Chiesa/Confer/Sdomingo/DocF/DocF.txt Santo Domingo - Vangelo e cultura della vita Gesù Cristo, Vangelo del Padre 1 Convocati dal papa Giovanni Paolo II e mossi dallo Spirito di Dio nostro Padre, noi, vescovi partecipanti alla IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, riunita a Santo Domingo, in continuità con quelle precedenti di Rio de Janeiro, Medellin e Puebia, proclamiamo la nostra fede e il nostro amore a Gesù Cristo. Egli è lo stesso "ieri, oggi e sempre". ( Eb 13,8 ) Riuniti come in un nuovo cenacolo, attorno a Maria la Madre di Gesù, rendiamo grazie a Dio per il dono inestimabile della fede e per gli innumerevoli doni della sua misericordia. Domandiamo perdono alla sua bontà per le infedeltà. Animati dallo Spirito Santo ci disponiamo a dare impulso, con rinnovato ardore, a una nuova evangelizzazione, che si proietti verso un maggiore impegno per la promozione integrale dell'uomo e permei della luce del Vangelo le culture dei popoli latinoamericani. E lui che deve darci la saggezza per trovare i nuovi metodi e le nuove espressioni che rendano più comprensibile, oggigiorno, ai nostri fratelli, l'unico Vangelo di Gesù Cristo. E rispondere così ai nuovi interrogativi. 2 Nel contemplare, con uno sguardo di fede, la croce di Cristo piantata in questo continente cinque secoli fa, comprendiamo che fu lui, Signore della storia, a estendere l'annuncio della salvezza a dimensioni inaspettate. Crebbe così la famiglia di Dio e si moltiplicò "per gloria di Dio il numero di coloro che rendono grazie". ( 2 Cor 4,15 ) Dio si scelse un nuovo popolo tra gli abitanti di queste terre, i quali, sebbene sconosciuti al Vecchio Mondo, erano ben "conosciuti da Dio dall'inizio dei tempi e da lui abbracciati per sempre con quella paternità rivelata dal Figlio nella pienezza dei tempi". 3 Gesù Cristo è veramente il centro del disegno amoroso di Dio. Per questo ripetiamo con la Lettera agli Efesini: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cicli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo". ( Ef 1,3-5 ) Celebriamo Gesù Cristo, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione, ( Rm 4,25 ) che vive tra noi, nostra "speranza della gloria". ( Col 1,27 ) Egli è l'immagine del Dio invisibile, primogenito di ogni creatura nel quale furono create tutte le cose. Egli sostiene la creazione, verso di lui convergono tutte le strade dell'uomo, è il Signore dei tempi. In mezzo alle difficoltà e alle croci vogliamo continuare ad essere, nel nostro continente, testimoni dell'amore di Dio e profeti di quella speranza che non delude. Vogliamo iniziare una nuova era sotto il segno della speranza. Professione di fede 4 Benediciamo Dio che nel suo amore misericordioso "mandò il suo Figlio, nato da donna" ( Gal 4,4 ) per salvare tutti gli uomini. Così Gesù Cristo si fece uno di noi. ( Eb 2,17 ) Unto dallo Spirito Santo, ( Lc 1,15 ) nella pienezza dei tempi proclama la Buona Novella dicendo: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo". ( Mc 1,15 ) Questo Regno inaugurato da Gesù ci rivela in primo luogo Dio stesso come "un Padre amoroso e pieno di compassione",12 che chiama tutti, uomini e donne, a entrarvi. Per sottolineare questo aspetto, Gesù si è avvicinato soprattutto a quanti, a causa della propria miseria, stavano ai margini della società, annunciando loro la "Buona Novella". ( Lc 4,18 ) A tutte le vittime del rifiuto e del disprezzo, consapevoli delle proprie privazioni, Gesù dice: "Beati voi poveri". ( Lc 6,20 ) In questo modo i bisognosi e i peccatori possono dunque sentirsi amati da Dio e oggetto della sua immensa tenerezza. ( Lc 15,1-32 ) 5 L'accesso al regno di Dio si realizza mediante la fede nella parola di Gesù, suggellata dal battesimo, testimoniata nella sequela, nella condivisione della sua vita, della sua morte e risurrezione. ( Rm 6,9 ) Ciò esige una profonda conversione, ( Mc 1,15; Mt 4,17 ) una rottura con ogni forma di egoismo, in un mondo segnato dal peccato; ( Mt 7,21; Gv 14,15 ) vale a dire una adesione all'annuncio delle beatitudini. ( Mt 5,1-10 ) Il mistero del Regno, nascosto in Dio per secoli e generazioni ( Col 1,26 ) e presente nella vita e nelle parole di Gesù, identificato con la sua persona, è dono del Padre ( Lc 12,32; Mt 20,23 ) e consiste nella comunione, gratuitamente offerta, dell'essere umano con Dio, ( Gv 14,23 ) che comincia da questa vita e giunge a piena realizzazione nella eternità. L'amore di Dio si testimonia nell'amore fraterno ( 1 Gv 4,20 ) dal quale non può essere separato: "Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi". ( 1 Gv 4,12 ) "Perciò, la natura del Regno è la comunione di tutti gli esseri umani tra di loro e con Dio".26 6 Al fine di realizzare il Regno, Gesù "costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare", ( Mc 3,14 ) ai quali rivelò i "misteri" del Padre rendendoli suoi amici ( Gv 15,15 ) e continuatori della stessa missione che egli aveva ricevuto dal Padre suo, ( Gv 20,21 ) e stabilendo Pietro come fondamento della nuova comunità. ( Mt 16,18 ) Prima della sua ascesa al Padre, Gesù istituì il sacramento del suo amore, l'Eucaristia, ( Mc 14,22 ) memoriale del suo sacrificio. Il Signore rimane così in mezzo al suo popolo per alimentarlo con il suo corpo e con il suo sangue, rafforzando ed esprimendo la comunione e la solidarietà che deve regnare tra i cristiani, nel tempo in cui come pellegrini vanno per le strade del mondo con la speranza dell'incontro pieno con lui. Vittima senza macchia offerta a Dio, ( Eb 9,14 ) Gesù è allo stesso tempo il sacerdote che toglie il peccato con un'unica offerta. ( Eb 10,14 ) Egli, ed egli soltanto, è nostra salvezza, nostra giustizia, nostra pace e nostra riconciliazione. In lui siamo stati riconciliati con Dio e per mezzo di lui ci fu affidato il "ministero della riconciliazione". ( 2 Cor 5,19 ) Egli abbatte ogni muro che separa gli uomini e i popoli. ( Ef 2,14 ) Per questo oggi, in questo tempo di nuova evangelizzazione, vogliamo ripetere con l'apostolo Paolo: "Lasciatevi riconciliare con Dio". ( 2 Cor 5,20 ) 7 Confessiamo che Gesù, che veramente risuscitò e salì al cielo, è Signore, consustanziale col Padre, che "in lui abita tutta la pienezza della divinità"; ( Col 2,9 ) seduto alla sua destra, merita il tributo della nostra adorazione. "La risurrezione conferisce una portata universale al messaggio di Cristo, alla sua azione e a tutta la sua missione". Cristo è risorto per comunicarci la sua vita. Dalla sua pienezza tutti abbiamo ricevuto la grazia. ( Gv 1,16 ) Gesù Cristo, che è morto per liberarci dal peccato e dalla morte, è risorto per renderci figli di Dio in lui. Se non fosse risorto, "vana è la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede". ( 1 Cor 15,14 ) Egli è nostra speranza, ( 1 Tm 1,1; 1 Tm 3,14-16 ) poiché può salvare coloro che si avvicinano a Dio, ed è sempre vivo per intercedere in nostro favore. ( Eb 7,25 ) Secondo la promessa di Gesù, lo Spirito Santo è stato riversato sugli apostoli riuniti con Maria nel cenacolo. ( At 1,12-14; At 2,1 ) Con il dono dello Spirito nella Pentecoste, la Chiesa è stata inviata ad annunciare il Vangelo. A partire da quel giorno, essa, nuovo popolo di Dio ( 1 Pt 2,9-10 ) e corpo di Cristo, ( 1 Cor 12,27; Ef 4,12 ) è ordinata al Regno, del quale è germe, segno e strumento fino alla fine dei tempi. Da allora fino ai nostri giorni, con la predicazione e il battesimo la Chiesa genera nuovi figli di Dio, concepiti a opera dello Spirito Santo e nati da Dio. 8 Nella comunione della fede apostolica, che per bocca di Pietro confessò in Palestina: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo", ( Mt 16,16 ) oggi facciamo nostre le parole di Paolo VI richiamate da Giovanni Paolo II all'inizio dei nostri lavori: "Cristo! Cristo, nostro principio, Cristo, nostra vita e nostra guida. Cristo nostra speranza e nostro termine… Nessun'altra luce sia librata su questa adunanza che non sia Cristo, luce del mondo; nessun'altra verità interessi gli animi nostri che non siano le parole del Signore, unico nostro Maestro; nessun'altra aspirazione ci guidi che non sia il desiderio d'esser a lui assolutamente fedeli; nessun'altra fiducia ci sostenga se non quella che francheggia, mediante la parola di lui, la nostra desolata debolezza…". Sì, confessiamo che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. Egli è il Figlio unigenito del Padre, fatto uomo nel seno della Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo, che venne nel mondo per liberarci da ogni schiavitù del peccato, per darci la grazia dell'adozione filiale, e per riconciliarci con Dio e con gli uomini. Egli è il Vangelo vivente dell'amore del Padre. In lui l'umanità trova la misura della propria dignità e il significato del proprio sviluppo. 9 Riconosciamo la drammatica situazione in cui il peccato pone l'uomo. Perché l'uomo, creato buono, a immagine di Dio stesso, signore responsabile della creazione, nel peccare ha determinato l'inimicizia con Lui e, diviso in se stesso, ha rotto la solidarietà con il prossimo e distrutto l'armonia della natura. In ciò riconosciamo l'origine dei mali individuali e collettivi che lamentiamo in America Latina: le guerre, il terrorismo, la droga, la miseria, le oppressioni e le ingiustizie, la menzogna istituzionalizzata, l'emarginazione di gruppi etnici, la corruzione, gli attacchi alla famiglia, l'abbandono dei bambini e degli anziani, le campagne contro la vita, l'aborto, la strumentalizzazione della donna, il saccheggio dell'ambiente, in poche parole tutto ciò che caratterizza una cultura di morte. Chi ci libererà da queste forze di morte?. ( Rm 7,24 ) Solo la grazia di nostro Signore Gesù Cristo, offerta ancora una volta agli uomini e alle donne dell'America Latina, come chiamata alla conversione del cuore. La rinnovata evangelizzazione che ora intraprendiamo deve essere dunque un invito a "convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini", affinché noi cristiani diveniamo come l'anima in tutti gli ambienti della vita sociale. 10 Identificati con Cristo che vive in ognuno ( Gal 2,20 ) e guidati dallo Spirito Santo, i figli di Dio ricevono nel proprio cuore la legge dell'amore. In questo modo possono rispondere all'esigenza di essere perfetti come il Padre che è nei cieli, ( Mt 5,48 ) seguendo Gesù Cristo e prendendo la propria croce ogni giorno, fino a dare la vita per lui. ( Mc 8,34-36 ) 11 Crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica e la amiamo. Essa è fondata da Gesù Cristo "sopra il fondamento degli apostoli" ( Ef 2,20 ) i cui successori, i vescovi, presiedono le diverse Chiese particolari. In comunione tra loro e presieduti nella carità dal vescovo di Roma, essi servono le loro Chiese particolari di modo che in ognuna di esse sia viva ed operante la Chiesa di Cristo. Ella è "la prima beneficiarla della salvezza: Cristo se l'è acquistata con il suo sangue ( At 20,28 ) e l'ha fatta sua collaboratrice nell'opera della salvezza universale". Pellegrina in questo continente, è presente e si realizza come comunità di fratelli sotto la guida dei vescovi. Fedeli e pastori, radunati dallo Spirito Santo attorno alla Parola e alla mensa dell'Eucaristia, sono a loro volta inviati a proclamare il Vangelo, annunciando Gesù Cristo e dando testimonianza di amore fraterno. 12 "La Chiesa peregrinante per sua natura è missionaria, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre". L'evangelizzazione è la sua ragione d'essere; esiste per evangelizzare. Per l'America Latina, provvidenzialmente animata da un nuovo ardore evangelico, è giunta l'ora di portare la propria fede ai popoli che ancora non conoscono Cristo, nella certezza fiduciosa che "la fede si rafforza donandola". La Chiesa vuole realizzare in questi tempi una nuova evangelizzazione che trasmetta, consolidi e faccia maturare nei nostri popoli la fede in Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Questa evangelizzazione "conterrà sempre - come base, centro e insieme vertice del suo dinamismo - una chiara proclamazione che, in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato, la salvezza è offerta a ogni uomo, come dono di grazia e misericordia di Dio stesso". 13 L'annuncio cristiano, per sua propria forza, tende a sanare, affermare e promuovere l'uomo, a costituire una comunità fraterna, rinnovando l'umanità stessa e rendendole la propria piena dignità umana con la novità del battesimo e della vita secondo il Vangelo. L'evangelizzazione promuove lo sviluppo integrale, esigendo da parte di tutti e di ognuno il pieno rispetto dei propri diritti e la piena osservanza dei propri doveri, al fine di creare una società giusta e solidale, in marcia verso la sua pienezza nel Regno definitivo. L'uomo è chiamato a collaborare e a essere strumento dell'evangelizzazione, assieme a Gesù Cristo. In America Latina, continente religioso e sofferente, urge una nuova evangelizzazione che proclami senza equivoci il Vangelo della giustizia, dell'amore e della misericordia. Sappiamo che, in virtù dell'incarnazione, Cristo si è unito in certo modo a ogni uomo. Egli è la perfetta rivelazione dell'uomo all'uomo e colui che gli svela la sublimità della sua vocazione. Gesù Cristo penetra nel cuore dell'umanità e invita tutte le culture a lasciarsi condurre dal suo spirito verso la pienezza, elevando in esse ciò che è buono e purificando ciò che si presenta segnato dal peccato. Ogni evangelizzazione deve essere, pertanto, inculturazione del Vangelo. In questo modo ogni cultura può arrivare a essere cristiana, vale a dire a fare riferimento a Cristo e ispirarsi a lui e al suo messaggio. Gesù Cristo è, infatti, la misura di ogni cultura e di ogni opera umana. L'inculturazione del Vangelo è un imperativo della sequela di Gesù ed è necessaria per restaurare il volto sfigurato del mondo. È un'opera che si realizza nel progetto di ogni popolo, rinvigorendo la sua identità e liberandolo dai poteri della morte. Per questo possiamo annunciare con fiducia: uomini e donne dell'America Latina, aprite i cuori a Gesù Cristo! Egli è la via, la verità e la vita, chi lo segue non cammina nelle tenebre! ( Gv 14,6; Gv 8,12 ) 14 Crediamo che Cristo, il Signore, deve tornare per portare alla pienezza il regno di Dio e consegnarlo al Padre, ( 1 Cor 15,24 ) dopo che già l'intera creazione sarà stata trasformata nei "nuovi cieli e terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia". ( 2 Pt 3,13 ) Là raggiungeremo la comunione perfetta del cielo, nella gioia della visione eterna della Trinità. Uomini e donne, che si siano mantenuti fedeli al Signore, vinti una volta per tutte il peccato, il diavolo e la morte, giungeranno alla propria pienezza umana, partecipando della stessa natura divina. ( 2 Pt 1,4 ) Allora Cristo ricapitolerà e riconcilierà pienamente la creazione, tutto sarà suo e Dio sarà tutto in tutti. ( 1 Cor 15,28 ) 15 Confermando la fede del nostro popolo vogliamo proclamare che la Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, è la prima redenta e la prima credente. Maria, donna di fede, è stata pienamente evangelizzata, è la più perfetta discepola ed evangelizzatrice. ( Gv 2,1-12 ) È il modello di tutti i discepoli ed evangelizzatori per la sua testimonianza di preghiera, di ascolto della parola di Dio e di pronta e fedele disponibilità al servizio del Regno, fino alla croce. La sua figura materna fu decisiva affinché gli uomini e le donne dell'America Latina si riconoscessero nella propria dignità di figli di Dio. Maria è il sigillo distintivo della cultura del nostro continente. Madre ed educatrice del nascente popolo latinoamericano, in Santa Maria di Guadalupe, per mezzo del beato Juan Diego, viene offerto "un grande esempio di evangelizzazione perfettamente inculturata". Ci ha preceduto nel pellegrinaggio della fede e nella via verso la gloria, e accompagna i nostri popoli che la invocano con amore fino al momento in cui ci incontreremo definitivamente col suo Figlio. Con gioia e gratitudine accogliamo il dono immenso della sua maternità, della sua tenerezza e protezione, e aspiriamo ad amarla allo stesso modo in cui Gesù Cristo la amò. Per questo la invochiamo quale Stella della prima e della nuova evangelizzazione. A 500 anni dalla prima evangelizzazione 16 "Nei popoli dell'America, Dio ha scelto un nuovo popolo, …lo ha reso partecipe del suo Spirito. Mediante l'evangelizzazione e la fede in Cristo, Dio ha rinnovato la sua alleanza con l'America Latina". Il 1492 fu un anno chiave in questo processo di predicazione della Buona Novella. Infatti, "ciò che la Chiesa celebra in questa commemorazione non sono avvenimenti storici più o meno discutibili, ma una realtà splendida e permanente che non si può sottovalutare: l'arrivo della fede, la proclamazione e la diffusione del messaggio evangelico nel continente [americano]. E lo celebra nel senso più profondo e teologico del termine, come si celebra Gesù Cristo, Signore della storia e dei destini dell'umanità". 17 La presenza creatrice, provvida e salvatrice di Dio accompagnava già la vita di questi popoli. I "semi del Verbo", presenti nel profondo senso religioso delle culture precolombiane, attendevano la rugiada feconda dello Spirito. Tali culture offrivano nei propri fondamenti, assieme ad altri aspetti bisognosi di purificazione, aspetti positivi come l'apertura all'azione di Dio, il senso della gratitudine per i frutti della terra, il carattere sacro della vita umana e la valorizzazione della famiglia, il senso di solidarietà e di corresponsabilità nel lavoro comune, l'importanza dell'elemento cultuale, il credere in una vita ultraterrena e tanti altri valori che arricchiscono l'anima latinoamericana. Questa religiosità naturale predisponeva gli indigeni americani a una più pronta ricezione del Vangelo, quantunque vi siano stati evangelizzatori non sempre in grado di riconoscere quei valori. 18 Come conseguenza, l'incontro del cattolicesimo iberico con le culture americane diede luogo a un peculiare processo di meticciato, che sebbene abbia presentato aspetti conflittuali, mette in evidenza sia le radici cattoliche sia la singolare identità del continente. Il suddetto processo di meticciato, percepibile anche in molteplici forme di religiosità popolare e di arte meticcia, è congiunzione dell'eterno cristiano con quanto è peculiare dell'America, e sin dalla prima ora si estese in lungo e in largo per il continente. La storia ci mostra che "fu compiuta una valida, feconda e ammirevole opera evangelizzatrice e che, tramite questa, la verità su Dio e sull'uomo giunse in America a un punto tale che, di fatto, l'evangelizzazione stessa divenne una sorta di banco d'accusa per i responsabili di simili abusi [cioè i colonizzatori spesso senza scrupoli]". 19 L'opera di evangelizzazione, ispirata dallo Spirito Santo, che all'inizio ebbe come generosi protagonisti soprattutto mèmbri di ordini religiosi, fu un'opera comune di tutto il popolo di Dio, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici. Tra questi ultimi occorre segnalare pure la collaborazione degli stessi indigeni battezzati, ai quali si aggiunsero, con il passare del tempo, catechisti afroamericani. Quella prima evangelizzazione ebbe i suoi strumenti privilegiati in uomini e donne di vita santa. Gli strumenti pastorali furono un'instancabile predicazione della Parola, la celebrazione dei sacramenti, la catechesi, il culto mariano, la pratica delle opere di misericordia, la denuncia delle ingiustizie, la difesa dei poveri e la particolare sollecitudine per la educazione e la promozione umana. 20 I grandi evangelizzatori difesero i diritti e la dignità degli aborigeni e censurarono "le ingiustizie commesse contro gli indios all'arrivo dei conquistatori". Anche i vescovi, dal canto loro, nei loro concili e in altri incontri, nelle lettere ai re di Spagna e di Portogallo e nei decreti delle visite pastorali, rivelano questo atteggiamento profetico di denuncia, unito all'annuncio del Vangelo. Così dunque "come potrebbe la Chiesa, che con i suoi religiosi, sacerdoti e vescovi è sempre stata accanto agli indigeni, dimenticare, in questo V Centenario, le sofferenze enormi inflitte agli abitanti di questo continente durante l'epoca della conquista e della colonizzazione? Bisogna riconoscere in tutta sincerità gli abusi commessi, dovuti alla mancanza d'amore da parte di quelle persone che non seppero vedere negli indigeni dei fratelli, figli dello stesso Dio Padre". Disgraziatamente queste pene si sono prolungate, in alcune forme, fino ai nostri giorni. Uno degli episodi più tristi della storia latinoamericana e dei Caraibi fu il trasferimento forzato di un enorme numero di africani come schiavi. Alla tratta dei neri parteciparono istituzioni governative e private di quasi tutti i paesi dell'Europa atlantica e delle Americhe. Il disumano traffico schiavista, la mancanza di rispetto verso la vita, l'identità personale e familiare e le etnie sono un oltraggio scandaloso nella storia dell'umanità. Vogliamo con Giovanni Paolo II domandare perdono a Dio per questo "olocausto sconosciuto" al quale parteciparono "persone battezzate ma che non hanno vissuto la loro fede". 21 Guardando al periodo storico più recente, continuiamo a imbatterci nelle tracce vive di una cultura antica di secoli, nel cui nucleo è presente il Vangelo. Questa presenza è testimoniata in maniera particolare dalla vita dei santi americani, che, nel vivere in pienezza il Vangelo, sono stati i testimoni più autentici, credibili e qualificati di Gesù Cristo. La Chiesa ha proclamato le virtù eroiche di molti di loro, a partire dal beato indio Juan Diego, santa Rosa da Lima e san Martin de Porres fino a san Ezequiel Moreno. In questo V Centenario vogliamo ringraziare gli innumerevoli missionari, operatori pastorali e laici anonimi, molti dei quali hanno agito nel silenzio, e specialmente quanti sono giunti fino alla testimonianza del sangue per amore di Gesù. Gesù Cristo, evangelizzatore vivente nella sua Chiesa 22 "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". ( Mt 28,19-20 ) "In queste parole è contenuto il proclama solenne della evangelizzazione". Il Santo Padre ci ha convocato per impegnare la Chiesa dell'America Latina e dei Caraibi in una nuova evangelizzazione e "tracciare ora, per i prossimi anni, una nuova strategia evangelizzatrice, un progetto globale di evangelizzazione". Vogliamo presentare alcuni elementi che ci serviranno come base per concretizzare questi orientamenti nelle Chiese locali del continente. A partire dalla nuova evangelizzazione, "elemento unificante" o "idea centrale" che ha illuminato la nostra Conferenza, comprenderemo nella sua vera dimensione la promozione umana, risposta alla "delicata e difficile situazione in cui attualmente si trova l'America Latina" e metteremo a fuoco la sfida del dialogo tra il Vangelo e i distinti elementi che conformano le nostre culture per purificarle e perfezionarle dall'interno, con l'insegnamento e l'esempio di Gesù, fino ad arrivare a una cultura cristiana. La nuova evangelizzazione 23 Ogni evangelizzazione prende avvio dal mandato di Cristo ai suoi apostoli e successori, si sviluppa nella comunità dei battezzati, nel seno di comunità vive che condividono la fede ed è rivolta a rafforzare la vita di adozione filiale in Cristo, che si esprime principalmente nell'amore fraterno. Dopo che ci saremo domandati che cos'è la nuova evangelizzazione potremo meglio comprendere come essa abbia il suo punto di partenza nella Chiesa, nella forza dello Spirito, in un continuo processo di conversione, come cerchi di testimoniare l'unità nella diversità dei ministeri e dei carismi e viva intensamente il suo impegno missionario. Solo una Chiesa evangelizzata è capace di evangelizzare. Le tragiche situazioni di ingiustizia e sofferenza della nostra America, che si sono fatte ancora più acute dopo Puebla, chiedono risposte che potrà dare solo una Chiesa segno di riconciliazione e portatrice della vita e della speranza che scaturiscono dal Vangelo. 24 Che cos'è la nuova evangelizzazione? La nuova evangelizzazione ha come punto di partenza la certezza che in Cristo sono presenti "imperscrutabili ricchezze" ( Ef 3,8 ) che non esauriscono nessuna epoca o cultura e alle quali noi uomini possiamo sempre ricorrere per il nostro arricchimento. Parlare di nuova evangelizzazione significa riconoscere che ne è esistita una antica o prima. Sarebbe improprio parlare di nuova evangelizzazione di tribù o di popoli che non abbiano mai ricevuto il Vangelo. In America Latina ci si può esprimere in questo modo, poiché da 500 anni qui si è compiuta una prima evangelizzazione. Parlare di nuova evangelizzazione non significa che quella precedente sia stata nulla, infruttuosa o non duratura. Significa che oggi ci sono sfide nuove, nuove istanze che si presentano ai cristiani e alle quali è urgente rispondere. Parlare di nuova evangelizzazione, come ha avvertito il Papa nel discorso inaugurale di questa IV Conferenza, non significa proporre un nuovo Vangelo diverso dal primo: c'è un solo e unico Vangelo dal quale si possono attingere lumi nuovi per i problemi nuovi. Parlare di nuova evangelizzazione non vuoi dire rievangelizzare. In America Latina non si tratta di prescindere dalla prima evangelizzazione, ma piuttosto di partire dai ricchi e abbondanti valori che essa ha lasciato per approfondirli e completarli correggendo le precedenti carenze. La nuova evangelizzazione sorge in America Latina come risposta ai problemi che presenta la realtà di un continente nel quale esiste una tale separazione tra fede e vita che arriva fino a produrre clamorose situazioni di ingiustizia, diseguaglianza sociale e violenza. Implica affrontare la grandiosa opera di infondere energie al cristianesimo dell'America Latina. Secondo Giovanni Paolo II la nuova evangelizzazione è qualcosa di operativo, di dinamico. È innanzitutto una chiamata alla conversione7 e alla speranza, che si fonda sulle promesse di Dio e che ha come certezza indistruttibile la risurrezione di Cristo, primo annuncio e radice di ogni evangelizzazione, fondamento di ogni promozione umana, principio di ogni autentica cultura cristiana. È pure un nuovo ambito vitale, una nuova Pentecoste dove l'accoglimento dello Spirito Santo farà sorgere un popolo rinnovato, costituito da uomini liberi consapevoli della propria dignità e capaci di forgiare una storia veramente umana. È il complesso di mezzi, azioni e atteggiamenti utili a porre il Vangelo in dialogo attivo con la modernità e il postmoderno, sia per interpellarli, sia per lasciarsi interpellare da questi. È anche lo sforzo di inculturare il Vangelo nella situazione attuale delle nostre culture. 25 Il soggetto della nuova evangelizzazione è tutta la comunità ecclesiale secondo la propria natura: noi vescovi, in comunione con il Papa, i nostri presbiteri e diaconi, i religiosi e le religiose, e tutti gli uomini e le donne; perché tutti costituiamo il popolo di Dio. 26 La nuova evangelizzazione ha come finalità il formare uomini e comunità mature nella fede e dare risposta alla nuova situazione che stiamo vivendo, provocata dai cambiamenti sociali e culturali della modernità. Deve tenere presente l'urbanizzazione, la povertà e l'emarginazione. La nostra situazione è segnata dal materialismo, dalla cultura della morte, dall'invasione delle sette e di proposte religiose di varia origine. Questa situazione nuova porta con sé anche nuovi valori, l'ansia di solidarietà, di giustizia, la ricerca religiosa e il superamento di ideologie totalizzanti. Destinatari della nuova evangelizzazione sono anche le classi medie, i gruppi, le popolazioni, gli ambienti di vita e di lavoro, caratterizzati dalla scienza, dalla tecnica e dagli strumenti della comunicazione sociale. La nuova evangelizzazione ha il compito di suscitare l'adesione personale a Gesù Cristo e alla Chiesa di tanti uomini e donne battezzati che vivono il cristianesimo senza energia, che "hanno perduto il senso vivo della fede, o addirittura non si riconoscono più come mèmbri della Chiesa, conducendo un'esistenza lontana da Cristo e dal suo Vangelo". 27 Il contenuto della nuova evangelizzazione è Gesù Cristo, Vangelo del Padre, il quale annunciò con gesti e parole che Dio è misericordioso con tutte le sue creature, che ama l'uomo di un amore senza limiti e che ha voluto entrare nella sua storia per mezzo di Gesù Cristo, morto e risorto per noi, per liberarci dal peccato e da tutte le sue conseguenze e per renderci partecipi della sua vita divina. In Cristo tutto acquisisce significato. Egli rompe l'orizzonte ristretto in cui il secolarismo rinchiude l'uomo, gli restituisce la sua verità e la sua dignità di figlio di Dio e non permette che alcuna realtà temporale, ne gli Stati, ne l'economia, ne la tecnica si trasformino per gli uomini nella realtà ultima alla quale debbano sottomettersi. Detto con parole di Paolo VI, evangelizzare è annunciare "il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio". Questa evangelizzazione troverà la forza rinnovatrice nella fedeltà alla parola di Dio, il suo luogo di accoglienza nella comunità ecclesiale, il suo soffio creatore nello Spirito Santo, che crea nell'unità e nella diversità, alimenta la ricchezza carismatica e ministeriale e si proietta nel mondo mediante l'impegno missionario. 