Santo Domingo

Indice

1.1. Evangelizzazione

1.1.1. Semi del Verbo

5 Dio non giunse per la prima volta nel continente americano con la spedizione scopritrice di Colombo.

La sua presenza creatrice, provvidente e salvifica, accompagnava già la vita dei suoi popoli.

I « semi del Verbo » attendevano la feconda rugiada dello Spirito, attratto dal profondo senso religioso delle culture precolombiane.

6 Il primo annuncio esplicito del Vangelo, la Buona Novella della proclamazione del Dio di Gesù Cristo, ci riporta alla memoria l'episodio di san Paolo nell'areopago di Atene. ( At 17,19-34 )

Giovanni Paolo II ha espresso questa realtà: « La scoperta dell'America coincide con l'inizio dell'evangelizzazione in quelle terre nuove.

Da allora il mistero della salvezza, rivelato per tutta l'umanità nel Verbo fatto carne, cominciò a essere annunciato a nuovi popoli, coi quali, fino ad allora, l'Europa non aveva avuto alcun contatto.

Tuttavia quei popoli erano conosciuti e abbracciati da Dio dall'eternità con la paternità che il Figlio ha rivelato nella pienezza dei tempi ».4

7 Nelle basi stesse dei popoli attuali che hanno radici indigene si trova l'apertura all'azione di Dio e il ringraziamento alla madre terra per i suoi doni.

1.1.2. Il primo annuncio

8 Sebbene il primo viaggio di Colombo non avesse propositi evangelizzatori, già nel secondo, nel 1493, si prospettò la necessità dell'evangelizzazione e giunsero i primi missionari.

9 La vitalità conseguita dalle comunità cattoliche della Spagna grazie alla riforma della Chiesa, guidata dal Cardinale Francisco Jiménez de Cisneros, si riflette nell'ardore, nella sensibilità pastorale e nella creatività mostrate nel primo annuncio del Vangelo.

I missionari della prima ora seppero riconoscere, rispettare e far fruttificare i « semi del Verbo » seminati nella terra indigena.

10 Tuttavia, limitazioni originate dalla mentalità di « cristianità » - e di « riconquista » del sud della penisola iberica - impedirono la piena comprensione delle pratiche religiose di quei popoli.

I loro miti e rituali, i sacrifici umani e vari costumi furono pratiche che si celebravano originariamente per ottenere il favore della divinità.

Tali pratiche idolatriche furono considerate abominevoli e aberranti, senza distinguere all'inizio i profondi valori religiosi che esistevano in esse.

Tuttavia l'astuzia e la tenacia dell'indigeno trovò il modo di conservare elementi della propria religione sotto le manifestazioni della nuova.

Da questa interrelazione di credenze e miti si forgiò la religiosità tipica dei popoli con radici indigene, tuttora percepibile.

11 La prima evangelizzazione in quello che oggi è il Brasile si realizzò sotto il Patronato Regio del Portogallo e accompagnò la colonizzazione delle coste della cosiddetta « terra della Vera Cruz ».

Nel 1532 furono fondate le prime parrocchie, poste al servizio delle capitanerie dei coloni portoghesi; e la prima missione formale fu realizzata in Santa Catarina, dal 1538 al 1541, a opera di francescani spagnoli.

Gli indigeni di questa terra erano pochi e si trovavano soprattutto in regioni remote.

Perciò la loro evangelizzazione non occupò il posto centrale e si sviluppò seguendo i flussi etnici che man mano sopravvennero.

1.1.3. La presenza degli ordini e delle congregazioni religiose

12 La vita religiosa occupa uno spazio importante nella storia dell'evangelizzazione del nostro continente.

Senza la mistica e l'azione dei carismi vissuti secondo uno stile peculiare di sequela di Gesù Cristo, non si potrebbero intendere ne il senso ne il carattere delle impronte evangelizzatrici.

Anche la vita comunitaria è fortemente radicata nell'essenza e nell'azione ecclesiale latinoamericana.

13 Nella prima fase dell'evangelizzazione ebbero il ruolo centrale gli ordini medicanti, specialmente i francescani e i domenicani.

L'attuazione concreta e dinamica dell'intuizione domenicana, « contemplare et contemplata aliis tradere », si tradusse tanto nell'attenzione a percepire la traccia di Dio e il senso della sua parola negli eventi, quanto nella necessità di difendere l'immagine divina impressa in ogni essere umano.

