La formazione dei Presbiteri nella Chiesa Italiana

Indice

Introduzione

1. In ascolto dei profondi mutamenti del mondo giovanile

I nuovi Orientamenti e norme per la formazione dei presbiteri sono stati elaborati alla luce dei rapidi e profondi mutamenti del mondo giovanile e da essi ci si è lasciati interpellare.

La realtà giovanile appare, rispetto a qualche anno fa, meno organica, più differenziata e difficile da interpretare in modo unitario.

Ci sono molti segnali positivi che fanno ben sperare per il futuro, quali

il desiderio di autenticità,

l'affermazione del valore della persona,

l'introspezione psicologica,

il recupero dell'interiorità,

la sete di spiritualità,

la ricerca di rapporti personalizzati,

una generosità di fondo,

lo spirito di servizio,

la tolleranza,

il senso della giustizia,

l'apertura alla mondialità,

l'attenzione al tema della pace.

Si registrano, però, anche elementi di perplessità, che esigono di essere presi in attenta considerazione.

Ci sono in primo luogo i tratti derivanti dalla fragilità psicologica, quali

la debole autonomia,

il disagio nella gestione dei conflitti,

la scarsa tenuta nel lavoro e nello studio,

la fatica a portare avanti progetti di lungo respiro,

la difficoltà nel maturare scelte definitive.

C'è poi l'insieme di atteggiamenti collegati al soggettivismo, quali

la tendenza all'autoreferenzialità,

l'appartenenza parziale,

il relativismo etico nei comportamenti,

la ricerca di esperienze immediatamente gratificanti,

un certo imborghesimento.

Sono da segnalare, inoltre, i condizionamenti dovuti a un'impostazione eccessivamente tecnica della formazione e all'uso indiscriminato dei nuovi strumenti di comunicazione.

Infine, stanno acquistando particolare rilevanza alcune difficoltà relative all'ambito affettivo-sessuale, a causa del più lento e travagliato processo di identificazione e di maturazione.

Puntando lo sguardo sui giovani che chiedono di entrare in seminario, si nota anche una grande varietà quanto alle situazioni di partenza.

Le differenze riguardano l'età dell'ingresso ( si va dai diciannovenni che hanno appena concluso il secondo ciclo dell'ordinamento scolastico ai trentenni e talvolta ai quarantenni ),

le esperienze familiari,

il livello degli studi,

gli impegni di lavoro,

le responsabilità esercitate nell'ambito ecclesiale, nel volontariato o nella società civile,

le esperienze spirituali,

l'appartenenza ecclesiale,

le conoscenze catechistiche di base.

In taluni seminari, inoltre, sono presenti anche seminaristi provenienti da altre nazioni, portatori di culture e mentalità diverse rispetto a quella italiana.

Di fronte a questa situazione, la comunità educativa del seminario è chiamata a:

– essere effettivamente e affettivamente significativa rispetto alle molteplici altre appartenenze ecclesiali o sociali;

– incidere efficacemente sulla coscienza e sulla prassi di vita dei seminaristi, mediamente giovani-adulti, con personalità già formate e assai diverse tra loro;

– aiutarli a mettere in primo piano l'esperienza viva di fede e a trovare un ideale che sia in grado di dare un significato pieno alla vita e di costituirsi come principio unificante di essa;

– favorire la maturazione di personalità consistenti, unificate, capaci di relazioni sane e risananti;

– educare alla dimensione ecclesiale della fede, alla comunione e al senso di appartenenza alla Chiesa, all'oggettività dei percorsi sacramentali e alla spiritualità diocesana.

2. Attenzione al mutato contesto culturale ed ecclesiale

Oltre al vissuto giovanile, si è cercato di prestare grande attenzione al mutato contesto culturale ed ecclesiale.

Il tempo presente è segnato da potenzialità straordinarie in ordine al senso religioso e all'esperienza di fede cristiana; esso tuttavia registra un crescente analfabetismo religioso e una diminuita incidenza della visione cristiana nella vita degli individui e nell'organizzazione della società.

