Comunione, comunità e disciplina ecclesiale  

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Conclusione

80. - La Chiesa è "il sacramento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano";69 e proprio per questo è in terra "il germe e l'inizio del Regno".70

Il Regno di Dio, infatti, è la piena e gratuita partecipazione degli uomini all'inesauribile vita di amore e di libertà, di gioia e di unità, del Padre, del Figlio e dello Spirito.

Camminando nella storia, tra le opacità e le insidie del peccato, la Chiesa è chiamata a essere segno profetico e strumento efficace di questa divina comunione.

La disciplina ecclesiale, che compagina il corpo della Chiesa, e l'adesione ad essa hanno dunque ragione di mezzo e non di fine.

Occorre pertanto avere sempre dinanzi agli occhi la finalità che le strutture e le norme ecclesiali hanno, ad esse aderendo per far crescere in noi e fra noi la piena maturità di Cristo, "l'uomo nuovo" ( cfr Ef 4,1 ).

Ciò che a uno sguardo puramente umano può talvolta sembrare mortificazione dell'uomo, è in realtà il cammino della sequela che, guidando il discepolo nella via del rinnegamento di sé ( cfr Mc 8,34 ), lo farà partecipare anche alla risurrezione del Signore.

Questo vale

per l'esercizio dell'autorità come per quello dell'obbedienza;

per la ricerca della propria identità come per l'edificazione della comunità;

per l'ascolto della voce della coscienza, e in essa dello Spirito, e

per l'adesione ai comandamenti del Signore e alla disciplina della Chiesa.

81. - Se la Chiesa, nella concretezza della sua vita e della sua missione, saprà mostrarsi come quello spazio di novità inaugurato nella storia dalla risurrezione del Signore, in cui si sperimenta la libertà di rapporti permeati dall'amore e dal servizio e improntati a uno stile di reciproca obbedienza come obbedienza al Signore risorto, allora essa potrà annunciare con la sua vita Cristo al mondo, e dare un indispensabile contributo alla soluzione delle contraddizioni che lacerano la coscienza delle persone e il tessuto della nostra società.

E con umiltà dunque, ma anche con la consapevolezza dell'inestimabile dono di cui è fatta oggetto, che la Chiesa sa di poter dare molto al mondo nel quale si trova immersa.

Educando il cristiano all'autentica libertà e insieme a una socialità matura, la Chiesa che è in Italia è chiamata oggi a testimoniare di fronte agli uomini quei valori autenticamente umani, che soli permettono di costruire una società più giusta e liberante e di rispondere alle aspirazioni più profonde che agitano lo spirito dell'uomo contemporaneo.

Le nostre comunità ecclesiali diocesane e parrocchiali, le comunità di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, devono diventare palestre di educazione di donne e uomini nuovi, che a loro volta siano testimoni di verità e di libertà e artefici di unità e di riconciliazione nei molteplici ambienti della vita umana e sociale:

dalla famiglia alla scuola,

dall'impegno socio-culturale a quello politico,

dal servizio agli ultimi al dialogo con chi sinceramente aspira alla libertà e cerca la verità.

82. - In questo affascinante e impegnativo compito, la comunità ecclesiale non può non guardare a Maria, icona della Chiesa una e riconciliata nella verità, nella carità e nella libertà.

Attraverso "l'obbedienza della fede" ( cfr Rm 16,26 ), Ella "ha conseguito quello stato di libertà regale proprio dei discepoli di Cristo".71

Ai piedi della croce, "perfettamente unita a Cristo nella sua spogliazione",72 è divenuta madre di ogni uomo.

In spirito di fede, di continua conversione e di umile ascolto della voce dello Spirito, la nostra Chiesa, ricalcando l'itinerario compiuto dalla Vergine Maria, potrà sperimentare quell'unità e quella libertà regale che sono indivisibili doni del Cristo risorto.

Roma, 1 gennaio 1989 Solennità di Maria Santissima Madre di Dio

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69 Lumen gentium, n. 1.
70 Lumen gentium, n. 5.
71 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris Mater, 41.
72 Ivi, n. 18.