Quando nell'Avvento del 1511, p. Antonio de Montesinos levò la voce in favore degli indigeni oppressi a Santo Domingo e quando, più avanti, la « Scuola di Salamanca » forgiò gli elementi determinanti per il « diritto delle genti », era presente la forza del carisma domenicano.

L'applicazione della direttiva fondativa francescana, « vivere la perfezione del santo Vangelo » nella testimonianza personale e nell'insistenza evangelizzatrice dei primi missionari, diede un orientamento molto forte a valori che si impressero profondamente nel cuore della cultura nascente dall'incontro di diverse concezioni del mondo: l'apprezzamento per la vita, l'apertura al sacro e al gratuito, la convivenza con la natura e l'opzione per uno stile di vita povero, modesto e attento alle dimensioni interiori.

14 Altri ordini religiosi si sono impegnati nell'evangelizzazione in questi cinque secoli.

Nel XVI secolo i geronimiti, gli agostiniani, i carmelitani, i cappuccini, i mercedari, i benedettini, i frati di San Giovanni di Dio, ecc.

I gesuiti si stabilirono pochi anni dopo la loro fondazione con lo spirito nato dalla Controriforma, si dedicarono alla trasmissione della fede a popoli indigeni lontani dai centri urbani e istituirono un sistema educativo che formò la mentalità e le basi umane e cristiane delle élites.

La loro espulsione dai domini del Portogallo nel 1759, dalla colonia francese di Santo Domingo nel 1763 e dai possedimenti della Spagna nel 1767 fu un colpo tremendo per il futuro delle aree da loro servite e della cultura cristiana in America Latina.

Lo spirito creativo con cui furono applicati i metodi di evangelizzazione, soprattutto nei primi tempi, è uno dei dati più rilevanti della storia mondiale dell'evangelizzazione e un esempio valido e suggestivo.

15 Dopo l'allontanamento dei gesuiti e durante il XIX secolo, le correnti francesi di spiritualità e apostolato ( sulpiciani, eudisti, vincenziani, lasalliani e maristi ) diedero il loro contributo peculiare all'evangelizzazione delle nascenti nazioni, completando gli elementi ricevuti in precedenza e definendo la fisionomia che la cultura religiosa in buona parte dell'America Latina avrebbe avuto fino ai tempi moderni.

Va anche tenuto conto dell'alto numero di congregazioni nate tra noi.

16 Non si potrebbe comprendere l'evangelizzazione nel continente senza il singolare e fecondo contributo della vita consacrata femminile, presente fin dall'inizio della sua storia ecclesiale.

Per vari secoli e seguendo i condizionamenti sociali dell'epoca, nella vita monastica condivisero la vita cristiana del popolo e la animarono.

La presenza ininterrotta e la grande stima di cui hanno goduto, hanno garantito la stabilità delle comunità cattoliche e testimoniato il primato della preghiera e della contemplazione gratuita del mistero di Dio.

17 Dal XIX secolo e mediante carismi diversissimi e la grande creatività apostolica, i campi bisognosi del Vangelo si videro fecondati dalla presenza e dall'azione delle religiose.

Il nostro presente ha un grosso debito con questo enorme numero di donne, la cui abnegazione e dedizione rasenta spesso l'eroismo, e il nostro futuro cristiano dipende in buona parte dalla continuità della loro testimonianza e della loro attività.

1.1.4. I laici

18 Non si può fare adeguatamente memoria dell'evangelizzazione senza tener conto dei laici - l'immensa maggioranza delle nostre comunità cattoliche - non solo come destinatari del messaggio, ma come soggetti e protagonisti di esso.

19 La pietà del popolo si è nutrita dei contenuti essenziali del dogma cristiano, uniti a un ricorso affettuoso alla bontà divina, espresso nel riconoscimento della sua grandezza e nell'intuizione dei tratti della sua tenerezza.

Questo è stato il contenuto principale dell'evangelizzazione, trasmesso di generazione in generazione particolarmente dalle madri di famiglia.

All'interno della famiglia si alimentò per secoli la vita cristiana condivisa nei sacramenti, nelle feste e nei momenti chiave di dolore e di gioia per i suoi membri e i vicini.

Perciò la trasmissione della fede si deve principalmente ai fedeli laici.

20 Durante i primi tre secoli e ancora oggi, soprattutto nelle regioni indigene, i catechisti ebbero un ruolo centrale e insostituibile.

Le confraternite, in maggioranza maschili e corporative, svolsero una funzione decisiva nell'impegno cristiano di solidarietà e assistenza sociale.

