Chiesa/Confer/Sdomingo/Mpop/Mpop.txt Santo Domingo - Vangelo e cultura della vita Presentazione 1 Convocati dal Santo Padre Giovanni Paolo II alla IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e sotto la sua presidenza nell'inaugurazione dei lavori, noi, rappresentanti degli episcopati dell'America Latina e dei Caraibi, e i collaboratori del Papa nella Curia romana, ci siamo riuniti a Santo Domingo. Hanno partecipato anche altri vescovi invitati da diverse parti del mondo e anche sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e laici, nonché uditori appartenenti ad altre Chiese cristiane. 2 Una ricorrenza significativa ha suggerito la data di questa IV Conferenza: 500 anni dall'inizio dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo. Da allora, la parola di Dio ha fecondato le culture dei nostri popoli divenendo parte integrante della loro storia. Per questo, dopo una lunga preparazione durata una novena di anni, iniziata proprio qui a Santo Domingo dal Santo Padre, ci siamo riuniti con lo stesso spirito del Santo Padre, e cioè, con l'umiltà della verità, rendendo grazie a Dio per le molte e grandi luci e chiedendo perdono per le innegabili ombre che hanno avvolto questo periodo. 3 La IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano ha voluto delineare i punti fondamentali di un nuovo impulso evangelizzatore che ponga Cristo sul cuore e sulle labbra, nell'azione e nella vita di tutti i latinoamericani. Questo è il nostro compito: far sì che la verità su Cristo, la Chiesa e l'uomo penetrino sempre più profondamente in tutti gli strati della società alla ricerca della loro progressiva trasformazione. La nuova evangelizzazione ha costituito la principale preoccupazione del nostro lavoro. 4 La nostra assemblea è in stretto collegamento e continuità con te precedenti dello stesso tipo: la prima celebrata a Rio de Janeiro nel 1955, la successiva a Medellin nel 1968 e la terza a Puebla nel 1979. Riprendiamo pienamente le opzioni che segnarono quegli incontri e incarnarono le loro conclusioni più sostanziali. 5 Questi eventi costituiscono una valida esperienza ecclesiale da cui deriva un ricco insegnamento episcopale, utile alla Chiesa e alla società del nostro continente. A questi orientamenti si aggiunge ora l'impegno evangelizzatore che emerge da questa riunione, e che offriamo con umiltà e gioia ai nostri popoli. 6 La presenza materna della Vergine Maria, unita profondamente alla fede cristiana in America Latina e nei Caraibi, è stata da sempre, e particolarmente in questi giorni, una guida nel nostro cammino di fede, un incoraggiamento nel nostro lavoro e uno stimolo di fronte alle sfide pastorali di oggi. America latina e Caraibi: fra timore e speranza 7 La maggioranza dei nostri popoli vive in condizioni drammatiche. Lo abbiamo sperimentato nei quotidiani compiti pastorali, e lo abbiamo espresso con chiarezza in molti documenti. Così quando le loro sofferenze ci addolorano, risuonano nelle nostre orecchie le parole che Dio rivolse a Mosè: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso". ( Es 3,7-8 ) 8 Queste condizioni potrebbero far vacillare la nostra speranza. Ma l'azione dello Spirito Santo ci offre un motivo forte e solido per sperare: la fede in Gesù Cristo, morto e risorto, che compie la sua promessa di stare sempre con noi. ( Mt 28,20 ) Questa fede ce lo mostra attento e sollecito a ogni necessità umana. Noi cerchiamo di fare ciò che egli fece e insegnò: prendere su di sé il dolore dell'umanità e operare affinché divenga cammino di redenzione. 9 La nostra speranza sarebbe vana se non fosse attiva ed efficace. Il messaggio di Gesù Cristo non sarebbe valido se permettesse di separare il credere dall'agire. Esortiamo coloro che soffrono ad aprire i loro cuori al messaggio di Gesù, che ha il potere di dare un nuovo senso alla loro vita e al loro dolore. La fede, unita alla speranza e alla carità nell'esercizio dell'attività apostolica deve tradursi in "un paese bello e spazioso", per coloro che soffrono in America Latina e nei Caraibi. 10 Il momento attuale ci ricorda l'episodio evangelico del paralitico che stava da trentotto anni vicino alla piscina ma non aveva nessuno che ve lo immergesse. Il nostro compito evangelizzatore vuole mettere in pratica le parole che Gesù rivolge all'invalido: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". ( Gv 5,1-8 ) 11 Vogliamo trasformare la nostra ansia di evangelizzazione in azioni concrete che rendano possibile alle persone di superare i loro problemi e sanare i loro mali - prendere il loro lettuccio e camminare - essendo protagonisti della loro stessa vita, grazie al contatto salvifico con il Signore. Una speranza che si traduce in missione 1. La nuova evangelizzazione 12 Dalla visita del Santo Padre ad Haiti nel 1983 ci siamo sentiti animati da un impulso incoraggiante per una rinnovata e più efficace azione pastorale nelle nostre Chiese particolari. A questo progetto globale, che auspica una nuova Pentecoste, si da il nome di nuova evangelizzazione.4 13 L'episodio dei discepoli di Emmaus, raccontato dall'evangelista Luca, ci presenta Gesù risorto che annuncia la Buona Novella, esso può costituire anche un modello della nuova evangelizzazione. 