La giustizia nel mondo

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Per mettere in atto il Concilio Vaticano II, Paolo VI annuncia la regolare convocazione del sinodo dei vescovi.

Il sinodo del 1971 produce un documento molto forte capace di sostenere l'azione attiva della Chiesa nei riguardi delle problematiche della giustizia e della pace a livello globale.

I vescovi cominciano con il riconoscere le strutture dell'ingiustizia nel mondo, e sottolineano la necessità di una conversione strutturale.

Tale cambio deve incorporare il principio della giustizia nelle relazioni umane.

La Chiesa, inoltre, deve affiancarsi ai poveri e oppressi per poter essere fedele al mandato del vangelo.

L'esplicitazione della missione sociale della chiesa che trova la sua fondazione nel famoso paragrafo n. 6 del documento, bilancia definitivamente l'impegno della chiesa, non più vista come tutta impegnata per mondo ultraterreno.

Il sinodo affronta i punti critici del tempo: tecnologia, corsa alle armi, nazionalismo, divisioni razziali e di classe, istruzione, e la concentrazione della ricchezza del mondo nelle mani di pochi.

La valutazione di tali fenomeni avviene alla luce di una teologia dell'incarnazione.

Il documento finisce con una nota di speranza.

La creazione tutta geme e soffre nell'attesa della manifestazione della gloria dei figli di Dio.

La radicale trasformazione del mondo, nella pasqua del Signore, dà pieno senso alla fatica umana tesa a ridurre l'ingiustizia, la violenza e l'odio, per progredire tutti insieme nella giustizia, nella libertà, nella fratellanza e nell'amore.

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