I Terz'ordini e quelli paragonabili a essi seppero unire insieme la crescita spirituale dei loro membri, l'apostolato e l'impegno coi poveri.

21 Nel XX secolo, man mano che la concezione cattolica della società venne differenziandosi da altre concezioni, il ruolo dei laici, e principalmente degli intellettuali, fu decisivo per sostenere l'identità dei popoli basata su un substrato fondativo cattolico.

In seguito, nella maggior parte delle nazioni latinoamericane, salvo il Messico dove si soffrì un'aperta persecuzione, il ruolo dei laici organizzati nell'Azione Cattolica e la formazione di sindacati e partiti politici di ispirazione cristiana furono decisivi per l'entrata nell'epoca moderna.

22 Già con l'Azione Cattolica o ancor di più col Vaticano II e Medellin si venne prendendo coscienza del ruolo insostituibile dell'apostolato laicale, non solo per supplire alla scarsità di sacerdoti, ma come valore in sé.

Si scoprirono aree pastorali bisognose e, nei luoghi più disparati del continente, un numero crescente di uomini e donne si inserì in ministeri affidati ai laici.

Questa realtà rappresenta una riserva di speranza per il futuro dell'evangelizzazione.

23 Nei decenni più recenti sono sorti nuovi movimenti di spiritualità a predominanza laicale.

Anche se in alcuni di essi si nota una certa tendenza a organizzarsi senza riferimento concreto alle Chiese locali e a nutrirsi di concezioni integriste, il loro dinamismo invita ad avvicinarsi a essi, a valorizzarli e a perseguirne la piena integrazione.

1.1.5. L'insediamento della Chiesa

24 Nella parte spagnola dell'America, la Chiesa si organizzò secondo il modello statale ereditato dal Medio Evo.

La cura pastorale nei confronti degli spagnoli e di quanti si assimilavano a essi fu realizzata secondo lo stile delle Chiese della Penisola iberica, specialmente della Chiesa di Siviglia, della quale, a partire dal 1511, furono suffraganee le prime diocesi americane.

Nel 1546 furono erette tre province ecclesiastiche che facevano capo a Santo Domingo, Messico e Lima.

Man mano che nascevano, le sedi episcopali si strutturavano con capitoli, benefici, parrocchie per spagnoli e « dottrine » per indigeni, cappellanie e scuole che furono germi di università.

25 La Chiesa si organizzò in relazione alla Chiesa universale seguendo linee precedenti al Concilio di Trento.

Fu un'organizzazione fondata sul « Patronato » dei Re iberici, concepito come una cessione del Papato in materia di presentazioni episcopali e di alte cariche ecclesiastiche, in cambio di appoggio fondamentalmente economico per il sostegno delle nascenti diocesi.

26 Le prime attività pastorali in quello che oggi è il Brasile dipesero dal vescovado di Funchal nelle isole Azzorre.

Nel 1551 fu eretta la diocesi di Bahia, nel 1575 la prelatura di Rio de Janeiro e nel 1661 quelle di Pernambuco e Paraiba.

Dal 1551 al 1676 ci fu un solo vescovo in tutta l'America portoghese e bisognerà aspettare fino al 1707 per trovare nelle « Costituzioni » dell'arcivescovado di Bahia una struttura ecclesiastica più chiara.

27 Solo molto avanti nel XVII secolo si affermarono le istituzioni per la formazione del clero diocesano.

Nei seminari generalmente non furono accettati gli indigeni e solo in rari casi i meticci.

Perciò il clero creolo, fortemente identificato con gli altri creoli, occupò un buon numero di parrocchie, alcune delle quali abbandonate dai religiosi via via che cresceva il clero diocesano, incrementato dalla politica della metropoli.

Tuttavia solo in Colombia, e per vie molto diverse in Messico, si poté contare su un'autosufficienza del clero e su una minore dipendenza dall'aiuto straniero e di clero religioso, maggioritario in Brasile e in quasi tutti i paesi latinoamericani.

28 I movimenti indipendentisti dell'inizio del XIX secolo indussero alla politicizzazione di chierici e religiosi e precipitarono in una grave crisi il Patronato spagnolo e il ruolo dell'episcopato.

Uomini di Chiesa militarono sia tra i « realisti » che tra gli « insorti » e i vescovi si videro obbligati a scegliere tra la permanenza in America, col riconoscimento del nuovo stato di cose, o il ritorno in Europa, col conseguente abbandono pastorale delle proprie diocesi.

La maggioranza optò per il ritorno, giustificati dal loro giuramento di fedeltà al Re.