La Chiesa italiana, consapevole del suo compito primario di "comunicare il Vangelo in un mondo che cambia", ha individuato come obiettivo di fondo di questi anni il

« dare a tutta la vita quotidiana della Chiesa, anche attraverso mutamenti della pastorale, una chiara connotazione missionaria;

fondare tale scelta su un forte impegno in ordine alla qualità formativa, in senso spirituale, teologico, culturale, umano;

favorire, in definitiva, una più adeguata ed efficace comunicazione agli uomini, in mezzo ai quali viviamo, del mistero del Dio vivente e vero, fonte di gioia e di speranza per l'umanità intera ».5

Per raggiungere questi obiettivi, si invoca la presenza « di cristiani con una fede adulta, costantemente impegnati nella conversione, infiammati dalla chiamata alla santità, capaci di testimoniare con assoluta dedizione, con piena adesione e con grande umiltà e mitezza il Vangelo ».6

Il discorso è rivolto a presbiteri, diaconi, laici e religiosi, uomini e donne, giovani, adulti e anziani: tutti, a seconda della vocazione ricevuta e in sinergia tra loro, sono chiamati a dare impulso al rinnovato impegno missionario della Chiesa italiana.

Di fronte a questa prospettiva, la comunità educativa del seminario è chiamata a:

– rafforzare nei seminaristi la passione evangelizzatrice e missionaria, superando la ritrosia a cimentarsi con la complessità dei dinamismi sociali e la tentazione del ripiegamento intra-ecclesiale;

– promuovere in loro la capacità di lettura teologica della storia e di dialogo con la cultura contemporanea;

– trasmettere loro la stima per i carismi e i ministeri dati a tutti i fedeli, consolidando l'attitudine a progettare e lavorare insieme.

3. L'esperienza acquisita dagli educatori

Si è poi ampiamente valorizzata l'esperienza acquisita sul campo da tanti educatori che, prendendo atto delle difficoltà e dei rischi del percorso formativo,7 si sono impegnati a farvi fronte con intelligenza, generosità e dedizione.

L'attenzione pedagogica si è concentrata soprattutto su alcuni aspetti, quali

la centralità dell'esperienza di fede,

la positività della dinamica comunitaria,

la rilevanza della formazione umana ( in particolare nell'ambito delle relazioni ) e

il prudente ricorso alle competenze psicopedagogiche,

l'utilità di un periodo propedeutico al seminario maggiore,

la necessità di un ingresso graduale e guidato nel ministero ordinato.

Di fronte a queste acquisizioni, la comunità educativa del seminario è chiamata a:

– accogliere nel proprio progetto formativo le esperienze positive maturate in risposta alle nuove esigenze;

– aiutare i seminaristi a elaborare una sintesi dei contenuti teologici ricevuti durante gli anni della formazione, raccogliendoli attorno a nuclei vitali e comunicabili;

– integrare in modo armonico le diverse componenti della formazione.

4. Le indicazioni magisteriali

Insieme alle nuove provocazioni culturali ed ecclesiali e all'esperienza acquisita dagli educatori, si è fatto tesoro del Magistero pontificio, dei documenti delle Congregazioni romane e della Conferenza Episcopale che, attingendo alla Sacra Scrittura, alla Tradizione e alla bimillenaria storia della Chiesa, sono intervenuti più volte negli ultimi decenni sul tema della formazione presbiterale, focalizzandone di volta in volta i diversi aspetti.8

Fonte di ispirazione per il presente documento è stata soprattutto l'Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis.

Essa, in un'epoca che tende a mettere in ombra le differenze specifiche, assicura i presbiteri circa la loro specifica identità; in un tempo in cui si esalta la funzione, pone l'accento sull'essere.

Il suo messaggio fondamentale è che il presbitero, all'interno del mistero della Chiesa, è configurato in modo speciale a Cristo Capo e Servo, Pastore e Sposo, per ripresentarne efficacemente il ministero.

Si sono tenute in gran conto anche le Linee comuni per la vita dei nostri seminari, concepite come strumento propedeutico alla presente edizione della Ratio.

La preoccupazione prevalentemente pedagogica che le animava ha costituito per gli educatori un sapiente approfondimento, una coraggiosa sperimentazione e un'opportuna verifica delle principali esigenze formative avvertite con crescente frequenza dai seminari.

Di fronte a queste autorevoli indicazioni magisteriali, la comunità educativa del seminario è chiamata a:

– tradurre in itinerari formativi la figura del presbitero delineata dalla riflessione teologica post-conciliare;

– garantire, attorno al nucleo vitale della carità pastorale, radicata nella persona stessa di Cristo Capo, Pastore e Sposo, l'integrazione armonica delle diverse componenti del ministero presbiterale;

– educare a valorizzare la fraternità presbiterale.

5. Necessità di tenere conto della diversa tipologia dei seminari

La Ratio per la formazione sacerdotale ha come finalità il delineare gli aspetti fondamentali della formazione, in modo da costituire un sicuro punto di riferimento per i progetti educativi dei diversi seminari, orientandoli verso una proposta chiara ed esigente.