28 Come deve essere questa nuova evangelizzazione? Il Papa ci ha risposto: nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nella sua espressione. Nuova nel suo ardore. Gesù Cristo ci chiama a rinnovare il nostro ardore apostolico. Per questo invia il suo Spirito che infiamma oggi il cuore della Chiesa. L'ardore apostolico della nuova evangelizzazione scaturisce da una radicale conformazione a Gesù Cristo, il primo evangelizzatore. Quindi il migliore evangelizzatore è il santo, l'uomo delle beatitudini. Una evangelizzazione nuova nel suo ardore suppone una fede solida, una carità pastorale intensa e una forte fedeltà che, sotto l'azione dello Spirito, generi una spiritualità, un entusiasmo incontenibile nel compito di annunciare il Vangelo, in grado di risvegliare la capacità di credere per accogliere la Buona Novella della salvezza. 29 Nuova nei suoi metodi. Nuove situazioni richiedono nuove vie per l'evangelizzazione. Non possono mancare la testimonianza e l'incontro personale, la presenza del cristiano in tutto ciò che costituisce l'umano, così come la fiducia nell'annuncio salvatore di Gesù ( kérygmà ) e nell'azione dello Spirito Santo. Occorre impiegare, sotto l'azione dello Spirito creatore, la immaginazione e la creatività, affinché il Vangelo giunga a tutti, in maniera pedagogica e convincente. Poiché viviamo in una cultura dell'immagine dobbiamo essere audaci nell'utilizzare i mezzi che la tecnica e la scienza ci offrono, pur senza mai riporre in essi tutta la nostra fiducia. D'altra parte è necessario utilizzare quei mezzi che consentano al Vangelo di arrivare al centro della persona e della società, alle radici stesse della cultura e "non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale". 30 Nuova nella sua espressione. Gesù Cristo ci chiede di proclamare la Buona Novella con un linguaggio che renda lo stesso Vangelo di sempre più vicino alle nuove realtà culturali di oggi. A partire dalla ricchezza inesauribile di Cristo, occorre cercare le nuove espressioni che consentano di evangelizzare gli ambienti contrassegnati dalla cultura urbana e inculturare il Vangelo nelle nuove forme della cultura che si sta imponendo. La nuova evangelizzazione deve inculturarsi di più nel modo di essere e di vivere delle nostre culture, tenendo in considerazione le particolarità delle diverse culture, specialmente quelle indigene e afroamericane. ( Urge imparare a parlare secondo la mentalità e la cultura di chi ascolta, in sintonia con le sue forme di comunicazione e con i mezzi che sono in uso ). Così la nuova evangelizzazione continuerà nella linea dell'incarnazione del Verbo. La nuova evangelizzazione esige la conversione pastorale della Chiesa. Tale conversione deve essere coerente con il Concilio. Coinvolge tutto e tutti: a livello della coscienza e della prassi personale e comunitaria, dei rapporti di eguaglianza e di autorità; con strutture e dinamismi che rendano presente ogni volta con maggior chiarezza la Chiesa, in quanto segno efficace, sacramento di salvezza universale. La Chiesa chiamata alla santità Chiarificazione dottrinale 31. Durante la nostra IV Conferenza siamo stati, come Maria, in ascolto della Parola per comunicarla ai nostri popoli. Abbiamo percepito che il Signore Gesù ripeteva la chiamata a una vita santa, ( Ef 1,4 ) fondamento di tutta la nostra azione missionaria. La Chiesa, come mistero di unità, trova la sua fonte in Gesù Cristo. Solo in lui può dare i frutti di santità che Dio attende da essa. Solo partecipando del suo Spirito può trasmettere agli uomini l'autentica parola di Dio. Soltanto la santità di vita alimenta e orienta una vera promozione umana e una vera cultura cristiana. Solo con lui, per lui e in lui può dare a Dio, Padre onnipotente, l'onore e la gloria nei secoli dei secoli. Chiamata alla santità 32 La Chiesa è comunità santa ( 1 Pt 2,9 ) in primo luogo per la presenza in essa dell'Agnello che la santifica attraverso il suo Spirito. ( Ap 2l,22ss; Ap 22,1-5; Ef 1,18; 1 Cor 3,16; 1 Cor 6,19 )18 Perciò i suoi membri devono sforzarsi ogni giorno di vivere, nella sequela di Gesù e nell'obbedienza allo Spirito, "per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità". ( Ef 1,4 ) Questi sono gli uomini e le donne nuovi di cui hanno bisogno l'America Latina e i Caraibi: quelli che hanno ascoltato con cuore buono e perfetto ( Lc 8,15 ) la chiamata alla conversione ( Mc 1,15 ) e sono rinati nello Spirito Santo secondo l'immagine perfetta di Dio, ( Col 1,15; Rm 8,29 ) che chiamano Dio "Padre" ed esprimono il proprio amore a lui nel riconoscimento dei propri fratelli, che sono beati perché partecipano della gioia del Regno, che sono liberi con la libertà che da la Verità e solidali con tutti gli uomini, specialmente con quelli che più soffrono. La Chiesa ha raggiunto nella santissima Vergine la perfezione in virtù della quale è senza macchia ne ruga. La santità "è la chiave dell'ardore rinnovato della nuova evangelizzazione". Convocata dalla Parola 33 La Chiesa, comunità santa convocata dalla Parola, ha tra i suoi compiti principali di predicare il Vangelo. Noi vescovi delle Chiese particolari che sono pellegrine in America Latina e nei Caraibi, assieme a tutti i partecipanti riuniti a Santo Domingo, vogliamo fare nostro, con il rinnovato ardore che i tempi richiedono, l'appello ricevuto dal Papa, successore di Pietro, a intraprendere una nuova evangelizzazione, ben consapevoli che evangelizzare significa necessariamente annunciare con gioia il nome, la dottrina, la vita, le promesse, il Regno e il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio. Kérygma e catechesi. A partire dalla situazione generalizzata di molti battezzati che in America Latina non hanno dato la propria adesione personale a Gesù Cristo al tempo della prima conversione, nel ministero profetico della Chiesa si impone, in maniera prioritaria e fondamentale, l'energica proclamazione dell'annuncio di Gesù morto e risorto ( kérygma ), radice di ogni evangelizzazione, fondamento di ogni promozione umana e principio di ogni autentica cultura cristiana. Questo ministero profetico della Chiesa comprende anche la catechesi che, attualizzando incessantemente la rivelazione amorevole di Dio, manifestata in Gesù Cristo, porta la fede iniziale alla sua maturità ed educa il vero discepolo di Gesù Cristo. Essa deve nutrirsi della parola di Dio letta e interpretata nella Chiesa e celebrata nella comunità, in modo che, nello scrutare il mistero di Cristo, contribuisca a presentarlo come Buona Novella nelle situazioni storiche dei nostri popoli. Appartiene ugualmente al ministero profetico della Chiesa il servizio che i teologi prestano al popolo di Dio. Il loro operato, radicato nella parola di Dio e svolto in aperto dialogo con i pastori, in piena fedeltà al magistero, è nobile e necessario. Il loro lavoro, svolto in tal modo, può contribuire all'inculturazione della fede e all'evangelizzazione delle culture, come pure a nutrire una teologia che dia impulso alla pastorale e promuova la vita cristiana integrale, fino alla ricerca della santità. Un lavoro teologico così inteso da impulso all'impegno in favore della giustizia sociale, dei diritti umani e della solidarietà con i più poveri. Non dimentichiamo, tuttavia, che la funzione profetica di Cristo è partecipata da tutto il "popolo santo di Dio" e che questo l'esercita in primo luogo "quando gli rende una viva testimonianza, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità". La testimonianza di vita cristiana è la prima e insostituibile forma dell'evangelizzazione, come fece presente con forza Gesù in diverse occasioni ( Mt 7,21-23; Mt 25,31-46; Lc 10,37; Lc 19,1-10 ) e come insegnarono anche gli apostoli. ( Gc 2,14-18 ) Celebrazione liturgica 34 La Chiesa santa trova il senso ultimo della propria convocazione nella vita di preghiera, lode e rendimento di grazie, che cielo e terra rivolgono a Dio per le "grandi e mirabili… opere". ( Ap 15,3ss; Ap 7,9-17 ) Questa è la ragione per cui la liturgia "è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù". Tuttavia, la liturgia è azione del Cristo totale, capo e membra, e, come tale, deve esprimere il senso più profondo della sua oblazione al Padre: obbedire, facendo di tutta la propria vita la rivelazione dell'amore del Padre per gli uomini. Come la celebrazione dell'ultima cena è essenzialmente unita alla vita e al sacrificio di Cristo sulla croce e lo rende quotidianamente presente per la salvezza di tutti gli uomini, così pure coloro che lodano Dio, riuniti attorno all'Agnello, sono coloro che mostrano nella propria vita i segni testimoniali della consegna di Gesù. ( Ap 7,13ss ) Per questo il culto cristiano deve esprimere il doppio aspetto dell'obbedienza al Padre ( glorificazione ) e della carità verso i fratelli ( redenzione ), poiché la gloria di Dio è che l'uomo viva. Tale culto, lungi dall'alienare gli uomini, li libera e li rende fratelli. 35 Il servizio liturgico, così compiuto nella Chiesa, ha di per se stesso un valore evangelizzatore che la nuova evangelizzazione deve porre in una posizione di grande rilievo. Nella liturgia si rende presente oggi Cristo Salvatore. La liturgia è annuncio e realizzazione dei fatti salvifici che arrivano a toccarci sacramentalmente; per questo convoca, celebra e invia. È esercizio della fede, utile tanto per colui che ha fede solida quanto per colui che ha fede fragile, e anche per i non credenti. ( 1 Cor 14,24-25 ) Sostiene l'impegno nella promozione umana, in quanto orienta i credenti verso l'assunzione della propria responsabilità nella costruzione del Regno, affinché "divenga manifesto che i fedeli di Cristo non sono di questo mondo e tuttavia sono luce del mondo". La celebrazione non può essere qualcosa di separato o parallelo rispetto alla vita. ( 1 Pt 1,15 ) Infine, è specialmente attraverso la liturgia che il Vangelo penetra nel cuore stesso delle culture. Tutta la cerimonia liturgica di ogni sacramento possiede anche un valore pedagogico; il linguaggio dei segni è il miglior veicolo perché "il messaggio di Cristo penetri nelle coscienze delle persone e ( a partire da lì ) si proietti nell'ethos di un popolo, nelle sue abitudini di vita, nelle sue istituzioni e in tutte le sue strutture". Per questo, le forme della celebrazione liturgica devono essere adatte ad esprimere il mistero che si celebra e, allo stesso tempo, essere chiare e intellegibili agli uomini e alle donne. Religiosità popolare 36 La religiosità popolare è un'espressione privilegiata dell'inculturazione della fede. Non si tratta solo di espressioni religiose, ma anche di valori, criteri, comportamenti e atteggiamenti che nascono dalla dottrina cattolica e costituiscono la saggezza del nostro popolo, formando la sua matrice culturale. Tale celebrazione della fede, tanto importante nella vita della Chiesa dell'America Latina e dei Caraibi, è presente nella nostra preoccupazione pastorale. Le parole di Paolo VI, recepite e sviluppate dalla Conferenza di Puebla in proposte chiare, sono ancora oggi valide. È necessario che riaffermiamo il nostro proposito di proseguire gli sforzi per comprendere sempre meglio e accompagnare con atteggiamenti pastorali i modi di sentire e vivere, di comprendere ed esprimere il mistero di Dio e di Cristo dei nostri popoli, affinché, purificati dalle loro possibili limitazioni e deviazioni, giungano a trovare il proprio posto nelle nostre Chiese locali e nella loro azione pastorale. Contemplazione e impegno 37 Vogliamo concludere queste parole sulla Chiesa come mistero di comunione che si realizza pienamente nella santità dei suoi mèmbri, ricordando e ringraziando Dio per la vita contemplativa e monastica presente oggi in America Latina. La santità, che è lo sviluppo della vita della fede, della speranza e della carità, ricevuta dal battesimo, cerca la contemplazione del Dio che ama e di Gesù Cristo suo Figlio. L'azione profetica non si comprende, ne è vera e autentica, se non a partire da un incontro reale e amorevole con Dio che attrae irresistibilmente. ( Am 3,8; Ger 20,7-9; Os 2,16ss ) Senza una capacità di contemplazione, la liturgia, che è accesso a Dio attraverso dei segni, si trasforma in un'azione carente di profondità. Ringraziamo Dio per la presenza di uomini e donne consacrati alla contemplazione in una vita vissuta secondo i dettami evangelici; essi sono un segno vivente della santità di tutto il popolo di Dio e una chiamata potente per tutti i cristiani a crescere nella preghiera come espressione di fede ardente e impegnata, di amore fedele che contempla Dio nella sua vita intima trinitaria e nella sua azione salvifica nella storia, e di speranza indistruttibile in Colui che tornerà per introdurci nella gloria del Padre suo. ( Gv 20,17 ) Sfide 38 Le considerazioni fatte circa la santità della Chiesa, il suo carattere profetico e la sua vocazione alla celebrazione liturgica, ci portano a riconoscere alcune sfide che ci sembrano fondamentali, alle quali è necessario rispondere, perché la Chiesa costituisca in America Latina e nei Caraibi il mistero della comunione degli uomini con Dio e tra loro. Nella Chiesa si moltiplicano i gruppi di preghiera, i movimenti di apostolato, forme nuove di vita e spiritualità contemplativa, oltre a diverse espressioni della religiosità popolare. Molti laici prendono coscienza della propria responsabilità pastorale nelle sue diverse forme. Aumenta l'interesse per la Bibbia, il quale esige una pastorale biblica adeguata che dia ai fedeli laici i criteri per rispondere alle insinuazioni di un'interpretazione fondamentalista o a un allontanamento dalla vita della Chiesa per rifugiarsi nelle sette. 39 Tra i nostri stessi cattolici il disconoscimento della verità su Gesù Cristo e delle verità fondamentali della fede è un fatto molto frequente e, in alcuni casi, questa ignoranza è associata a una perdita del senso del peccato. Spesso la religiosità popolare, nonostante i suoi immensi valori, non è purificata da elementi estranei all'autentica fede cristiana, ne porta sempre all'adesione personale a Cristo morto e risorto. 40 Predichiamo poco a riguardo dello Spirito che agisce nei cuori e li converte, rendendo così possibile la santità, lo sviluppo delle virtù e del coraggio di prendere ogni giorno la croce di Cristo. ( Mt 10,38; Mt 16,24 ) 41 Tutto questo ci obbliga a insistere sull'importanza del primo annuncio ( kérygmà ) e sulla catechesi. Rendiamo grazie a Dio per gli sforzi di tanti catechisti e catechiste che compiono il proprio servizio ecclesiale con sacrificio, suggellato a volte con la propria vita. Tuttavia dobbiamo riconoscere come pastori che ancora molto resta da fare. Esiste ancora molta ignoranza religiosa, la catechesi non arriva a tutti e molte volte arriva in forma superficiale, incompleta riguardo ai suoi contenuti, o in maniera puramente intellettuale, senza forza per trasformare la vita delle persone e dei loro ambienti. 42 È andata perduta in larga misura la pratica della "direzione spirituale" che sarebbe molto necessaria per la formazione dei laici più impegnati, oltre a essere condizione perché maturino vocazioni sacerdotali e religiose. 43 Rispetto alla liturgia resta ancora molto da fare in relazione sia all'assimilazione nelle nostre celebrazioni del rinnovamento liturgico, promosso dal Vaticano II, sia all'aiuto da dare ai fedeli perché facciano della celebrazione eucaristica l'espressione del proprio impegno personale e comunitario verso il Signore. Non si è raggiunta ancora piena coscienza di ciò che significa la centralità della liturgia come fonte e culmine della vita ecclesiale; molti hanno perso il senso del "giorno del Signore" e dell'esigenza eucaristica che comporta; persiste la poca partecipazione della comunità cristiana, e appaiono coloro che cercano di appropriarsi della liturgia senza considerare il suo vero senso ecclesiale. È stata trascurata a tutti i livelli la formazione liturgica seria e permanente secondo le istruzioni e i documenti del magistero. Ancora non ci si dedica al processo di una sana inculturazione della liturgia; in modo tale che le celebrazioni per molti sono ancora un qualcosa di ritualistico e di privato, che non li rende consapevoli della presenza trasformatrice di Cristo e del suo Spirito, ne si traduce in un impegno solidale per la trasformazione del mondo. 44 La conseguenza di tutto ciò è una mancanza di coerenza tra la fede e la vita in molti cattolici, compresi, a volte, noi stessi o alcuni dei nostri operatori pastorali. La mancanza di formazione dottrinale e di profondità nella vita della fede rende molti cattolici facile preda del secolarismo, dell'edonismo e del consumismo, che pervadono la cultura moderna e, in ogni caso, li rende incapaci di evangelizzarla. Linee pastorali 45 La nuova evangelizzazione esige una rinnovata spiritualità che, illuminata dalla fede che si proclama, animi, con la sapienza di Dio, l'autentica promozione umana e sia il fermento di una cultura cristiana. Pensiamo che occorra continuare e accentuare la formazione dottrinale e spirituale dei fedeli cristiani, e in primo luogo del clero, di religiosi e religiose, di catechisti e operatori pastorali, mettendo chiaramente in rilievo il primato della grazia di Dio che salva attraverso Gesù Cristo nella Chiesa, per mezzo della carità vissuta e attraverso la efficacia dei sacramenti. 46 Occorre annunciare Gesù in maniera tale che l'incontro con lui porti al riconoscimento del peccato nella propria vita e alla conversione, in una esperienza profonda della grazia dello Spirito ricevuta nel battesimo e nella confermazione. Questo presuppone una rivalutazione del sacramento della penitenza, la cui pastorale dovrebbe estendersi alla direzione spirituale per coloro che mostrano una maturità sufficiente da trame giovamento. 47 Dobbiamo fare in modo che tutti i mèmbri del popolo di Dio assumano la dimensione contemplativa della propria consacrazione battesimale e "imparino a pregare" imitando l'esempio di Gesù Cristo, ( Lc 11,1 ) in maniera che la preghiera sia sempre unita alla missione apostolica nella comunità cristiana e nel mondo. Di fronte a molti - anche cristiani - che cercano risposte alle proprie ansie di vita interiore in pratiche estranee al cristianesimo, dobbiamo saper offrire la ricca dottrina e la lunga esperienza che possiede la Chiesa. 48 Una tale evangelizzazione di Cristo e della sua vita divina in noi deve mostrare l'esigenza ineludibile di adeguare la condotta al modello che egli ci offre. La coerenza della vita dei cristiani con la propria fede è condizione per l'efficacia della nuova evangelizzazione. Per questo è necessario conoscere bene le situazioni concrete vissute dall'uomo contemporaneo per offrirgli la fede come elemento illuminante. Questo presuppone pure una chiara predicazione della morale cristiana che comprenda sia la condotta personale e familiare, sia quella sociale. La prassi di piccole comunità pastoralmente ben assistite costituisce un buon mezzo per imparare a vivere la fede in stretta comunione con la vita e in una proiezione missionaria. In questo campo è molto significativo anche il contributo dei movimenti di apostolato. 49 La nuova evangelizzazione deve accentuare una catechesi kerygmatica e missionaria. Per la vitalità della comunità ecclesiale, si richiedono più catechisti e operatori pastorali, dotati di una solida conoscenza della Bibbia che li metta in condizione di leggerla alla luce della tradizione e del magistero della Chiesa, per illuminare, a partire dalla parola di Dio, la propria realtà personale, comunitaria e sociale. Essi saranno strumenti particolarmente efficaci dell'inculturazione del Vangelo. La nostra catechesi deve avere un itinerario continuato, che si estenda dall'infanzia fino all'età adulta, utilizzando gli strumenti più adeguati per ogni età e situazione. I catechismi sono sussidi molto importanti per la catechesi; sono allo stesso tempo via e frutto di un processo di inculturazione della fede. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, già annunciato dal papa Giovanni Paolo II, orienterà l'elaborazione dei nostri futuri catechismi. 50 La funzione profetica della Chiesa che annuncia Gesù Cristo deve mostrare sempre i segni del vero "coraggio" ( At 4,13; 1 Ts 2,2 ) in totale libertà di fronte a qualsiasi potere di questo mondo. Parte necessaria di ogni predicazione e di ogni catechesi deve essere la dottrina sociale della Chiesa, che costituisce la base e lo stimolo dell'autentica opzione preferenziale per i poveri. 51 Le nostre Chiese locali, che si esprimono pienamente nella liturgia e in primo luogo nell'Eucaristia, devono promuovere una formazione liturgica seria e permanente del popolo di Dio a tutti i livelli, affinché possa vivere la liturgia in maniera spirituale, cosciente e attiva. Questa formazione dovrà tenere in considerazione la presenza viva di Cristo nella celebrazione, il suo valore pasquale e festivo, il ruolo attivo che spetta all'assemblea e il suo dinamismo missionario. Una speciale preoccupazione deve essere quella di promuovere e dare una seria formazione a coloro che sono incaricati di guidare la preghiera e la celebrazione della Parola in assenza del sacerdote. Ci sembra, infine, che sia urgente dare alla domenica, ai tempi liturgici e alla celebrazione della Liturgia delle Ore tutto il loro significato e la loro forza evangelizzatrice. 52 La celebrazione comunitaria deve aiutare a integrare in Cristo e nel suo mistero gli avvenimenti della propria vita, deve far crescere nella fraternità e nella solidarietà, deve attrarre tutti. 53 Dobbiamo promuovere una liturgia che, in totale fedeltà allo spirito che il Vaticano II volle ricuperare in tutta la sua purezza, trovi, entro le norme date dalla Chiesa, l'adozione di forme, segni e azioni propri delle culture dell'America Latina e dei Caraibi. In questa operazione si dovrà porre una speciale attenzione alla valorizzazione della pietà popolare, che trova la sua espressione specialmente nella devozione alla santissima Vergine, nei pellegrinaggi ai santuari e nelle feste religiose illuminate dalla parola di Dio. Se noi pastori non ci impegniamo a fondo nell'accompagnare le espressioni della nostra religiosità popolare purificandole e aprendole a condizioni nuove, il secolarismo si imporrà con maggior forza nel nostro popolo latinoamericano e sarà più difficile l'inculturazione del Vangelo. Comunità ecclesiali vive e dinamiche 54 "Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in tè, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato". ( Gv 17,21 ) Questa è la preghiera di Gesù Cristo per la sua Chiesa. Per essa ha domandato che le sia dato di vivere l'unità, secondo il modello della unità trinitaria. Così cercarono di vivere i primi cristiani a Gerusalemme. Consapevoli del fatto che il momento storico che viviamo esige di "delineare il volto di una Chiesa viva e dinamica che cresce nella fede, si santifica, ama, soffre, si impegna e spera nel suo Signore", vogliamo tornare a riscoprire il Signore risorto che oggi vive nella sua Chiesa, si dona a essa, la santifica ( Ef 5,25-26 ) e la rende segno dell'unione di tutti gli uomini tra loro e di questi con Dio. Vogliamo riflettere questo "volto" nelle nostre Chiese particolari, nelle parrocchie e nelle altre comunità cristiane. Cerchiamo di dare impulso evangelizzatore alla nostra Chiesa a partire da uno stile di vita di comunione e partecipazione, che già si sperimenta in diverse forme di comunità esistenti nel nostro continente. La Chiesa particolare 55 Le Chiese particolari hanno come missione il prolungare per le diverse comunità "la presenza e l'azione evangelizzatrice di Cristo" poiché sono "formate a immagine della Chiesa universale, nelle quali e a partire dalle quali esiste la sola e unica Chiesa cattolica. La Chiesa particolare è chiamata a vivere il dinamismo di comunione missione: "La comunione e la missione sono profondamente congiunte tra loro, si compenetrano e si implicano mutuamente, al punto che la comunione rappresenta la sorgente e insieme il frutto della missione. (…) È sempre l'unico e identico Spirito colui che convoca e unisce la Chiesa e colui che la manda a predicare il Vangelo "fino agli estremi confini della terra" ( At 1,8 ) ". La Chiesa particolare è allo stesso modo "comunione organica… caratterizzata dalla compresenza della diversità e della complementarità delle vocazioni e delle condizioni di vita, dei ministeri, dei carismi e delle responsabilità". "Nell'unità della Chiesa locale che nasce dall'Eucaristia si trova tutto il collegio episcopale con a capo il successore di Pietro, come appartenente alla stessa essenza della Chiesa particolare. Intorno al vescovo e in perfetta comunione con lui devono nascere le parrocchie e le comunità cristiane come floride cellule di vita ecclesiale". La Chiesa particolare, conforme alla sua natura e alla sua missione, per radunare il popolo di Dio di un luogo o di una regione, conosce da vicino la vita, la cultura, i problemi delle sue componenti ed è chiamata a generare lì, con tutte le proprie forze, sotto l'azione dello Spirito, la nuova evangelizzazione, la promozione umana, l'inculturazione della fede. 56 In generale le nostre diocesi non hanno un numero sufficiente di operatori pastorali qualificati. Molte di esse non possiedono ancora una chiara e vera pianificazione pastorale. È urgente andare avanti nel cammino della comunione e della partecipazione, che molte volte è ostacolato dalla mancanza del senso di Chiesa e dell'autentico spirito missionario. 57 Per questo è indispensabile: - Promuovere l'aumento e l'adeguata formazione degli operatori per i diversi ambiti di attività pastorale, conforme all'ecclesiologia del Vaticano II e al magistero posteriore. - Dare impulso a processi globali, organici e pianificati, che facilitino e provvedano all'integrazione di tutti i mèmbri del popolo di Dio, delle comunità e dei diversi carismi, e li orientino alla nuova evangelizzazione, compresa la missione ad gentes. La parrocchia 58 La parrocchia, comunità di comunità e movimenti, accoglie le angosce e le speranze degli uomini, anima e orienta la comunione, la partecipazione e la missione. "Non è principalmente una struttura, un territorio, un edificio; è piuttosto "la famiglia di Dio, come una fraternità animata dallo spirito d'unità"… La parrocchia è una comunità di fede e una comunità organica…, nella quale il parroco - che rappresenta il vescovo diocesano - è il vincolo gerarchico con tutta la Chiesa particolare". La parrocchia è la Chiesa che si trova tra le case degli uomini, essa vive ed opera quindi profondamente inserita nella società umana e intimamente solidale con le sue aspirazioni e difficoltà. La parrocchia ha la missione di evangelizzare, di celebrare la liturgia, di dare impulso alla promozione umana, di accelerare l'inculturazione della fede nelle famiglie, nelle comunità ecclesiali di base, nei gruppi e nei movimenti di apostolato e, attraverso tutti questi, nella società. La parrocchia, comunione organica e missionaria, è così una rete di comunità. 59 Prosegue ancora lento il processo di rinnovamento della parrocchia nei suoi operatori pastorali e nella partecipazione dei fedeli laici. È urgente e indispensabile dare risposta agli interrogativi che si presentano alle parrocchie urbane, affinché queste possano rispondere alle sfide della nuova evangelizzazione. Esiste uno sfasamento tra il ritmo della vita moderna e i criteri che animano ordinariamente la parrocchia. 60 Dobbiamo mettere in pratica queste grandi linee: - Rinnovare le parrocchie a partire da strutture che permettano di settorializzare la pastorale attraverso piccole comunità ecclesiali nelle quali emerga la responsabilità dei fedeli laici. - Qualificare la formazione e la partecipazione dei laici, mettendoli in grado di incarnare il Vangelo nelle situazioni specifiche dove vivono od operano. - Nelle parrocchie urbane si devono privilegiare progetti congiunti nelle zone omogenee per organizzare servizi agili che facilitino la nuova evangelizzazione. - Rinnovare le proprie capacità di accoglienza e il proprio dinamismo missionario verso i fedeli che si sono allontanati e moltiplicare la presenza fisica della parrocchia mediante la creazione di cappelle e di piccole comunità. Le comunità ecclesiali di base 61 La comunità ecclesiale di base ( CEB ) è cellula viva della parrocchia, intesa questa come comunione organica e missionaria. La CEB in se stessa, normalmente composta da poche famiglie, è chiamata a vivere come comunità di fede, di culto e di amore; dev'esse-re animata da laici, uomini e donne, adeguatamente preparati nello stesso processo comunitario; gli animatori devono essere in comunione con il proprio parroco e con il vescovo. "Le comunità ecclesiali di base devono essere sempre caratterizzate da una decisa proiezione universalistica e missionaria che infonda loro un rinnovato dinamismo apostolico". "Sono un segno di vitalità della Chiesa, strumento di formazione e di evangelizzazione, valido punto di partenza per una nuova società fondata sulla "civiltà dell'amore"". 