29 Il XIX secolo e la prima parte del XX furono di prova e di lenta ripresa per l'organizzazione della Chiesa cattolica in America Latina.

Papa Gregorio XVI intuì il carattere definitivo dell'indipendenza ispanoamericana e diede soluzioni prudenti per la restaurazione dell'episcopato e la ricostruzione delle chiese.

30 L'aiuto dei religiosi e le nuove fondazioni che abbiamo già menzionato contribuirono a normalizzare la situazione.

31 Il carattere anticlericale e in alcuni casi anticattolico di correnti presenti nel XIX secolo, che furono promosse da gruppi minoritari, ma influenti e - in qualche caso - dagli stessi governi, riuscì a disgregare istituzioni derivanti dalla colonia.

I membri della Chiesa patirono un'effettiva sofferenza, che, considerata in tutta la sua profondità, costituì un'esperienza di purificazione.

32 Possiamo riconoscere un aumento della qualità e del numero delle vocazioni sacerdotali, un rinnovamento e un nuovo impegno apostolico della vita consacrata.

La povertà dei chierici aiutò la loro vicinanza al popolo e ridiede prestigio agli occhi della gente semplice alla loro attività evangelica.

Si riprese sul serio la catechesi, soprattutto quella sacramentale.

La migliore preparazione offerta nei seminari, nelle scuole e nelle università cattoliche rafforzò la riflessione su ciò che si viveva e potenziò la capacità dei cattolici di affrontare i cambiamenti sociali, economici e politici che sopravvennero.

33 In Brasile l'apertura nel 1808 dei porti agli immigranti da parte del re João VI, stabilitesi a Rio durante l'occupazione napoleonica del Portogallo, diede inizio a una nuova fase della sua organizzazione ecclesiale, nella quale, da una parte, le misure regaliste dell'imperatore Pedro I e di suo figlio Pedro II fecero diminuire i membri degli ordini religiosi e ostacolarono la formazione di nuove diocesi, dall'altra l'arrivo di correnti immigratorie da paesi cattolici e latini ( tedeschi, italiani, spagnoli ) e paesi di tradizione cattolica orientale ( russi, libanesi, armeni ) generalmente accompagnati da sacerdoti, diede nuova vitalità alla Chiesa.

L'arrivo di un importante numero di religiosi e religiose dediti all'insegnamento, che fuggivano dal « Kulturkampf » prussiano, diede un significativo contributo al consolidamento di una Chiesa pluralista con nitide caratteristiche proprie.

In Argentina l'entrata dei salesiani alla fine del XIX secolo fu decisiva per l'evangelizzazione della Patagonia australe.

34 La proclamazione della repubblica brasiliana nel 1889, le leggi di separazione tra Stato e Chiesa e la libertà religiosa facilitarono la libera organizzazione delle istituzioni ecclesiali, l'erezione di nuove diocesi, l'aiuto di religiosi provenienti dall'Europa, l'attenzione alle missioni tra gli indigeni, la strutturazione di un sistema educativo precedente a quello statale e varie opere di assistenza sociale.

In Brasile la Chiesa cattolica apprese molto presto a convivere in una società pluralista tanto sul piano etnico quanto su quello religioso e a crescere e ad alimentarsi in uno spirito di fedeltà creativa, rispetto e integrazione.

35 La coscienza dell'appartenenza alla Chiesa di Gesù Cristo, presieduta nella carità e nella giurisdizione dal successore di Pietro, fu presente fin dalla prima organizzazione della Chiesa in America.

Anche se i vescovi della Nuova Spagna vissero molto presto la collegialità episcopale in frequenti incontri di pianificazione pastorale, preludio dei concili provinciali, la distanza fu un ostacolo grandissimo per gli altri vescovi del Nuovo Mondo.

E la gelosia dei re di Spagna per i diritti di Patronato rese molto difficili le relazioni dirette dei prelati col vescovo di Roma.

36 Le nascenti Chiese ispanoamericane non furono presenti al Concilio di Trento.

Tuttavia l'applicazione del Concilio fu presa molto sul serio e ne fu evidente espressione il secondo Concilio dei Re presieduto da padre Jeronimo de Loaiza, e soprattutto il terzo, convocato da san Turibio de Mogrovejo, e il terzo del Messico.

37 La vita ecclesiale in queste regioni si alimentò per secoli della sua legislazione profondamente pastorale.

Fu l'ascesa dell'assolutismo regio a impedire che la pratica conciliare, sancita da Trento, continuasse, e ciò provocò routine, ripetizione e, a volte, immobilità pastorale.

