Comunicazione e missione

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Gesù: modello di autentica comunicazione

35 Gesù, parola vivente ed efficace

Fedele a Dio e all'uomo, Gesù è l'icona di umanità e di divinità in dialogo, in comunione vera.

Portando dentro di sé la passione per la volontà del Padre e quella per l'uomo che cerca la vita, ogni sua azione e ogni sua parola diventano spada a doppio taglio ( Eb 4,12 ) capace di distinguere e separare il grano dalla zizzania, nel presente della storia ( Mt 13,24-30.36-43 par ).

Realizza così la difficile arte del discernimento, dono dello Spirito di Dio e incontro unico e sempre nuovo tra Verbo, divino ed eterno, e storia sempre mutevole degli uomini: «La storia stessa è destinata a divenire una sorta di parola di Dio, e la vocazione dell'uomo è di contribuirvi vivendo, in modo creativo, questa comunicazione costante e illimitata dell'amore riconciliatore di Dio».29

36 L'uso sapiente dei linguaggi

Gesù di Nazareth è uomo della parola e del silenzio, della meditazione nel giorno e nella notte ( Sal 1,2 ).

Le notti passate in preghiera sono un segnale, secondo la testimonianza evangelica, di una relazione unica con la fonte dell'amore, il Padre.

Nella sua predicazione Gesù opera, annuncia, dialoga, discute, tace.

È attento a contesti, livelli e strumenti diversi di comunicazione.

Quando Gesù opera e parla manifesta una profonda coerenza: la parola sottrae il gesto all'ambiguità, soprattutto a quella del prodigio, per interpretarlo quale segno del Regno.

Gesù comunica secondo linguaggi e generi distinti: parla in parabole alle folle, ma come uomo di sapienza dibatte e discute di fronte ai maestri della legge, seguendo le regole argomentative del tempo.30

37 Gesti e parole per dire a tutti la salvezza

Narrazione e discorso argomentativo o legislativo erano modalità per esprimere la volontà di Dio.

Anche Gesù le fa sue. Vi ricorre sia rivolgendosi alla grande folla e ai discepoli, privilegiando così il modulo narrativo, specie quello parabolico, sia nelle controversie polemiche, con interlocutori come i farisei, i maestri della legge e i sadducei.

La comunicazione di Gesù è profondamente dinamica e mostra le più alte vette di novità proprio nei confronti dei poveri, dei peccatori e delle donne, categorie tutte collocate ai margini della società.

Rompendo gli schemi consolidati della narrazione parabolica o della disputa rabbinica, la sua comunicazione punta diretta alla vita dell'interlocutore, da cui la domanda è salita all'orecchio di Dio, di quel Dio che nei tempi antichi aveva accolto le grida di lamento del suo popolo ( Es 2,23-25 ).

38 Il soffio dello Spirito e la novità dei linguaggi

Il Padre comunica nel Figlio la sua volontà e invia lo Spirito Santo per abilitare ogni uomo ad accoglierla e a metterla in pratica.

Come l'evento di auto-comunicazione di Dio non si compie senza la presenza dello Spirito, allo stesso modo l'evento della sua accoglienza è impossibile senza il dono dello Spirito che, nella libertà personale di ognuno, ha il compito di permettere la riconciliazione e la comunicazione degli uomini con Dio e tra di loro.

Come la superbia e l'arroganza della vita avevano un tempo portato alla confusione babelica ( Gen 11,1-9 ), ora il dono dello Spirito, attraverso la conversione e il superamento del peccato, consente una definitiva comunicazione tra gli uomini.

È la Pentecoste: lo Spirito Santo permette non solo di "parlare altre lingue", ma consente anche l'ascolto: «Ciascuno li sentiva parlare la propria lingua» ( At 2,6 ).

La diversità delle lingue non è più un ostacolo alla comunicabilità, all'entrare in relazione, perché nello Spirito avviene l'unificazione in un solo linguaggio, quello dell'amore: amore del Padre, manifestato in Cristo morto e risorto ed effuso, con lo Spirito Santo, nel cuore degli uomini.

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29 Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, Aetatis novae 6
30 Pontificia commissione per le comunicazioni sociali, Communio et progressio 11