Educare alla legalità

Indice

I - Legalità e giustizia sociale

2. - Un'esigenza fondamentale della vita sociale

Gli uomini, per la loro natura sociale, costituiscono non un semplice aggregato di individui, ma una comunità di persone nella quale i bisogni e le aspirazioni di ciascuno, gli eguali diritti e i simmetrici doveri, si collegano e si coordinano in un vincolo solidale, ordinato a promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune.

Ciò implica l'affermazione di "regole di condotta", connaturate al concetto medesimo di società, che non soltanto rispecchiano giudizi di valore universalmente riconosciuti, ma presiedono al corretto svolgimento dei concreti rapporti tra gli uomini, equilibrando le individuali libertà e orientandole verso la giustizia.

Senza tali regole, una società libera e giusta non può consistere.

Se mancano chiare e legittime regole di convivenza oppure se queste non sono applicate, la forza tende a prevalere sulla giustizia, l'arbitrio sul diritto, con la conseguenza che la libertà è messa a rischio fino a scomparire.

La "legalità", ossia il rispetto e la pratica delle leggi, costituisce perciò una condizione fondamentale perché vi siano libertà, giustizia e pace tra gli uomini.

D'altra parte le leggi devono corrispondere all'ordine morale, poiché se il loro fondamento immediato è dato dall'autorità legittima che le emana, la loro giustificazione più profonda viene dalla stessa dignità della persona umana che storicamente si realizza e si esprime nella società, anzi dalla condizione creaturale dell'uomo, per cui vindice della sua dignità non è semplicemente lo Stato, ma Dio stesso.1

Per questo la Rivelazione parla di una derivazione dell'autorità da Dio, e di conseguenza del valore e del limite delle leggi umane.

Gesù ricorda a Pilato che egli non avrebbe alcun potere su di lui se non venisse dall'alto. ( Cf. Gv 19,11 )

San Paolo scrive che non esiste autorità se non proviene da Dio, sicché che si ribella ad essa si contrappone a Lui. ( Cf. Rm 13,1-2; Tt 3,1; 1 Pt 2,13-14 )

Questa obbedienza si estende anche ai contributi, alle tasse. ( Cf. Mt 22,21; Rm 13,6-7 )

Per la stessa ragione una legge umana può o addirittura deve essere contestata se contraddice il suo fondamento ultimo, per cui gli apostoli Pietro e Giovanni esclamano davanti al Sinedrio: "Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi" ( At 4,19 ).

Il rispetto della legalità è chiamato ad essere non un semplice atto formale, ma un gesto personale che trova nell'ordine morale la sua anima e la sua giustificazione.

Ciò spiega come la caduta del senso della legalità può avere radici diverse, che vanno dal modo di gestire il potere e di formulare le leggi al senso della solidarietà tra gli uomini e alla loro moralità.

Così la responsabilità di eventuali cadute del senso di legalità è da attribuirsi non solo a coloro che ricoprono posti e funzioni nelle istituzioni pubbliche, ma anche a tutti i cittadini, sia pure con rilevanza diversa a seconda dei ruoli sociali che rivestono.

La promozione e la difesa della giustizia è un compito di ogni cittadino, che, radicandosi nella coscienza e nella responsabilità personali, non può essere delegato ad alcuni soggetti istituzionalmente preposti a specifiche funzioni dello Stato.

3. - Le condizioni per un'autentica legalità

Perché la vita sociale si possa sviluppare secondo autentici principi di legalità sono necessarie alcune condizioni, come:

- l'esistenza di chiare e legittime regole di comportamento che temperando gli istintivi egoismi individuali o di gruppo, antepongano il bene comune agli interessi particolari; - la correttezza e la trasparenza dei procedimenti che portano alla scelta delle norme e alla loro applicazione, in modo che siano controllabili le ragioni, gli scopi e i meccanismi che le producono;

- la stabilità delle leggi che regolano la convivenza civile;

- l'applicazione anche coattiva di queste regole nei confronti di tutti, evitando che siano solo i deboli e gli onesti ad adeguarvisi, mentre i forti e i furbi tranquillamente le disattendono;

- l'efficienza delle strutture sociali che consentano a tutti, senza bisogno di protezioni particolari, l'attuazione dei propri diritti, in modo da evitare la beffa di una proclamazione di diritti cui non segue l'effettivo godimento;

- l'attenzione privilegiata agli interessi giusti e meritevoli di tutela legislativa di coloro che a motivo della loro debolezza non hanno né la voce per rappresentarli, né la forza per imporli alla considerazione degli altri;

- la necessità che i vari poteri dell'organizzazione statuale non sconfinino dai loro ambiti istituzionali e che la loro funzione di reciproco controllo non sia elusa mediante collegamenti trasversali tra coloro che vi operano, perché appartenenti a partiti, o a gruppi di pressione o di potere, o peggio ad associazioni segrete.