2. Gesù Cristo, ieri, oggi e sempre: Gesù va incontro all'umanità in cammino ( Lc 24,13-17 ) 14 Mentre i discepoli di Emmaus sconcertati e tristi tornavano verso il loro villaggio, il Maestro si avvicinò a loro per accompagnarli nel cammino. Gesù cerca le persone e cammina con loro per farsi carico delle gioie e delle speranze, delle difficoltà e delle tristezze della vita. 15 Oggi anche noi, come pastori della Chiesa in America Latina e nei Caraibi, fedeli al divino Maestro, desideriamo imitare il suo atteggiamento di vicinanza e di sostegno a tutti i nostri fratelli e sorelle; proclamiamo il valore e la dignità di ogni persona e cerchiamo di illuminarne con la fede la storia, il cammino di ogni giorno. Questo è un elemento fondamentale della nuova evangelizzazione. 3. Promozione umana: Gesù condivide il cammino degli uomini ( Lc 24,17-24 ) 16 Gesù non solo si avvicina ai viandanti. Va oltre: diviene via per loro, ( Gv 14,6 ) si radica nell'esistenza profonda della persona, nei suoi sentimenti, nei suoi comportamenti. Attraverso un dialogo semplice e diretto, ne conosce le preoccupazioni immediate. Lo stesso Cristo risorto accompagna i passi, le aspirazioni e i desideri, i problemi e le difficoltà dei suoi discepoli mentre questi tornano al loro villaggio. 17 Qui Gesù mette in pratica con i suoi discepoli ciò che aveva insegnato un giorno a un dottore della legge: le ferite e i gemiti dell'uomo prostrato e moribondo che giaceva sul bordo della strada costituiscono le urgenze del proprio cammino. ( Lc 10,25-37 ) La parabola del buon samaritano ci riguarda direttamente di fronte a tutti i nostri fratelli, specialmente di fronte ai peccatori per i quali Gesù ha versato il proprio sangue. Ricordiamo in particolare tutti coloro che soffrono: i malati, gli anziani che vivono in solitudine, i bambini abbandonati. Rivolgiamo il nostro sguardo anche a coloro che sono vittime di ingiustizie: gli emarginati, i più poveri, gli abitanti delle periferie delle grandi città, gli indios e gli afroamericani, i contadini, i senza-terra, i disoccupati, i senza-tetto, le donne cui non vengono riconosciuti i propri diritti. Ci interpellano anche altre forme di oppressione: la violenza, la pornografia, il traffico e l'uso di droghe, il terrorismo, i sequestri di persona e molti altri gravissimi problemi. 4. La cultura: Gesù illumina attraverso le Scritture il cammino degli uomini ( Lc 24,25-28 ) 18 La presenza del Signore non si esaurisce nella semplice solidarietà umana. Il dramma interiore dei due viandanti era che avevano perduto ogni speranza. Questa delusione si illuminò attraverso la spiegazione delle Scritture. La Buona Novella che udirono da Gesù portava il messaggio ricevuto da suo Padre. 19 Spiegando loro le Scritture, Gesù corregge gli errori di un messianismo puramente temporale e di tutte quelle ideologie che rendono schiavo l'uomo. Spiegando loro le Scritture, illumina la loro situazione e apre loro orizzonti di speranza. 20 Il cammino che Gesù percorre a fianco dei suoi discepoli è segnato dalle orme del disegno di Dio su ogni creatura e sull'esistenza umana. 21 Esortiamo tutti gli operatori pastorali ad approfondire lo studio e la meditazione della parola di Dio per poterla vivere e trasmettere fedelmente agli altri. 22 Ribadiamo la necessità di trovare nuovi metodi per far sì che agli artefici della società pluralista giungano le esigenze etiche del Vangelo, soprattutto di ordine sociale. La dottrina sociale della Chiesa è una parte essenziale del messaggio cristiano. Il suo insegnamento, la sua diffusione, il suo approfondimento e la sua realizzazione costituiscono esigenze imprescindibili per la nuova evangelizzazione dei nostri popoli. 5. Un nuovo ardore: Gesù si fa riconoscere nella frazione del pane ( Lc 24,28-32 ) 23 Ma la spiegazione delle Scritture non fu sufficiente per aprir loro gli occhi e far vedere loro la realtà nella prospettiva della fede. Senza dubbio infiammò i loro cuori, ma il gesto definitivo con cui poterono riconoscerlo vivo e risorto dalla morte fu il segno concreto di spezzare il pane. 24 A Emmaus si aprì un altro focolare per chi era pellegrino. Cristo rivelò la sua identità ai compagni di cammino e nel suo atto di condivisione riconobbero colui che per tutta la vita non aveva fatto altro che donarsi ai fratelli e che aveva sigillato con la propria morte sulla croce il dono di tutta la propria vita. 25 Conclusi questi giorni di preghiera e di riflessione torniamo alle Chiese domestiche che formano le nostre Chiese particolari per essere partecipi con i fratelli, in particolare con quanti sono più vicini al nostro ministero: i nostri presbiteri e i nostri diaconi ai quali desideriamo esprimere particolare affetto e gratitudine. Che la celebrazione eucaristica infiammi sempre più i loro cuori per realizzare la nuova evangelizzazione, la promozione umana e la cultura cristiana. 