se imperfetti, rifiutati e contestati se contrari ai valori autentici della persona.

Tutti i cittadini, con la necessaria preparazione, si sentano responsabilmente impegnati a costruire progressivamente una società a misura dell'uomo, di ogni uomo e di tutte le sue esigenze.

Una società, quindi, che rispetti e valorizzi la comunità familiare.

Ogni aspetto e settore della vita pubblica, dall'ordinamento giuridico al lavoro, dalla Scuola ai servizi sociali, dal tempo libero e dagli strumenti di comunicazione sociale alla pubblica amministrazione, debbono essere orientati a considerare la famiglia come comunità e come termine ultimo di ogni preoccupazione.

Ciò si realizzerà più efficacemente se le famiglie acquisteranno, esse stesse, una coscienza civile; se collaboreranno a preparare gli strumenti che consentano una loro effettiva rappresentatività negli organi di decisione propri di quei settori dell'organizzazione sociale, che, per loro natura maggiormente possono incidere nella vita della famiglia.

Pensiamo in modo particolare alla scuola e a tutti gli enti che hanno scopi educativi, ai servizi sociali e sanitari, all'assetto urbanistico ed edilizio, alla politica economica e, segnatamente, fiscale e previdenziale.

Per quanto riguarda la vita economico-sociale è doveroso richiamare l'attenzine sul problema dello sviluppo delle atttvità produttive e della occupazione e sulla necessità di localizzare gli insediamenti industriali in maniera da evitare i disagi e i drammi delle migrazioni.

All'interno del sistema proputtivo ci si preoccupi maggiormente di tendere a forme di partecipazione che aiutino le diverse componenti della comunità aziendale ad assumere atteggiamenti di maggiore responsabilità.

Ne risulteranno, così, effetti positivi sia sull'apparato produttivo sia sulla vita sociale e familiare.

Per quanto riguarda il mondo del lavoro, crediamo doveroso richiamare le famiglie alla gelosa salvaguardia della priorità delle scelte vocazionali sopra ogni altro criterio che possa guidare nella scelta del proprio lavoro.

Se è vero che persona e società si arricchisco vicendevolmente nel loro incontro, è però vero che si tratterebbe di illusorio arricchimento della persona, se, per le modalità dell'incontro stesso, ne soffrisse la famiglia di cui la persona è parte viva.

Se ciò è vero per tutti, tanto più lo è per la donna, la cui attività extra-familiare, quando esiste, deve essere determinata da una libera scelta, che l'organizzazione sociale realmente la renda possibile, e deve essere esercitata in modo tale da salvare la sua funzione familiare.

Spetta dunque, alla famiglia acquisire come tale un ruolo nella società civile.

È però dovere dello Stato offrire alle famiglie, nel rispetto del loro naturale, originario e proprio ordinamento giuridico, una politica familiare che le aiuti a raggiungere i fini per i quali liberamente si sono costituite.

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