Seminari e vocazioni sacerdotali

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Parte II - Il cammino: Nascita, Cura, Maturazione

45. - L'aver tratteggiato il ministero presbiterale come forma originale e indispensabile di vita cristiana, è senz'altro un'acquisizione fondamentale.

Occorre anche, però, suggerire orientamenti e prevedere strumenti efficaci per proporre questa forma di vita, curarne la nascita e la crescita, accompagnarne lo sviluppo.

Per risvegliare l'impegno comunitario di tutti i membri del popolo di Dio e per proporre gli opportuni interventi pastorali, illustriamo le tappe successive e organicamente collegate del cammino vocazionale verso il presbiterato:

I - l'apparizione e la percezione di questa singolare grazia della vocazione e l'accoglienza che ad essa deve tutta la Chiesa;

II - l'educazione e la cura della vocazione nel seminario;

III - lo sviluppo di santità e di fedeltà sacerdotale e apostolica, cui il sacramento dell'Ordine abilita e sollecita.

I. - Il dono della vocazione al Presbiterato

46. - Il mistero della vocazione e i suoi segni

In ogni vocazione cristiana il credente rivive in un modo proprio e personale la chiamata universale alla salvezza.

La vocazione al sacerdozio, per la speciale gratuità che la contraddistingue e per il servizio ecclesiale al quale la destina, diventa un segno particolarmente espressivo della convocazione di tutta la Chiesa per l'opera divina della salvezza.

Per questo « il dono della vocazione è segreto di Dio », un segreto che si esprime attraverso « una voce con un accento singolarissimo, misterioso ma inconfondibile, grave e soave, … mite e potente, … che è insieme invito e comando, e dice: "vieni e seguimi" ». ( Paolo VI, Omelia, 4.11.1963 )

Come il mistero della salvezza cui essa appartiene, la vocazione ha due dimensioni: quella della grazia interiore, che bussa e invita al coraggio della decisione, e quella esterna della chiamata da parte della Chiesa, che « interpretando la voce interiore la dice divina e la dice rivolta » a un determinato battezzato. ( Così Paolo VI, citato in PO 11, nota 66 )

47. - Chi ha inteso la chiamata interiore deve attendere che essa sia approvata da quella esteriore della Chiesa: questa a sua volta non può non fondarsi su quella.

Abituarsi a vivere, a pregare e a maturare le proprie scelte di vita secondo ambedue questi modi in cui giunge la voce di Dio è indispensabile: ed è la via per non sottovalutare né la responsabilità della Chiesa né i suggerimenti profondi dello Spirito.

Questa duplice e correlata modalità della chiamata del Signore si manifesta non solo nel momento del riconoscimento e della approvazione, ma anche nel cammino lungo il quale emergono e si chiariscono i segni della vocazione.

Se dunque è certo che il Signore non farà mai mancare la grazia della vocazione al presbiterato, bisogna però rendere la comunità cristiana davvero attenta al passaggio di Dio e alla sua voce, capace cioè di discernere con delicatezza il 'soffio' con cui il Signore chiama. ( Cfr. 1 Re 19 )

La verifica di questa chiamata misteriosa e interiore è garantita, oltre che dalla rettitudine d'intenzione, dalle attitudini morali, intellettuali e spirituali ( Cfr. OT 6 ) e da tutti gli altri necessari segni di idoneità, ( Cfr. Paolo VI, Lettera ap. Summi Dei Verbum) che vanno attentamente esaminati e pazientemente educati.

Si delinea così un itinerario, in cui le decisioni ultime vengono preparate da numerosi momenti intermedi, costituiti dal quotidiano dialogo in cui Dio variamente chiama l'uomo a seguirlo, e questi prende posizione di fronte a lui, disponendosi a chiamate più impegnative e globali.

48. - Responsabilità di tutti verso l'accoglienza della vocazione

Tutta la comunità cristiana è responsabile verso la percezione, chiarificazione e maturazione della misteriosa chiamata del Signore.