6. Missione: Gesù è annunciato dai discepoli ( Lc 24,33-35 ) 26 L'incontro fra il Maestro e i discepoli si è concluso. Gesù si sottrae alla loro vista. Ma essi, spinti da un nuovo ardore, vanno gioiosi a intraprendere la loro opera missionaria. Abbandonano il villaggio e vanno in cerca degli altri discepoli. L'esperienza della fede si compie nella comunità. Per questo i discepoli tornano a Gerusalemme per incontrare i loro fratelli e comunicare l'incontro con il Signore. Sulla base della fede, vissuta in comunità, essi si convertono in annunciatori di una realtà totalmente nuova: "Il Signore è risorto ed è di nuovo tra noi". La fede in Gesù porta con sé la missione. 27 "Per l'America Latina e i Caraibi che hanno ricevuto Cristo 500 anni fa, il segno maggiore di ringraziamento per il dono ricevuto e la vitalità cristiana è impegnarsi nella missione"12 sia all'interno che al di là delle loro frontiere. Linee pastorali prioritarie 28 La IV Conferenza propone, con grandi speranze e tenendo conto dei notevoli contributi ricevuti dalle Conferenze episcopali e da tante altre organizzazioni della Chiesa, le seguenti linee di azione pastorale. Per svolgere i nostri lavori abbiamo avuto l'orientamento e il sostegno del Santo Padre, che da molto tempo ha sollecitato la realizzazione di questa IV Conferenza. 29 Innanzitutto proclamiamo l'adesione nella fede della Chiesa in America Latina e nei Caraibi a Gesù Cristo, lo stesso ieri, oggi e sempre. ( Eb 13,8 ) 30 Affinché Cristo faccia parte della vita dei nostri popoli, chiamiamo tutti i fedeli a una nuova evangelizzazione e rivolgiamo un appello in particolare ai laici e, fra questi, ai giovani. In questo momento speriamo che molti giovani, sostenuti da un'efficace pastorale vocazionale, possano rispondere alla chiamata del Signore al sacerdozio e alla vita consacrata. - Una catechesi rinnovata e una liturgia viva, in una Chiesa sempre in missione, saranno i mezzi per avvicinare e santificare sempre di più tutti i cristiani e in particolare quelli che sono lontani e indifferenti. - La nuova evangelizzazione intensificherà la pastorale missionaria in tutte le nostre Chiese e ci farà sentire la responsabilità di andare al di là delle nostre frontiere per portare a tutti gli altri popoli la fede che 500 anni fa è giunta presso di noi. 31 Come espressione della nuova evangelizzazione ci impegniamo anche a lavorare per una promozione integrale del popolo latinoamericano e dei Caraibi, avendo come preoccupazione principale che i suoi primi destinatari siano i più poveri. - In questa promozione umana occupa un posto privilegiato e fondamentale la famiglia, dove ha origine la vita. Oggi è necessario e urgente promuovere e difendere la vita dai molteplici attacchi che riceve da più parti nella società attuale. 32 Dobbiamo promuovere un'evangelizzazione che penetri nelle radici più profonde della cultura comune dei nostri popoli, avendo una speciale sollecitudine per la crescente cultura urbana. - Abbiamo avuto una particolare attenzione nell'interessarci di un'autentica incarnazione del Vangelo nelle culture indigene e afroamericane del nostro continente. - Per tutta questa inculturazione del Vangelo è molto importante svolgere un'efficace azione educativa e utilizzare i moderni mezzi di comunicazione. Saluti e voti 33 Desideriamo concludere questo messaggio rivolgendo una parola affettuosa ad alcune persone e gruppi su cui grava una particolare responsabilità ecclesiale o sociale. 34 Dirigiamo un saluto particolare ai nostri presbiteri e diaconi, solleciti collaboratori della nostra missione episcopale, che sono stati presenti tutti i giorni nel nostro ricordo e nella nostra preghiera. Nutriamo la speranza che, come sempre, ci aiuteranno a portare al popolo delle nostre Chiese particolari le conclusioni di questa Conferenza. Possano ricevere l'espressione del nostro affetto paterno e fraterno e la nostra gratitudine per il loro devoto e instancabile impegno nel ministero. 35 Con la stessa sollecitudine ricordiamo i religiosi e le religiose, mèmbri di istituti secolari, operatori pastorali catechisti, animatori di comunità, membri di comunità ecclesiali di base, di movimenti ecclesiali e ministri straordinari che sicuramente riceveranno, dai contenuti della IV Conferenza, un rinnovato entusiasmo per la loro attività ecclesiale. 36 Il nostro pensiero riconoscente va ai numerosi missionari e missionarie che fin dall'inizio, fra grandi difficoltà, con molte rinunce e persino il sacrificio della vita, hanno annunciato il Vangelo nel nostro continente. 37 È stato per noi motivo di entusiasmo e di gioia avere presenti al nostro incontro osservatori appartenenti a Chiese cristiane sorelle. A loro e, attraverso di loro, a tutte queste Chiese con le quali condividiamo la fede in Gesù Cristo Salvatore, giunga il nostro saluto fraterno, unito alla preghiera, affinché, nel momento che Dio vorrà indicarci, possiamo realizzare il testamento spirituale di Gesù Cristo: "Tutti siano una sola cosa… perché il mondo creda". ( Gv 17,21 ) 38 Alle popolazioni indigene, abitanti originari di queste terre, proprietari di innumerevoli ricchezze culturali che sono alla base della nostra cultura attuale, e ai discendenti delle migliaia di famiglie venute da varie regioni dell'Africa, manifestiamo la nostra stima e il desiderio di servirli come ministri del Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. 