62 Quando non esiste un chiaro fondamento ecclesiologico e una ricerca sincera di comunione, queste comunità cessano di essere ecclesiali e possono essere vittima di manipolazione ideologica o politica. 63 Riteniamo necessario: - Ratificare la validità delle comunità ecclesiali di base sviluppando in esse uno spirito missionario e solidale e cercando la loro integrazione nella parrocchia, nella diocesi e nella Chiesa universale, in conformità con gli insegnamenti della Evangelii nuntìandi. - Elaborare piani di azione pastorale che assicurino la preparazione degli animatori laici che assistono queste comunità, in stretta comunione con il parroco e il vescovo. La famiglia cristiana 64 La famiglia cristiana è "Chiesa domestica", prima comunità evangelizzatrice. "Nonostante i problemi che ai nostri giorni insidiano il matrimonio e l'istituzione familiare, quest'ultima, quale "prima e vitale cellula della società", può generare grandi energie che sono necessarie per il bene dell'umanità". È necessario fare della pastorale familiare una priorità fondamentale, sentita, reale e operante. Fondamentale, come frontiera della nuova evangelizzazione. Sentita, vale a dire accolta e assunta da parte di tutta la comunità diocesana. Reale, perché sarà appoggiata concretamente e decisamente dal vescovo diocesano e dai suoi parroci. Operante significa che deve essere inserita in una pastorale organica. Questa pastorale deve essere aggiornata negli strumenti pastorali e scientifici. Ha bisogno di essere accolta a partire dai propri carismi da parte delle comunità religiose e dei movimenti in generale. Nell'unità dello Spirito e con diversità di ministeri e carismi 65 Il battesimo ci costituisce popolo di Dio, membra vive della Chiesa. Per l'azione dello Spirito Santo partecipiamo di tutte le ricchezze di grazia di cui ci fa dono il Risorto. È questo stesso Spirito che ci da la possibilità di riconoscere Gesù come Signore e ci porta a costruire l'unità della Chiesa a partire dai diversi carismi che egli ci affida per "l'utilità comune". ( 1 Cor 12,7 ) Qui sta la nostra grandezza e la nostra responsabilità: nell'essere portatori del messaggio di salvezza per gli altri. 66 Cosi il ministero salvifico di Cristo ( Mt 20,28; Gv 10,10 ) si attualizza attraverso il servizio di ognuno di noi. Esistiamo e serviamo in una Chiesa ricca in ministeri. I ministeri ordinati 67 Il ministero dei vescovi, in comunione con il successore di Pietro, e quello dei presbiteri e dei diaconi sono essenziali affinché la Chiesa risponda al disegno salvifico di Dio con l'annuncio della Parola, con la celebrazione dei sacramenti e nella conduzione pastorale. Il ministero ordinato è sempre un servizio all'umanità in ordine al Regno. Abbiamo ricevuto la "forza dallo Spirito Santo" ( At 1,8 ) per essere testimoni di Cristo e strumenti di vita nuova. Torniamo ad ascoltare oggi la voce del Signore che, con le sfide dell'ora presente, ci chiama e invia; vogliamo restare fedeli al Signore e agli uomini e alle donne, soprattutto ai più poveri, per il cui servizio siamo stati consacrati. La sfida dell'unità 68 Il Concilio ci ha ricordato la dimensione comunitaria del nostro ministero: collegialità episcopale, comunione presbiterale, unità tra i diaconi. A livello di continente e in ognuna delle nostre Chiese particolari esistono già organismi di integrazione e di coordinamento. È notorio lo sforzo di unità con i religiosi che condividono gli sforzi pastorali in ogni diocesi. Riconosciamo, tuttavia, che esistono motivi di preoccupazione nelle nostre Chiese particolari: divisioni e conflitti che non sempre riflettono l'unità che ha voluto il Signore. D'altra parte, la scarsità di ministri e il sovraccarico di lavoro che impone ad alcuni l'esercizio del proprio ministero, fanno sì che molti rimangano isolati. Pertanto si rende necessario vivere la riconciliazione nella Chiesa, ripercorrere ancora il cammino di unità e di comunione di noi pastori tra di noi e con le persone e le comunità che ci sono state affidate. 69 A questo fine ci proponiamo di: - Mantenere le strutture che sono al servizio della comunione tra i ministri ordinati, prestando particolare attenzione ai rispettivi ruoli sussidiari e senza trascurare le proprie competenze, in conformità con il diritto della Chiesa. Secondo le necessità e ciò che insegna l'esperienza, tali strutture possono essere rivedute e ridimensionate, precisandone competenze e natura. Tra queste istanze vi sono le conferenze episcopali, le province e regioni ecclesiastiche, i consigli presbiterali e, a livello continentale, il CELAM. - Promuovere, in maniera molto speciale, nella formazione iniziale dei futuri pastori e nella formazione permanente di vescovi, presbiteri e diaconi, lo spirito di unità e di comunione. L'esigenza di una profonda vita spirituale 70 Il sacerdozio procede dalla profondità dell'ineffabile mistero di Dio. La nostra esistenza sacerdotale nasce dall'amore del Padre, dalla grazia di Gesù Cristo e dall'azione santificatrice e unificante dello Spirito Santo; questa stessa esistenza viene realizzandosi per il servizio di una comunità, affinché tutti si facciano docili all'azione salvifica di Cristo. ( Mt 20,28 ) Il Sinodo episcopale del 1990 e l'Esortazione post-sinodale Pastores dabo vobis hanno delineato in maniera chiara le note caratteristiche di una spiritualità sacerdotale, con una insistenza profonda sulla carità pastorale. 71 Per queste ragioni ci proponiamo di: - Cercare nella nostra preghiera liturgica e privata e nel nostro ministero un rinnovamento spirituale permanente e profondo, affinché sulle labbra, nel cuore e nella vita di ognuno di noi sia sempre presente Gesù Cristo. - Crescere nella testimonianza di santità di vita alla quale siamo chiamati con l'aiuto dei mezzi che abbiamo già nelle nostre mani: "gli incontri di spiritualità sacerdotale, come gli esercizi spirituali, le giornate di ritiro o di spiritualità" e altri strumenti indicati dal documento pontificio post-sinodale. L'urgenza della formazione permanente 72 San Paolo raccomanda al suo discepolo di ravvivare il dono che ha ricevuto con l'imposizione delle mani. ( 2 Tm 1,6 ) Giovanni Paolo II ci ha ricordato che la Chiesa ha bisogno di presentare modelli credibili di sacerdoti che siano ministri convinti e fervidi della nuova evangelizzazione. Cresce la coscienza che sia necessaria, e che debba essere impartita in maniera integrale, una formazione permanente, intesa e accettata come cammino di conversione e strumento di fedeltà. Le implicazioni concrete che questa formazione ha per l'impegno del sacerdote nella nuova evangelizzazione richiedono di creare e stimolare canali concreti che possano assicurarla. Si manifesta con forza sempre maggiore la necessità di seguire da vicino questo processo di crescita, per far sì che le sfide che il secolarismo e l'ingiustizia lanciano possano essere comprese adeguatamente e ricevere risposta a partire dalla carità pastorale. Eguale attenzione dobbiamo prestare ai sacerdoti anziani o infermi. 73 Riteniamo importante: - Elaborare progetti e programmi di formazione permanente per vescovi, sacerdoti e diaconi, per le commissioni nazionali del clero e i consigli presbiterali. - Motivare e appoggiare tutti i ministri ordinati per una formazione permanente strutturata in maniera conforme agli orientamenti del magistero pontificio. L'indispensabile vicinanza alle nostre comunità 74 Il buon Pastore conosce le sue pecore ed esse lo conoscono. ( Gv 10,14 ) Servitori della comunione, vogliamo vegliare sulle nostre comunità con generoso dono di noi stessi, essendo modelli per il gregge. ( 1 Pt 5,1-5 ) Vogliamo che il nostro umile servizio faccia sentire a tutti che rendiamo presente Cristo capo, buon pastore e sposo della Chiesa. La prossimità a ogni persona permette ai pastori di condividere con loro le situazioni di dolore e ignoranza, di povertà ed emarginazione, gli aneliti di giustizia e di liberazione. È tutto un programma per vivere meglio la nostra condizione di ministri della riconciliazione, ( 2 Cor 5,18 ) dando a ognuno motivi di speranza ( 1 Pt 3,15 ) per l'annuncio di Gesù Cristo. ( Gal 5,1 ) 75 Noi vescovi ci proponiamo di organizzare meglio una pastorale di accompagnamento dei nostri presbiteri e diaconi, per sostenere coloro che si trovano in ambienti particolarmente difficili. - Noi tutti ministri vogliamo conservare una presenza umile e vicina, in mezzo alle nostre comunità, affinché tutti possano sentire la misericordia di Dio. Vogliamo essere testimoni di solidarietà con i nostri fratelli. L'attenzione ai diaconi permanenti 76 Per il servizio della comunione in America Latina, ha importanza il ministero dei diaconi. Essi sono, in forma molto privilegiata, segni del Signore Gesù "che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti". ( Mt 20,28 ) Il loro servizio sarà la testimonianza evangelica di fronte a una storia in cui si fa sempre più presente l'iniquità e si è raffreddata la carità. ( Mt 24,12 ) Per una nuova evangelizzazione che, attraverso il servizio della Parola e la dottrina sociale della Chiesa, risponda alle necessità di promozione umana e vada generando una cultura di solidarietà, il diacono permanente, per la sua condizione di ministro ordinato e inserito nelle complesse situazioni umane, ha un ampio campo di servizio nel nostro continente. 77 Vogliamo essere riconoscenti ai nostri diaconi più per quello che sono che per quello che fanno. - Vogliamo accompagnare i nostri diaconi nel discernimento, affinché conseguano una formazione iniziale e permanente adeguata alla loro condizione. - Continueremo la nostra riflessione sulla spiritualità propria dei diaconi, fondata in Cristo servo, affinché vivano con profondo senso di fede il proprio dono alla Chiesa e la propria integrazione con il presbiterio diocesano. - Vogliamo aiutare i diaconi sposati, affinché siano fedeli alla loro doppia sacramentalità: quella del matrimonio e quella dell'ordine e affinché le loro spose e i loro figli vivano e partecipino con loro nella diaconia. L'esperienza del lavoro e il loro ruolo di padri e di sposi li rende collaboratori molto qualificati per affrontare diverse realtà che urgono nelle nostre chiese particolari. - Ci proponiamo di creare gli spazi necessari affinché i diaconi collaborino nell'animazione di servizi nella Chiesa, individuando e promuovendo leaders, stimolando la corresponsabilità di tutti per una cultura della riconciliazione e della solidarietà. Vi sono situazioni e luoghi, soprattutto nelle zone rurali lontane e nelle grandi aree urbane densamente popolate, dove solo attraverso il diacono si rende presente un ministro ordinato. Le vocazioni al ministero presbiterale e i seminali 78 "In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli". ( Lc 6,12-13; Mc 3,13-14 ) "Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore". ( Mt 9,36 ) Nel segno di una Chiesa "comunione per la missione" il Signore, che ci chiama tutti alla santità, chiama alcuni per il servizio sacerdotale. La pastorale vocazionale: una priorità 79 Siamo di fronte a fatti innegabili: si verifica un aumento delle vocazioni sacerdotali, è cresciuto l'interesse per una pastorale che presenti ai giovani, con chiarezza, la possibilità di una chiamata del Signore. Tuttavia i giovani chiamati non possono sottrarsi ai cambiamenti familiari, culturali, economici e sociali del momento: la disintegrazione familiare può impedire una esperienza di amore che prepari per l'offerta generosa di tutta la vita. Il contagio di una società "permissiva" e consumista non favorisce una vita di austerità e di sacrificio. Può accadere che la motivazione della vocazione, senza che il candidato lo voglia, risulti viziata da fattori non evangelici. 80 Per questo riteniamo molto importante: - Strutturare una pastorale vocazionale inserita nella pastorale organica della diocesi, in stretto legame con la pastorale familiare e quella giovanile. È urgente preparare operatori e trovare risorse per questo settore della pastorale e sostenere l'impegno dei laici nella promozione di vocazioni consacrate. - Fondare la pastorale vocazionale nella preghiera, nella frequenza dei sacramenti dell'Eucaristia e della penitenza, nella catechesi della confermazione, nella devozione mariana, nell'accompagnamento tramite la direzione spirituale e in un impegno missionario concreto; questi sono i principali mezzi che aiuteranno i giovani nel proprio discernimento. - Incentivare le vocazioni che provengono da tutte le culture presenti nelle nostre Chiese particolari. Il Papa ci ha invitato a prestare attenzione alle vocazioni degli indigeni. 81 Conservano la propria validità i seminari minori e i centri affini, debitamente adattati alle condizioni dell'epoca attuale per i giovani degli ultimi anni di scuola media inferiore, nei quali inizia a manifestarsi un forte desiderio per l'opzione verso il sacerdozio. In alcuni paesi e in ambienti familiari molto deteriorati sono necessario queste istituzioni affinché i giovani crescano nella propria vita cristiana e possano fare una scelta vocazionale più matura. 82 Di fronte all'insorgere di vocazioni tra gli adolescenti, è nostro compito far sì che vi sia a loro riguardo una promozione, un discernimento e una formazione adeguati. - Nella nostra pastorale vocazionale terremo molto in considerazione le parole del Santo Padre: "condizione indispensabile per la nuova evangelizzazione è il poter contare su evangelizzatori numerosi e qualificati. Perciò, la promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose … deve essere una priorità per i vescovi e un impegno per tutto il popolo di Dio". I seminari 83 Segno di gioia e di speranza è la nascita di seminari maggiori nel nostro continente e l'aumento del loro numero di alunni. In generale, si lavora per un ambiente favorevole alla direzione spirituale e si cerca di "stare al passo" con la formazione, specialmente pastorale, dei futuri sacerdoti. Preoccupa, tuttavia, la difficoltà di trovare un'equipe di formatori adeguato alle necessità di ogni seminario, la cui mancanza produce un detrimento nella qualità della formazione. In molti casi il ceto sociale dal quale provengono i candidati "li segna" con abitudini di vita molto secolarizzate e li fa giungere al seminario con dei limiti nella propria formazione umana o intellettuale e anche nei fondamenti della propria fede cristiana. 84 Di fronte a queste realtà ci proponiamo di: - Assumere pienamente le direttive dell'Esortazione Pastores dabo vobis e revisionare, alla luce di essa, le nostre "Norme fondamentali per la formazione sacerdotale" in ogni paese. - Selezionare e preparare formatori, approfittando dei corsi che offrono il CELAM e altre istituzioni. Prima di aprire un seminario è necessario assicurare la presenza del gruppo di formatori. - Rivedere l'orientamento della formazione impartita in ciascuno dei nostri seminari affinché corrisponda alle esigenze della nuova evangelizzazione, con le relative conseguenze per la promozione umana e l'inculturazione del Vangelo. Senza sminuire le esigenze di una seria formazione integrale, interessarsi in maniera particolare della sfida che rappresenta la formazione sacerdotale di quei candidati che provengono da culture indigene e afroamericane. - Offrire una formazione integrale che già a partire dal seminario prepari la formazione permanente del sacerdote. La vita consacrata 85 La vita consacrata, come dono dello Spirito Santo alla sua Chiesa, che appartiene alla vita intima e alla santità della Chiesa, è manifestata dalla testimonianza eroica delle molte religiose e dei molti religiosi che, a partire dalla propria peculiare alleanza con Dio, rendono presente in tutte le situazioni, fino alle più difficili, la forza del Vangelo. Attraverso una vita fedele ai consigli evangelici partecipano del mistero e della missione di Cristo, irradiano i valori del Regno, glorificano Dio, animano la propria comunità ecclesiale e interpellano la società. ( Lc 4,14-21; Lc 9,1-6 ) I consigli evangelici hanno una profonda dimensione pasquale poiché già in sé presuppongono un'identificazione con Cristo, nella sua morte e risurrezione. Per la propria esperienza di testimonianza, la vita religiosa "deve essere sempre evangelizzatrice affinché quanti hanno bisogno delle luce della fede accolgano con gioia la Parola di salvezza; affinché i poveri e i più dimenticati sentano la vicinanza della solidarietà fraterna; affinché gli emarginati e gli abbandonati percepiscano l'amore di Cristo; affinché coloro che non hanno voce si sentano ascoltati; affinché coloro che sono trattati ingiustamente trovino difesa e aiuto". La Vergine Maria che appartiene tanto profondamente all'identità cristiana dei nostri popoli latinoamericani è modello di vita per i consacrati e sostegno sicuro della loro fedeltà. Come conseguenza del Vaticano II e sotto l'impulso di Medellin e Puebla, vi è stato uno sforzo di rinnovamento dei religiosi, un "ritorno alle fonti" e alla primitiva ispirazione degli istituti. Le conferenze dei superiori generali svolgono un ruolo importante per la vita consacrata; rispettando il fine e lo spirito di ogni istituto, trattano argomenti comuni e stabiliscono l'opportuna cooperazione con i pastori della Chiesa. La vita consacrata, essendo dono peculiare di Dio alla sua Chiesa, è necessariamente ecclesiale e arricchisce le chiese particolari. I religiosi dell'America Latina rinnovano la propria adesione al Papa. A partire dalle disposizioni di Mutuae relationes occorre uno sforzo di maggiore conoscenza reciproca tra le diverse forme di vita consacrata e le Chiese particolari. 86 Di singolare fecondità evangelizzatrice e missionaria è la vita contemplativa: essa testimonia con tutta la sua vita il primato dell'assoluto di Dio. Con gioia registriamo un aumento di vocazioni e l'invio ad altri paesi. 87 L'esperienza degli istituti secolari è significativa, ed essi sono in crescita. Secondo la propria consacrazione tentano di armonizzare i valori autentici del mondo contemporaneo con la sequela di Gesù vissuta a partire dalla condizione secolare; devono occupare, quindi, un posto importante nell'opera della nuova evangelizzazione per la promozione umana e l'inculturazione del Vangelo. 88 A questo lavoro di evangelizzazione contribuiscono pure generosamente, e sono chiamate a perseverare con le proprie caratteristiche specifiche, le società di vita apostolica. 89 Un'altra forma di consacrazione è quella delle vergini consacrate a Dio dal vescovo diocesano, spose mistiche di Gesù Cristo, che si impegnano al servizio della Chiesa. 90 La donna consacrata contribuisce a permeare del Vangelo i nostri processi di promozione umana integrale e da dinamismo alla pastorale della Chiesa. Ella si trova frequentemente nei luoghi di missione che presentano più difficoltà ed è particolarmente sensibile al grido dei poveri. Per questo è necessario conferirle maggiori responsabilità nella programmazione dell'azione pastorale e caritativa. 91 "Quest'opera di evangelizzazione ( dice il Papa ) è stata in gran parte frutto del vostro servizio missionario… Anche ai nostri giorni i religiosi e le religiose rappresentano una forza evangelizzatrice e apostolica fondamentale nel continente latinoamericano". Nella sua lettera ai religiosi dell'America Latina ( 29.6.1990 ) il Santo Padre prospetta loro le seguenti sfide: continuare "a essere all'avanguardia stessa della predicazione, dando sempre testimonianza del Vangelo della salvezza"; "evangelizzare a partire da una profonda esperienza di Dio"; mantenere vivi i carismi dei fondatori; evangelizzare in stretta collaborazione con i vescovi, i sacerdoti e i laici, dando esempio di rinnovata comunione; essere all'avanguardia nell'evangelizzazione delle culture; rispondere alle necessità di evangelizzare oltre le nostre frontiere. Linee pastorali 92 Questa IV Conferenza segnala i seguenti impegni e linee di azione pastorale in riferimento alla vita consacrata: - Riconoscere la vita consacrata come un dono per le nostre Chiese particolari. - Incentivare la vocazione alla santità nelle religiose e nei religiosi, valorizzando la loro vita per la loro stessa esistenza e testimonianza. Per questo vogliamo rispettare e incentivare la fedeltà a ogni carisma di fondazione come contributo alla Chiesa. - Dialogare nelle commissioni miste e negli altri organismi previsti nel documento della Santa Sede Mutuae relationes per rispondere alle varie tensioni e ai vari conflitti a partire dalla comunione ecclesiale. Vogliamo che nei nostri seminari si incoraggi la conoscenza della teologia della vita religiosa e che, nelle case di formazione dei religiosi, si dia speciale importanza alla teologia della Chiesa particolare presieduta dal vescovo e, oltre a ciò, si offra una conoscenza della spiritualità specifica del sacerdote diocesano. - Vogliamo incoraggiare le iniziative dei superiori generali in favore di una formazione iniziale e permanente e di un accompagnamento spirituale dei religiosi e delle religiose, affinché questi possano rispondere alle sfide della nuova evangelizzazione. Cercheremo di promuovere uno spirito missionario che risvegli nei religiosi l'anelito di servire al di là "delle nostre frontiere". - Appoggiare e assumere l'esistenza e la presenza missionaria dei religiosi nella Chiesa particolare, soprattutto quando la loro opzione per i poveri li mette all'avanguardia, in situazioni di maggiore difficoltà o d'inserimento più impegnato. 93 Fare in modo che i religiosi e le religiose, che si trovano a lavorare nella pastorale della Chiesa particolare, lo facciano sempre in perfetta comunione con il vescovo e i presbiteri. I fedeli laici nella Chiesa e nel mondo 94 Il popolo di Dio è costituito nella sua maggioranza da fedeli cristiani laici. Essi sono chiamati da Cristo come Chiesa, agenti e destinatari della Buona Notizia di salvezza, a svolgere nel mondo, vigna di Dio, un compito evangelizzatore indispensabile. A essi si dirigono oggi le parole del Signore: "Andate anche voi nella mia vigna" ( Mt 20,4 ) e queste altre: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura". ( Mc 16,15 ) Come conseguenza del battesimo i fedeli sono inseriti in Cristo e sono chiamati a vivere il triplice ufficio sacerdotale, profetico e regale. Questa vocazione deve essere alimentata costantemente dai pastori nelle Chiese particolari. I laici oggi nelle nostre Chiese 95 Oggi, come segno dei tempi, vediamo un gran numero di laici impegnati nella Chiesa; esercitano diversi ministeri, servizi e funzioni nelle comunità ecclesiali di base o attività nei movimenti ecclesiali. Cresce sempre di più la coscienza della loro responsabilità nel mondo e nella missione "ad gentes". Aumenta così il senso evangelizzatore dei fedeli cristiani. I giovani evangelizzano i giovani. I poveri evangelizzano i poveri. I fedeli laici impegnati manifestano una sentita necessità di formazione e di spiritualità. 96 Tuttavia si constata che la maggior parte dei battezzati non ha ancora preso piena coscienza della propria appartenenza alla Chiesa. Si sentono cattolici, ma non Chiesa. Pochi assumono i valori cristiani come elemento della propria identità culturale e pertanto non sentono la necessità di un impegno ecclesiale ed evangelizzatore. Come conseguenza, il mondo del lavoro, della politica, dell'economia, della scienza, dell'arte, della letteratura e degli strumenti della comunicazione sociale non è guidato da criteri evangelici. Così si spiega l'incoerenza che si verifica tra la fede che dicono di professare e l'impegno reale nella vita. Si constata anche che i laici non sono sempre adeguatamente accompagnati dai pastori nella scoperta e nella maturazione della propria vocazione. La persistenza di una certa mentalità clericale in numerosi operatori pastorali, chierici e persino laici, il dedicarsi con preferenza a lavori intraecclesiali e un'insufficiente formazione di molti laici, li priva della possibilità di dare risposte efficaci alle sfide attuali della società. Le sfide per i laici 97 Le urgenze dell'ora presente in America Latina e nei Caraibi reclamano: - Che tutti i laici siano protagonisti della nuova evangelizzazione, della promozione umana e della cultura cristiana. È necessaria una costante promozione del laicato, libera da ogni clericalismo e senza riduzione all'ambito intraecclesiale. - Che i battezzati non evangelizzati siano i principali destinatari della nuova evangelizzazione. Questa si porterà effettivamente a termine solo se i laici coscienti del proprio battesimo rispondono alla chiamata di Cristo a convertirsi in protagonisti della nuova evangelizzazione. È urgente uno sforzo per favorire, nell'ambito della comunione ecclesiale, la ricerca della santità dei laici e l'esercizio della loro missione. Principali linee pastorali 98 Accrescere l'esperienza della Chiesa-comunione, che ci porta alla corresponsabilità nella missione della Chiesa. Incentivare la partecipazione dei laici nei consigli pastorali, a diversi livelli della struttura ecclesiale. Evitare che i laici riducano la propria azione all'ambito intraecclesiale, spingendoli a penetrare gli ambienti socioculturali e ad essere in essi protagonisti della trasformazione della società alla luce del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa. Promuovere i consigli di laici, in piena comunione con i pastori e in adeguata autonomia, come luoghi d'incontro, dialogo e servizio, che contribuiscono al rafforzamento dell'unità, della spiritualità e dell'organizzazione del laicato. Questi consigli di laici sono anche spazi di formazione e possono costituirsi in ogni diocesi nella Chiesa di ogni paese e comprendere tanto i movimenti di apostolato quanto i laici, impegnati nell'evangelizzazione, che non fanno parte di gruppi apostolici. 99 Incentivare una formazione integrale, graduale e permanente dei laici mediante organismi che agevolino la "formazione di formatori" e programmino corsi e scuole diocesane e nazionali, riservando una particolare attenzione alla formazione dei poveri. Noi pastori cercheremo, come obiettivo pastorale immediato, di dare impulso alla preparazione di laici che si distinguano nel campo dell'educazione, della politica, degli strumenti della comunicazione sociale, della cultura e del lavoro. Stimoleremo una pastorale specifica per ciascuno di questi settori in maniera tale che quanti vi sono presenti avvertano tutto il sostegno dei propri pastori. Saranno compresi anche i militari, ai quali spetta il compito di essere sempre al servizio della libertà, della democrazia e della pace dei popoli. Tenendo presente che la santità è una chiamata rivolta a tutti i cristiani, i pastori forniranno i mezzi adeguati che favoriscano, nei laici, un'autentica esperienza di Dio. Incentiveranno anche pubblicazioni specifiche di spiritualità laicale. 