1.1.6. La collegialità pastorale e la comunione ecclesiale

38 Le speciali circostanze nelle quali, a causa del Patronato, si sviluppò la comunione delle Chiese particolari tra loro e di queste con la Sede Apostolica, mutarono sostanzialmente a metà del XIX secolo.

39 La relazione affettiva e di fatto col Romano Pontefice divenne pratica, solida.

Anche se si può considerarne l'inizio la missione di mons. Muzi in Cile e La Plata nel 1823, essa si andò intensificando mediante molteplici contatti, tanto da parte dei governi indipendenti come, soprattutto, dell'episcopato.

Di fronte alle pretese di molti governi di aver ereditato i diritti del Patronato spagnolo, la posizione chiara della Santa Sede permise, allo stesso tempo, maggiore libertà all'interno dei paesi e maggiore vicinanza al Pontefice.

In Brasile questo si ottenne più lentamente soprattutto a causa della continuità dei costumi coloniali durante la monarchia.

40 L'affetto collegiale che ha caratterizzato l'episcopato latinoamericano e che si è riflesso nei cattolici in generale, ha come riferimento decisivo la fondazione, appoggiata da Pio IX, del Collegio Pio Latinoamericano a Roma.

Da esso uscì una prima generazione che in breve tempo assunse posti di responsabilità nel continente, uomini con una migliore formazione teologica, zelo pastorale e adesione al Papa, che rinnovarono l'episcopato.

Le generazioni successive consolidarono l'opera.

41 Nel 1899 si riunì a Roma, convocato da Leone XIII, il Concilio Plenario dell'America Latina.

Prese in considerazione la diversissima situazione che la pastorale affrontava rispetto ai Concili del XVI secolo e ne aggiornò i decreti.

Sotto forma di canoni, il Concilio assunse decisioni rispetto alla superstizione, al paganesimo, all'ignoranza religiosa, al socialismo, alla massoneria e si dettarono norme pratiche sulla disciplina ecclesiastica e sulla liturgia.

42 La collegialità episcopale uscì rafforzata dalla riunione romana.

La Santa Sede, poco dopo la sua conclusione, premette sui vescovi affinché si riunissero periodicamente in Conferenze episcopali.

Queste, pur essendo state suggerite come riunioni provinciali di vescovi, vennero, a partire dall'esempio della Colombia nel 1908, ad assumere la forma di Conferenze nazionali.

43 Dopo la dolorosa esperienza della Seconda Guerra Mondiale, l'umanità cominciò a prendere coscienza della necessità di realizzare la pace con la giustizia, del dialogo come strumento per dirimere i conflitti, del rispetto della dignità umana e dei suoi diritti inalienabili.

44 Pio XII favori con prudenza il rinnovamento della Chiesa affinché fosse all'altezza delle sfide del mondo moderno.

I suoi radiomessaggi, le sue encicliche e l'appoggio dato agli studi biblici e patristici e al rinnovamento liturgico, prepararono un ambiente propizio all'aggiornamento.

Giovanni XXIII decise di convocare un Concilio Ecumenico, di cui presiedette la prima sessione ( 1962 ).

Le linee di riflessione e di azione da lui date nelle encicliche Mater et magistra e Pacem in terris orientarono il cammino del Concilio: esame di coscienza lucido e coraggioso della fedeltà della Chiesa al suo Fondatore e servizio all'uomo e alle culture del nostro tempo.

La posizione umanista, paziente e dialogica di Paolo VI - il Papa della Ecclesiam suam e della Evangelii nuntiandi - diede un dinamismo sicuro al Concilio Vaticano II, massimo avvenimento ecclesiale di questo secolo.

45 Occasione singolare dell'esercizio collegiale fu la I Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, riunita a Rio de Janeiro nel 1955.

In essa furono trattati i principali problemi pastorali che interessavano il continente, sottolineando l'indifferentismo, l'avanzata protestante e il socialismo marxista.

Fu affrontato il tema della scarsità di clero e del rischio che ciò rappresentava per il futuro del cattolicesimo.

Si decise di valersi dell'aiuto di congregazioni religiose e di diocesi, soprattutto italiane e spagnole.

Una delle più durevoli realizzazioni di questa riunione episcopale fu la creazione del Consiglio Episcopale Latinoamericano ( CELAM ), organismo di servizio, riflessione ed esercizio collegiale.