Gli orientamenti e le norme qui contenuti sono vincolanti per i seminari diocesani, interdiocesani e regionali del clero diocesano.9

I seminari diocesani che fanno riferimento alla spiritualità del Cammino Neocatecumenale o di altre aggregazioni ecclesiali, in quanto seminari diocesani, sono retti dal proprio regolamento, approvato dal Vescovo diocesano, che dovrà essere elaborato in conformità alla presente Ratio.

La formazione dei membri degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica che si preparano a ricevere gli ordini sacri del diaconato e del presbiterato è regolata dal diritto universale,10 dalla Ratio propria dell'istituto,11 tenendo conto di questi Orientamenti e norme.

In Italia vi è una tipologia di seminari molto diversificata:

si va dai seminari diocesani agli interdiocesani e ai regionali;12

da quelli con un numero rilevante di alunni ad altri con poche unità;13

dai seminari con lo studio teologico interno a quelli che si avvalgono di uno studio teologico interdiocesano o di una diocesi vicina o di un istituto religioso oppure che inviano i propri seminaristi presso una facoltà teologica.

È chiaro che questi Orientamenti e norme devono essere adattati con sapienza alle diverse situazioni, interpretati con intelligenza, applicati con flessibilità.14

In questo delicato processo, sono decisivi il sapiente discernimento dei Vescovi e il carisma, la competenza e l'esperienza degli educatori.15

6. Corresponsabilità di tutti i membri della Chiesa particolare

La formazione di futuri presbiteri è un compito che deve stare a cuore a tutti i membri della Chiesa particolare.

Sarebbe « ingenua e alla fine infeconda un'enfasi che demandasse alla sola istituzione seminaristica l'onere di suscitare un sostanzioso flusso vocazionale, di impartire una solida formazione umana e spirituale, di fornire un compiuto bagaglio esperienziale, tale da assicurare un riuscito approdo del giovane prete al complesso e intricato contesto dell'odierna relazione e attività pastorale ».16

Nella Chiesa, tutti i fedeli sono corresponsabili nel pregare per le vocazioni presbiterali, nell'accoglierle e nell'accompagnarle.17

In particolare, se nella formazione dei futuri presbiteri i primi rappresentanti di Cristo sono i Vescovi e i più diretti responsabili gli educatori dei seminari e, in un certo senso, gli stessi seminaristi, un ruolo non secondario sono chiamati a esercitare i genitori, i professori, i parroci e le comunità di provenienza, quali le famiglie, le parrocchie, le associazioni e i movimenti giovanili.

È perciò auspicabile che quanti, a vario titolo, accompagnano i giovani verso il presbiterato siano aiutati a prendere coscienza del loro compito e a concorrere, ciascuno per la sua parte, alla piena unità della formazione.

7. Necessario raccordo con i percorsi propedeutici e permanenti

Se gli anni del seminario sono decisivi per chi è chiamato al presbiterato, non bisogna dimenticare che essi costituiscono solo un segmento della formazione, che va raccordato con i percorsi formativi precedenti, in particolare con quelli propedeutici al seminario maggiore, e continuato con i successivi itinerari di formazione permanente.