100 Favorire l'organizzazione dei fedeli laici a tutti i livelli della struttura pastorale, fondata sui criteri di comunione e di partecipazione, rispettando "la libertà associativa dei fedeli laici nella Chiesa". Ministeri conferiti ai laici 101 Il Documento di Puebla raccolse l'esperienza del continente in merito ai ministeri conferiti ai laici e diede orientamenti chiari affinché, in accordo con i carismi di ogni persona e con le necessità di ogni comunità, si stimolasse "una speciale creatività nello stabilire ministeri o servizi che possano essere esercitati dai laici, secondo le necessità dell'evangelizzazione". Il Sinodo dei vescovi del 1987 e l'Esortazione apostolica Christìfideles laici hanno insistito sull'importanza di mostrare che questi ministeri "hanno il loro fondamento sacramentale nel battesimo e nella confermazione". Fedeli agli orientamenti del Santo Padre, vogliamo continuare a favorire queste esperienze che offrono ampie opportunità di partecipazione ai laici e che rispondono alle necessità di molte comunità, le quali, senza questa valida collaborazione, mancherebbero di ogni accompagnamento nella catechesi, nella preghiera e nell'animazione dei propri impegni sociali e caritativi. Teniamo in considerazione che "nuove espressioni e nuovi metodi" per la nostra missione evangelizzatrice trovano ampi spazi di realizzazione in "ministeri, uffici e funzioni" che possono essere svolti da alcuni laici attentamente scelti e preparati. Una forma adeguata potrebbe essere quella di affidare a un'intera famiglia l'incarico pastorale di animare altre famiglie, una volta che si sia adeguatamente preparata per questo ufficio. I movimenti e le associazioni ecclesiali 102 Come risposta alle situazioni di secolarismo, di ateismo e di indifferenza religiosa e come frutto della aspirazione e del bisogno religiosi, lo Spirito Santo ha suscitato la nascita di movimenti e di associazioni di laici che hanno già prodotto molti frutti nelle nostre Chiese. I movimenti attribuiscono una importanza fondamentale alla parola di Dio, alla preghiera comunitaria e riservano un'attenzione particolare all'azione dello Spirito. Ci sono pure casi in cui all'esperienza di una fede condivisa fa sempre seguito una necessità di cristiana comunione dei beni, primo passo verso un'economia di solidarietà. Le associazioni di apostolato sono legittime e necessarie; seguendo l'orientamento del Concilio si riconosce un posto particolare all'Azione cattolica per il suo profondo legame con la Chiesa particolare. Di fronte ai rischi di alcuni movimenti e associazioni che possono finire col chiudersi in se stessi, è particolarmente urgente tenere in considerazione i "criteri di ecclesialità" indicati nell'Esortazione post-sinodale Christifideles laici al n. 30. È necessario accompagnare i movimenti in un processo di inculturazione più definito e promuovere la formazione di movimenti con una maggiore caratterizzazione latinoamericana. "La Chiesa nutre grande speranza in tutti quei laici che, con entusiasmo e con efficacia evangelica, operano attraverso i nuovi movimenti apostolici, che devono essere coordinati nella pastorale di insieme e che rispondono alla necessità di una maggiore presenza della fede nella vita sociale". I laici, linea pastorale prioritaria 103 L'importanza della presenza dei laici nell'opera della nuova evangelizzazione, che conduce alla promozione umana e arriva a dare forma a tutto il mondo della cultura con la forza del Risorto, ci permette di affermare che una linea prioritaria della nostra pastorale, frutto di questa IV Conferenza, deve essere quella di una Chiesa nella quale i fedeli cristiani laici siano protagonisti. Un laicato ben strutturato con una formazione permanente, maturo e impegnato, è il segno di Chiese particolari che hanno preso molto sul serio l'impegno della nuova evangelizzazione. Le donne 104 In Cristo, pienezza dei tempi, l'eguaglianza e la complementarità con cui l'uomo e la donna furono creati ( Gen 1,27 ) si rende possibile perché "non c'è più uomo ne donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù". ( Gal 3,28 ) Gesù accolse le donne, restituì loro la propria dignità e affidò loro, dopo la sua risurrezione, la missione di annunciarlo. Cristo, "nato da donna", ( Gal 4,4 ) ci da Maria, che, "nel mistero della Chiesa, è la prima, dando in maniera eminente e singolare l'esempio della vergine e della madre". Ella è protagonista della storia per la sua cooperazione libera, portata alla massima partecipazione con Cristo. Maria ha svolto un ruolo molto importante nell'evangelizzazione delle donne latinoamericane e ha fatto di loro delle evangelizzatrici efficaci, come spose, madri, religiose, lavoratrici, contadine, professioniste. Continuamente ispira loro la forza per dare la vita, chinarsi davanti al dolore, resistere e dare speranza quando la vita è maggiormente minacciata, trovare alternative quando le strade si chiudono, come compagna attiva, libera e animatrice della società. Situazione 105 Nel nostro tempo la società e la Chiesa sono cresciute nella coscienza dell'uguale dignità della donna e dell'uomo. Sebbene teoricamente si riconosca questa eguaglianza, nella pratica frequentemente la si disconosce. La nuova evangelizzazione dev'essere promotrice decisa e attiva del riconoscimento della dignità della donna; ciò presuppone un approfondimento del ruolo della donna nella Chiesa e nella società. Oggi si diffondono diverse concezioni che, a riguardo della natura e della missione della donna, si pongono in maniera riduttiva: si nega la sua specifica dimensione femminile, la si pospone quando si tratta della sua dignità e dei suoi diritti, la si trasforma in oggetto di piacere, con un ruolo secondario nella vita sociale. Di fronte a tutto ciò vogliamo proporre la dottrina evangelica sulla dignità e la vocazione della donna, sottolineando che il suo ruolo "come madre, difende la vita ed educa la famiglia". 106 Nella famiglia e nella costruzione del mondo guadagna oggi terreno una maggiore solidarietà tra uomini e donne, ma ci vogliono ancora altri passi più concreti verso la reale eguaglianza e verso la scoperta che entrambi si realizzano nella reciprocità. Tanto nella famiglia come nelle comunità ecclesiali e nelle diverse organizzazioni di un paese, le donne sono coloro che maggiormente comunicano, sostengono e promuovono la vita, la fede e i valori. Esse sono state, lungo i secoli, "l'angelo custode dell'anima cristiana di questo continente". Questo riconoscimento si scontra scandalosamente con la frequente realtà della sua emarginazione, dei pericoli a cui è sottoposta la sua dignità, della violenza di cui è fatta molte volte oggetto. A colei che da e che difende la vita viene negata una vita degna. La Chiesa si sente chiamata a stare dalla parte della vita e a difenderla nella donna. Impegni pastorali 107 Riteniamo urgenti queste linee di azione: - Denunciare coraggiosamente gli oltraggi subiti dalle donne latinoamericane e caraibiche, soprattutto da contadine, indigene, afroamericane, emigrate e operaie, compresi quelli che si commettono attraverso gli strumenti della comunicazione sociale contro la sua dignità. - Promuovere la formazione integrale, affinché si verifichi una vera presa di coscienza della comune dignità dell'uomo e della donna. - Annunciare profeticamente la vera natura della donna, prendendo dal Vangelo la luce e la speranza di quello che ella è in pienezza, senza ridurla a modalità culturali transitorie. - Creare spazi perché la donna possa scoprire i suoi peculiari valori, apprezzarli e metterli apertamente a disposizione della società e della Chiesa. 108 Sviluppare la coscienza dei sacerdoti e dei laici che hanno ruoli di responsabilità affinché accettino e valorizzino le donne nella comunità ecclesiale e nella società, non soltanto per quello che esse fanno, ma soprattutto per quello che sono. Promuovere un atteggiamento di analisi critica di fronte ai messaggi degli strumenti della comunicazione sugli stereotipi che questi presentano riguardo alla femminilità. Discernere alla luce del Vangelo di Gesù i movimenti che lottano per la donna a partire da diverse prospettive, per potenziarne i valori, illuminare ciò che può sembrare confuso e denunciare quanto risulta contrario alla dignità umana. Nel leggere le Scritture, annunciare con forza ciò che il Vangelo significa per la donna e sviluppare una lettura della parola di Dio che scopra i contributi che la vocazione femminile apporta al disegno di salvezza. 109 Nella educazione occorre creare nuovi linguaggi e simboli che non riducano nessuno alla categoria di oggetto, ma che viceversa riscattino il valore di ciascuno come persona, ed evitare nei programmi educativi i contenuti che discriminano la donna, diminuendo la sua dignità e identità. È importante mettere in pratica programmi di educazione all'amore e di educazione sessuale nella prospettiva cristiana, cercare le strade affinché si verifichino tra l'uomo e la donna relazioni interpersonali basate sul rispetto e l'apprezzamento reciproco, sul riconoscimento delle differenze, il dialogo e la reciprocità. Occorre coinvolgere le donne nel processo decisionale in tutti gli ambiti, attribuendo loro responsabilità: nella famiglia e nella società. Urge fare assegnamento sulla leadership femminile e promuovere la presenza della donna nell'organizzazione e nell'animazione della nuova evangelizzazione dell'America Latina e i Caraibi. È necessario dare impulso a una pastorale che promuova le donne indigene nel contesto sociale, educativo e politico. 110 Denunciare tutto ciò che, attentando contro la vita, colpisce la dignità della donna, come l'aborto, la sterilizzazione, i programmi contro la natalità, la violenza nei rapporti sessuali; favorire i mezzi che garantiscono una vita degna per le donne più a rischio: collaboratrici domestiche, emigranti, contadine, indigene, afroamericane, lavoratrici umili e sfruttate; intensificare e rinnovare l'accompagnamento pastorale delle donne in situazioni difficili: separate, divorziate, ragazze madri, bambine e donne prostitute a causa della fame, dell'inganno e dell'abbandono. Gli adolescenti e i giovani 111 Gesù ha percorso le tappe della vita di ogni persona umana: infanzia, adolescenza, gioventù, età adulta. Egli si rivela come la via, la verità e la vita. ( Gv 14,6 ) Nascendo assunse la condizione di bambino povero e sottomesso ai suoi genitori, e appena nato fu perseguitato. ( Mt 2,13 ) Lo stesso Gesù, rivelazione del Padre che vuole la vita in abbondanza, ( Gv 10,10 ) restituisce la vita al suo amico Lazzaro, ( Gv 11 ) al giovane figlio della vedova di Nain ( Lc 7,17 ) e alla giovane figlia di Giairo. ( Mc 5,21-43 ) Egli continua a chiamare oggi i giovani per dare significato alla loro vita. La missione degli adolescenti e dei giovani in America Latina "che sono in cammino verso il terzo millennio sta nel prepararsi a essere gli uomini e le donne del futuro, responsabili e attivi nelle strutture sociali, economiche, culturali, politiche ed ecclesiali del paese, affinché, sostenuti dallo Spirito di Cristo e dall'intelligenza nel trovare soluzioni originali, possano contribuire a promuovere uno sviluppo sempre più umano e più cristiano". Situazione 112 Molti giovani sono vittime dell'impoverimento e della emarginazione sociale, della disoccupazione e della sottooccupazione, di un'educazione che non risponde alle esigenze della propria vita, del traffico di droga, della guerriglia, delle bande di teppisti, della prostituzione, dell'alcoolismo, degli abusi sessuali; molti vivono addormentati dalla propaganda degli strumenti della comunicazione sociale e alienati da imposizioni culturali e dal pragmatismo del "tutto e subito", il quale ha generato nuovi problemi nella maturazione affettiva degli adolescenti e dei giovani. D'altra parte constatiamo che vi sono adolescenti e giovani che reagiscono al consumismo imperante e sono sensibili alle debolezze della gente e al dolore dei più poveri. Cercano d'inserirsi nella società rifiutando la corruzione e generando spazi di partecipazione genuinamente democratici. Sono sempre di più quelli che si aggregano in gruppi, movimenti e comunità ecclesiali per pregare e realizzare diversi servizi di azione missionaria e apostolica. Gli adolescenti e i giovani sono carichi di interrogativi vitali e hanno davanti la sfida di un progetto di vita personale e comunitario che dia senso alla loro esistenza, giungendo così alla realizzazione delle proprie capacità. Essi chiedono di essere accompagnati per mezzo di una pastorale organica nella loro crescita di fede, nel lavoro ecclesiale e nel loro impegno per la necessaria trasformazione della società. 113 Nella Chiesa dell'America Latina i giovani cattolici organizzati in gruppi domandano sì, ai pastori, accompagnamento spirituale e sostegno nelle loro attività, ma soprattutto hanno bisogno, in ogni paese, di linee pastorali chiare che contribuiscano a una pastorale giovanile organica. Impegni pastorali 114 Ci proponiamo di effettuare le seguenti azioni pastorali: - Riaffermare l'"opzione preferenziale" per i giovani proclamata a Puebla, non solo in maniera affettiva, ma veramente effettiva; questo deve significare un'opzione concreta per una pastorale giovanile organica, dove ci sia un accompagnamento e un appoggio vero e insieme un dialogo reciproco tra giovani, pastori e comunità. - L'effettiva opzione per i giovani esige maggiori risorse personali e materiali da parte delle parrocchie e delle diocesi. Questa pastorale giovanile deve avere sempre una dimensione vocazionale. 115 Per compierla proponiamo un'azione pastorale: - Che risponda alle necessità di maturazione affettiva e alla necessità di accompagnare gli adolescenti e i giovani in tutto il processo di formazione umana e di crescita della fede. Occorrerà dare particolare importanza al sacramento della confermazione, affinché la sua celebrazione porti i giovani all'impegno apostolico e a essere evangelizzatori di altri giovani. - Che abiliti a conoscere e a rispondere criticamente alle provocazioni culturali e sociali che ricevono e li aiuti a impegnarsi nella pastorale della Chiesa e nelle necessarie trasformazioni della società. 116 Che dia dinamismo a una spiritualità della sequela di Gesù, che realizzi l'incontro tra la fede e la vita, che sia promotrice della giustizia, della solidarietà e che incoraggi un progetto capace di speranza e generatore di una nuova cultura di vita. 117 Che assuma le nuove forme celebrative della fede, proprie della cultura dei giovani e favorisca la creatività e la pedagogia dei segni, rispettando sempre gli elementi essenziali della liturgia. 118 Che annunci, negli impegni assunti e nella vita quotidiana, che il Dio della vita ama i giovani e vuole per loro un futuro diverso senza frustrazioni ne emarginazioni, dove la vita piena sia un frutto accessibile a tutti. 119 Che apra agli adolescenti e ai giovani spazi di partecipazione nella stessa Chiesa. Che sostenga il processo educativo attraverso una pedagogia che sia legata all'esperienza e alla partecipazione e sia capace di trasformazione. Che promuova un'assunzione di responsabilità attraverso la metodologia del vedere, giudicare, agire, rivedere e celebrare. Tale pedagogia deve integrare la crescita della fede nel processo di crescita umana tenendo conto dei diversi elementi, come lo sport, la festa, la musica, il teatro. - Questa pastorale deve tenere in considerazione e rafforzare tutti i processi organici validi e ampiamente analizzati dalla Chiesa, da Puebla fino ad ora. Si avrà cura, in maniera molto particolare, di dare rilevanza alla pastorale giovanile in ambienti specifici dove vivono e agiscono gli adolescenti e i giovani: contadini, indigeni, afroamericani, lavoratori, studenti, abitanti delle periferie urbane, emarginati, militari e giovani in situazioni critiche. - La Chiesa con la sua parola e la sua testimonianza deve anzitutto presentare agli adolescenti e ai giovani Gesù Cristo in forma attraente e motivante, in modo tale che sia per loro la via, la verità e la vita che risponde ai loro desideri di realizzazione personale e alle loro necessità di dare senso alla vita stessa. 120 Per rispondere alla realtà culturale attuale, la pastorale giovanile dovrà presentare con forza e in un modo attraente e accessibile alla vita dei giovani gli ideali evangelici. Dovrà favorire la creazione e l'animazione di gruppi e comunità giovanili vigorose ed evangeliche, che assicurino la continuità e la perseveranza dei processi educativi degli adolescenti e dei giovani e li sensibilizzino e impegnino a rispondere alle sfide della promozione umana, della solidarietà e della costruzione della civiltà dell'amore. Per annunciare il Regno a tutti i popoli 121 Cristo ci rivela il Padre e ci introduce nel mistero della vita trinitaria per mezzo dello Spirito. Tutto passa attraverso Cristo che si fa via, verità e vita. Attraverso il battesimo abbiamo ricevuto la filiazione divina e, fatti tutti figli di Dio, siamo stati fatti anche tutti fratelli tra di noi, popoli dell'America Latina. Siamo stati introdotti nel mistero della comunione trinitaria perché Cristo si è fatto uno con noi, assumendo la condizione di servo e tutto ciò che comporta la nostra condizione umana escluso il peccato, per trasformarla, vivificarla e renderla sempre più umana e divina. In questo modo anche ora Cristo entra nel cuore dei nostri popoli, li assume e li trasforma. Nell'incorporarci a lui, ci comunica la sua vita amorosa, come la vite ai tralci, infondendoci il suo Spirito, che ci rende capaci di perdonare, di amare Dio sopra ogni cosa e tutti i fratelli senza differenza di razze, nazioni o situazioni economiche. Gesù Cristo è quindi il germe di una nuova umanità riconciliata. 122 In America Latina vi sono molti che vivono in una povertà che raggiunge frequentemente livelli scandalosi. Tuttavia, anche in situazioni limite, siamo capaci di amarci, di vivere uniti, nonostante le nostre differenze, e di portare al mondo intero la nostra esperienza purificata di fraternità. 123 Con gioia testimoniamo che in Gesù Cristo possediamo la liberazione integrale per ognuno di noi e per i nostri popoli: liberazione dal peccato, dalla morte e dalla schiavitù, fatta di perdono e di riconciliazione. Gesù Cristo ci convoca nella sua Chiesa, che è sacramento di comunione evangelizzatrice. In essa dobbiamo vivere l'unità delle nostre Chiese nella carità, comunicando e annunciando questa comunione a tutto il mondo con la Parola, con l'Eucaristia e con gli altri sacramenti. La Chiesa vive per evangelizzare, la sua vita e la sua vocazione si realizzano quando si fa testimonianza, quando provoca la conversione e conduce gli uomini e le donne alla salvezza. Essa vive per evangelizzare. "Così, dopo quel giorno in cui gli apostoli ricevettero lo Spirito Santo, la Chiesa incominciò il grande compito dell'evangelizzazione". 124 Gesù Cristo ci da la vita per comunicarla a tutti. La nostra missione esige che noi, uniti ai nostri popoli, restiamo aperti per ricevere questa vita in pienezza, per comunicarla abbondantemente alle chiese a noi affidate, e anche oltre le nostre frontiere. Domandiamo perdono per le nostre fragilità e imploriamo la grazia del Signore per compiere più efficacemente la missione che abbiamo ricevuto. Invitiamo tutti affinchè, rinnovati nello Spirito, annuncino Gesù Cristo e si trasformino in missionari della vita e della speranza per tutti i nostri fratelli. La nuova evangelizzazione deve essere capace di risvegliare un nuovo fervore missionario in una Chiesa sempre più radicata "nella forza e nella potenza perenni della Pentecoste". Si proietti verso la missione "ad gentes" 125 Nata dall'amore salvifico del Padre, la missione del Figlio, con la forza dello Spirito Santo, ( Lc 4,18 ) essenza stessa della Chiesa e oggetto fondamentale di questa IV Conferenza, è per noi il principale compito. Giovanni Paolo II nella sua enciclica missionaria ci ha portato a discernere tre modi di realizzare questa missione: l'attenzione pastorale in situazioni di fede viva, la nuova evangelizzazione e l'azione missionaria ad gentes. Rinnoviamo questo ultimo significato della missione sapendo che non può esistere nuova evangelizzazione senza proiezione verso il mondo non cristiano, poiché, come annota il Papa, "la nuova evangelizzazione dei popoli cristiani troverà ispirazione e sostegno nell'impegno per la missione universale". Possiamo dire con soddisfazione che la sfida della missione ad gentes proposta da Puebla è stata assunta a partire dalla nostra povertà, condividendo la ricchezza della nostra fede, con la quale il Signore ci ha benedetti. Riconosciamo tuttavia che la coscienza missionaria ad gentes è ancora insufficiente o debole. I Congressi Missionari Latinoamericani ( COMLA ), i congressi missionari nazionali, i gruppi e i movimenti missionari e l'aiuto di Chiese sorelle sono stati un incentivo per prendere coscienza di questa esigenza evangelica. Sfide 126 Non si è insistito sufficientemente sull'esigenza di essere migliori evangelizzatori. - Ci richiudiamo nei nostri problemi locali, dimenticando il nostro impegno apostolico verso il mondo non cristiano. - Scarichiamo il nostro impegno missionario su alcuni dei nostri fratelli e sorelle che lo svolgono per noi. 127 Origine di quanto sopra indicato è la carenza di un esplicito programma di formazione missionaria nella maggioranza dei seminari e delle case di formazione. Linee pastorali 128 Invitiamo ogni Chiesa particolare del continente latinoamericano affinché: - Introduca nella sua pastorale ordinaria l'animazione missionaria, avvalendosi di un centro missionario diocesano, sostenuto da un gruppo missionario, mosso da una spiritualità viva per una azione missionaria creativa e generosa. - Stabilisca un rapporto positivo con le Pontificie Opere Missionarie, le quali devono avere un responsabile efficace e l'appoggio della Chiesa particolare. - Promuova la cooperazione missionaria di tutto il popolo di Dio, tradotta in preghiera, sacrificio, testimonianza di vita cristiana e aiuto economico. - Integri i programmi di formazione sacerdotale e religiosa con corsi specifici di missiologia e istruisca i candidati al sacerdozio circa l'importanza dell'inculturazione del Vangelo. - Formi operatori pastorali autoctoni con spirito missionario nella direzione segnalata dall'Enciclica Redemptoris missio. - Si faccia carico con coraggio dell'invio missionario, sia di sacerdoti sia di religiosi e laici. Coordini le risorse umane e materiali che rinforzino i processi di formazione, invio, accompagnamento e reinserimento dei missionari. Vivifichi la fede dei battezzati non praticanti 129 Il nostro Dio è il Padre ricco di misericordia. Egli rispetta la libertà dei suoi figli e delle sue figlie e attende il tempo del ritorno andando incontro a coloro che si sono allontanati dalla sua casa. ( Lc 15 ) Sfide 130 In America Latina numerosi battezzati non orientano la propria vita secondo il Vangelo. Molti di loro si allontanano dalla Chiesa e non si identificano con essa. Tra questi, anche se non esclusivamente, ci sono molti giovani e in generale persone particolarmente critiche riguardo all'azione della Chiesa. Vi sono altri che, essendo emigrati dalle proprie regioni di origine, si sono sradicati dal proprio ambiente religioso. Linee pastorali 131 Come pastori della Chiesa questo ci preoccupa. Allo stesso tempo ci duole vedere come molti dei nostri fedeli non sono capaci di comunicare agli altri la gioia della propria fede. Gesù Cristo ci chiede di essere il "sale della terra", il lievito nella pasta. Per questo la Chiesa, pastori e fedeli, senza trascurare l'attenzione verso i vicini, deve uscire e andare incontro a quanti si sono allontanati. Non deve rinchiudersi tra coloro che la accettano e la seguono con maggiore facilità. Molte porte di questi fratelli non praticanti aspettano che il Signore bussi ( Ap 3,20 ) attraverso i cristiani che, assumendo missionariamente il proprio battesimo e la propria confermazione, escono a incontrare coloro che si sono allontanati dalla casa del Padre. A questo fine suggeriamo di: - Promuovere un nuovo impulso missionario verso questi fedeli andando loro incontro. La Chiesa non deve restare tranquilla con coloro che la accettano e la seguono con maggiore facilità. - Predicare loro, in una forma viva e gioiosa, il kérygma. - Organizzare campagne missionarie che rivelino la novità sempre attuale di Gesù Cristo. Tra queste possono distinguersi le visite casa per casa e le missioni popolari. - Approfittare dei momenti di contatto che i battezzati mantengono con la Chiesa, come ad esempio il battesimo dei propri figli, la prima comunione, la confermazione, la malattia, il matrimonio, le esequie, per rivelare loro la novità sempre attuale di Gesù Cristo. - Cercare una forma di avvicinamento a coloro che non possono essere raggiunti direttamente, attraverso gli strumenti della comunicazione sociale. - Motivare e incoraggiare le comunità e i movimenti ecclesiali, perché raddoppino il proprio servizio evangelizzatore all'interno dell'indirizzo pastorale della Chiesa locale. Raduni tutti i fratelli in Cristo 132 "Come tu, Padre, sei in me e io in tè, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato". ( Gv 17,21 ) Questa supplica di Cristo giustifica la denuncia del Concilio Vaticano II allorché ha segnalato lo scandalo della divisione dei cristiani e ci richiede d'individuare le strade più efficaci per raggiungere l'unità nella verità. Sfide 133 La grande sfida con la quale ci dobbiamo misurare è questa divisione tra i cristiani; divisione che si è aggravata per diversi motivi nel corso della storia. - L'esistenza di una confusione sul tema, frutto di una insufficiente formazione religiosa e di altri fattori. - Il proselitismo fondamentalista di gruppi di sette cristiane che ostacolano il sano cammino dell'ecumenismo. 134 In una posizione simile a quella dei cristiani separati possiamo collocare tutto il popolo ebraico. Anche il dialogo con quest'ultimo costituisce una sfida per la nostra Chiesa. Linee pastorali 135 Per questo anche noi, con Giovanni Paolo II, diciamo: "L'ecumenismo è una priorità nella pastorale della Chiesa del nostro tempo". Per dare una risposta adeguata a questa sfida suggeriamo di: - Consolidare lo spirito e il lavoro ecumenico nella verità, nella giustizia e nella carità. - Approfondire i rapporti di convergenza e di dialogo con quelle Chiese che recitano assieme a noi il credo nicenocostantinopolitano, condividono gli stessi sacramenti e la venerazione per santa Maria, la madre di Dio, anche se non riconoscono il primato del Romano Pontefice. - Intensificare il dialogo teologico ecumenico. - Incoraggiare la preghiera in comune per l'unità dei cristiani e in modo particolare la settimana di preghiera per l'unità dei credenti. - Promuovere la formazione ecumenica nei corsi di formazione degli operatori pastorali, principalmente nei seminari. - Incoraggiare lo studio della Bibbia tra teologi e studiosi della Chiesa e delle diverse confessioni cristiane. - Mantenere e rafforzare programmi e iniziative di cooperazione congiunta nel campo sociale e la promozione di valori comuni. - Valorizzare la sezione di ecumenismo del CELAM ( SECUM ) e collaborare alle sue iniziative. Dialoghi con le religioni non cristiane 136 "Dio, in un dialogo che dura attraverso i tempi, ha offerto e continua a offrire la salvezza all'umanità. Per essere fedeli all'iniziativa divina, la Chiesa deve quindi entrare in un dialogo di salvezza con tutti". Nel promuovere questo dialogo la Chiesa sa bene che esso ha un carattere di testimonianza nel rispetto della persona e dell'identità dell'interlocutore. Sfide 137 L'importanza di approfondire un dialogo con le religioni non cristiane presenti nel nostro continente, particolarmente quelle indigene e afroamericane, per molto tempo ignorate o emarginate. L'esistenza di pregiudizi e incomprensioni come ostacolo per il dialogo. Linee pastorali 138 Per intensificare il dialogo interreligioso riteniamo importante: - Incoraggiare un cambiamento di atteggiamento da parte nostra, tralasciando pregiudizi storici, per creare un clima di fiducia e di vicinanza. - Promuovere il dialogo con ebrei e musulmani, nonostante le difficoltà che la Chiesa soffre nei paesi dove queste religioni sono maggioritarie. - Approfondire negli operatori pastorali la conoscenza dell'ebraismo e dell'isiam. - Promuovere negli operatori pastorali la conoscenza delle altre religioni e delle forme religiose presenti nel continente. - Individuare iniziative in favore della pace, della promozione e della difesa della dignità umana, così come la cooperazione nella difesa della creazione e dell'equilibrio ecologico, come forme di incontro con altre religioni. - Ricercare occasioni di dialogo con le religioni afroamericane e dei popoli indigeni, attenti a scoprire in esse i "semi del Verbo", con un vero discernimento cristiano, offrendo loro l'annuncio integrale del Vangelo ed evitando qualsiasi forma di sincretismo religioso. Le sette fondamentaliste 139 Il problema delle sette ha assunto proporzioni drammatiche ed è arrivato a essere veramente preoccupante soprattutto per il crescente proselitismo. 140 Le sette fondamentaliste sono gruppi religiosi che enfatizzano l'idea che solo la fede in Gesù Cristo salva e che l'unico fondamento della fede è la sacra Scrittura, interpretata in maniera personale e fondamentalista, pertanto con esclusione della Chiesa, e l'insistenza sulla prossimità della fine del mondo e del giudizio universale. Si caratterizzano per la loro ansia di proselitismo espressa attraverso insistenti visite casa per casa, grande diffusione di Bibbie, riviste e libri; per la presenza e l'aiuto opportunista in momenti critici della persona o della famiglia e per una grande capacità tecnica nell'uso degli strumenti della comunicazione sociale. Possono fare affidamento su un potente aiuto finanziario proveniente dall'estero e sulle decime che obbligatoriamente versano tutti gli aderenti. Sono caratterizzati da un moralismo rigoroso, da riunioni di preghiera con un culto partecipato ed emotivo, basato sulla Bibbia, e per la loro aggressività contro la Chiesa, facendo frequentemente ricorso alla calunnia e alla corruzione. Sebbene il loro impegno nelle cose temporali sia debole, si orientano verso la partecipazione politica indirizzata alla presa di potere. La presenza di queste sette religiose fondamentaliste in America Latina è aumentata in maniera straordinaria da Puebla ai nostri giorni. Sfide 141 Dare una risposta pastorale efficace di fronte all'avanzare delle sette, rendendo maggiormente presente l'azione evangelizzatrice della Chiesa in quegli ambiti che sono più vulnerabili, come gli emigranti, le popolazioni senza presenza sacerdotale e di grande ignoranza religiosa, persone semplici o con problemi materiali e familiari. Linee pastorali 142 Che la Chiesa sia sempre più comunitaria e partecipata, fatta di comunità ecclesiali, gruppi di famiglie e circoli biblici, movimenti e associazioni ecclesiali, che rendano la parrocchia una comunità di comunità. - Suscitare nei cattolici l'adesione personale a Cristo e alla Chiesa attraverso l'annuncio del Signore risorto. - Sviluppare una catechesi che istruisca adeguatamente il popolo, spiegando il mistero della Chiesa, sacramento di salvezza e di comunione, la mediazione della Vergine Maria e dei santi e la missione della gerarchia. - Promuovere una Chiesa ministeriale, attraverso l'aumento dei ministri ordinati e la promozione di ministri laici adeguatamente formati, per dare impulso al servizio di evangelizzazione in tutti i settori del popolo di Dio. 143 Consolidare l'identità della Chiesa coltivando aspetti che le sono tipici come: a) La devozione al mistero dell'Eucaristia, sacrificio e banchetto pasquale. b) La devozione alla santissima Vergine, madre di Cristo e madre della Chiesa. e) La comunione e l'obbedienza al Romano Pontefice e al proprio vescovo. d) La devozione alla parola di Dio, letta nella Chiesa. 