39 Ci uniamo agli artefici e ai dirigenti della società - governanti, legislatori, magistrati, capi politici e militari, educatori, imprenditori, responsabili sindacali e tanti altri - e a tutti gli uomini di buona volontà che lavorano per la promozione e la difesa della vita, nell'esaltazione della dignità dell'uomo, nella custodia dei suoi diritti, nella ricerca e nella garanzia della pace, lontano da qualsiasi forma di corsa agli armamenti. Da questa IV Conferenza li esortiamo a impegnarsi, nell'esercizio della loro rispettabile missione al servizio dei popoli, a favore della giustizia, della solidarietà, e dello sviluppo integrale, guidati dall'indispensabile imperativo etico nelle loro decisioni. 40 In particolare desideriamo che gli insegnamenti, che consegniamo da parte del Signore, risuonino all'interno delle famiglie latinoamericane e dei Caraibi. A loro, che sono il santuario della vita, chiediamo che facciano germogliare il Vangelo nel cuore dei loro figli attraverso un'adeguata educazione. In un momento in cui ci minaccia la cultura della morte troveranno qui una "sorgente che sgorga fino alla vita eterna". I genitori, con il loro esempio e con la loro parola, sono i grandi evangelizzatori della "Chiesa domestica" e da loro dipende, in buona parte, che questa Conferenza di Santo Domingo dia i suoi frutti. Per questo, insieme al nostro saluto, vorremmo esprimere loro la nostra vicinanza e il nostro appoggio. 41 Esortiamo i rappresentanti del mondo della cultura a intensificare i loro sforzi a favore dell'educazione, che è maestra del futuro, anima del dinamismo sociale, diritto e dovere di tutti, per porre le basi di un autentico umanesimo integrale. 42 Cordialmente invitiamo tutti gli operatori della comunicazione sociale ad essere instancabili portavoce di riconciliazione, fermi promotori dei valori umani e cristiani, difensori della vita e animatori della speranza, della pace e della solidarietà tra i popoli. Conclusione 43 Consegniamo dunque pieni di fiducia questo messaggio al popolo di Dio in America Latina e nei Caraibi. Lo consegniamo con lo stesso sentimento a tutti gli uomini e a tutte le donne, specialmente ai giovani del continente chiamati ad essere protagonisti nella vita della società e della Chiesa nel nuovo millennio cristiano già alle porte (cf Discorso inaugurale, n. 27). ( Eb 13,8 ) Anche chi, senza partecipare alla nostra fede cristiana e cattolica, aderisce al messaggio di questa assemblea di Santo Domingo, riconosce in essa una chiamata all'umanesimo cristiano che stima e vive. 44 Ai fratelli nella fede, questo messaggio desidera indicare un'esplicita professione di fede in Gesù Cristo e nella sua Buona Novella. In questo Gesù, che "è lo stesso ieri, oggi e sempre", ( Eb 13,8 ) abbiamo la certezza di trovare ispirazione, luce e forza per un rinnovato spirito evangelizzatore. In lui si trovano anche motivi e orientamenti per i nuovi sforzi in vista dell'autentica promozione umana di quasi 500 milioni di latinoamericani. È sempre lui che ci aiuterà a infondere nei valori culturali propri della nostra gente il suo sigillo cristiano, la sua identità, la ricchezza dell'unità nella varietà. 45 Vogliamo proporre a tutti il contenuto della Conferenza di Santo Domingo come premessa per il permanente ringiovanimento dell'ideale dei nostri predecessori sulla "grande patria". Siamo effettivamente persuasi che l'incontro con le radici cristiane e cattoliche comuni ai nostri paesi darà all'America Latina l'unità desiderata. 46 Ci sono in America fermenti di divisione molto attivi. Manca molto a questa nostra terra americana per essere il continente unificato che desideriamo. Adesso, oltre il suo obiettivo primariamente religioso, la nuova evangelizzazione lanciata dalla IV Conferenza generale offre gli elementi necessari per la nascita di una "grande patria": - l'indispensabile riconciliazione grazie alla quale, nella logica del Padre nostro, si superano antiche e nuove discordie, si darà il mutuo perdono alle vecchie e nuove ingiustizie, si perdoneranno antiche e nuove offese, si restaurerà la pace; - la solidarietà, aiuto di alcuni per rendere sopportabile il peso di altri e per condividere con gli altri i propri obiettivi: "Occorre far valere il nuovo ideale di solidarietà di fronte all'effimera sete di potere"; - per l'integrazione dei nostri paesi gli uni con gli altri, vinte le barriere dell'isolamento, delle discriminazioni e dei disinteressi reciproci. "Un fattore determinante che può contribuire notevolmente a superare gli assillanti problemi che oggi incombono su questo continente è l'integrazione latinoamericana"; - la profonda comunione della Chiesa riguardo alla volontà politica del progresso e del benessere. 