Indice

5 Comunicare il Vangelo, 44
6 Comunicare il Vangelo, 45
7 Fra tali difficoltà e rischi sono da segnalare:
un certo parallelismo tra cammino di fede, preparazione teologica ed esperienza pastorale;
il soggettivismo della formazione spirituale, che talora indulge al devozionismo;
la frammentazione della formazione teologica e la fatica ad approdare a sintesi compiute;
l'empirismo nella formazione pastorale, per la mancanza di adeguata progettualità.
8 8 I principali documenti che fanno riferimento alla vita e alla formazione dei candidati al presbiterato, pubblicati dopo l'edizione degli Orientamenti e norme del 1980 sono:
il Codice di diritto canonico ( 25.I.1983 );
l'Esortazione apostolica post-sinodale di Giovanni Paolo II Pastores dabo vobis ( 25.III.1992 ), a conclusione dell'Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 1990;
i documenti della Congregazione per l'Educazione Cattolica:
la Lettera circolare La pastorale della mobilità umana nella formazione dei futuri sacerdoti ( 25.1.1986 ),
gli Orientamenti per la formazione dei futuri sacerdoti circa gli strumenti della comunicazione sociale ( 19.III.1986 ),
la Lettera: riguardante gli studi sulle Chiese orientali ( 6.I.1987 ),
la Lettera: La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale ( 25.III.1988 ),
gli Orientamenti per lo studio e l'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale ( 30.XII.1988 ),
l'Istruzione sullo studio dei Padri della Chiesa nella formazione sacerdotale ( 10.XI.1989 ),
le Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari ( 4.XI.1993 ),
le Direttive sulla formazione dei seminaristi circa i problemi relativi al matrimonio e alla famiglia ( 19.III.1995 ),
la Lettera circolare alle Nunziature apostoliche ( 9.X.1986 ) e
l'Istruzione alle Conferenze Episcopali circa l'ammissione in Seminario dei candidati provenienti da altri Seminari o Famiglie religiose ( 8.III.1996 ),
il Documento informativo Il periodo propedeutico ( 1.V.1998 ),
le Lettere circolari circa le norme canoniche relative alle irregolarità e agli impedimenti sia ad Ordines recipiendos, sia ad Ordines exercendos ( 27.VII.1992 e 2.II.1999 ),
la Istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli ordini sacri ( 4.XI.2005 );
i documenti della Congregazione per il Clero:
il Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri ( 31.III.1994 ),
la Lettera circolare Il presbitero, maestro della parola, ministro dei sacramenti e guida della comunità, in vista del terzo millennio ( 19.III.1999 ),
l'Istruzione Il presbitero pastore e guida della comunità parrocchiale ( 4.VIII.2002 );
il Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi Apostolorum successores ( 22.II.2004 ), pubblicato dalla Congregazione per i Vescovi;
la Nota della Commissione Episcopale per il clero della Conferenza Episcopale Italiana Linee comuni per la vita dei nostri seminari ( 25.IV.1999 )
9 Cfr CIC, can. 242, § 2;
RF, 2.
Essi si applicano, con gli opportuni adattamenti, anche ai seminari delle diocesi italiane di rito bizantino
10 Cfr CIC, cann. 242-256;
RF, 2
11 Cfr CIC, can. 659, § 3, e can. 736
12 Dei seminari regionali, istituiti in Italia soprattutto per impulso dei papi Leone XIII, Pio X, Pio XI e Pio XII, parla lo stesso decreto Optatam totius, 7.
Essi si devono considerare una particolare modalità di seminari interdiocesani i cui statuti, a norma del diritto, sono elaborati dai Vescovi interessati e approvati dalla Sede Apostolica ( cfr CIC, can. 237, § 2 ).
Tali statuti dovranno regolare in particolare la composizione dell'équipe educativa, il suo rapporto con i Vescovi della regione, i criteri di ammissione in seminario e di promozione agli ordini, la prassi della direzione spirituale, le modalità degli scrutini, l'aspetto economico
13 A questo proposito, è importante tener conto e valutare attentamente quanto affermano le Linee comuni per la vita dei nostri seminari: « Intanto riconosciamo un dato problematico che tocca non superficialmente la natura stessa del seminario tradizionale: il progressivo attenuarsi in molti seminari di una sufficiente e plausibile consistenza comunitaria.
Alcuni parametri non possono in alcun modo essere sottovalutati: il numero degli alunni, l'effettiva presenza di sufficienti figure educative, il respiro della proposta formativa, le condizioni abitative proporzionate, la possibilità di frequentare studi seriamente organizzati e di collegarsi con significative esperienze ecclesiali, che rappresentino una qualificata introduzione alla mentalità pastorale.
È evidente che le singole Chiese locali, le quali comprensibilmente aspirano ad assumersi direttamente il compito della formazione dei propri sacerdoti, sono chiamate a compiere un discernimento delicato circa le reali possibilità di garantire la qualità e la continuità dei contesti formativi.
Esse devono considerare lucidamente le situazioni di fatto e disporsi a qualche coraggiosa decisione.
Le Conferenze Episcopali Regionali non tardino a promuovere un'analisi esauriente di questa problematica [ … ].
A tal riguardo sono da sviluppare con nuova sensibilità le intuizioni e le esperienze che hanno condotto, anche in tempi recenti, alla creazione di seminari e di istituti di teologia regionali, se si vuole approdare a qualche scelta profetica di fraterna cooperazione in un campo tanto rilevante » ( Linee comuni, 4;
cfr RF, 21;
Apostolorum successores, 85 )
14 Cfr Linee comuni, 34
15 Cfr Pastores dabo vobis, 66;
Direttive sulla preparazione degli educatori, 83;
Linee comuni, 5
16 Linee comuni, 7;
cfr Pastores dabo vobis, 65
17 Cfr CIC, can. 233, § 1