144 Pare in modo che in tutti i piani pastorali la dimensione contemplativa e la santità siano una priorità, affinché la Chiesa possa farsi strumento della presenza di Dio nell'uomo contemporaneo che ha tanta sete di lui. 145 Creare condizioni perché tutti i ministri del popolo di Dio diano testimonianza di vita e di carità, di spirito di servizio, di capacità di accoglienza, soprattutto nei momenti di dolore e di crisi. - Promuovere una liturgia viva, partecipata e che si proietti sulla vita. 146 Istruire ampiamente, con serenità e obiettività, il popolo sulle caratteristiche e le differenze tra le diverse sette, e sulle risposte alle ingiuste accuse contro la Chiesa. - Promuovere le visite casa per casa di laici preparati e organizzare la pastorale del ritorno per accogliere i cattolici che rientrano nella Chiesa. Nuovi movimenti religiosi o movimenti religiosi liberi 147 Fenomenologicamente si tratta di fenomeni socioculturali che in America Latina hanno come protagonisti persone provenienti da fasce emarginate, ma anche da ceti medi e agiati, che, attraverso forme religiose generalmente sincretistiche, riescono a esprimere la propria identità e i propri aneliti umani. Dal punto di vista della fede cattolica, questi fenomeni possono essere considerati come segni dei tempi, e pure come avvertimento del fatto che esistono ambienti umani dove la Chiesa è assente e deve ripensare la propria azione evangelizzatrice. Occorre distinguere varie correnti o tipi di fenomeni: - forme para-cristiane o semi-cristiane, come i Testimoni di Geova e i Mormoni. Ciascuno di questi movimenti ha le sue caratteristiche, ma in comune manifestano il proselitismo, il millenarismo e tratti organizzativi imprenditoriali; - forme esoteriche che cercano una illuminazione speciale e condividono conoscenze segrete e un occultismo religioso. Questo è il caso di correnti come lo spiritismo, i rosacroce, gli gnostici, i teosofi, ecc.; - filosofie e culti dagli aspetti orientali, ma che rapidamente si stanno adeguando al nostro continente, come gli Hare Krishna, la Luce divina, Ananda Marga e altri, che apportano un misticismo e un'esperienza di vita comunitaria; - gruppi derivati dalle grandi religioni asiatiche, sia dal buddismo ( seicho no ié, ecc. ), sia dall'induismo ( yoga, ecc. ) o dall'islam ( babài ), le quali non sono solo praticate da emigranti dell'Asia, ma si radicano in settori della nostra società; - imprese socio-religiose, come la setta Moon o la Nuova Acropoli, che presentano obiettivi ideologici e politici ben precisi, assieme alle proprie espressioni religiose; tali imprese sono sostenute attraverso gli strumenti della comunicazione e le campagne di proselitismo, possono fare affidamento sull'appoggio o sull'ispirazione del primo mondo, sul piano religioso insistono sulla conversione immediata e sulla guarigione; tra queste spiccano le cosiddette "chiese elettroniche"; - una moltitudine di centri di "cura divina" o attenzione ai malesseri spirituali e fisici di persone che presentano problemi e sono povere. In questi culti terapeutici i clienti sono assistiti in maniera individuale. 148 Di fronte alla molteplicità di nuovi movimenti religiosi, con espressioni molto diverse tra loro, vogliamo incentrare la nostra attenzione sulle cause della loro crescita e sulle sfide pastorali che ne derivano. 149 Sono molte e svariate le cause che spiegano l'interesse che risvegliano in alcuni. Tra queste si devono segnalare: - La permanente e progressiva crisi sociale che provoca una certa angoscia collettiva, la perdita di identità e lo sradicamento delle persone. - La capacità di questi movimenti di adattarsi alle circostanze sociali e di soddisfare momentaneamente alcune delle necessità della popolazione. In tutto ciò non manca di avere una certa importanza il gusto per la novità. - Il prendere le distanze dalla Chiesa di alcuni settori, sia popolari, sia agiati, che cercano nuovi canali di espressione religiosa, nei quali non si deve scartare un'evasione dagli impegni della fede. - La loro abilità nell'offrire apparente soluzione ai desideri di "guarigione" della gente tribolata. Sfide 150 La nostra sfida maggiore sta nel considerare l'azione evangelizzatrice della Chiesa e determinare così a quali ambienti umani arriva questa azione e a quali non arriva. - Come dare una risposta adeguata alle domande che le persone si pongono sul senso della propria vita, sul senso del rapporto con Dio, nel mezzo della permanente e progressiva crisi sociale. - Acquisire una migliore conoscenza delle identità culturali dei nostri popoli Linee pastorali 151 Di fronte a queste sfide proponiamo queste linee pastorali: - Aiutare nel discernimento dei problemi della vita alla luce della fede. In questo senso bisogna rivalutare il sacramento della penitenza e l'orientamento spirituale. - Cercare di adattare la nostra evangelizzazione e le celebrazioni di fede alle culture e alle necessità soggettive dei fedeli senza falsare il Vangelo. - Compiere una revisione profonda del nostro lavoro pastorale al fine di migliorare la qualità dei nostri mezzi e della nostra testimonianza. - Riservare un trattamento differenziato ai movimenti religiosi secondo la propria specificità e i propri atteggiamenti in relazione alla Chiesa. 152 Promuovere una liturgia viva nella quale i fedeli siano introdotti al mistero. - Presentare un'antropologia cristiana che dia il senso della potenzialità umana, il senso della risurrezione e il senso dei rapporti con l'universo ( oroscopi ). Non dimenticare che l'indifferentismo deve essere combattuto attraverso una presentazione adeguata del senso ultimo dell'uomo, alla qual cosa aiuterà molto la presentazione dei novissimi. Convochi i senza-Dio e gli indifferenti 153 Il fenomeno dei non credenti cresce oggi in America Latina e preoccupa la Chiesa soprattutto per coloro che vivono come se non fossero battezzati. Una modalità è il "secolarismo" che nega Dio, o perché sostiene che tutte le realtà si spiegano in se stesse senza ricorrere a Dio, o perché considera Dio un nemico, alienante per l'uomo. Questa posizione secolarista si deve distinguere dal processo chiamato "secolarizzazione", il quale sostiene legittimamente che le realtà materiali della natura e dell'uomo sono in se stesse "buone" e le loro leggi devono essere rispettate, e che la libertà è per l'autorealizzazione umana e viene rispettata da Dio. L'altro è l'"indifferentismo" di coloro che o rifiutano ogni religione, giacché la considerano inutile o nociva per la vita umana, e per questo non li interessa, oppure sostengono che tutte le religioni sono equivalenti e pertanto nessuna può presentarsi come l'unica vera. Sfide 154 Il secolarismo rappresenta una grave sfida alla nuova evangelizzazione, per il fatto che considera Dio incompatibile con la libertà umana e la religione come un atteggiamento antiumano e alienante, perché separa l'uomo dal suo compito terreno. Inoltre, con la negazione della dipendenza dal Creatore, conduce all'idolatria dell'avere, del potere e del piacere, e fa perdere il senso della vita con la riduzione dell'essere umano al solo valore materiale. - Anche l'indifferentismo propone una sfida alla nuova evangelizzazione, perché sopprime alla radice il rapporto della creatura con Dio, cioè nega ogni interesse per la religione e con essa l'impegno della fede, oppure perché riduce la figura di Cristo a un maestro di morale o al fondatore di una religione tra altre ugualmente valide, negandogli il carattere di Salvatore unico, universale e definitivo degli uomini. - Tanto l'indifferentismo quanto il secolarismo minano allo stesso modo la morale, perché lasciano il comportamento umano senza alcun fondamento al proprio valore etico, e per questo cadono facilmente nel relativismo e nel permissivismo che caratterizzano la società di oggi. 155 Molti movimenti pseudo-religiosi di carattere orientaleggiante e quelli di occultismo, divinazione e spiritismo minano la fede e causano sconcerto nelle menti dando soluzioni false ai grandi interrogativi dell'uomo, sul suo destino, sulla sua libertà e sul senso della vita. Linee pastorali 156 La nuova evangelizzazione ci richiede di: - Formare in una fede che si faccia vita, iniziandola con l'annunciò del kérygma a coloro che sono nel mondo scristianizzato e promuovendola con la testimonianza gioiosa di autentiche comunità di fede nelle quali i nostri laici vivano il significato dei sacramenti. - Coltivare una solida coscienza morale perché nelle complesse circostanze della vita moderna i nostri fedeli sappiano adeguatamente interpretare la voce di Dio in materia morale e sviluppino un evangelico senso del peccato. - Educare i cristiani a vedere Dio nella stessa loro persona, nella natura e in tutta la storia, nel lavoro, nella cultura, in tutto ciò che appartiene alla realtà temporale, scoprendo l'armonia che deve esistere, secondo il piano di Dio, tra l'ordine della creazione e quello della redenzione. - Sviluppare uno stile di celebrazione della liturgia che inserisca la vita degli uomini in una profonda e rispettosa esperienza dell'insondabile mistero divino di ricchezza ineffabile. - Dare impulso a una pastorale adeguata per evangelizzare gli ambienti universitari dove si formano coloro che devono plasmare in modo decisivo la cultura. La promozione umana 157 "Tra evangelizzazione e promozione umana - sviluppo, liberazione - ci sono infatti dei legami profondi. Legami di ordine antropologico, perché l'uomo da evangelizzare non è un essere astratto, ma è condizionato dalle questioni sociali ed economiche. Legami di ordine teologico, poiché non si può dissociare il piano della creazione da quello della redenzione che arriva fino alle situazioni molto concrete dell'ingiustizia da combattere e della giustizia da restaurare. Legami dell'ordine eminentemente evangelico, quale è quello della carità: come infatti proclamare il comandamento nuovo senza promuovere nella giustizia e nella pace la vera, l'autentica crescita dell'uomo?". Il significato ultimo dell'impegno della Chiesa per la promozione umana, predicato reiteratamente nel suo magistero sociale, sta nella ferma convinzione che "la vera unione sociale esteriore discende dalla unione delle menti e dei cuori, ossia da ( quella ) fede e da ( quella ) carità". "Col messaggio evangelico la Chiesa offre una forza liberante e fautrice di sviluppo proprio perché porta alla conversione del cuore e della mentalità, fa riconoscere la dignità di ciascuna persona, dispone alla solidarietà, all'impegno, al servizio dei fratelli", "tenendo sempre ferma la priorità delle realtà trascendenti e spirituali, premesse della salvezza escatologica". Procedendo in tal senso, la Chiesa offre la sua partecipazione specifica alla promozione umana che è un dovere di tutti. 158 La dottrina sociale della Chiesa è l'insegnamento del magistero in materia sociale e contiene principi, criteri e orientamenti per l'agire del credente nel compito di trasformare il mondo secondo il progetto di Dio. L'insegnamento del pensiero sociale della Chiesa fa parte della missione evangelizzatrice" e ha "il valore di uno strumento di evangelizzazione", perché illumina l'esperienza concreta della nostra fede. La promozione umana, una dimensione privilegiata della nuova evangelizzazione 159 Gesù ordinò ai suoi discepoli di distribuire i pani moltiplicati alla moltitudine affamata di modo che "tutti mangiarono e si sfamarono". ( Mc 6,42; Mc 6,34-44 ) Curò gli infermi, passò la vita facendo del bene. ( At 10,38 ) Alla fine dei tempi ci giudicherà in base all'amore. ( Mt 25 ) Gesù è il buon samaritano ( Lc 10,25-37 ) che incarna la carità e non solo si commuove, bensì si trasforma in aiuto efficace. La sua azione è motivata dalla dignità di ogni uomo, il cui fondamento sta in Gesù Cristo stesso come Verbo creatore, ( Gv 1,3 ) incarnato. ( Gv 1,14 ) Come sottolineava la Gaudium et spes: "Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione". Dignità che non si è persa per la ferita del peccato, ma che è stata anzi esaltata dalla compassione di Dio che si rivela nel cuore di Gesù Cristo. ( Mc 6,34 ) La solidarietà cristiana, perciò, è certamente servizio a favore dei bisognosi, però soprattutto è fedeltà a Dio. In questo trova fondamento l'essenza della relazione tra evangelizzazione e promozione umana. 160 La nostra fede nel Dio di Gesù Cristo e l'amore verso i fratelli deve tradursi in opere concrete. La sequela di Cristo significa impegnarsi a vivere secondo il suo modello. Questa preoccupazione di coerenza tra la fede e la vita è sempre stata presente nelle comunità cristiane. Già l'apostolo Giacomo scriveva: "Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa". ( Gc 2,14-17; Gc 2,26 ) 161 La mancanza di coerenza tra la fede che si professa e la vita quotidiana è una delle varie cause che generano povertà nei nostri paesi, perché i cristiani non hanno saputo trovare nella fede la forza necessaria per penetrare i criteri e nelle decisioni dei settori responsabili della guida ideologica e dell'organizzazione della convivenza sociale, economica e politica dei nostri popoli. "A popoli di radicata fede cristiana sono state imposte strutture generatrici d'ingiustizia". 162 La promozione, come indica la dottrina sociale della Chiesa, deve portare l'uomo e la donna a passare da condizioni meno umane a condizioni sempre più umane, fino ad arrivare alla piena conoscenza di Gesù Cristo. Nelle sue radici scopriamo dunque che si tratta di un vero canto alla vita, a ogni forma di vita, dal non nato fino all'abbandonato. 163 Maria, la donna che fu sollecita di fronte al bisogno sorto nelle nozze di Cana, è il modello e la figura della Chiesa rispetto a ogni forma di necessità umana. ( Gv 2,3ss ) Alla Chiesa, come a Maria, Gesù raccomanda di preoccuparsi con cura materna dell'umanità, soprattutto di coloro che soffrono. ( Gv 19,26-27 ) Diritti umani 164 L'uguaglianza tra gli esseri umani nella loro dignità, essendo stati creati a immagine e somiglianza di Dio, si consolida e perfeziona in Cristo. Fin dall'incarnazione, assumendo la nostra natura e soprattutto per mezzo della sua opera redentrice nella croce, il Verbo mostra il valore di ciascuna persona. Per la stessa ragione Cristo, Dio e uomo, è la fonte più profonda che garantisce la dignità della persona e dei suoi diritti. Ogni violazione dei diritti umani contraddice il piano di Dio ed è peccato. 165 La Chiesa, nel proclamare il Vangelo, radice profonda dei diritti umani, non si arroga un compito estraneo alla sua missione, bensì, al contrario, obbedisce al mandato di Gesù Cristo, facendo dell'aiuto ai bisognosi un'esigenza essenziale della sua missione evangelizzatrice. Non sono gli Stati che concedono questi diritti; a essi spetta invece il compito di salvaguardarli e di svilupparli, poiché appartengono all'essere umano per sua natura. Sfide 166 La coscienza dei diritti umani è progredita notevolmente dai tempi di Puebla, insieme ad azioni significative della Chiesa in questo campo. Però, allo stesso tempo, è cresciuto il problema della violazione di alcuni diritti e sono aumentate le condizioni sociali e politiche avverse. Inoltre la concezione degli stessi diritti è stata oscurata per effetto di interpretazioni ideologizzate e manipolazioni di gruppi, mentre si profila una maggiore necessità di meccanismi giuridici e di partecipazione dei cittadini. 167 I diritti umani sono violati non solo attraverso il terrorismo, la repressione, gli assassini, bensì anche attraverso l'esistenza di condizioni di estrema povertà e di strutture economiche ingiuste che generano grandi disuguaglianze. L'intolleranza politica e l'indifferenza di fronte alla situazione d'impoverimento generalizzato indicano un disprezzo nei confronti della vita umana concreta che non possiamo passare sotto silenzio. - Meritano una particolare denuncia le violenze contro i diritti dei bambini, della donna e dei gruppi più poveri della società: contadini, indigeni e afroamericani. Occorre inoltre denunciare gli affari del traffico di droga. Linee pastorali 168 Promuovere, in modo più efficace e coraggioso, i diritti umani, sulla base del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa, con la parola, l'azione e la collaborazione, compromettendosi nella difesa dei diritti individuali e sociali dell'uomo, dei popoli, delle culture e dei settori emarginati, così come degli indifesi e dei carcerati. - Impegnarsi nella difesa della vita dal primo momento del concepimento fino all'ultimo respiro. - Partecipare con discernimento a organismi di dialogo e di mediazione e anche a istituzioni di sostegno alle diverse categorie di vittime, a condizione che siano seri e non strumentalizzino mediante ideologie incompatibili con la dottrina sociale della Chiesa. - Impegnarsi fermamente, alla luce dei valori evangelici, nel superamento di ogni indiscriminazione ingiusta a causa della razza, della nazione, della cultura, del sesso e della religione, provvedendo a eliminare ogni odio, risentimento e spirito di vendetta e promuovendo la riconciliazione e la giustizia. Ecologia 169 La creazione è opera della Parola del Signore e della presenza dello Spirito che, fin dal principio, aleggiava su tutto ciò che fu creato. ( Gen 1-2 ) Questa fu la prima alleanza di Dio con noi. Quando l'essere umano, chiamato a entrare in questa alleanza d'amore, la rifiuta, il peccato dell'uomo intacca la sua relazione con Dio e anche con tutta la creazione. La risurrezione di Gesù Cristo pone l'umanità di fronte al compito di dare un nuovo giardino alla creazione di Dio, non già quello dell'Eden, bensì quello del sepolcro vuoto di Cristo che ha vinto la morte. ( Gv 20,1-10 ) Sfide - La Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro, ha posto in rilievo a livello mondiale la gravita della crisi ecologica. - In America Latina e nei Caraibi le grandi città sono malate nelle loro aree centrali deteriorate e soprattutto nelle loro baraccopoli. Nelle campagne, le popolazioni indigene e contadine sono spogliate delle loro terre o emarginate in quelle meno produttive e si continua a tagliare e a bruciare la foresta in Amazzonia e in altre parti del continente. Davanti a questa crisi si sta proponendo come soluzione uno sviluppo che possa far fronte alle necessità e aspirazioni del presente senza compromettere le possibilità di far fronte a quelle del futuro. Si vuole così coniugare la crescita economica con i limiti ecologici. Di fronte a questa proposta dobbiamo chiederci se sono legittime tutte queste aspirazioni allo sviluppo e chi ne paga i costi; e inoltre a chi sono destinati i suoi benefici. Non è possibile uno sviluppo che privilegia le minoranze a danno delle grandi maggioranze impoverite del mondo. - Le proposte di sviluppo devono essere subordinate a criteri etici. Un'etica ecologica implica l'abbandono di una morale utilitaristica e individualista. Postula l'accettazione del principio della destinazione universale dei beni della creazione e la promozione della giustizia e della solidarietà come valori indispensabili. Linee pastorali - I cristiani, come parte integrante della società, non sono esenti da responsabilità in relazione ai modelli di sviluppo che hanno provocato gli attuali disastri ambientali e sociali. - Partendo dai bambini e dai giovani, intraprendere il compito della rieducazione di tutti di fronte al valore della vita e all'interdipendenza dei diversi ecosistemi. - Coltivare una spiritualità che recuperi il senso di Dio, sempre presente nella natura. Esplicitare la nuova relazione stabilita attraverso il mistero dell'incarnazione, per mezzo della quale Cristo si è fatto carico di tutto il creato. - Valorizzare la nuova piattaforma di dialogo che la crisi ecologica ha creato e mettere in discussione la ricchezza e lo sperpero. - Imparare dai poveri a vivere in sobrietà e a condividere e valorizzare la saggezza dei popoli indigeni in merito alla salvaguardia della natura come ambiente di vita per tutti. 170 Approfondire i messaggi del Santo Padre in occasione della giornata mondiale della pace ( 1990 ), soprattutto nel quadro di una configurazione di "ecologia umana". - Esortare i cristiani a intraprendere il dialogo con il Nord, attraverso i canali della Chiesa cattolica, così come di altri movimenti ecologici ed ecumenici. - San Francesco di Assisi, nel suo amore per i poveri e la natura, può ispirare questo cammino di riconciliazione con il creato e di tutti gli esseri umani gli uni con gli altri, cammino di giustizia e di pace. La terra: dono di Dio 171 I cristiani non guardano l'universo soltanto come natura considerata in se stessa, bensì come creazione e primo dono dell'amore del Signore per noi. " Del Signore è la terra e quanto contiene ", ( Sal 24,1 ) è l'affermazione di fede che ricorre in tutta la Bibbia e conferma la convinzione dei nostri popoli che la terra è il primo segno dell'alleanza di Dio con l'uomo. In effetti la rivelazione biblica ci insegna che quando Dio creò l'uomo, lo collocò nel giardino dell'Eden perché lo coltivasse e lo custodisse ( Gen 2,15 ) e ne facesse uso, ( Gen 2,16 ) indicandogli alcuni limiti ( Gen 2,17 ) che ricordassero sempre all'uomo che "Dio è il Signore e il creatore, e che del Signore è la terra e quanto contiene" e che l'uomo può farne uso non come padrone assoluto, bensì come amministratore. Questi limiti, nell'uso della terra, mirano a preservare la giustizia e il diritto che tutti hanno di accedere ai beni della creazione, che Dio ha destinato al servizio di ogni essere umano che viene al mondo. 172 Nel nostro continente bisogna considerare due mentalità opposte in relazione alla terra, tutte e due diverse dalla visione cristiana: a) La terra, nell'insieme degli elementi che formano la comunità indigena, è vita, luogo sacro, centro unificante della vita della comunità. In essa gli indigeni vivono e con essa convivono, attraverso di essa si sentono in comunione con i loro antenati e in armonia con Dio; per questo stesso motivo la terra, la loro terra, è parte sostanziale della loro esperienza religiosa e del loro progetto storico. Negli indigeni esiste un senso naturale di rispetto per la terra: essa è la madre terra, che alimenta i suoi figli, perciò bisogna aver cura di essa, chiedere permesso per seminarla e non maltrattarla. b) La visione mercantilistica: considera la terra solamente in relazione allo sfruttamento e al lucro, arrivando fino a espropriare ed espellere i suoi legittimi proprietari. Lo stesso mercantilismo porta alla speculazione sul suolo urbano, rendendo la terra inaccessibile per le case dei poveri, sempre più numerosi nelle nostre grandi città. Oltre alle due mentalità precedenti, non possiamo dimenticare la situazione dei contadini che lavorano la loro terra e ne traggono il sostentamento della loro famiglia con metodi tradizionali. 173 La mentalità propria della visione cristiana ha fondamento nelle Sacre Scritture, che considera la terra e gli elementi della natura anzitutto come alleati del popolo di Dio e strumenti della nostra salvezza. La risurrezione di Gesù Cristo mette l'umanità di nuovo di fronte alla missione di liberare tutta la creazione, che deve essere trasformata in nuovo cielo e nuova terra, dove abbia dimora la giustizia. Sfide 174 Ci sfida la situazione problematica della terra in America Latina e nei Caraibi, dal momento che "cinque secoli di… presenza del Vangelo… non hanno portato ancora a un'equa distribuzione di beni della terra" che "è… purtroppo… in mano a una minoranza". Gli antichi aborigeni furono, in generale, spogliati delle loro terre e gli afroamericani trovarono nella legislazione degli ostacoli ad accedere alla proprietà della terra. Gli attuali contadini sopportano il peso del disordine istituzionale e subiscono le conseguenze delle crisi economiche. Negli ultimi anni questa crisi si è fatta sentire con più forza là dove la modernizzazione delle nostre società ha tratto espansione dal commercio agricolo internazionale, dalla crescente integrazione tra i paesi, dal maggior uso di tecnologie e dalla presenza di multinazionali. Tutto questo, non poche volte, favorisce i settori economici forti, a danno però dei piccoli produttori e dei lavoratori salariati. 175 La situazione dell'usufrutto, dell'amministrazione e utilizzazione della terra in America Latina costituisce uno degli appelli più urgenti alla promozione umana. Linee pastorali 176 Promuovere un cambiamento di mentalità in relazione al valore della terra partendo dalla visione cristiana del mondo, legata alle tradizioni culturali dei settori poveri e contadini. - Ricordare ai fedeli laici che devono influire sulle politiche agrarie dei governi ( soprattutto sulle politiche di modernizzazione ) e nelle organizzazioni di contadini e indigeni, per ottenere forme giuste, più comunitarie e partecipative nell'uso della terra. 177 Sostenere tutte le persone e le istituzioni che stanno perseguendo, presso i governi e presso coloro che possiedono i mezzi di produzione, l'obiettivo della creazione di una riforma agraria e di una politica agraria giuste e umane, che regolamentino, programmino e accompagnino una distribuzione più equa della terra e una sua utilizzazione efficace. - Dare un sostegno solidale a quelle organizzazioni di contadini e indigeni che lottano, su percorsi giusti e legittimi, per conservare o rientrare in possesso delle loro terre. - Promuovere i progressi tecnici indispensabili affinché la terra produca, tenendo conto anche delle condizioni del mercato, sottolineando perciò la necessità di sviluppare la consapevolezza dell'importanza della tecnologia. - Favorire una riflessione teologica intorno alla problematica della terra insistendo sull'inculturazione e su una presenza effettiva degli operatori pastorali nelle comunità di contadini. - Appoggiare l'organizzazione di gruppi intermedi, per esempio di cooperative, che siano istanza di difesa dei diritti umani, di partecipazione democratica e di educazione comunitaria. Impoverimento e solidarietà 178 Evangelizzare significa fare ciò che fece Gesù Cristo, quando nella sinagoga dimostrò di essere venuto a "evangelizzare" i poveri. ( Lc 4,18-19 ) Egli "da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà". ( 2 Cor 8,9 ) Cristo ci sfida a dare una testimonianza autentica di povertà evangelica nel nostro stile di vita e nelle nostre strutture ecclesiali, così come egli l'ha data. Questo è il fondamento che ci impegna in un'opzione evangelica e preferenziale per i poveri, ferma e irrevocabile benché non esclusiva ne escludente, così solennemente affermata nelle Conferenze di Medellin e di Puebla. Alla luce di questa opzione preferenziale, secondo l'esempio di Gesù, troviamo ispirazione a ogni azione evangelizzatrice comunitaria e personale. Con "la forza evangelizzatrice dei poveri", la Chiesa povera vuole dare impulso all'evangelizzazione delle nostre comunità. Scoprire nei volti sofferenti dei poveri il volto del Signore ( Mt 25,31-46 ) è qualcosa che sfida tutti i cristiani a una profonda conversione personale ed ecclesiale. Nella fede troviamo i volti sfigurati dalla fame, conseguenza dell'inflazione, del debito estero e delle ingiustizie sociali; i volti delusi dai politici, che promettono ma non mantengono; i volti umiliati a causa della propria cultura che non è rispettata ed è per di più disprezzata; i volti terrorizzati dalla violenza quotidiana e indiscriminata; i volti angosciati dei minori abbandonati che camminano per le nostre strade e dormono sotto i nostri ponti; i volti sofferenti delle donne umiliate e non considerate; i volti stanchi degli emigranti, che non trovano un'accoglienza dignitosa; i volti invecchiati dal tempo e dal lavoro di coloro che non hanno il minimo per sopravvivere in modo degno. Amore misericordioso significa anche volgersi verso quanti si trovano nel bisogno spirituale, morale, sociale e culturale. Sfide 179 Il crescente impoverimento in cui sono immersi milioni di nostri fratelli fino a raggiungere estremi intollerabili di miseria è il flagello più devastante e umiliante che vive l'America Latina. Perciò lo abbiamo denunciato a Medellin come a Puebla e oggi lo torniamo a denunciare con preoccupazione e angustia. - Le statistiche mostrano con eloquenza che nell'ultimo decennio le situazioni di povertà sono aumentate sia in termini assoluti sia relativi. Noi pastori ci commuoviamo fino al fondo del cuore nel vedere continuamente una moltitudine di uomini e donne, bambini e giovani e anziani che portano l'insopportabile peso della miseria nonché di varie forme di esclusione sociale, etnica e culturale; sono persone umane concrete e irripetibili che vedono il loro orizzonte sempre più chiuso e disconosciuta la loro dignità. - Consideriamo l'impoverimento del nostro popolo non solo come un fenomeno economico-sociale, registrato e quantificato dalle scienze sociali. Lo consideriamo dal di dentro dell'esperienza di molta gente di cui condividiamo, come pastori, la loro lotta quotidiana per la vita. - La politica di tipo neoliberale che predomina oggi in America Latina e nei Caraibi acuisce ancora di più le conseguenze negative di questi meccanismi. Liberalizzando indiscriminatamente il mercato, si eliminano parti importanti della legislazione del lavoro e si licenziano i lavoratori; riducendo le spese sociali che proteggevano le famiglie dei lavoratori, si sono approfondite sempre di più le distanze nella società. - Dobbiamo ampliare l'elenco dei volti sofferenti che abbiamo già segnalato a Puebla, tutti quelli sfigurati dalla fame, terrorizzati dalla violenza, invecchiati a causa di condizioni di vita subumane, angosciati per la sopravvivenza della loro famiglia. Il Signore ci chiede di saper scoprire il suo stesso volto nei volti sofferenti dei fratelli. - D'altra parte, siamo lieti di constatare i molteplici sforzi che diversi gruppi e istituzioni dell'America Latina e dei Caraibi stanno facendo al fine di trasformare questa realtà. La Chiesa, chiamata ad essere sempre più fedele alla sua opzione preferenziale per i poveri, ha partecipato in modo crescente a questi stessi gruppi e istituzioni. Perciò rendiamo grazie a Dio e invitiamo ad allargare la strada che si è aperta, perché sono molto di più coloro che ancora devono incamminar visi. Linee pastorali 180 Assumere con decisione rinnovata l'opzione evangelica e preferenziale per i poveri, seguendo l'esempio e le parole del Signore Gesù, nella piena fiducia in Dio, nell'austerità di vita e nella condivisione dei beni. - Privilegiare il servizio fraterno ai più poveri tra i poveri e aiutare le istituzioni che hanno cura di loro: gli invalidi, gli infermi, gli anziani soli, i bambini abbandonati, gli incarcerati, i malati di AIDS e tutti coloro che richiedono la prossimità misericordiosa del "buon samaritano". - Rivedere gli atteggiamenti e i comportamenti personali e comunitari, così come le strutture e i metodi pastorali, affinché non allontanino i poveri, bensì favoriscano la prossimità e la condivisione con loro. - Promuovere la partecipazione sociale di fronte allo Stato, reclamando leggi che difendano i diritti dei poveri. 