47 Il patrimonio sociale e spirituale, contenuto in queste quattro parole chiave: riconciliazione, solidarietà, integrazione e comunione, possa trasformarsi nella più grande ricchezza dell'America Latina. Sono questi i voti e le preghiere dei vescovi della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano. Sia anche il miglior regalo che la grazia di Dio possa concederci. Pensiamo che questo patrimonio è compito e dovere di tutti e di ognuno. 48 A Nostra Signora di Guadalupe, stella della nuova evangelizzazione, affidiamo i nostri lavori. Lei ha camminato con i nostri popoli dal primo annuncio di Cristo. Da lei imploriamo oggi di riempire di ardore i nostri cuori per proclamare con nuovi metodi e nuove espressioni che "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre". ( Eb 13,8 ) Santo Domingo, 28 ottobre 1992 Messaggio del Papa agli indigeni Amatissimi fratelli e sorelle indigeni del continente americano. 1 Nell'ambito della commemorazione del V Centenario dell'inizio dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo, occupano un posto privilegiato nel cuore e nell'affetto del Papa i discendenti degli uomini e delle donne che popolavano questo continente quando la croce di Cristo venne piantata quel 12 ottobre del 1492. Dalla Repubblica Dominicana, ove ho avuto la gioia di incontrare alcuni dei vostri rappresentanti, rivolgo il mio messaggio di pace e di amore a tutte le persone e ai gruppi etnici indigeni, dalla penisola dell'Alaska sino alla Terra del Fuoco. Siete i discendenti dei popoli tupiguarani, aymara, maya, quechua, chibca, nahualt, mixteco, araucano, yanomami, guajiro, inuit, apaches e tantissimi altri che si distinguono per la nobiltà di spirito, per i valori culturali autoctoni, come le civiltà azteca, inca e maya e che possono vantarsi di avere una visione della vita che riconosce la sacralità del mondo e della persona umana. La semplicità, l'umiltà, l'amore per la libertà, l'ospitalità, la solidarietà, l'attaccamento alla famiglia, la vicinanza alla terra e il sentimento di contemplazione sono altrettanti valori che la memoria indigena dell'America ha conservato fino ai nostri giorni e che costituiscono un contributo tangibile nell'anima latinoamericana. 2 Cinquecento anni fa il Vangelo di Gesù Cristo giunse ai vostri popoli. Ma già da prima, anche se non lo sapevate, il Dio vivente e autentico era presente e illuminava il vostro cammino. L'apostolo san Giovanni ci dice che il Verbo, il Figlio di Dio, che "veniva nel mondo", è "la luce vera, quella che illumina ogni uomo". ( Gv 1,9 ) Infatti, i "semi del Verbo" erano già presenti e illuminavano i cuori dei vostri antenati affinché potessero scorgere l'impronta del Dio Creatore in ognuna delle sue creature: il sole, la luna, la madre terra, i vulcani e le foreste, i laghi e i fiumi. Ma, alla luce della Buona Novella, essi scoprirono che tutte quelle meraviglie del creato non erano che un pallido riflesso del loro autore e che la persona umana, essendo a immagine e somiglianza del Creatore, è molto superiore al mondo materiale ed è chiamata a un destino trascendente ed eterno. Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio fatto uomo, con la sua morte e la sua risurrezione, ci ha liberati dal peccato, rendendoci figli adottivi di Dio e aprendoci la via verso la vita eterna. Il messaggio di Gesù Cristo vi ha fatto vedere che tutti gli uomini sono fratelli perché hanno un Padre comune: Dio. E sono tutti chiamati a far parte dell'unica Chiesa che il Signore ha fondato per mezzo del suo sangue. ( At 20,28 ) Alla luce della rivelazione cristiana le virtù ancestrali dei vostri antenati quali l'ospitalità, la solidarietà, lo spirito di generosità, trovarono la loro pienezza nel grande comandamento dell'amore, che deve essere la legge suprema del cristiano. La convinzione che il male si identifica con la morte e il bene con la vita vi ha aperto il cuore a Gesù che è "la via, la verità e la vita". ( Gv 14,6 ) Tutto ciò che i Padri della Chiesa chiamano il "seme del Verbo", fu purificato, approfondito e completato dal messaggio cristiano, che proclama la fratellanza universale e difende la giustizia. Gesù chiamò beati quelli che hanno sete di giustizia. ( Mt 5,6 ) Quale altro motivo se non quello della predicazione degli ideali evangelici spinse tanti missionari a denunciare le ingiustizie commesse contro gli indios all'arrivo dei conquistatori? A dimostrarlo ci sono l'azione apostolica e gli scritti degli intrepidi evangelizzatori spagnoli come Bartolomé de Las Casas, fra Antonio de Montesinos, Vasco de Quiroga, Juan del Valle, Juliàn Garcés, José de Anchieta, Manuel de Nóbrega e tanti altri uomini e donne che dedicarono generosamente la loro vita agli indigeni. Come potrebbe la Chiesa, che con i suoi religiosi, sacerdoti e vescovi è sempre stata accanto agli indigeni, dimenticare, in questo V Centenario, le sofferenze enormi inflitte agli abitanti di questo continente durante l'epoca della conquista e della colonizzazione? Bisogna riconoscere in tutta sincerità gli abusi commessi, dovuti alla mancanza d'amore da parte di quelle persone che non seppero vedere negli indigeni dei fratelli, figli dello stesso Dio Padre. 