Proponiamo, quindi, alcune riflessioni sulle persone che sono maggiormente coinvolte in quest'opera, sui valori che devono essere coltivati e proposti, sulle iniziative che possono essere fruttuosamente avviate.

49. - Le persone maggiormente interessate alla pastorale vocazionale

Circa le persone, va segnalata la necessaria compresenza e collaborazione di tutti coloro che svolgono una funzione educativa.

Per la famiglia, che il Vaticano II chiama « primo seminario », ( OT 2 ) si profila il compito esaltante di collaborare con Dio anzitutto con una generosa accoglienza della vita; e poi con la sapiente attenzione a creare al proprio interno le condizioni adatte alla ricerca della vocazione: condizioni che rispettino una ben orientata libertà dei figli e stimolino al confronto con la iniziativa del Signore e con il suo progetto sul mondo.

La preghiera in famiglia è elemento decisivo per la creazione di tale clima: in esso sarà possibile per i genitori accettare nella fede il distacco dal figlio che fosse chiamato, e per tutti far crescere una sincera gratitudine a Dio per il dono ricevuto.

I catechisti, gli educatori, gli insegnanti non solo devono trattare esplicitamente della vocazione al presbiterato, ma curarne una familiare consuetudine, perché ciascuno sia aiutato a tenerla in viva e decisiva considerazione nelle scelte che va maturando per il suo futuro.

La parrocchia, le associazioni e, più in generale, tutti i veri gruppi ecclesiali sono ugualmente corresponsabilizzati: in essi ognuno impara a vivere tra gli altri e per gli altri in una feconda motivazione di fede; per loro tramite ci si accosta sempre più al mistero della Chiesa e delle sue necessità pastorali, come pure al mistero dell'uomo, che è essenzialmente bisognoso di Dio e della sua salvezza.

50. - Una responsabilità precisa compete ovviamente ai sacerdoti: « Fa parte della stessa missione sacerdotale, in virtù della quale il presbitero partecipa della sollecitudine per la Chiesa intera », che i sacerdoti « abbiano la massima preoccupazione per far comprendere ai fedeli l'eccellenza e la necessità del sacerdozio; … e aiutino quanti considerino veramente idonei a un così elevato ministero, siano essi giovani o adulti ». ( PO 11 )

Lo zelo e la gioia interiore quali si esprimono nella vita sacerdotale rappresentano, con la forza della loro testimonianza, un'evidente e affascinante proposta vocazionale.

In particolare va rispettata l'integrità dell'annuncio del Vangelo, che comprende anche l'appello a seguire Cristo nel suo ministero pastorale.

Il fatto che sia lo Spirito Santo a guidare le decisioni dei singoli nulla toglie al dovere di proclamare la parola del Signore nella sua interezza.

Non si dovrà temere di « scendere in mezzo ai nostri giovani e chiamare » con esplicito coraggio, secondo la raccomandazione rivoltaci recentemente dal Papa. ( Cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio per la XVI giornata mondiale delle vocazioni, 6 gennaio 1979, 2 )

Proprio perché in servizio dell'opera di Dio, e non di progetti o gusti personali, i sacerdoti devono sempre prestare grande attenzione ad ogni segno di vocazione, prendersi cura in modo particolare di ciascun prescelto, avviarlo ad esperienze che possano meglio realizzare la sua personalità cristiana. ( Cfr. PO 11 )

51. - I valori cristiani nella pastorale vocazionale

Talvolta le nostre comunità sono sinceramente desiderose di proporre il valore cristiano della vocazione sacerdotale, ma incontrano una specie di diffusa opacità spirituale, che spegne la risonanza e vanifica i frutti della loro proposta.

Si tratta allora di riscoprire i grandi valori che soggiacciono al ministero presbiterale e di saperli ripresentare in modo da renderli non solo comprensibili, ma convincenti ed entusiasmanti.

Tali valori, infatti, non sono capiti e vengono perfino disprezzati da parte di molte componenti della cultura odierna.

Ma quando sono vissuti con coerenza evangelica e con umile coraggio, essi rivelano ancora oggi tutto il proprio significato e il proprio fascino e trovano anche nel cuore dell'uomo contemporaneo l'eco di una lunga attesa e un'inconfessata nostalgia.