181 Fare delle nostre parrocchie un luogo di solidarietà. - Sostenere e stimolare le iniziative di economia solidale attraverso le quali i nostri popoli cercano di far fronte alle angosciami situazioni di povertà. - Esigere risposte degli Stati alle difficili situazioni aggravate dal modello economico neoliberale, che colpisce principalmente i più poveri. Tra queste realtà è importante rilevare i milioni di latinoamericani che lottano per sopravvivere nell'economia informale. Il lavoro 182 Una delle realtà che più ci preoccupa nel nostro compito pastorale è il mondo del lavoro, per il suo significato umanizzante e salvifico, che ha origine nella vocazione co-creatrice dell'uomo in quanto "figlio di Dio", ( Gen 1-2 ) che è stato riscattato ed elevato da Gesù, lavoratore e "figlio del carpentiere". ( Mt 13,55; Mc 6,3 ) La Chiesa, come depositarla e serva del messaggio di Gesù, ha sempre visto l'uomo come soggetto che da dignità al lavoro, realizzando se stesso e perfezionando l'opera di Dio, per farne una lode al Creatore e un servizio ai suoi fratelli. L'insegnamento permanente del magistero della Chiesa rispetto al lavoro come "chiave della questione sociale" è stato confermato e sviluppato nelle recenti encicliche sociali di Giovanni Paolo II. Vi viene sottolineata in modo speciale "la dimensione soggettiva del lavoro" che rappresenta l'espressione più eloquente della dignità del lavoratore. Sfide 183 La realtà sfida una cultura del lavoro e della solidarietà, che sorge a partire dalla fede in Dio Padre, che ci rende fratelli in Gesù Cristo. Per quanto riguarda il mondo dei lavoratori, si avverte un deterioramento delle loro condizioni di vita e del rispetto dei loro diritti; un rispetto scarso o nullo delle norme stabilite per le fasce più deboli ( per esempio i bambini, i pensionati… ); una perdita di autonomia da parte delle organizzazioni dei lavoratori dovuta a situazioni di dipendenza o autodipendenza di vario genere; l'abuso dei proprietari del capitale che disconoscono o negano la supremazia del lavoro; poche o nulle occasioni di lavoro per i giovani. Si avverte un'allarmante mancanza di lavoro o disoccupazione, con tutta l'insicurezza economica e sociale che ne consegue. Il mondo del lavoro reclama la crescita dell'economia e l'aumento della produttività di modo che sia possibile, mediante una giusta ed equa distribuzione, un maggior benessere della persona e della sua famiglia. 184 I diritti del lavoratore sono un patrimonio morale della società, e devono essere tutelati da un'adeguata legislazione sociale e dalla sua necessaria istanza giudiziaria, al fine di assicurare un'affidabile continuità nei rapporti di lavoro. Linee pastorali 185 Dare impulso e sostenere una pastorale del lavoro in tutte le nostre diocesi per promuovere e difendere il valore umano del lavoro. - Appoggiare le organizzazioni proprie degli uomini del lavoro per la difesa dei loro legittimi diritti, specialmente di un salario sufficiente e di una giusta protezione sociale per la vecchiaia, la malattia e la disoccupazione. - Favorire la formazione dei lavoratori, degli imprenditori e dei governanti rispetto ai loro diritti e doveri e offrire spazi di incontro e di mutua collaborazione. La mobilità umana 186 Il Verbo di Dio si fa carne per riunire in un solo popolo coloro che erano dispersi, e farli cittadini del cielo. ( Fil 3,20; Eb 11,13-16 ) Così il Figlio di Dio si fa pellegrino, passa attraverso l'esperienza dei rifugiati, ( Mt 2,13-23 ) come un emigrante ha abitato in un insignificante villaggio. ( Gv 1,46 ) Egli educa i suoi discepoli preparandoli al compito di missionari, facendoli passare attraverso l'esperienza di colui che emigra perché confidino solo nell'amore di Dio, della cui Buona Novella sono portatori. ( Mc 6,6b-12 ) Sfide 187 Si registra, negli ultimi anni, un forte incremento dell'emigrazione verso i due grandi paesi del nord del continente, e anche - benché in minor grado - verso altri paesi latinoamericani più ricchi. Emergono anche fenomeni come il rimpatrio volontario e la deportazione di immigrati clandestini. Lo sviluppo dei viaggi e del turismo, compresi i pellegrinaggi religiosi e i viaggi di coloro che si guadagnano da vivere in mare, richiedono la speciale sollecitudine della Chiesa. - Nei paesi con particolari problemi di emigrazione per cause socioeconomiche si verifica in generale l'assenza di misure sociali atte a contenerla; e nei paesi di arrivo, una tendenza a impedirne l'ingresso. Questo comporta gravi conseguenze di disintegrazione familiare e dissangua le forze produttive nei nostri popoli, insieme allo sradicamento, all'insicurezza, alla discriminazione, allo sfruttamento e al deperimento morale e religioso degli stessi emigranti. Peraltro, in alcuni casi, riescono ad inserirsi in comunità cattoliche e anche a rivitalizzarle. Linee pastorali 188 Rafforzare la pastorale della mobilità umana coordinando iniziative tra le diocesi e le conferenze episcopali delle regioni interessate, e assicurandosi che, nell'accoglienza e negli altri servizi prestati a favore degli emigranti, si rispettino le loro ricchezze spirituali e religiose. - Coscientizzare i settori pubblici sul problema dell'emigrazione, allo scopo di conseguire l'equità delle leggi sul lavoro e sulla previdenza sociale e il rispetto delle convenzioni internazionali. 189 Offrire agli emigranti una catechesi adatta alla loro cultura e l'assistenza legale per proteggere i loro diritti. - Presentare alternative ai contadini perché non si sentano costretti a emigrare in città. L'ordine democratico 190 Cristo, il Signore, inviato dal Padre per la redenzione del mondo, è venuto per annunciare la Buona Novella e inaugurare il Regno e, mediante la conversione delle persone, realizzare una nuova vita secondo Dio e un nuovo tipo di convivenza e di relazioni sociali. Alla Chiesa, fedele alla missione che le ha affidato il suo fondatore, spetta il compito di costituire la comunità dei figli di Dio e di contribuire alla costruzione di una società dove i valori cristiani evangelici siano al primo posto. La Chiesa rispetta la legittima autonomia dell'ordine temporale e non ha un modello specifico di regime politico. "La Chiesa apprezza il sistema della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governati la possibilità sia di eleggere e controllare i propri governanti, sia di sostituirli in modo pacifico". Durante gli ultimi anni di questo processo, la Chiesa ha svolto in America Latina un ruolo da protagonista. In molti paesi la sua azione ha creato le basi per una convivenza fondata sul dialogo e sul rispetto della persona umana. Orientata dal magistero della sua dottrina sociale, la Chiesa sta accompagnando il popolo nelle sue lotte e aspirazioni per una maggiore partecipazione e per lo stato di diritto. 191 Il popolo del nostro continente sta conquistando la libertà, inerente alla persona umana e posta in rilievo dalla modernità. Ciò ha reso possibile l'instaurazione della democrazia come sistema di governo più accettato, benché il suo esercizio sia ancora più formale che reale. Sfide 192 La convivenza democratica, che da Puebla in poi si è andata consolidando, in alcuni paesi si è deteriorata per effetto, tra gli altri, dei seguenti fattori: corruzione amministrativa, allontanamento dei rappresentanti dei partiti rispetto agli interessi della base e alle reali necessità della comunità; vuoti programmatici e disattenzione verso gli aspetti sociali ed eticoculturali da parte delle organizzazioni di partito; governi eletti dal popolo ma non rivolti efficacemente al bene comune; molto clientelismo politico e populismo, ma poca partecipazione. Linee pastorali 193 Proclamare insistentemente alla società civile i valori di un'autentica democrazia pluralista, giusta e partecipativa. - Illuminare e animare il popolo nella direzione di un reale protagonismo. Creare le condizioni perché i laici si formino secondo la dottrina sociale della Chiesa, in ordine a un agire politico rivolto al risanamento, al perfezionamento della democrazia e al servizio effettivo della comunità. - Orientare la famiglia, la scuola e le diverse istanze ecclesiali, perché educhino ai valori che fondano un'autentica democrazia: responsabilità, corresponsabilità, partecipazione, rispetto della dignità delle persone, dialogo, bene comune. Nuovo ordine economico 194 Consapevoli che sta maturando un nuovo ordine economico mondiale che riguarda da vicino l'America Latina, la Chiesa dal suo punto di vista è tenuta a fare un serio sforzo di discernimento. Dobbiamo chiederci: fin dove deve arrivare la libertà di mercato? Quali caratteristiche deve avere perché serva allo sviluppo delle grandi masse? 195 Secondo il recente insegnamento di Giovanni Paolo II, la libera attività degli individui nel mercato è lecita. Ciò non significa che il mercato possa offrire tutti i beni che la società richiede, ne che questa possa pagare molti beni necessari. L'economia di mercato deve tener conto di questi limiti. Perciò gli insegnamenti del Santo Padre segnalano la necessità di azioni concrete dei poteri pubblici perché l'economia di mercato non si converta in qualcosa di assoluto al quale si sacrifichi tutto, accentuando la disuguaglianza e l'emarginazione delle grandi masse. Non si può avere un'economia di mercato creativa e allo stesso tempo socialmente giusta, senza un solido impegno di tutta la società e dei suoi protagonisti nell'esercizio della solidarietà attraverso un quadro giuridico che garantisca il valore della persona, l'onestà, il rispetto per la vita e la giustizia distributiva, e la preoccupazione concreta per i più poveri. 196 I processi di risanamento economico, benché possano essere benefici a lungo termine, per il fatto di frenare l'inflazione e a stabilizzare l'economia, producono di solito un grave deterioramento del livello di vita dei poveri. Perciò, lo Stato è tenuto, nella misura del possibile, ma in modo sincero e generoso, a compensare i costi sociali dei più poveri. 197 Il problema del debito estero non è solo, ne principalmente, economico, bensì umano, perché porta a un impoverimento sempre maggiore, impedisce lo sviluppo e ritarda la promozione dei più poveri. Ci interroghiamo sulla sua validità quando il suo pagamento mette seriamente in pericolo la sopravvivenza dei popoli, quando la stessa popolazione non è stata consultata prima di contrarre il debito, e quando tale debito è stato usato per fini non sempre leciti. Perciò, come pastori facciamo nostra la preoccupazione di Giovanni Paolo II quando afferma che "è necessario trovare modalità di alleggerimento, di dilazione o anche di estinzione del debito, compatibili col fondamentale diritto dei popoli alla sussistenza e al progresso". Sfide 198 Gli anni Ottanta sono stati caratterizzati, tra gli altri fattori, dal flagello dell'inflazione aggravato dal deficit fiscale, dal peso del debito estero e dal disordine monetario, dalla distruzione delle economie statali a causa della perdita di risorse fiscali, dall'inflazione e dalla corruzione, dalla caduta degli investimenti tanto nazionali quanto stranieri. Il rapporto dei prezzi a livello internazionale, tra le materie prime e i prodotti finiti, è stato sempre più diseguale e discriminante, ripercuotendosi molto sfavorevolmente sull'economia dei nostri paesi. Questa situazione persiste e tende ad aggravarsi. 199 L'impoverimento e l'acutizzarsi del divario tra ricchi e poveri colpiscono in modo grave le grandi masse dei nostri popoli e sono dovuti all'inflazione e alla riduzione dei salari reali, alla mancanza di accesso a servizi di base, alla disoccupazione e all'aumento dell'economia informale e alla dipendenza scientifico-tecnologica. - Si diffondono una mentalità e uno stile di vita consumisti ed egoisti, ampiamente divulgati dagli strumenti della comunicazione sociale. Questo ostacola o impedisce un'organizzazione sociale più giusta e degna. - Di fronte alla crisi di sistemi economici che hanno condotto a crolli e frustrazioni, si afferma di solito come soluzione un'economia di libero mercato, adottata da non pochi in termini di neoliberismo e con una portata che va al di là del puro campo economico, e che parte da interpretazioni ristrette o riduttive della persona e della società. Linee pastorali 200 Rafforzare la conoscenza, la diffusione e l'attuazione pratica della dottrina sociale della Chiesa nei diversi ambienti. - Dare impulso nei vari livelli e settori della Chiesa a una pastorale sociale che parta dall'opzione evangelica preferenziale per i poveri, operando sul fronte dell'annuncio, della denuncia e della testimonianza, promuovendo iniziative di collaborazione, nel contesto di un'economia di mercato. - Educare ai valori della laboriosità e della condivisione, dell'onestà e dell'austerità, del significato etico-religioso della vita, perché a partire dalla famiglia - prima scuola - si formino uomini nuovi per una società più fraterna dove si viva la destinazione universale dei beni in un contesto di sviluppo integrale. 201 Stabilire le basi di un'economia solidale, reale ed efficiente, senza dimenticare la corrispondente creazione di modelli socio-economici a livello locale e nazionale. - Sollecitare la ricerca e l'attuazione di modelli socioeconomici che coniughino la libera iniziativa, la creatività delle persone e dei gruppi, la funzione moderatrice dello stato, senza tralasciare un'attenzione speciale ai settori più bisognosi. Tutto questo, orientato alla realizzazione di un'economia della solidarietà e della partecipazione, espressa in diverse forme di proprietà. 202 Promuovere relazioni economiche internazionali che facilitino il trasferimento di tecnologie in un clima di reciprocità sociale. - Denunciare quei meccanismi dell'economia di mercato che colpiscono soprattutto i poveri. Non possiamo essere assenti in un momento in cui nessuno si cura dei loro interessi. 203 Constatare che l'economia informale obbedisce a una necessità di sopravvivenza, benché sia suscettibile di fallimento in caso di malattia, inflazione, ecc. - Ricordare ai fedeli laici che devono influire affinché lo Stato raggiunga una maggiore stabilità nelle politiche economiche, elimini la corruzione amministrativa e aumenti il decentramento amministrativo, economico ed educativo. - Riconoscere il ruolo fondamentale dell'impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità verso i mezzi di produzione, della creatività umana, nel quadro giuridico della giustizia sociale. Integrazione latinoamericana 204 L'esperienza ci ha dimostrato che nessuna nazione può vivere e svilupparsi solidamente in maniera isolata. Tutti sentiamo l'urgenza d'integrare ciò che è disperso e di unire gli sforzi perché l'interdipendenza diventi solidarietà e questa possa trasformarsi in fraternità. Perciò sottolineiamo questi valori a proposito della realtà economica e sociale del mondo e delle aspirazioni di umanizzazione che sono in essa presenti. I cristiani possono trovare motivazioni molto profonde per continuare questo sforzo. Gesù Cristo ha reso presente il regno di Dio, un regno di giustizia, di amore e di pace. Ha realizzato la fratellanza di tutti facendosi nostro fratello e insegnandoci a riconoscerei come figli di uno stesso Padre. ( Mc 14,36 ) Lui stesso ci ha chiamato all'unità: "Perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in tè". ( Gv 17,21 ) La Chiesa è consapevole del suo singolare protagonismo e del suo ruolo di orientamento quanto alla formazione di una mentalità di appartenenza all'umanità e quanto allo sviluppo di una cultura solidale e di riconciliazione. 205 La necessaria interdipendenza delle persone e quella delle nazioni per un'autentica solidarietà sono caratteristiche umane. Constatiamo pure, come segno dei tempi, il dinamismo mondiale di nazioni che si associano anche in America Latina. 206 Giovanni Paolo II ha insistito sul fatto che occorre trasformare le strutture che non rispondono alle necessità dei popoli e prima di tutto sul fatto "che le nazioni più forti sappiano offrire a quelle più deboli occasioni d'inserimento nella vita internazionale". Di fronte allo spettacolo di paesi sempre più ricchi di fianco ad altri sempre più poveri, il Papa ha dichiarato: "Occorre cercare soluzioni a livello mondiale, instaurando un'autentica economia di comunione e condivisione dei beni, sia sul piano internazionale che su quello nazionale. A questo proposito, un fattore determinante che può notevolmente contribuire a superare i gravi problemi che oggi affliggono questo continente, è l'integrazione latinoamericana. Costituisce una grande responsabilità dei governanti il favorire il già intrapreso processo d'integrazione di alcuni popoli, che la geografia stessa, la fede cristiana, la lingua e la cultura hanno unito definitivamente nel cammino della storia". Sfide 207 Si sperimenta un isolamento e un frazionamento delle nostre nazioni, mentre cresce l'universalizzazione dell'economia planetaria in concomitanza alla formazione e/o riformulazione dei grandi blocchi. 208 La formazione di grandi blocchi che minaccia di lasciare isolato tutto il continente in quanto non risponde ai suoi interessi economici. - Si assiste a una disintegrazione all'interno dei nostri paesi per effetto di discriminazioni razziali o tra gruppi e per il predominio economico - politico - culturale di interessi particolari, che ostacolano anche l'apertura a spazi più ampi. - La stessa mancanza di comunione tra le chiese particolari da una nazione all'altra, o tra nazioni vicine del continente, debilita la forza unificante della stessa Chiesa. Linee pastorali 209 Stimolare e accompagnare gli sforzi a favore dell'integrazione latinoamericana come "patria grande", a partire da una prospettiva di solidarietà che esige, peraltro, un nuovo ordine internazionale. - Promuovere la giustizia e la partecipazione all'interno delle nostre nazioni, educando a tali valori, denunciando situazioni che li contraddicono e dando testimonianza di un rapporto fraterno. - Animare iniziative e rafforzare le strutture e gli organismi di collaborazione intraecclesiale che siano necessari o utili, rispettando le diverse competenze. Accogliere in questo senso il suggerimento del Santo Padre relativo a un incontro degli episcopati di tutto il continente americano. La famiglia, santuario della vita Sfide di speciale urgenza nella promozione umana 210 La Chiesa annuncia con gioia e convinzione la Buona Novella sulla famiglia, nella quale prende forma il futuro dell'umanità e si concretizza la frontiera decisiva della nuova evangelizzazione. Proclamiamo questo, qui in America Latina e nei Caraibi, in un momento storico in cui la famiglia è vittima di molte forze che tentano di distruggerla o di deformarla. È vero che il luogo più indicato per parlare della famiglia è la trattazione sulla Chiesa particolare, la parrocchia e le comunità ecclesiali, dal momento che la famiglia è la Chiesa domestica. Però, a causa degli enormi problemi che oggi gravano sulla vita umana, includiamo questo tema nella parte che tratta la promozione umana. Riconosciamo certamente la diversità tra le famiglie rurali e le famiglie urbane, ognuna all'interno del suo contesto culturale; tuttavia, ovunque la famiglia è fermento e segno dell'amore divino e della stessa Chiesa e, pertanto, deve essere aperta al piano di Dio. 211 Il matrimonio e la famiglia nel progetto originale di Dio sono istituzioni di origine divina e non prodotti della volontà umana. Quando il Signore dice "da principio non fu così" ( Mt 19,8 ) si riferisce alla verità sul matrimonio, che, secondo il piano di Dio, esclude il divorzio. 212 L'uomo e la donna, essendo immagine e somiglianza di Dio, ( Gen 2,16 ) che è amore, sono chiamati a vivere nel matrimonio il mistero della comunione e della relazione trinitaria. "Dio iscrive nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione". Uomo e donna sono chiamati all'amore nella totalità del loro corpo e del loro spirito. 213 Gesù Cristo è la nuova alleanza, in lui il matrimonio acquista la sua vera dimensione. Mediante la sua incarnazione, attraverso la sua vita in famiglia e con l'esempio di Maria e Giuseppe nella casa di Nazaret, si costituisce un modello per ogni famiglia. L'amore degli sposi in Cristo arriva a essere come il suo amore: totale, esclusivo, fedele e fecondo. A partire da Cristo e per sua volontà, proclamata dall'Apostolo, il matrimonio non solo ritorna alla perfezione originaria, bensì si arricchisce di nuovi contenuti. ( Ef 5,25 ) Il matrimonio cristiano è un sacramento nel quale l'amore umano è santificante e comunica la vita divina ad opera di Cristo; un sacramento in cui gli sposi significano e realizzano l'amore di Cristo e della sua Chiesa, amore che passa per la via della croce, delle limitazioni, del perdono e dei difetti per giungere alla gioia della risurrezione. È necessario tener presente che "tra battezzati non può esserci contratto matrimoniale valido che non sia perciò stesso sacramento". 214 Nel piano di Dio creatore e redentore la famiglia svela non solo la sua identità, ma anche la sua missione: custodire, rivelare e comunicare l'amore e la vita, attraverso quattro compiti fondamentali: a) La missione della famiglia, è di vivere, crescere e perfezionarsi come comunità di persone che si caratterizza per la sua unità e indissolubilità. La famiglia è il luogo privilegiato per la realizzazione personale insieme agli esseri amati. b) Essere "come il santuario della vita" a servizio della vita, poiché il diritto alla vita è il fondamento di tutti i diritti umani. Questo servizio non si riduce alla sola procreazione, ma è un aiuto efficace per trasmettere ed educare ai valori autenticamente umani e cristiani. e) Essere "prima e vitale cellula della società". Per sua natura e vocazione, la famiglia deve essere promotrice dello sviluppo, protagonista di un'autentica politica familiare. d) Essere "Chiesa domestica" che accoglie, vive, celebra e annuncia la parola di Dio, e santuario dove si edifica la santità e a partire dal quale la Chiesa e il mondo possono essere santificati. Nonostante le gravi crisi della famiglia, constatiamo che molte famiglie latinoamericane e dei Caraibi prendono coraggio e vivono, piene di speranza e con fedeltà, il progetto di Dio creatore e redentore, la fedeltà, l'apertura alla vita, l'educazione cristiana dei figli e l'impegno nella Chiesa e nel mondo. 215 Dio è il Signore stesso della vita. La vita è suo dono. L'uomo non è, ne può essere, arbitro o padrone della vita. Il figlio deve essere responsabilmente accolto nella famiglia come dono preziosissimo e irripetibile di Dio. Il bambino concepito e non nato è l'essere più povero, vulnerabile e indifeso che occorra difendere e tutelare. Si vede oggi, con maggiore chiarezza, il rapporto tanto stretto, soggettivo e oggettivo, tra contraccezione e aborto. Nell'atto coniugale si separa in maniera drastica il significato unitivo da quello procreativo, tradendo così lo stesso senso dell'amore. Le sfide alla famiglia e alla vita oggi 216 Il cambiamento storico culturale ha incrinato l'immagine tradizionale della famiglia. Sono sempre più numerose le unioni consensuali libere, i divorzi e gli aborti. La novità sta nel fatto che questi problemi familiari sono diventati un problema di ordine etico-politico e che una mentalità "laicista" e i mezzi di comunicazione sociale vi hanno contribuito. 217 Con troppa frequenza si disconosce che il matrimonio e la famiglia sono un progetto di Dio, che invita l'uomo e la donna, creati per amore, a realizzare il loro progetto di amore nella fedeltà fino alla morte, e questo a causa del secolarismo imperante, dell'immaturità psicologica e di motivi socio-economici e politici che portano a infrangere i valori morali ed etici della famiglia stessa. Producendo come risultato la dolorosa realtà di famiglie incomplete, coppie in situazione irregolare e la crescita del numero di matrimoni civili senza celebrazione sacramentale e delle unioni consensuali. 218 Un numero crescente di famiglie dell'America Latina fa appello a governi, società e organismi internazionali a partire dalla propria situazione di miseria e di fame a motivo della disoccupazione, della carenza di abitazioni degne, di servizi educativi e sanitari, dei bassi salari; a partire dall'abbandono degli anziani e dal crescente numero di ragazze madri. 219 Ci sfida la cultura della morte. Con tristezza umana e preoccupazione cristiana siamo testimoni delle campagne contro la vita che si diffondono in America Latina e nei Caraibi creando turbamento nella mentalità del nostro popolo con una cultura di morte. L'egoismo, la paura del sacrificio e della croce, uniti alle difficoltà della vita moderna, generano un rifiuto verso il figlio che non viene responsabilmente e gioiosamente accolto nella famiglia, ma considerato come un aggressore. Si intimoriscono le persone con un vero "terrorismo demografico" che esagera il pericolo che può rappresentare la crescita della popolazione rispetto alla qualità della vita. Si verifica una distribuzione massiccia di anticoncezionali, in grande maggioranza abortivi. Enormi fasce di donne sono vittime di programmi di sterilizzazione di massa. Anche gli uomini soccombono di fronte a queste minacce. Il nostro continente soffre a causa dell'"imperialismo contraccettivo, che consiste nell'imposizione sui popoli e sulle culture di qualsiasi forma di contraccezione, sterilizzazione o aborto, ritenuta "efficace", senza tener conto delle tradizioni religiose, etniche o familiari di un popolo o di una cultura". Ogni giorno è più ampio il massacro dell'aborto che produce milioni di vittime nei nostri popoli latinoamericani. La mentalità contro la vita, oltre all'eutanasia prenatale, porta all'eliminazione di bambini appena nati e degli anziani e dei malati, considerati come inutili, improduttivi o "di peso" per la società. Altre espressioni dell'anticultura della morte sono l'eutanasia, la guerra, la guerriglia, il sequestro, il terrorismo, il traffico di droga. 220 I fedeli cristiani si sentono perplessi di fronte alle contraddizioni e alla mancanza di coerenza degli operatori della pastorale familiare quando non seguono il magistero della Chiesa. 