3 In questa commemorazione del V Centenario, desidero ripetere ciò che vi ho detto durante la mia prima visita pastorale in America Latina: "Il Papa e la Chiesa sono con voi e vi amano: amano le vostre persone, la vostra cultura, le vostre tradizioni; ammirano il vostro meraviglioso passato, vi incoraggiano nel presente e sperano tanto per il futuro". Per questo voglio essere l'eco e il portavoce dei vostri desideri più profondi. So che volete essere rispettati come persone e come cittadini. Dal canto suo, la Chiesa fa propria questa legittima aspirazione, dal momento che la vostra dignità non è inferiore a quella di qualsiasi altra persona o razza. Tutti gli uomini e tutte le donne sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio. ( Gen 1,26-27 ) E Gesù, che ha sempre dimostrato la sua predilezione per i poveri e gli abbandonati, ci dice che tutto ciò che facciamo o che tralasciamo di fare "a uno solo di questi miei fratelli più piccoli" è a lui che lo facciamo. ( Mt 25,40 ) Nessuno che si fregi del titolo di cristiano può disprezzare o discriminare per motivi di razza o di cultura. L'apostolo Paolo ci ammonisce al riguardo: "E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, giudei o greci, schiavi o liberi". ( 1 Cor 12,13 ) La fede, cari fratelli e sorelle, oltrepassa le differenze fra gli uomini. La fede e il battesimo danno vita a un nuovo popolo: il popolo dei figli di Dio. Tuttavia, seppur superando le differenze, la fede non le elimina, ma le rispetta. L'unità di tutti noi in Cristo non significa dal punto di vista umano, uniformità. Al contrario, le comunità ecclesiali si sentono arricchite nell'accogliere la molteplice diversità e varietà di tutti i loro membri. 4 Per questo la Chiesa esorta gli indigeni a conservare e promuovere con legittimo orgoglio la cultura dei loro popoli: le sane tradizioni e costumi, la lingua e i valori particolari. Difendendo la vostra identità, non esercitate solo un diritto, ma adempite anche al dovere di trasmettere la vostra cultura alle generazioni future, arricchendo in tal modo tutta la società. Questa dimensione culturale, nell'ottica dell'evangelizzazione, costituirà una delle priorità della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, che si svolge a Santo Domingo e che ho avuto la gioia di inaugurare quale atto preminente del mio viaggio in occasione del V Centenario. La tutela e il rispetto delle culture, valorizzando tutto ciò che di positivo vi è in esse, non significano tuttavia che la Chiesa rinunzi alla sua missione di elevare i costumi, rifiutando tutto ciò che si oppone alla morale evangelica o la contraddice. "La Chiesa - afferma il Documento di Puebla - ha la missione di dar testimonianza al "vero Dio e unico Signore". Perciò non si può considerare come un abuso l'evangelizzazione che invita ad abbandonare le false concezioni di Dio, i comportamenti antinaturali e le aberranti manipolazioni dell'uomo da parte dell'uomo". Elemento centrale nelle culture indigene è l'attaccamento e la vicinanza alla madre terra. Amate la terra e volete rimanere a contatto con la natura. Unisco la mia voce a quella di quanti reclamano la messa in atto di strategie e mezzi efficaci per proteggere e conservare la natura creata da Dio. Il rispetto dovuto all'ambiente deve essere sempre tutelato al di sopra di interessi esclusivamente economici o dell'abusivo sfruttamento di risorse nelle terre o nei mari. 5 Fra i problemi che affliggono molte delle comunità indigene vi sono quelli riguardanti il possedimento della terra. Mi risulta che i pastori della Chiesa, sulla base delle esigenze del Vangelo e in sintonia con il magistero sociale, hanno continuato a sostenere i vostri legittimi diritti favorendo adeguate riforme agrarie ed esortando alla solidarietà come cammino che porta alla giustizia. Sono a conoscenza anche delle difficoltà che dovete affrontare anche in temi come la sicurezza sociale, il diritto di associazione, l'abilitazione agricola, la partecipazione alla vita nazionale, la formazione integrale dei vostri figli, l'educazione, la salute, la convivenza e tante altre questioni che vi preoccupano. A tale proposito, mi tornano in mente le parole che alcuni anni fa ho rivolto agli indios nell'indimenticabile incontro di Quetzaltenango: "La Chiesa conosce, amati figli, l'emarginazione che sopportate; le ingiustizie che soffrite; le serie difficoltà che avete nel difendere le vostre terre e i vostri diritti; la frequente mancanza di rispetto per i vostri costumi e le vostre tradizioni. Per questo, compiendo il suo compito di evangelizzazione, essa vuole esservi vicina ed elevare la sua voce di condanna quando viene violata la vostra dignità di esseri umani e figli di Dio; vuole accompagnarvi pacificamente come esige il Vangelo, ma con decisione ed energia, nel raggiungimento del riconoscimento e della promozione della vostra dignità e