52. - La proposta dei valori cristiani, che sono presenti nella vita e nel ministero dei presbiteri, deve rendersi accorta di alcune sottolineature che le consentirebbero di giungere in modo più efficace alle nostre comunità; senza per questo dimenticare che la donazione totale di sé per Gesù e per il Regno resta una scelta assurda e scandalosa agli occhi del mondo, e solo per la grazia dello Spirito può essere compresa nella luce della pasqua e attuata nella logica nuova della fede.

Ci limitiamo ad alcuni cenni.

53. - In mezzo alla perdurante tentazione di ridurre l'esistenza umana alla somma delle sue necessità materiali, si fa sempre più strada la coscienza dell'importanza decisiva dei valori spirituali.

Pur tra ambiguità e incertezze, rinasce oggi in molti la convinzione del significato positivo e liberante dell'esperienza di fede e dell'impegno appassionato che ne consegue per la vita dell'uomo.

Il ministero del prete, dedicato senza riserve al compito di chiamare alla fede e di educare alla maturità cristiana, risulta chiarito nel suo valore anche da questa rinascente convinzione.

Quanto più gli uomini capiranno che la loro speranza non si alimenta al moltiplicarsi effimero dei beni materiali, ma deve ancorarsi a quel 'supplemento d'anima' che il mondo attende per aprirsi finalmente alla civiltà dell'amore, tanto più il 'servizio sacerdotale' sarà riconosciuto nella sua utilità e stimato come urgente e prezioso modo di spendere la vita.

54. - Mosso dall'amore di Dio e interiormente assimilato a Cristo buon pastore, il presbitero si presenta inoltre come un uomo completamente dedicato ai fratelli e alla loro salvezza in un dialogo diretto ed immediato con la loro vita, soprattutto là dove essa è segnata dall'esperienza dell'alienazione e del dubbio, della delusione, della povertà, dell'emarginazione.

Molti ragazzi e giovani cominciano a sentire il fascino della vocazione sacerdotale proprio da questa possibiltà di dedizione all'uomo, di celebrazione continua della dignità della sua persona, di liberazione dal ristretto orizzonte delle cose e della loro trasformazione materiale, che rischia di divenire fine a se stessa e di servire solo al guadagno e al profitto.

Essere « costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio » ( Eb 5,1 ) e proprio per questo essere abilitato, per dono del Signore e non per capacità propria, ad annunciare all'uomo la parola decisiva della sua salvezza integrale: questa è l'intuizione che può aiutare molti a capire chi è il prete e a ricevere lo stimolo vocazionale che deriva dalla testimonianza della sua vita.

55. - Un altro valore evangelico particolarmente presente nel ministero sacerdotale è la sua dimensione comunitaria.

Il prete è uomo di comunione non solo perché, come ogni battezzato, appartiene alla nuova realtà del popolo di Dio, ma perché di tale popolo è guida sicura e di quella comunione è responsabile e garante.

L'uomo contemporaneo, sempre più esposto al rischio di trovarsi sradicato, isolato e quasi disperso nell'anonimato delle grandi città e nella massificazione conseguente alla civiltà industriale, diventa, proprio per questo, più sensibile all'invito di chi lo richiama, in nome di Cristo, a partecipare alla trama di vere e profonde relazioni fraterne, che il peccato distrugge ma che lo Spirito di Dio tesse continuamente nella comunità cristiana.

La presenza e la missione dei presbiteri può, dunque, apparire in tutto il suo valore anche dal fatto che essa, per divina disposizione, ha proprio lo scopo di favorire, di custodire e di sviluppare quella comunione tra gli uomini, fondata sul dono della rinnovata comunione con Dio, che sola può rispondere in modo adeguato all'esigenza di vero amore, innata nell'uomo.

56. - È possibile, infine, riscoprire oggi un significato profondo e nuove motivazioni della professione dei consigli evangelici che la Chiesa, specialmente nella tradizione latina, chiede ai presbiteri.