221 L'America Latina e i Caraibi hanno una popolazione infantile crescente. I bambini, gli adolescenti e i giovani sono più della metà della popolazione del continente ( 55% ). Questa "emergenza silenziosa" dell'America Latina costituisce una sfida non solo dal punto di vista numerico, ma specialmente sotto il profilo umano e pastorale. Infatti, in molte città sono aumentati i "bambini di strada" che vagano giorno e notte senza un focolare e senza futuro. In alcuni paesi sono stati vittime di campagne di sterminio realizzate da organismi di polizia e privati; bambini senza famiglia, senza amore, senza accesso all'educazione, vale a dire bambini in estrema miseria fisica e morale, spesso conseguenza della disintegrazione familiare. Si verifica pure un aberrante commercio di bambini e di bambine, il traffico di organi e perfino l'impiego di bambini per culti satanici. Dal punto di vista dell'educazione alla fede si percepisce una marcata disattenzione a riguardo dei sacramenti e della catechesi. Linee pastorali 222 Sottolineare la priorità e la centralità della pastorale familiare nella Chiesa diocesana. A questo fine è necessario formare operatori. I movimenti apostolici che hanno come obiettivo il matrimonio e la famiglia possono offrire un'apprezzabile collaborazione alle chiese particolari, all'interno di un piano organico integrale. - La pastorale familiare non può limitarsi a un atteggiamento meramente protettivo, deve essere previdente, audace e positiva. Deve discernere con saggezza evangelica le sfide che i cambiamenti culturali propongono alla famiglia. Deve denunciare le violazioni contro la giustizia e la dignità della famiglia. Deve accompagnare le famiglie dei ceti più poveri, rurali e urbani, promuovendo la solidarietà. - La pastorale familiare deve curare la formazione dei futuri sposi l'accompagnamento dei coniugi, soprattutto nei primi anni della loro vita matrimoniale. Come preparazione immediata, si riconosce il valore dei corsi per fidanzati prima della celebrazione sacramentale. 223 Proclamare che Dio è l'unico Signore della vita, che l'uomo non è, ne può essere, padrone o arbitro della vita umana. Condannare e rigettare qualsiasi violazione esercitata dalle autorità in favore della contraccezione, dell'eutanasia, della sterilizzazione e dell'aborto procurato. Condannare allo stesso modo le politiche di alcuni governi e organismi internazionali che condizionano l'aiuto economico ai programmi contro la vita. 224 Cercare, seguendo l'esempio del buon Pastore, le vie e le forme per realizzare una pastorale orientata alle coppie in situazioni irregolari, specialmente quelle divorziate e sposate civilmente. 225 Rafforzare la vita della Chiesa e della società a partire dalla famiglia: arricchirla a partire dalla catechesi familiare, dalla preghiera nelle case, dall'Eucaristia, dalla partecipazione al sacramento della riconciliazione, dalla conoscenza della parola di Dio, per essere fermento nella Chiesa e nella società. 226 Invitare i teologi, gli scienziati e gli sposi cristiani a collaborare con il magistero gerarchico per illuminare meglio i fondamenti biblici, le motivazioni etiche e le ragioni scientifiche circa la paternità responsabile e la libera decisione, in accordo con una coscienza ben formata, secondo i principi della morale, sia per quel che riguarda il numero dei figli che si possono educare, che per i metodi da seguire, secondo un'autentica paternità responsabile. Il frutto di questi lavori sarà la promozione di programmi e di servizi che diffondano i metodi naturali di pianificazione familiare ed elaborino manuali di educazione alla sessualità e all'amore, diretti a bambini, adolescenti e giovani. - Di fronte agli equivoci di alcuni programmi "demografici" dobbiamo ricordare le parole del Papa nel suo discorso inaugurale di questa Conferenza: "Ciò che occorre è potenziare le possibilità e distribuire con maggiore giustizia le ricchezze affinché tutti possano partecipare equamente ai beni del creato". 227 Esercitare il ministero profetico della Chiesa: denunciando ogni violazione contro i bambini nati e non nati. Diffondere ed esigere l'adempimento della "Convenzione sui diritti dell'infanzia" insieme alle osservazioni della Santa Sede e anche la lettera della Santa Sede sui diritti della famiglia. Orientare i laici a promuovere nei diversi paesi legislazioni di tutela dei diritti dell'infanzia ed esigere la loro pronta applicazione. Accompagnare e appoggiare concretamente genitori, educatori, catechisti e istituti religiosi che si dedicano all'educazione dell'infanzia prestando un'attenzione speciale alla crescita nella fede. Promuovere la spiritualità per l'attività in favore dei bambini e promuovere la pastorale dell'infanzia, attraverso azioni profetiche e caritative che testimonino l'amore di Cristo per i bambini più poveri e abbandonati. Introduzione 228 La discesa dello Spirito Santo a Pentecoste ( At 2,1-11 ) rende evidente l'universalità del mandato evangelizzatore: vuole arrivare a tutte le culture. Evidenzia anche la varietà culturale dei fedeli, allorché ciascuno sente parlare gli apostoli nella propria lingua. La cultura ha origine dal mandato iniziale di Dio agli esseri umani: crescete e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela. ( Gen 1,28-30 ) In questa forma la cultura è cura ed espressione di tutto ciò che è umano, in rapporto amorevole con la natura e nella dimensione comunitaria dei popoli. Quando Gesù Cristo, nell'incarnazione, assume ed esprime tutto ciò che è umano, eccetto il peccato, in quel momento il Verbo di Dio entra nella cultura. In tal modo, Gesù Cristo è la misura di tutto ciò che è umano: quindi anche della cultura. Egli, che si è incarnato nella cultura del suo popolo, porta in ogni cultura storica il dono della purificazione e della pienezza. Tutti i valori e le espressioni culturali che possono indirizzarsi verso Cristo promuovono ciò che è autenticamente umano. Quanto non passa attraverso Cristo non avrà redenzione. 229 A motivo della nostra adesione radicale a Cristo nel battesimo, siamo impegnati a far sì che la fede, annunciata, progettata e vissuta in pienezza, arrivi a farsi cultura. In tal senso, possiamo parlare di una cultura cristiana quando il comune senso della vita di un popolo viene penetrato nel profondo, fino a porre il messaggio evangelico alla base del suo pensiero, nei suoi principi fondamentali di vita, nei suoi criteri di giudizio e nelle sue norme di comportamento, che da lì si proietta nell'ethos di un popolo… nelle sue istituzioni e in tutte le strutture. Questa evangelizzazione della cultura, che la pervade fino al suo nucleo dinamico, si manifesta nel processo dell'inculturazione, che Giovanni Paolo II ha definito centro, mezzo e obiettivo della nuova evangelizzazione: i valori culturali autentici, vagliati e assunti alla luce della fede, sono necessari per l'incarnazione in quella stessa cultura del messaggio evangelico, nonché della riflessione e della prassi della Chiesa. La Vergine Maria è insieme agli apostoli quando lo Spirito di Gesù risorto penetra e trasforma i popoli delle diverse culture. Maria, che è modello della Chiesa, è anche modello dell'evangelizzazione della cultura. È la donna ebrea che rappresenta il popolo dell'Antico Testamento in tutta la sua realtà culturale. Tuttavia si apre alla novità del Vangelo ed è presente nella nostra terra come Madre comune, sia degli aborigeni, sia di quelli che sono giunti dopo, propiziando fin dall'inizio la nuova sintesi culturale costituita dall'America Latina. Inculturazione del Vangelo 230 Poiché ai nostri giorni si percepisce una crisi culturale di proporzioni insospettate, in cui stanno scomparendo fondamentali valori evangelici e persino umani, la Chiesa si trova davanti a una sfida gigantesca per una Nuova Evangelizzazione, alla quale si propone di rispondere con lo sforzo dell'inculturazione del Vangelo. È necessario inculturare il Vangelo alla luce dei tre grandi misteri della salvezza: il Natale, che mostra il cammino dell'incarnazione e porta colui che evangelizza a condividere la propria vita con colui che viene evangelizzato; la Pasqua che porta, attraverso la sofferenza, alla purificazione dei peccati, perché siano rimessi; e la Pentecoste, che per la forza dello Spirito rende possibile che tutti comprendano nella propria lingua le meraviglie di Dio. L'inculturazione del Vangelo è un processo che suppone il riconoscimento dei valori evangelici mantenutisi più o meno puri nella cultura odierna e il riconoscimento dei nuovi valori che coincidono col messaggio di Cristo. Mediante l'inculturazione si mira a che la società scopra il carattere cristiano di tali valori, e in questo senso li apprezzi e li conservi. Inoltre tenta l'incorporazione di valori evangelici che sono assenti dalla cultura, o perché oscuratisi, o perché hanno finito per scomparire. Per l'inculturazione, la Chiesa incarna il Vangelo nelle diverse culture e, nello stesso tempo, introduce i popoli con le loro culture nella sua stessa comunità; trasmette a esse i propri valori, assumendo ciò che di buono c'è in esse e rinnovandole dall'interno. Nel momento in cui si incarna in queste culture, la fede deve correggerne gli errori ed evitare ogni sincretismo. Il compito dell'inculturazione della fede è proprio delle Chiese particolari sotto la guida dei loro pastori e con la partecipazione di tutto il popolo di Dio. "I criteri fondamentali di questo processo sono la sintonia con le esigenze oggettive della fede e l'apertura alla comunione con la Chiesa universale". Valori culturali: Cristo misura della condotta morale 231 Creati a immagine di Dio, abbiamo in Cristo, Verbo incarnato, pienezza dell'uomo, la misura della nostra condotta morale. Ora, l'agire etico naturale, essenzialmente legato alla dignità umana e ai suoi diritti, costituisce la base per un dialogo con i non credenti. Per mezzo del battesimo il cristiano nasce a una nuova vita e riceve la capacità di avvicinarsi al modello Cristo. Il cammino verso Cristo è la morale cristiana; è la forma di vita propria del credente, che con l'ausilio della grazia sacramentale segue Gesù Cristo, vive la gioia della salvezza e abbonda nei frutti della carità per la vita del mondo. ( Gv 15 ) - Cosciente della necessità di seguire questo cammino, il cristiano si impegna nella formazione della propria coscienza. Lo sviluppo e la ricchezza dei popoli dipendono da tale formazione, individuale e collettiva insieme, da una mentalità matura, dal suo senso di responsabilità e dalla purezza dei costumi. La morale cristiana si comprende solo all'interno della Chiesa e trova la sua pienezza nell'Eucaristia. Tutto ciò che possiamo offrire in essa è vita; ciò che non si può offrire è il peccato. Sfide 232 Grazie a Dio, in America Latina vi sono molti che seguono con fedeltà Gesù Cristo, sebbene in circostanze avverse. Tuttavia, nella nostra realtà sociale si nota un crescente scollamento etico-morale, in particolare la deformazione della coscienza, l'etica permissiva e una sensibile diminuzione del senso del peccato. Diminuisce l'influsso della fede, si perde il valore religioso, si disconosce Dio come sommo bene ed estremo giudice. Diminuisce la pratica del sacramento della riconciliazione. La presentazione dell'insegnamento morale della Chiesa è carente. 233 La corruzione si è diffusa in modo generalizzato. Si assiste a un cattivo utilizzo delle risorse economiche pubbliche; avanzano la demagogia, il populismo, la menzogna politica nelle promesse elettorali; la giustizia viene presa in giro, si diffonde capillarmente l'impunità e la comunità si sente impotente e indifesa di fronte al reato. Oltre a ciò si alimenta l'insensibilità sociale e lo scetticismo di fronte alla mancata applicazione della giustizia, si approvano leggi contrarie ai valori umani e cristiani fondamentali. Manca una ripartizione equa dei beni della terra, si abusa della natura e si danneggia l'ecosistema. 234 Si alimentano la mentalità e i comportamenti contro la vita mediante campagne antinataliste, di manipolazione genetica, a favore dell'abominevole delitto dell'aborto e dell'eutanasia. Il senso della vita viene trasformato nel prevalere del più forte a danno del più debole, il che favorisce comportamenti di odio e di distruzione e impedisce la realizzazione e la crescita dell'uomo. 235 Si assiste così a un progressivo deteriorarsi della dignità della persona umana. Crescono la cultura della morte, la violenza e il terrorismo, la tossicodipendenza e il traffico di stupefacenti. La dimensione integrale della sessualità umana viene snaturata, uomini e donne e persino bambini vengono trasformati in industria della pornografia e della prostituzione, in un contesto di sessualità permissiva e promiscua cresce il terribile male dell'AIDS e aumentano le malattie veneree. 236 Come norma di moralità viene introdotta la cosiddetta etica civile o urbana, sulla base di un consenso minimo di tutti alla cultura dominante, senza bisogno di rispettare la morale naturale e le norme cristiane. Si osserva una morale di situazione, secondo la quale una cosa che di per sé è male smetterebbe di esserlo in base alle persone, alle circostanze e agli interessi che sono in gioco. Spesso gli strumenti della comunicazione sociale si fanno eco di tutti questi criteri e li diffondono. Linee pastorali 237 Lavorare alla formazione cristiana delle coscienze e recuperare i valori smarriti della morale cristiana. Tornare a prendere coscienza del peccato ( del peccato originale e dei peccati personali ) e della grazia di Dio come forza che ci permette di seguire la nostra coscienza cristiana. Risvegliare in tutti l'esperienza dell'amore che lo Spirito Santo infonde nei cuori, come forza di tutta la morale cristiana. 238 Vigilare affinché gli strumenti della comunicazione sociale non compiano manipolazioni, ne le subiscano col trasmettere, sotto il pretesto del pluralismo, ciò che distrugge il popolo latinoamericano. Rafforzare l'unità della famiglia e il suo influsso sulla formazione della coscienza morale. 239 Presentare la vita morale come una sequela di Cristo, sottolineando l'esperienza delle beatitudini e la pratica frequente dei sacramenti. Diffondere quelle virtù morali e sociali che ci convertono in uomini nuovi, creatori di una nuova umanità. Tale annuncio deve essere vitale e cherigmatico, specie laddove è maggiormente penetrato il secolarismo, e presentare nella catechesi la condotta cristiana come un'autentica sequela di Cristo. Stare attenti che nel campo morale la giusta applicazione del criterio di gradualità non sminuisca le esigenze perentorie della conversione. 240 Favorire la formazione permanente dei vescovi e dei presbiteri, dei diaconi, dei religiosi e religiose e dei laici, soprattutto degli operatori pastorali, secondo l'insegnamento del magistero. La liturgia deve esprimere con più chiarezza gli impegni morali che comporta. La religiosità popolare, specie nei santuari, deve indirizzarsi alla conversione. Occorre incoraggiare e facilitare l'accesso al sacramento della riconciliazione. 241 Per quanto riguarda il problema della droga, dare impulso alle attività di prevenzione negli ambienti sociali e di attenzione e cura dei tossicodipendenti; denunciare con coraggio i danni prodotti nei nostri popoli dalla tossicodipendenza e dal traffico di droga, e il gravissimo peccato rappresentato dalla produzione, della commercializzazione e dal consumo di droga. Far notare, in particolare, la responsabilità dei grandi mercati del consumo di droga. Promuovere la solidarietà e la cooperazione nazionale e internazionale nella lotta a questo flagello. 242 Orientare e accompagnare sotto l'aspetto pastorale i costruttori della società nella formazione di una coscienza morale, nei loro compiti e nell'azione politica. Essere sempre aperti al dialogo con quanti conducono la loro vita su strade diverse dall'etica cristiana. Impegnarci concretamente per il conseguimento della giustizia e della pace dei nostri popoli. Unità e pluralità delle culture indigene, afroamericane e meticce Chiarificazione teologica 243 L'azione di Dio, attraverso il suo Spirito, opera permanentemente all'interno di tutte le culture. Nella pienezza dei tempi, Dio ha inviato il suo Figlio Gesù Cristo, che ha assunto le condizioni sociali e culturali di ogni uomo e si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato. ( Eb 4,15 ) - L'analogia tra l'incarnazione e la presenza cristiana nel contesto socioculturale e storico dei popoli ci porta al fondamento teologico dell'inculturazione. Tale inculturazione è un processo condotto a partire dal Vangelo fin dentro ciascun popolo e ciascuna comunità, con la mediazione del linguaggio e di simboli comprensibili e opportuni a giudizio della Chiesa. - Tra le mete dell'evangelizzazione inculturata vi sarà sempre la salvezza e la liberazione integrale di un determinato popolo o gruppo umano, che ne rafforzi la identità e ne rispetti il futuro, contrapponendosi ai poteri della morte. Assumendo la prospettiva di Gesù Cristo incarnato, che ha salvato l'uomo a partire dalla debolezza, dalla povertà e dalla croce redentrice, la Chiesa difende gli autentici valori culturali di tutti i popoli, specialmente degli oppressi, indifesi ed emarginati, di fronte alla forza travolgente delle strutture di peccato che si manifestano nella società moderna. Sfide 244 L'America Latina e i Caraibi rappresentano un continente multietnico e pluriculturale. Vi convivono, in termini generali, popolazioni aborigene, afroamericane, meticce e discendenti di europei e di asiatici, ognuna con la sua specifica cultura che la pone nella rispettiva identità sociale, secondo la visione del mondo di ciascun popolo, ma che cercano la propria unità a partire dall'identità cattolica. 245 Le popolazioni indigene di oggi coltivano valori umani di grande significato e, come dice Giovanni Paolo II, hanno la convinzione che il male si identifica con la morte e il bene con la vita. Questi valori e convinzioni sono il frutto "dei "semi del Verbo" ( che ) erano già presenti e illuminavano i cuori dei vostri antenati affinché potessero scorgere l'impronta del Dio creatore in ognuna delle sue creature: il sole, la luna, la madre terra…". La Chiesa, incontrando questi popoli nativi, ha cercato fin dall'inizio di accompagnarli nella lotta per la loro stessa sopravvivenza, insegnando loro il cammino di Cristo Salvatore, a partire dall'ingiusta situazione di popoli vinti, invasi e trattati come schiavi. Nella prima evangelizzazione, insieme a enormi sofferenze, ci furono grandi successi e intuizioni pastorali valide, i cui frutti perdurano fino ai nostri giorni. 246 Le culture afroamericane, presenti in America Latina e nei Caraibi, sono segnate da una costante resistenza alla schiavitù. Questi popoli, che sono milioni di persone, hanno anche nelle loro culture valori umani che esprimono la presenza del Dio creatore. È certo che in quattro secoli diversi milioni di africani neri sono stati trasportati come schiavi, violentemente sradicati dalle loro terre, separati dalle loro famiglie e venduti come mercanzia. La schiavitù dei neri e le stragi degli indios sono stati il maggior peccato dell'espansione coloniale dell'occidente. Disgraziatamente, per quanto riguarda la schiavitù, il razzismo e la discriminazione, vi furono battezzati che non furono estranei a questa situazione. 247 Come ha indicato con forza il Documento di Puebla, nei popoli frutto del meticciato razziale si è sviluppata una particolare cultura meticcia, in cui è molto presente la religiosità popolare, come forma inculturata del cattolicesimo. Coesistono, tuttavia, l'inadempienza dei doveri cristiani a fianco di ammirevoli esempi di vita cristiana e un'ignoranza della dottrina a fianco di esperienze di fede radicate nei principi del Vangelo. Nelle espressioni culturali e religiose dei contadini e delle popolazioni suburbane si riconosce gran parte del patrimonio cristiano del continente e una fede radicata nei valori del regno di Dio. Linee pastorali Evangelizzazione inculturata 248 Dopo aver chiesto perdono, in unione col Papa, ai nostri fratelli indigeni e afroamericani davanti all'infinita santità di Dio per tutto ciò che è stato segnato dal peccato, dall'ingiustizia e dalla violenza, vogliamo portare avanti un'evangelizzazione inculturata: 1. Verso i nostri fratelli indigeni: - Offrire il Vangelo di Gesù con la testimonianza di un atteggiamento umile, comprensivo e profetico, valorizzando la loro parola attraverso un dialogo rispettoso, franco e fraterno, e sforzandoci anche di conoscere le loro lingue. - Crescere nella conoscenza critica delle loro culture per apprezzarle alla luce del Vangelo. - Promuovere un'inculturazione della liturgia accogliendo con stima i loro simboli, riti ed espressioni religiose compatibili con il chiaro senso della fede, conservando il valore dei simboli universali e in armonia con la disciplina generale della Chiesa. - Accompagnare la loro riflessione teologica, rispettando le loro formulazioni culturali che li aiutano a rendere conto della loro fede e speranza. - Crescere nella conoscenza della loro visione del mondo, che vede nella globalità di Dio, dell'uomo e del mondo un'unità di cui sono intrise tutte le relazioni umane, spirituali e trascendenti. - Promuovere tra i popoli indigeni i loro valori culturali autoctoni tramite un'inculturazione della Chiesa che sfoci in una più ampia realizzazione del Regno. 249 2. Verso i nostri fratelli afroamericani: Coscienti del problema dell'emarginazione e del razzismo che pesa sulla popolazione nera, la Chiesa, nella sua missione evangelizzatrice, vuole condividere le loro sofferenze e accompagnarli nelle loro legittime aspirazioni alla ricerca di una vita più giusta e degna per tutti. - Perciò, la Chiesa in America Latina e nei Caraibi vuole appoggiare i popoli afroamericani nella difesa della loro identità e nel riconoscimento dei loro specifici valori; come anche aiutarli a mantenere vivi i loro usi e costumi compatibili con la dottrina cristiana - Allo stesso modo, ci impegniamo a dedicare speciale attenzione alla causa delle comunità afroamericane in campo pastorale, favorendo la manifestazione delle espressioni religiose proprie delle loro culture. 250 3. Sviluppare la coscienza del meticciato, non solo razziale ma anche culturale, che caratterizza porzioni maggioritarie di molti dei nostri popoli, in quanto legato all'inculturazione del Vangelo. Promozione umana delle etnie 251 Per un'autentica promozione umana, la Chiesa vuole appoggiare gli sforzi che fanno questi popoli per essere riconosciuti come tali dalle leggi nazionali e internazionali, con pieno diritto alla terra, alle loro organizzazioni ed esperienze culturali, allo scopo di garantire il loro diritto alla vita secondo la loro identità, la loro lingua e i loro costumi ancestrali e a rapportarsi con piena uguaglianza con tutti i popoli della terra. Assumiamo pertanto i seguenti impegni: - Superare la mentalità e la prassi dello sviluppo indotto dall'esterno a favore dell'autosviluppo, in modo che questi popoli siano artefici del loro destino. - Contribuire efficacemente a frenare e sradicare le politiche che tendono a far scomparire le culture autoctone, come le misure di integrazione forzata; o, al contrario, le politiche che intendono mantenere gli indigeni isolati ed emarginati dalle realtà nazionali. - Dare impulso al pieno rispetto dei diritti umani di indigeni e afroamericani, compresa la difesa legittima delle loro terre. - Come gesto concreto di solidarietà verso i contadini, indigeni e afroamericani, appoggiare la Fondazione Populorum progressio istituita dal Santo Padre. - Rivedere a fondo i nostri sistemi educativi per eliminare definitivamente ogni aspetto di discriminazione a livello dei metodi di insegnamento, della quantità e del modo di impiego delle risorse. - Fare il possibile per garantire agli indigeni e agli afroamericani un'educazione adeguata alle loro rispettive culture, cominciando addirittura dall'alfabetizzazione bilingue. Cultura moderna Situazione 252 Pur costituendo una realtà pluriculturale, l'America Latina è profondamente segnata dalla cultura occidentale; la memoria, la coscienza e il progetto di questa sono sempre presenti nello stile di vita comune dominante presso di noi. Da qui discende l'impatto prodotto nel nostro modo di essere dalla cultura moderna e le possibilità che oggi ci offre la sua fase post-moderna. - Caratterizzano la cultura moderna: la centralità dell'uomo; i valori della personalizzazione, della dimensione sociale e della convivenza; l'assolutizzazione della ragione, le cui conquiste scientifiche, tecnologiche e informatiche hanno soddisfatto molti dei bisogni dell'uomo, mentre hanno cercato l'autonomia rispetto alla natura, che egli domina, di fronte alla storia, di cui si assume la costruzione, e persino di fronte a Dio, di cui l'uomo si disinteressa o che relega alla coscienza personale, privilegiando in modo esclusivo l'ordine temporale. - La post-modernità è il risultato del fallimento della pretesa riduzionista della ragione moderna, che porta l'uomo a mettere in discussione tanto alcuni successi della modernità, quanto la fiducia nel progresso illimitato, sebbene ne riconosca, come fa anche la Chiesa, i valori. - Sia la modernità, coi suoi valori e controvalori, sia la postmodernità come spazio aperto alla trascendenza, presentano serie sfide all'evangelizzazione della cultura. Sfide 253 Rottura tra fede e cultura, conseguenza della chiusura dell'uomo moderno alla trascendenza, e dell'eccessiva specializzazione che impedisce la visione d'insieme. - Scarsa coscienza della necessità di una vera inculturazione come via verso l'evangelizzazione della cultura. - Incoerenza tra i valori del popolo, ispirati a principi cristiani, e le strutture sociali che generano ingiustizie, le quali impediscono l'esercizio dei diritti umani. - Il vuoto etico e l'individualismo regnante, che riducono la fondazione dei valori al semplice consenso sociale soggettivo. - Il potere diffuso degli strumenti della comunicazione, non di rado al servizio di controvalori. - La scarsa presenza della Chiesa nel campo delle espressioni prevalenti nell'arte, nel pensiero filosofico e antropologico-sociale e presso l'universo dell'educazione. - La nuova cultura urbana, coi suoi caratteristici valori, espressioni e strutture, col suo spazio aperto e insieme diversificato, con la sua mobilità, in cui prevalgono le relazioni di tipo funzionale. Linee pastorali 254 Presentare Gesù Cristo come paradigma di ogni atteggiamento personale e sociale, e come risposta ai problemi che angosciano la cultura moderna: il male, la morte, la mancanza d'amore. - Intensificare il dialogo tra fede e scienza, fede e modalità espressive, fede e istituzioni, i grandi ambiti della cultura moderna. - Curare i segni e il linguaggio culturale che indicano la presenza cristiana e permettono di introdurre l'originalità del messaggio evangelico nel cuore delle culture, specie nel campo della liturgia. - Promuovere e formare i laici affinché esercitino nel mondo la loro triplice funzione: profetica, nel campo della Parola, del pensiero, della sua espressione e dei valori; sacerdotale, nell'ambito della celebrazione e dei sacramenti, arricchita dal linguaggio dell'arte e della comunicazione; regale, nell'universo delle strutture sociali, politiche ed economiche. - Promuovere la conoscenza e il discernimento della cultura moderna in ordine a un'inculturazione adeguata. La città Sfide 255 L'America Latina si trova oggi all'interno di un accelerato processo di urbanizzazione. La città post-industriale non rappresenta solamente una variante dell'habitat umano tradizionale, ma costituisce di fatto il passaggio dalla cultura rurale alla cultura urbana, sede e motore della nuova civiltà universal. In essa si modifica la forma in cui, a livello di gruppo sociale, popolo, nazione, gli uomini coltivano le loro relazioni verso se stessi, verso gli altri, verso la natura e verso Dio. - Nella città, le relazioni verso la natura si limitano quasi sempre, e conforme all'essenza stessa della città, al processo di produzione di beni di consumo. Le relazioni tra le persone divengono prevalentemente funzionali e le relazioni verso Dio attraversano una marcata crisi, poiché viene a mancare la mediazione della natura, di grande importanza nella religiosità rurale, e poiché la modernità stessa tende a rinchiudere l'uomo entro l'immanenza del mondo. Cambiano anche le relazioni dell'uomo urbano verso se stesso, poiché la cultura moderna fa sì che egli valorizzi principalmente la propria libertà, autonomia, razionalità scientifico-tecnologica, in generale la propria soggettività, la propria dignità umana e i propri diritti. In effetti, nella città si trovano i grandi centri generatori della scienza e della tecnologia moderne. - Tuttavia, le nostre metropoli latinoamericane sono attualmente caratterizzate anche da periferie fatte di povertà e miseria, che quasi sempre rappresentano la maggioranza della popolazione, e che sono frutto di modelli economici all'insegna dello sfruttamento e dell'esclusione. La campagna stessa si urbanizza a causa del moltiplicarsi delle comunicazioni e dei trasporti. - A sua volta, l'uomo urbano rappresenta attualmente un tipo umano diverso dall'uomo rurale: confida nella scienza e nella tecnologia; è influenzato dai grandi strumenti della comunicazione sociale; è dinamico e proiettato verso il nuovo; consumista, di cultura audiovisiva, anonimo e sradicato. Linee pastorali 256 Realizzare una pastorale inculturata sul piano urbano rispetto alla catechesi, alla liturgia e all'organizzazione della Chiesa. La Chiesa dovrà inculturare il Vangelo nella città e nell'uomo urbano. Discernere i suoi valori e i suoi controvalori; cogliere il suo linguaggio e i suoi simboli. Il processo di inculturazione abbraccia l'annuncio, l'assimilazione e la riformulazione della fede. 257 Riprogettare la parrocchia urbana. La Chiesa nella città deve riorganizzare le sue strutture pastorali. La parrocchia urbana dev'esse-re più aperta, flessibile e missionaria, rendendo possibile un'azione pastorale trans-parrocchiale o sovra-parrocchiale. Inoltre, la struttura della città esige una pastorale pensata specificamente per tale realtà. Le grandi città, ove sorgono le nuove forme di cultura e di comunicazione, dovranno costituire dei luoghi privilegiati di missione. 