dei vostri diritti come persone". Nell'ambito della missione religiosa che le è propria, la Chiesa non risparmierà gli sforzi per continuare a promuovere tutte quelle iniziative che tendono a promuovere il bene comune e lo sviluppo integrale delle vostre comunità, così come a favorire delle legislazioni che rispettino e tutelino adeguatamente gli autentici valori e diritti degli indigeni. Prova di questa ferma volontà di collaborazione e assistenza è la recente erezione da parte della Santa Sede della Fondazione Populorum progressio, che dispone di un fondo di aiuti per i gruppi indigeni e le popolazioni contadine meno favorite dell'America Latina. Vi esorto, quindi, a un rinnovato impegno e a essere anche protagonisti della vostra elevazione spirituale e umana attraverso il lavoro degno e costante, la fedeltà alle vostre migliori tradizioni, la pratica delle virtù. Per far questo contate sui genuini valori della vostra cultura, formatasi nel corso delle generazioni che vi hanno preceduti in questa terra benedetta. Ma, soprattutto, contate sulla più grande ricchezza che, per grazia di Dio, avete ricevuto: la vostra fede cattolica. Seguendo gli insegnamenti del Vangelo, otterrete che i vostri popoli, fedeli alle loro legittime tradizioni, progrediscano sia nel campo materiale che in quello spirituale. Illuminati dalla fede in Gesù Cristo, vedrete negli altri uomini, al di là di qualsiasi differenza di razza o di cultura, i vostri fratelli. La fede renderà più grandi i vostri cuori affinché entrino in essi tutti i vostri concittadini. E questa stessa fede porterà gli altri ad amarvi, a rispettare la vostra varietà e a unirsi a voi nella costruzione di un futuro in cui tutti siano parte attiva e responsabile, come si deve alla dignità cristiana. 6 Riguardo al posto che vi spetta nella Chiesa esorto tutti a sostenere quelle iniziative pastorali che favoriscano una maggiore integrazione e partecipazione delle comunità indigene alla vita ecclesiale. Per questo, bisognerà compiere un rinnovato sforzo in ciò che concerne l'inculturazione del Vangelo, poiché "una fede che non diviene cultura è una fede non pienamente accolta, ne totalmente pensata, ne fedelmente vissuta". Si tratta, in definitiva, di far sì che i cattolici indigeni divengano i protagonisti della loro stessa promozione ed evangelizzazione. E ciò in tutti i campi, compresi i diversi ministeri. Che immensa gioia il giorno in cui le vostre comunità potranno essere servite da missionari e missionarie, da sacerdoti e vescovi che provengano dalle vostre stesse famiglie e vi guidino nell'adorazione di Dio "in spirito e in verità". ( Gv 4,23 ) Il messaggio che oggi vi rivolgo in terra americana, nel celebrare cinque secoli di presenza del Vangelo fra voi, vuole costituire una chiamata alla speranza. La Chiesa, che per cinquecento anni vi ha accompagnato nel vostro cammino, farà quanto è nelle sue possibilità perché i discendenti degli antichi abitanti dell'America occupino nella società e nelle comunità ecclesiali il posto che spetta loro. Sono consapevole dei gravi problemi e delle difficoltà che dovete affrontare. Ma sono certo che non vi mancheranno mai l'aiuto di Dio e la protezione della sua santissima Madre, come un giorno, sulla collina di Tepeyac è stato promesso all'indio Juan Diego, un nobile figlio del vostro stesso sangue che ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari: "Ascolta e comprendi, mio figlio più piccolo, che non è nulla ciò che ti spaventa e ti affligge; non sia turbato il tuo cuore; non temere questa malattia ne nessun'altra malattia o angoscia. Non ci sono forse qui io, tua Madre? Non sei forse sotto la mia ombra? Non sono forse io la tua salvezza? Non sei forse nel mio grembo?". Che Nostra Signora di Guadalupe vi protegga tutti, mentre vi benedico di tutto cuore nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Giovanni Paolo II Dato a Santo Domingo, il 12 ottobre 1992, V Centenario dell'evangelizzazione dell'America. Messaggio del Papa agli Afroamericani Amatissimi fratelli e sorelle afroamericani. 1 Il V Centenario dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo è un'occasione propizia per rivolgervi, dalla città di Santo Domingo, il mio messaggio di incoraggiamento perché cresca la vostra speranza e sia appoggiato il vostro impegno cristiano per infondere una rinnovata vitalità alle vostre comunità, alle quali, come successore di Pietro, invio un carissimo e affettuoso saluto con le parole dell'apostolo san Paolo: "Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo". ( Gal 1,3 ) L'evangelizzazione dell'America è motivo per un profondo atto di ringraziamento a Dio che, nella sua infinita misericordia, ha voluto far giungere agli abitanti di queste terre benedette, fecondate dalla croce di Cristo, il messaggio di salvezza che ha segnato la vita e la storia del suo popolo e che così abbondanti frutti di santità e di virtù ha prodotto durante questi cinque secoli. La data del 12 ottobre del 1492 segna l'inizio dell'incontro di razze e culture che caratterizzeranno