46 In quegli anni andò prendendo corpo un'effettiva manifestazione di solidarietà tra comunità cattoliche che non tennero conto della lontananza geografica.

Ci riferiamo all'aiuto benemerito che i cattolici tedeschi hanno fornito senza interruzione per la realizzazione e lo sviluppo di opere ecclesiali e sociali nei nostri paesi, principalmente attraverso le organizzazioni « Adveniat », « Misereor » e « Kirche in Not ».

Senza di esse molte iniziative pastorali e di servizio sociale non potrebbero sostenersi.

Anche i cattolici e gli episcopati di Stati Uniti, Canada, Olanda, Belgio, Francia, Austria, Spagna, Italia, Svizzera e di altri paesi hanno generosamente prestato il proprio aiuto.

47 Poco dopo la Conferenza di Rio, il Papa creò un organismo che stesse in contatto permanente con la situazione dell'America Latina.

Si tratta della Pontificia Commissione per l'America Latina ( CAL ), che ha prestato inestimabili servizi.

48 Passato il Concilio, la sua applicazione nel nostro continente fu affrontata soprattutto nella II Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano riunita a Medellin nel 1968, la cui sessione inaugurale fu presieduta da Paolo VI.

Il tema della Conferenza lasciò una traccia profonda: « La Chiesa nell'attuale trasformazione dell'America Latina alla luce del Concilio ».

Nell'insieme dei suoi documenti risalta la proposta di una Chiesa al servizio di tutti gli uomini, specialmente dei più bisognosi.

La sua vocazione è diretta all'annuncio del Vangelo e al suo impegno nel viverlo, alla rivalutazione della parola di Dio, alla vita liturgica, alla rivitalizzazione dell'episcopato, del sacerdozio e della vita consacrata, alle comunità ecclesiali di base come spazi di nuova speranza, alla Chiesa povera e impegnata come agente di cambiamento per la giustizia sociale, orientata alla liberazione dei popoli dalle situazioni di oppressione e peccato, interne ed esterne, ostacoli allo sviluppo integrale.

49 Dopo la Conferenza di Medellin, la Chiesa dell'America Latina visse esperienze che costituirono prove alla sua comunione.

Una certa politicizzazione e radicalizzazione di posizioni legate al ministero sacerdotale, alla vita religiosa e al servizio della pace, alla giustizia e all'impegno coi poveri causarono tensioni e anche rotture.

Ciò portò a un permanente discernimento da parte del magistero per salvaguardare l'originalità della liberazione cristiana e le energie che tale liberazione è capace di dispiegare, ed evitare riduzionismi e ambiguità.5

50 La Conferenza di Puebla del 1979, inaugurata da Giovanni Paolo II, riaffermando i principi fondamentali di quelle precedenti, mise in rilievo la necessità di annunciare, nella sua chiarezza originale, la « verità su Cristo », la « verità sulla Chiesa » e la « verità sull'uomo », al fine di prestare un servizio evangelizzatore senza confusioni.

Le opzioni pastorali assunte al termine della riunione episcopale costituiscono il suo contributo preciso.

1.1.7. La devozione mariana

51 Possiamo dire senza timore: l'America Latina è un continente mariano.

Da un confine all'altro si può percepire la presenza di Maria.

Non solo nei santuari dedicati ai suoi diversi titoli, molte volte uniti al racconto e alla credenza radicati in un luogo e in un gruppo umano specifico, ma anche nel fatto che il ruolo materno e verginale di Maria ha formato parte integrante del contenuto dell'evangelizzazione ed è stato porta di accesso alla conoscenza di Gesù Cristo.

52 La devozione mariana accompagnò gli inizi dell'evangelizzazione.

Fu stendardo di conquistadores, coloni e missionari.

Però fu soprattutto punto di aggancio con gli uomini e le donne delle nuove terre, ospitati sotto una maternità comune.

53 Il patrocinio mariano, che funse da integratore di razze e culture nell'epoca coloniale, nel secolo XIX fu invocato nella ricerca di integrazione di alcune nazionalità in America Latina.

54 Più recentemente, mentre ha continuato a essere un centro di attenzione della devozione personale, familiare e collettiva, ha rappresentato un evidente marchio di identità cattolica di fronte ai tentativi di disgregazione religiosa e culturale.

55 Ha pure costituito un punto di aggancio con altri popoli, mèmbri della Chiesa universale.

Indice

4 Giovanni Paolo II, Omelia nella Basilica di San Pietro, 1 gennaio 1992
5 Giovanni Paolo II, Discorso inaugurale di Puebla, III, 6