Occorrerebbe mostrare che l'obbedienza al Vescovo e l'adulta e corresponsabile collaborazione nel presbiterio, anziché mortificare la libertà, le offrono un modo esigente e robusto di purificarsi dalle involuzioni e dai particolarismi, per radicarsi in Dio, fonte di ogni vera e libera carità.

Occorrerebbe far capire che la scelta volontaria di una vita povera, mentre proclama che Cristo è l'unica vera ricchezza, contesta ogni legame idolatrico con i beni materiali, dispone a capire e a condividere la condizione dei poveri, diventa richiamo austero a chi si trova nell'occasione prossima di peccato determinata dalla ricchezza, crea infine le premesse per un rispetto più profondo delle energie del creato e della loro vitale armonia e, insieme, per un ordinamento più giusto nella distribuzione del benessere materiale.

Occorrerebbe far percepire che la scelta della verginità cristiana ha, tra gli altri, anche il significato di testimoniare all'uomo, forse mai come oggi minacciato da squilibri e degradazioni sessuali, la liberante possibilità di esercitare sugli istinti una vera e serena signoria, riproponendo la dimensione oblativa dell'amore umano, il suo fondamento in Dio e non nel desiderio di un appagamento egoistico, il suo coronamento nell'amicizia spirituale, la sua espansione nella fraternità universale.

Il celibato sacerdotale, ben lungi dall'essere una pura condizione giuridica, motivata solo da esigenze di scioltezza nell'esercizio del ministero, viene così vissuto come uno dei doni più belli e dei servizi più preziosi che il prete, che a sua volta l'ha ricevuto da Dio come un dono, può garantire alla sua comunità.

La testimonianza della verginità cristiana, infatti, consente al presbitero di annunciare in modo singolarmente efficace l'amore preveniente e universale del Padre e la donazione assolutamente gratuita e incondizionata di Cristo, che sono il fondamento di quella nuova realtà di comunione che egli è mandato a suscitare nel cuore degli uomini.

57. - Alcune iniziative vocazionali

La proposta della vocazione sacerdotale e dei valori cristiani che ad essa si connettono va sostenuta con iniziative efficaci.

Ne segnaliamo alcune, che ci sembrano indispensabili per non esporsi, da un lato, al rischio della sterilità e, dall'altro, al rischio del proselitismo utilitaristico.

58. - Un posto importante va riconosciuto anzitutto alla catechesi sia in alcuni 'tempi forti', che preparano a ricevere i sacramenti, sia nelle normali stagioni della vita, sempre bisognose di assimilare la parola di Dio.

Occorre che la catechesi relativa al ministero sacerdotale sia organicamente inserita nel piano più vasto dell'annuncio cristiano; ma si deve anche evitare il rischio di proporre solo i grandi e generali valori cristiani, senza parlare di quelle forme vocazionali di sequela di Cristo e di servizio alla Chiesa, che si usa chiamare 'di speciale consacrazione'.

59. - Ma la catechesi non basta.

La proposta e la verifica della vocazione chiamano in causa quelle recondite profondità della storia personale, che possono essere esplorate solo nella forma di comunicazione della fede tipica del colloquio personale.

Alludiamo alla direzione spirituale, la cui ripresa raccomandiamo calorosamente, come mezzo per discernere i doni dello Spirito che, mentre edificano personalità cristiane adulte nella fede e capaci di amore oblativo, suggeriscono anche le modalità vocazionali, con cui la storia del credente viene assunta nel mistero di Cristo e plasmata dalla forma di vita proposta da Gesù.

Risultano inoltre decisive, nella vicenda personale di molti chiamati al sacerdozio, le intense occasioni di preghiera proposte ai ragazzi e agli adolescenti, i ritiri e gli esercizi spirituali nei quali un giovane o un adulto si mette in atteggiamento di ascolto di Dio, e le esperienze durevoli di un impegnativo servizio ecclesiale.

L'esercizio dei vari ministeri nella comunità, soprattutto quello del catechista e dell'educatore, può essere fecondo vivaio di vocazioni al presbiterato; e in questa luce andrebbe maggiormente valorizzato.