258 Promuovere la formazione, di taglio biblico e spirituale, di laici destinati alla pastorale urbana; creare dei ministeri da conferire specificamente ai laici per l'evangelizzazione delle grandi città. 259 Moltiplicare le piccole comunità, i gruppi e i movimenti ecclesiali e le comunità ecclesiali di base. Dare inizio alla cosiddetta pastorale di caseggiato, per mezzo dell'opera di laici impegnati che vivono al loro interno. 260 Programmare una pastorale d'ambiente e di settore, differenziata a seconda degli spazi offerti dalla città. Una pastorale di accoglienza in risposta al fenomeno delle migrazioni. Una pastorale per i gruppi emarginati. Assicurare l'assistenza religiosa agli abitanti delle grandi città nei mesi estivi e di vacanza; esercitare un'attenzione pastorale verso coloro che trascorrono abitualmente i fine-settimana fuori città, dove non hanno possibilità di assolvere il precetto domenicale. 261 Incentivare l'evangelizzazione dei gruppi di influenza e dei responsabili delle città, nel senso di trasformarle, soprattutto nei quartieri periferici, in un ambiente degno dell'uomo. 262 Promuovere a livello continentale ( CELAM ), nazionale e regionale, incontri e corsi sull'evangelizzazione delle grandi metropoli. L'azione educativa della Chiesa Chiarificazione teologica 263 Ribadiamo quanto abbiamo affermato nei documenti di Medellin e Puebla sull'educazione, e a partire da lì sottolineiamo alcuni aspetti di particolare importanza per l'educazione cattolica oggi. - L'educazione è l'assimilazione della cultura. L'educazione cristiana è l'assimilazione della cultura cristiana. È l'inculturazione del Vangelo nella cultura stessa. Si pone a livelli assai diversi, scolastici o non scolastici, elementari o superiori, formali o informali. In ogni caso l'educazione è un processo dinamico che dura per l'intera vita della persona e dei popoli. Recupera la memoria del passato, insegna a vivere nel presente e si proietta sul futuro. Perciò, l'educazione cristiana è indispensabile nella nuova evangelizzazione. 264 L'educazione cristiana sviluppa e consolida in ogni cristiano la sua vita di fede e fa sì che davvero la sua vita sia Cristo. ( Fil 1,21 ) Attraverso di essa, si odono nell'uomo le parole di vita eterna, ( Gv 6,68 ) si realizza in ciascuno la creatura nuova ( 2 Cor 5,17 ) e si porta a compimento il disegno del Padre di ricapitolare in Cristo tutte le cose. ( Ef 1,10 ) In tal modo l'educazione cristiana si fonda su una vera antropologia cristiana, che significa l'apertura dell'uomo verso Dio in quanto Creatore e Padre, verso gli altri in quanto suoi fratelli, verso il mondo in quanto affidategli per fargli esprimere le sue potenzialità e non per esercitare sopra di esso un dominio dispotico che distrugge la natura. 265 Nessun maestro educa senza sapere perché educa e in quale direzione. In ogni progetto educativo è racchiuso un progetto di uomo: un progetto che ha valore a seconda che costruisca o distrugga l'educando. Si tratta del valore educativo. Quando parliamo di un'educazione cristiana, parliamo di un maestro che educa in direzione di un progetto di uomo in cui vive Gesù Cristo. Vi sono molti aspetti nei quali si educa e dei quali è composto il progetto educativo dell'uomo; vi sono molti valori; tuttavia tali valori non sono mai isolati, ma formano sempre una costellazione ordinata, in modo esplicito o implicito. Se tale ordine ha come fondamento e fine Cristo, allora è un'educazione che mira a ricapitolare tutto in Cristo ed è una vera educazione cristiana; diversamente, può darsi che parli di Cristo, ma non è cristiana. - L'educatore cristiano va considerato un soggetto ecclesiale che evangelizza, che fa catechesi ed educa in modo cristiano. Ha un'identità ben definita nella comunità ecclesiale. Nella Chiesa si deve riconoscere il suo ruolo. 266 Nella situazione odierna ci si imbatte in una pluralità di valori che ci interpellano e che sono ambivalenti. Da questo fatto sorge la necessità di confrontare i nuovi valori educativi con Cristo, colui che rivela il mistero dell'uomo. Nella nuova educazione, si cerca di far crescere e maturare la persona secondo le esigenze dei nuovi valori; a ciò bisogna aggiungere l'armonizzazione con la specifica tipologia del contesto latinoamericano. In genere, a partire dai criteri del secolarismo, si chiede di educare un uomo tecnico, un uomo in grado di dominare il suo mondo e di vivere in uno scambio di beni prodotti in base ad alcune minime norme politiche. Questa realtà ci richiede con forza di riuscire a essere coscienti di tutti i valori che essa contiene e di riuscire a ricapitolarli in Cristo; ci richiede di proseguire la linea dell'incarnazione del Verbo nella nostra educazione cristiana, e di giungere a Cristo morto e risorto, disegno di vita per ogni uomo. Sfide 267 Sotto un altro punto di vista, la realtà educativa dell'America Latina ci interpella a proposito dell'esclusione di molte persone dall'istruzione scolastica, persino da quella di base, a causa del grande analfabetismo che esiste in molti dei nostri paesi; ci interpella a causa della crisi della famiglia, la prima scuola, a causa del divorzio esistente tra il Vangelo e la cultura; a causa delle differenze sociali ed economiche che fanno sì che per molti l'educazione cattolica, specie ai livelli superiori, sia troppo costosa. Anche l'educazione informale che si riceve attraverso tanti comunicatori non esattamente cristiani, ad esempio alla televisione, ci chiama in questione. 268 L'università cattolica e l'università di ispirazione cristiana rappresentano una grande sfida, poiché il loro ruolo è segnatamente quello di realizzare un progetto cristiano di uomo, e pertanto devono praticare un dialogo vivo, continuo e progressivo con l'umanesimo e con la cultura tecnica, di modo che sappia insegnare l'autentica saggezza cristiana, nella quale il modello dell'"uomo operoso", riunito con quello dell'"uomo saggio", culmini in Gesù Cristo. Solo in questo modo l'università cattolica potrà indicare soluzioni ai complessi problemi non risolti relativi alla cultura emergente e alle nuove istanze sociali, come la dignità della persona umana, i diritti inviolabili della vita, la libertà religiosa, la famiglia come primo luogo di impegno sociale, la solidarietà ai suoi vari livelli, l'impegno proprio di una società democratica, la complessa problematica economico-sociale, il fenomeno delle sette, la rapidità del cambiamento culturale. 269 In campo scolastico un'altra sfida è quella costituita in vari paesi dallo spinoso problema dei rapporti tra educazione pubblica ed educazione cristiana. In alcune nazioni si è giunti a una maggiore flessibilità, invece in altri paesi ancora non si comprende che l'educazione cattolica è un diritto inalienabile dei genitori cattolici e dei loro figli, e le risorse di cui essa abbisogna non affluiscono, o addirittura la si proibisce. 270 Altre sfide peculiari: l'ignoranza religiosa dei giovani, l'educazione extra-scolastica e l'educazione informale. Un'altra sfida è adeguare l'educazione alle differenti culture, in particolare alle culture indigene e afroamericane; non solo in riferimento a ciò che non si adatta al loro modo di essere, ma anche nel senso di non emarginarle ne escluderle dal progresso, dalla uguaglianza di opportunità e dalla capacità di costruire l'unità nazionale. Linee pastorali 271 I nostri impegni nel campo dell'educazione si riassumono, senza possibilità di dubbio, nella linea pastorale dell'inculturazione: l'educazione è la mediazione metodologica per l'evangelizzazione della cultura. Pertanto, ci pronunciamo a favore di un'educazione cristiana a partire dalla vita e per la vita, nell'ambito individuale, familiare e comunitario e nell'ambito dell'ecosistema; che promuova la dignità della persona umana e la vera solidarietà; un'educazione che venga completata da un processo di formazione civile-sociale ispirato al Vangelo e alla dottrina sociale della Chiesa. Ci impegniamo per un'educazione evangelizzatrice. 272 Sosteniamo i genitori nella scelta di un tipo di educazione per i loro figli che sia coerente con le loro convinzioni, e denunciamo qualsiasi intromissione del potere civile volta a coartare questo loro naturale diritto. Ogni persona deve avere garantito il diritto alla formazione religiosa, e pertanto all'insegnamento della religione nelle scuole di ogni livello. 273 Incoraggiamo gli educatori cristiani che lavorano nelle istituzioni della Chiesa, le congregazioni religiose che continuano la loro opera educativa e gli insegnanti cattolici che lavorano in istituzioni non cattoliche. Dobbiamo promuovere la formazione permanente degli educatori cattolici per quanto concerne la crescita della loro fede e la capacità di comunicarla come la vera Sapienza, specie nell'educazione cattolica. 274 È urgente una vera formazione cristiana a proposito della vita, dell'amore e della sessualità, che corregga le deviazioni presenti in determinate informazioni che vengono diffuse nelle scuole. È urgente un'educazione alla libertà, uno dei valori fondamentali della persona. È necessario anche che l'educazione cristiana si preoccupi di educare al lavoro, specie nell'odierna situazione culturale. 275 I carismi degli ordini e delle congregazioni religiose, posti al servizio dell'educazione cattolica nelle diverse Chiese particolari del nostro continente, ci aiutano moltissimo ad adempiere il mandato ricevuto dal Signore di andare ad ammaestrare tutte le nazioni, ( Mt 28,18-20 ) in particolare nell'evangelizzazione della cultura. Facciamo appello ai religiosi e alle religiose che hanno abbandonato questo settore tanto importante dell'educazione cattolica perché ritornino al loro compito; ricordiamo loro che l'opzione preferenziale per i poveri comprende un'opzione preferenziale per quei mezzi che permettono alle persone di uscire dalla propria miseria, e un mezzo privilegiato tra questi è l'educazione cattolica. L'opzione preferenziale per i poveri si esprime anche nel fatto che i religiosi educatori proseguano nella loro opera educativa presso molte aree rurali, tanto remote quanto bisognose. 276 Dobbiamo sforzarci anche affinché l'educazione cattolica scolastica a tutti i livelli sia alla portata di chiunque e non rimanga riservata ad alcuni pochi, pur tenendo presenti i problemi economici che ciò comporta. Occorre promuovere la responsabilità della comunità parrocchiale rispetto alla scuola e alla sua gestione. Chiediamo che sia garantita l'erogazione di risorse pubbliche per la scuola cattolica. In particolare, riteniamo che l'università cattolica, secondo la Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae, sia chiamata a un'importante missione: il dialogo tra il Vangelo e le culture e la promozione umana dell'America Latina. 277 Coscienti che la cultura attuale si estende a livello planetario, formeremo a partire dall'educazione cattolica e a ogni livello una coscienza critica di fronte agli strumenti della comunicazione sociale. È urgente fornire criteri di verità per rendere capace la famiglia nell'uso della televisione, della stampa e della radio. 278 Trasformare la scuola cattolica in una comunità che sia centro di irradiazione evangelizzatrice, per mezzo degli alunni, dei genitori e degli insegnanti. Ci impegniamo a fortificare la comunità educativa, e al suo interno ad alimentare un processo di formazione civile-sociale, ispirato al Vangelo e alla dottrina sociale della Chiesa, che risponda alle reali necessità del popolo. In tal modo si rafforzeranno le organizzazioni degli studenti, dei docenti, dei genitori degli alunni e degli ex-alunni, come metodo di educazione civile-sociale e politica che favorisca la formazione delle persone alla democrazia. Allo stesso tempo, sollecitiamo i governi affinché continuino a indirizzare i loro sforzi verso una promozione sempre più ampia della democratizzazione dell'educazione. Comunicazioni sociali e cultura Chiarificazione teologica 279 L'evangelizzazione, annuncio del Regno, è comunicazione, perché viviamo in comunione: "Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo". ( 1 Gv 1,3 ) Ogni persona e ogni gruppo umano sviluppano la loro identità nell'incontro con gli altri ( alterità ). Tale comunicazione è la via necessaria per arrivare alla comunione ( comunità ). La ragione di ciò sta nel fatto che l'uomo è stato fatto a immagine di Dio uno e trino, e al cuore della rivelazione si trova il suo mistero trinitario come comunicazione eternamente interpersonale, la cui Parola si fa dialogo, entra nella storia per opera dello Spirito e inaugura in tal modo un mondo di nuovi incontri, nuovi interscambi, un mondo di comunicazione e di comunione. Questa comunicazione è importante non solo con il mondo ma anche all'interno della Chiesa. - Nell'atto della comunicazione del Padre, attraverso il Verbo fatto carne, nella predicazione e nell'azione di Gesù, la Parola si fa liberatrice e redentrice per tutta l'umanità. Questo atto d'amore attraverso il quale Dio si rivela, unito alla risposta di fede dell'umanità, genera un dialogo profondo. In tal modo Cristo è il modello del comunicatore; in lui. Dio, colui che è totalmente Altro, viene a incontrarci e aspetta la nostra libera risposta. Questo incontro di comunione con lui è sempre una crescita. È la via della santità. - In tal modo si ha una maggiore relazione tra evangelizzazione, promozione umana e cultura, fondata sulla comunicazione, la quale impone alla Chiesa compiti e sfide concrete nel settore della comunicazione sociale. È quanto ha detto il Papa nel discorso inaugurale di questa Conferenza: "Intensificare la presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione deve essere certamente una delle vostre priorità". - Siamo consapevoli di trovarci nella nuova cultura dell'immagine, e che il messaggio evangelico deve inculturarsi in tale cultura e giungere così a farle esprimere Cristo, la più alta comunicazione. Comprendiamo l'importanza degli innumerevoli strumenti elettronici che al giorno d'oggi sono alla nostra portata per annunciare il Vangelo. Rendiamo grazie a Dio per questo nuovo dono che ci ha fatto all'interno della cultura odierna. Sfide 280 Lo sviluppo tecnologico in materia di comunicazioni, specie della televisione, offre all'evangelizzazione ampie prospettive di comunicazione ai più vari livelli e fornisce alla società in generale un'interrelazione addirittura planetaria. Si tratta di un fatto positivo, ma rappresenta anche, nel contesto attuale, una sfida assai impegnativa a causa dell'orientamento al secolarismo di molti programmi. Prendiamo atto dello sviluppo dell'industria della comunicazione in America Latina, che mostra la crescita di gruppi economici e politici che concentrano sempre più in poche mani, che hanno un potere enorme, la proprietà dei diversi mezzi, fino a manipolare la comunicazione con l'imposizione di una cultura che stimola l'edonismo e il consumismo, che travolgono le nostre culture, i loro valori e le loro identità. - Vediamo come la pubblicità introduca spesso false attese e crei necessità fittizie; vediamo pure che, in particolare nella programmazione televisiva, abbondano la violenza e la pornografia, che penetrano con aggressività nell'intimo delle famiglie. Constatiamo anche che le sette utilizzano in modo sempre più intensivo ed esteso gli strumenti della comunicazione. - D'altra parte, la presenza della Chiesa nel sistema della comunicazione è ancora insufficiente e manca di un numero idoneo di operatori che abbiano la preparazione adatta a far fronte a questa sfida; oltre a ciò manca presso i vari episcopati un'adeguata programmazione della pastorale delle comunicazioni. La telematica e l'informatica rappresentano nuove sfide per l'integrazione della Chiesa nel mondo delle comunicazioni. Linee pastorali 281 Appoggiare e dare impulso agli sforzi di coloro che, attraverso i mezzi di comunicazione, difendono la propria identità culturale, raccogliendo la sfida dell'incontro con realtà nuove e differenti e cercando che abbia luogo un autentico dialogo. Coordinare la comunicazione di massa con quella comunitaria e di gruppo. Sforzarsi di avere mezzi di comunicazione propri, e per quanto possibile avviare la produzione di video a servizio dell'America Latina. 282 Contribuire a discernere e a orientare le politiche e le strategie della comunicazione, che devono essere indirizzate a creare condizioni di incontro tra le persone, a far regnare un'autentica e responsabile libertà di espressione, a sviluppare i valori culturali propri e a produrre l'integrazione latinoamericana. 283 Dare ai professionisti cattolici della comunicazione l'appoggio sufficiente a compiere la loro missione. Sviluppare un rapporto sempre più intenso di comunione ecclesiale con le organizzazioni internazionali ( OCIC-AL, UNDA-AL, UCLAP ) i cui mèmbri sono collaboratori qualificati e competenti delle Conferenze episcopali e anche dei singoli vescovi. Le Commissioni episcopali per le comunicazioni sociali di ogni paese e lo stesso DECOS-CELAM e il SERTAL devono accrescere e migliorare la loro presenza in questo campo. 284 La formazione tecnica, dottrinale e morale di tutti gli operatori pastorali che operano negli o con gli strumenti della comunicazione sociale richiede il massimo dell'impegno. Nel contempo, è necessario un piano di educazione orientato sia alla recezione critica, in particolare nelle famiglie, sia alla capacità di utilizzo attivo e reattivo dei mezzi di comunicazione e del loro linguaggio, facendo uso dei simboli culturali del nostro popolo. 285 È necessario incoraggiare le università cattoliche a offrire una formazione alla comunicazione sociale al più alto livello umano, accademico e professionale. Nei seminari e nelle case di formazione dei religiosi si insegnino i linguaggi e le corrispondenti tecniche di comunicazione, che garantiscano una sufficiente preparazione sistematica. Oggi non si può prescindere dall'uso dell'informatica per ottimizzare i nostri sforzi di evangelizzazione. Occorre andare avanti nell'istallazione della rete informatica della Chiesa nelle singole Conferenze episcopali. 286 Le editrici cattoliche operino in forma coordinata all'interno della pastorale organica. Linee pastorali 287 Siamo giunti a Santo Domingo dalle nostre Chiese particolari. Eravamo portatori de "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce" dei nostri popoli. Ci hanno accompagnato gli aneliti di vita e di speranza per il continente. Il nostro incontro con il Santo Padre ci ha confermati nella fede, nella speranza e nell'amore verso il Signore e la Chiesa. Ci ha dato forza la compagnia spirituale di tanti fratelli che hanno pregato per noi e ci hanno offerto il loro sostegno. La celebrazione giornaliera dell'Eucaristia, la meditazione della parola di Dio e il lavoro comune svolto con la fiducia posta nel Signore, ci hanno consentito di fare un'autentica esperienza della presenza di "Gesù in mezzo a noi" ( Mt 18,20 ) e dell'azione dello Spirito. "Gesù Cristo, lo stesso ieri, oggi e sempre" ci ha fatto percepire che egli ci rende "creature nuove"; ( 2 Cor 5,17 ) ci da la "vita in abbondanza"; ( Gv 10,10 ) ci promette la "vita eterna". ( Gv 6,54 ) Egli è "nostra speranza". ( 1 Tm 1,1 ) Ora ritorniamo ai diversi ambiti del nostro ministero. Annunceremo il Vangelo della vita. Continueremo dando "ragione della speranza" ( 1 Pt 3,15 ) a ognuna delle persone che il Signore porrà sulle nostre strade. 288 Al termine delle nostre riflessioni, con il cuore grato a Dio, volgiamo il nostro sguardo al lavoro svolto per identificare le principali linee pastorali e per continuare a camminare guidati dai tre temi che il Santo Padre ci ha invitato a studiare, ad approfondire e a mettere in pratica a partire da questa IV Conferenza. Riesaminando il nostro cammino proclamiamo con nuovo ardore la nostra fede in Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, unica ragione della nostra vita e fonte della nostra missione. Egli è la via, la verità e la vita. Egli ci da la vita che desideriamo comunicare pienamente ai nostri popoli, affinché abbiano tutti uno spirito di solidarietà, riconciliazione e speranza. 289 Facciamo questa professione di fede sotto la protezione di Nostra Signora di Guadalupe, patrona dell'America Latina, che è stata con noi in questo incontro episcopale e ci accompagna sempre nella missione che il Signore ci affida. 290 Rinnoviamo la nostra intenzione di portare avanti gli orientamenti pastorali del Concilio Vaticano II, recepiti dalle Conferenze episcopali generali di Medellin e Puebla, attualizzandoli attraverso le linee pastorali tracciate nella presente Conferenza. 291 I tre temi proposti dal Santo Padre costituiscono per noi le tre grandi linee pastorali che assumiamo per le nostre Chiese. Ogni Chiesa particolare e ogni Conferenza episcopale potranno trovare, negli orientamenti di Santo Domingo, le sfide e le linee pastorali che più corrispondono alle proprie esigenze concrete. 292 In nome delle nostre Chiese particolari dell'America Latina e dei Caraibi ci impegniamo a lavorare per: 1. Una nuova evangelizzazione dei nostri popoli. 2. Una promozione integrale dei popoli latinoamericani e caraibici. 3. Un'evangelizzazione inculturata. In questo senso, mettiamo in evidenza quegli aspetti che durante la Conferenza, sono stati indicati con speciale forza per dare impulso e concretezza alle tre principali linee pastorali. Una nuova evangelizzazione dei nostri popoli 293 1. L'impegno è di tutti e a partire da comunità vive. Un compito di particolare rilievo spetta ai laici, in continuità con gli orientamenti dell'Esortazione apostolica Christìfideles laici. Tra questi, seguendo l'invito costante del Papa, convochiamo ancora una volta i giovani, affinché siano forza rinnovatrice della Chiesa e speranza del mondo. Allo scopo di suscitare vocazioni di presbiteri, diaconi permanenti, religiosi, religiose e membri di istituti secolari per la nuova evangelizzazione, daremo impulso a una zelante pastorale delle vocazioni. 294 2. Siamo tutti chiamati alla santità. Nella Chiesa, comunità missionaria, urge un deciso impegno per la continua educazione della fede, attraverso la catechesi, che ha il suo fondamento nella parola di Dio e nel magistero della Chiesa, e permette ai cattolici di dare ragione della propria speranza in ogni occasione e di fronte alle sette e ai nuovi movimenti religiosi. La celebrazione delle fede nella liturgia, culmine della vita della Chiesa, deve realizzarsi con gioia e in una forma che permetta una partecipazione più viva, attiva e impegnata nella realtà dei nostri popoli. 295 3. È l'ora missionaria dell'America. Rivolgiamo a tutti un appello forte ed entusiasta per l'evangelizzazione, non solo in seno alle nostre Chiese, ma oltre le nostre frontiere. Questa sarà la risposta all'esempio dei missionari che dalle diverse parti giunsero in America per comunicarci la loro fede, e sarà anche fonte di generosità per i nostri giovani e fonte di benedizione per le nostre Chiese. Una promozione umana integrale dei popoli latinoamericani e caraibici 296 1. Facciamo nostro il grido dei poveri. Assumiamo con rinnovato ardore l'opzione evangelica preferenziale per i poveri, in continuità con Medellin e Puebla. Quest'opzione, non esclusiva ne escludente, illuminerà, a imitazione di Cristo, tutta la nostra azione evangelizzatrice. In tale luce invitiamo a promuovere un nuovo ordine economico, sociale e politico, conforme alla dignità delle persone considerate singolarmente e nel loro insieme, dando impulso alla giustizia e alla solidarietà e aprendo loro orizzonti di eternità. 297 2. Diciamo sì alla vita e alla famiglia. Dinanzi alle gravi aggressioni verso la vita e la famiglia, acutizzatesi negli ultimi anni, proponiamo un'azione decisa per difendere e promuovere la vita e la famiglia, Chiesa domestica e santuario della vita, dal suo concepimento fino al termine naturale della sua tappa temporale. Ogni vita umana è sacra. Un'evangelizzazione inculturata È il terzo impegno che assumiamo nella prospettiva di nuovi metodi e di nuove espressioni per vivere oggi il messaggio evangelico. 298 1. Le grandi città dell'America Latina, con i loro molteplici problemi, ci hanno chiamato in causa. Ci dedicheremo all'evangelizzazione di questi centri dove vive la maggior parte della nostra popolazione. La nostra sollecitudine si dirigerà anche alle aree rurali; in esse già si avverte l'impatto di mutamenti culturali. 299 2. Vogliamo avvicinarci ai popoli indigeni e afroamericani, affinché il Vangelo incarnato nelle loro culture manifesti tutta la propria vitalità ed essi entrino in dialogo di comunione con le altre comunità cristiane per un reciproco arricchimento. 300 3. Cercheremo anche di dare impulso a un'efficace azione educativa e a un deciso impegno per una moderna comunicazione. 301 Ci poniamo sotto l'azione dello Spirito Santo che dal giorno di Pentecoste guida la Chiesa nell'amore. Egli ci concesse la grazia del Vaticano II e delle nostre Conferenze generali di Rio de Janeiro, Medellin e Puebla. Siamo certi che non verrà meno il suo aiuto affinché continuiamo, a partire da Santo Domingo, più uniti tra noi sotto l'orientamento e la guida del Santo Padre, successore di Pietro, e perché, malgrado i nostri limiti, possiamo dare impulso con entusiasmo, in America Latina e nei Caraibi, all'annuncio di Gesù Cristo e del suo Regno. Linee pastorali prioritarie 302 La Chiesa in America Latina e Caraibi proclama la propria fede: "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre". ( Eb 13,8 ) Le nostre Chiese particolari, unite nella speranza e nell'amore, sotto la protezione di Nostra Signora di Guadalupe, in comunione con il Santo Padre e in continuità con gli orientamenti pastorali delle Conferenze generali di Medellin e Puebla, si impegnano a lavorare per: 1. Una nuova evangelizzazione dei nostri popoli alla quale tutti sono chiamati che metta l'accento sulla pastorale vocazionale che veda uno speciale protagonismo dei laici e, tra loro, dei giovani mediante l'educazione permanente della fede e la sua celebrazione: la catechesi e la liturgia anche al di là delle nostre frontiere: america latina missionaria. 2. Una promozione integrale del popolo latinoamericano e caraibico a partire da una evangelica e rinnovata opzione preferenziale per i poveri al servizio della vita e della famiglia. 3. Un'evangelizzazione inculturata che penetri gli ambienti segnati dalla cultura urbana che si incarni nelle culture indigene e afroamericane con una efficace azione educativa e una moderna comunicazione. Preghiera 303 Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, buon Pastore e Fratello nostro, la nostra unica opzione è per tè. Uniti nell'amore e nella speranza sotto la protezione di Nostra Signora di Guadalupe, Stella della evangelizzazione, domandiamo il tuo Spirito. Donaci la grazia, in continuità con Medellin e Puebla, di impegnarci in una nuova evangelizzazione alla quale tutti siamo chiamati, con una speciale partecipazione dei laici, particolarmente dei giovani, impegnandoci in una educazione continua della fede, celebrando la tua lode e annunciandoti oltre le nostre frontiere, in una Chiesa decisamente missionaria. Aumenta le nostre vocazioni affinché non manchino operai alla tua messe. Dacci la forza per impegnarci in una promozione integrale del popolo latinoamericano e caraibico, a partire da una evangelica e rinnovata opzione preferenziale per i poveri e al servizio della vita e della famiglia. Aiutaci a lavorare per una evangelizzazione inculturata che penetri gli ambienti delle nostre città, che si incarni nelle culture indigene e afroamericane attraverso una efficace azione educativa e una moderna comunicazione.