Proprio perché l'autentica legalità trova la sua motivazione radicale nella moralità dell'uomo, la condizione primaria per uno sviluppo del senso della legalità è la presenza di un vivo senso dell'etica come dimensione fondamentale e irrinunciabile della persona.

In tal modo l'attività sociale si potrà svolgere nel rispetto della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, e saranno evitate tutte le strumentalizzazioni che rendono l'uomo "miseramente schiavo del più forte.

E il 'più forte' può assumere i nomi diversi: ideologia, potere economico, sistemi politici disumani, tecnocrazia scientifica, invadenza dei mass media".5

Solo a queste precise condizioni il desiderio di giustizia e di pace che sta nel cuore di ogni uomo potrà diventare realtà, e gli uomini da "sudditi" si trasformeranno in veri e propri "cittadini".

4. - Un'urgenza del nostro tempo

Se la convivenza umana, in forza della stessa natura sociale dell'uomo, ha sempre richiesto un sistema di leggi, ordinato e coerente, per regolare i rapporti fra i soggetti, e fra i cittadini e lo Stato, questa esigenza si è fatta particolarmente forte e urgente nel nostro tempo a motivo della società complessa, nella quale i bisogni emergenti non sono soltanto quelli elementari.

La rincorsa al "bene-avere" spesso ha oscurato l'esigenza del "bene-essere"; la burocratizzazione della vita, nel rapporto tra il cittadino e lo Stato, ha accresciuto la dipendenza dal potere; soprattutto la costituzione e la proliferazione di organici gruppi di potere alternativo, disponendo di reti relazionali e di ingenti mezzi economici, ha consentito pressioni e persuasioni anche occulte nella linea dell'irresponsabilità.

5. - L'impegno della Chiesa e dei cristiani

La Chiesa si fa carico di questo problema perché il suo compito di evangelizzazione le impone di dare il proprio contributo ispirato alla fede in Gesù Cristo alla soluzione di ogni problema della comunità umana alla quale appartiene,6 ed anche perché è pienamente convinta che nel problema della legalità sono in gioco non solo la vita delle persone e la loro pacifica convivenza, ma la stessa concezione dell'uomo.

In questo senso Giovanni Paolo II afferma: "Un'autentica democrazia è possibile solo in uno Stato di diritto e sulla base di una retta concezione umana".7

Il cristiano non può accontentarsi di enunciare l'ideale e di affermare i principi generali.

Deve entrare nella storia e affrontarla nella sua complessità, promuovendo tutte le realizzazioni possibili dei valori evangelici ed umani della libertà e della giustizia.

In questo la Chiesa e i cristiani si fanno "compagni di strada" con quanti cercano di realizzare il bene possibile.

In particolare il cristiano laico è chiamato, sotto la propria responsabilità, non solo ad inserire le sue esigenze etiche nella storia, ma anche a far fiorire la città dell'uomo attraverso la sua professionalità, la sua testimonianza e l'impegno alla partecipazione, come pure attraverso una legislazione adeguata e una conseguente fedeltà ad essa.

Indice

1 In più occasioni la Sacra Scrittura indica Dio quale vindice delle ingiustizie usate verso i poveri, verso i più deboli, e perciò difensore della dignità dell'uomo:
cf. Pr 22,22-23; Pr 23,10-11; Is 11,4; Sal 72,2ss; Gb 34,28; Mt 18,10
5 Giovanni Paolo II, Esort. Ap. Christifideles laici, n. 5 ( 30 dicembre 1988 )
6 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Sollicitudo rei socialis, n. 41 ( 30 dicembre 1987 )
7 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Centesimus annus, n. 46 ( 1 maggio 1991 )