60. - Sulla base di questa educazione globale alla vita di fede, non appariranno puramente artificiose e strumentali, ma ricche di sapienza pedagogica, altre iniziative che stanno riprendendo vigore in molte diocesi:

il coinvolgimento di ragazzi e giovani nei vari servizi liturgici;

mostre, dibattiti, giornate di studio sulla vocazione;

tempi e luoghi di preghiera per le vocazioni sacerdotali;

pellegrinaggi giovanili ai santuari di Maria Santissima, modello di ogni vita secondo lo Spirito e Regina degli Apostoli.

Per un più preciso e ricco elenco di singole iniziative, è opportuno rinviare all'elaborazione dei piani pastorali delle singole diocesi che, secondo le tradizioni locali e quanto hanno già utilmente sperimentato, potranno, attraverso i Centri Diocesani Nazionali e attraverso i seminari stessi, studiare e promuovere le iniziative che giudicheranno più opportune ed efficaci.

Da molti segni ricaviamo l'impressione che in questi ultimi anni nella Chiesa italiana stia riprendendo slancio e convinzione la proposta delle vocazioni di speciale consacrazione e in particolare di quelle sacerdotali.

L'intelligenza e la vivacità degli operatori pastorali in questo campo, unita ad una sempre più corretta visione dei valori ecclesiali e spirituali e delle dinamiche psicologiche e pedagogiche in gioco, non dovrebbero tardare a produrre il frutto tanto atteso, già presente in altre nazioni, di una ripresa anche numerica delle vocazioni sacerdotali.

61. - Lo 'sfondo' educativo della pastorale vocazionale e l'orientamento al seminario

Le indicazioni suggerite circa la pastorale vocazionale mostrano che essa è un momento di una pastorale più vasta e organica che ne costituisce lo 'sfondo' indispensabile, e che riguarda l'impegno educativo della comunità adulta verso i ragazzi e i giovani.

La pastorale delle vocazioni ha il suo naturale sbocco nella comunità del seminario diocesano.

È necessario, quindi, evitare sia il rischio di un ingresso prematuro, suggerito più dalla necessità di ripopolare il seminario che dall'opportunità pedagogica, sia il rischio di trasformare, di fatto, la pastorale delle vocazioni in una alternativa al seminario, con la conseguente perdita di profondità e di integralità del cammino vocazionale.

62. - La riscoperta dell'impegno educativo

Si è parlato tanto, nel nostro tempo, di crisi delle vocazioni sacerdotali e di speciale consacrazione.

In realtà, la crisi riguarda anche le vocazioni cristiane al matrimonio, perché l'educazione dei giovani alla fede viene affrontata o con pregiudiziale sfiducia o con palliativi ingenui, di impronta superficialmente psicologica e pragmatica.

È necessario che i cristiani adulti riscoprano la fatica e la gioia di essere educatori dei giovani.

Il rispetto che si deve alla personalità giovanile, ricca di genialità profetica e di benefiche e ancora intatte risorse di libertà, non deve fare dimenticare la condizione tipicamente evolutiva del giovane, né il facile nomadismo che talvolta si cela sotto la professione di libertà, né gli aspetti ancora immaturi dell'età giovanile.

Occorre quindi superare sia la rinuncia sconsolata a educare, sia, peggio, l'assunzione di atteggiamenti 'giovanilistici' che mitizzano non i valori, ma i limiti della personalità giovanile.

63. - L'educazione cristiana deve avvalersi di alcuni interventi, che sono previ all'annuncio vero e proprio della fede e tendono, mediante una comprensione onesta e amica della situazione disorientata del giovane d'oggi, a ricostruire in lui una personalità serena, disposta a tutti i sacrifici che la ricerca della verità e la crescita dell'oblatività nell'amore comportano.

In ogni caso, resta importante fare una nitida proposta della fede, sia nell'organica completezza dei suoi contenuti oggettivi, sia nelle sue implicazioni esistenziali.

In questa luce va introdotta anche la prospettiva vocazionale.

Anzi, la presentazione delle diverse vocazioni cristiane, nella loro varietà e nelle loro esigenze, può rompere un pericoloso circolo vizioso che si va costituendo nelle nostre comunità.

Molti giovani sono tentati di isolarsi dalla comunità cristiana, perché la trovano ritardataria e reticente dinanzi ad alcuni problemi umani a cui essi sono assai sensibili; d'altra parte, l'incisività della presenza cristiana in certi settori è sminuita dalla mancanza di giovani che sappiano incarnare i valori evangelici in scelte a favore dell'uomo: di qui il collegamento tra la progressiva perdita di credibilità della comunità cristiana e il progressivo dissanguamento nel settore giovanile.

Questo circolo vizioso potrà essere interrotto dal coraggio evangelico con cui alcuni giovani, illuminati e sostenuti dagli adulti, si impegneranno in scelte vocazionali sicure.

E un'espressione efficace di coraggio è senza dubbio la vocazione al ministero sacerdotale.

64. - L'orientaniento al seminario

Nella prospettiva generale del reciproco influsso tra la pastorale giovanile e la pastorale vocazionale può essere affrontato il problema di quando sia opportuno l'ingresso in seminario.

Dire che il potenziamento della pastorale giovanile dovrebbe orientare verso un ingresso differito è affermazione astratta e gratuita.

Tre punti dovrebbero essere chiari:

che anche i ragazzi e gli adolescenti sono recettivi di segni e orientamenti verso una particolare vocazione;

che un consenso pienamente responsabile e definitivo deve attendere uno stadio abbastanza adulto della personalità;

che la fase educativa intermedia, mentre prevede l'intervento normale di più componenti educative - famiglia, parrocchia, scuola, gruppi, ecc. -, deve concedere anche l'aiuto a quelle persone che sentono una chiamata verso forme di vita oggettivamente speciali; tale appunto è l'aiuto offerto, nel caso della vocazione sacerdotale, dal seminario.

65. - Non si potranno dare soluzioni universali al problema dell'individuazione del momento giusto per l'ingresso nel seminario minore.

Ogni caso andrà ponderato con molto rispetto del mistero di Dio, operante in ciascuno secondo ritmi e tempi diversi da quelli del semplice buon senso umano, e con molta attenzione alle circostanze psicologiche, ambientali, familiari, che compongono il contesto vitale di una persona.

Inoltre, mentre si riconosceranno i vantaggi di una vita giovanile inserita nei più normali contesti sociali, al fine di maturare alcune doti necessarie al prete oggi, non si sottovalutino gli effetti spirituali, che vengono prodotti in chi, fin dall'adolescenza, vive in contatto con proposte di preghiera, di radicalità evangelica, di respiro ecclesiale, quali sono quelle offerte dal seminario.

D'altra parte, mentre si valuteranno i possibili rischi di sottile asfissia culturale o di involontario condizionamento presenti in una comunità specializzata, non si dimentichino gli influssi negativi di un contesto sociale disarticolato, che finiscono talvolta col distogliere un giovane dalla strada del sacerdozio, non perché in lui non siano stati presenti chiari germi di vocazione, ma perché la sua personalità, generosa ma fragile, non è stata sufficientemente aiutata a darsi difesa contro le tentazioni, autonomia decisionale, robustezza psicologica.

Il progetto di vita del seminario minore avrà cura, quindi, di configurarsi in modo tale da evitare rischi e rendere sempre più sicuri i vantaggi.

66. - La pastorale diocesana è invitata ad approntare un piano articolato, nel quale si prevedono e si valorizzano tutte quelle iniziative permanenti che, rivolgendosi in forme diverse ai ragazzi, ai giovani, alle famiglie e ai sacerdoti, sono un vero e proprio servizio ecclesiale di promozione delle vocazioni.

I Vescovi, in ogni caso, si pronunciano chiaramente sulla preferenza da riservare all'ingresso tempestivo nel seminario minore, quando esso risponda ai criteri sopra accennati.

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