la storia di questi cinquecento anni, nei quali con visione cristiana possiamo scoprire l'intervento amoroso di Dio, nonostante i limiti e le infedeltà degli uomini. In effetti, nel corso della storia si determina una confluenza misteriosa di peccato e di grazia, ma, nello stesso tempo, la grazia trionfa sul potere del peccato. Come ci dice san Paolo: "Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia". ( Rm 5,20 ) 2 Durante la celebrazione di questo V Centenario non potevo non essere vicino con il mio messaggio di vivissimo affetto alle popolazioni afroamericane, che costituiscono una parte rilevante di tutto il continente e che con i loro valori umani e cristiani, e anche con la loro cultura, arricchiscono la Chiesa e la società di tanti paesi. A questo proposito, mi ricordo di quelle parole di Simón Bolivar che affermano che "l'America è il risultato dell'unione dell'Europa e dell'Africa con elementi aborigeni. Perciò, in essa non vi possono essere pregiudizi razziali e, se vi nascessero, l'America ritornerebbe al caos primordiale". È nota la gravissima ingiustizia commessa contro quelle popolazioni nere del continente africano, che furono sradicate con violenza dai loro territori, dalla loro cultura e dalle loro tradizioni, e portate schiave in America. Nel mio recente viaggio apostolico in Senegal non ho voluto tralasciare di visitare l'isola di Gorée, dove si sviluppò parte di quell'ignobile commercio, e ho voluto sottolineare il deciso rifiuto della Chiesa con le parole che voglio nuovamente ricordare: "La visita alla "casa degli schiavi" ci riporta alla memoria la tratta di neri che Pio II, in una lettera a un missionario che partiva per la Guinea, definiva come "crimine enorme' '. Durante un intero periodo della storia del continente africano, uomini, donne e bambini neri sono stati condotti in questo piccolo luogo, strappati dalla loro terra e separati dai loro congiunti, per esservi venduti come mercanzia… Quegli uomini, donne e bambini sono stati vittime di un vergognoso commercio al quale hanno partecipato persone battezzate, ma che non hanno vissuto secondo la loro fede. Come dimenticare le enormi sofferenze inflitte, disprezzando i diritti umani più elementari, alle popolazioni deportate dal continente africano? Come dimenticare le vite umane annientate dalla schiavitù? Occorre che si confessi in tutta verità e umiltà questo peccato dell'uomo contro l'uomo". 3 Guardando l'attuale realtà del Nuovo Mondo, vediamo coraggiose e vive comunità afroamericane che, senza dimenticare la loro storia, portano la ricchezza della loro cultura nella varietà multiforme del continente. Con tenacia non priva di sacrifici contribuiscono al bene comune integrandosi nella società ma conservando la loro identità, i loro usi e i loro costumi. Questa fedeltà alla propria identità e al patrimonio spirituale è qualcosa che la Chiesa non soltanto rispetta ma incoraggia e vuole incrementare, poiché essendo stato l'uomo - ogni uomo - creato a immagine e somiglianza di Dio, ( Gen 1,26-27 ) ogni realtà autenticamente umana è espressione di tale immagine, che Cristo ha rigenerato con il suo sacrificio redentore. Grazie alla redenzione di Cristo, amati fratelli e sorelle afroamericani, noi uomini siamo passati dalle tenebre alla luce, dall'essere "non-mio-popolo" a chiamarci "figli - di - Dio - vivo". ( Os 2,1 ) Come "eletti di Dio" formiamo un solo corpo che è la Chiesa ( Col 3,12-15 ) nel quale, con parole di san Paolo, "non c'è più greco o giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti". ( Col 3,11 ) Infatti, la fede supera le differenze tra gli uomini e da vita a un popolo nuovo che è il popolo dei figli di Dio. Tuttavia, pur superando le differenze nella comune condizione di cristiani, la fede non le elimina ma le rispetta e conferisce loro dignità. Perciò, durante questa commemorazione del V Centenario, vi invito a difendere la vostra identità, ad essere consapevoli dei vostri valori e a farli fruttificare. Tuttavia, come pastore della Chiesa, vi esorto soprattutto ad essere consapevoli del grande tesoro che, per grazia di Dio, avete ricevuto: la vostra fede cattolica. Illuminati da Cristo, otterrete che le vostre comunità si sviluppino e progrediscano sia nello spirituale che nel materiale, diffondendo così i doni che Dio vi ha elargito. Illuminati dalla fede cristiana, vedrete gli altri uomini, al di là di qualsiasi differenza di razza o di cultura, come vostri fratelli, figli dello stesso Padre. 4 La sollecitudine della Chiesa per voi e per le vostre comunità in vista della nuova evangelizzazione, della promozione umana e della cultura cristiana, sarà messa in evidenza nella IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano che ieri ho avuto l'onore di inaugurare. Senza dimenticare che molti valori evangelici sono penetrati e hanno arricchito la cultura, la mentalità e la vita degli afroamericani, desideriamo potenziare l'attenzione pastorale e favorire gli aspetti specifici e propri delle comunità ecclesiali. L'opera di evangelizzazione non distrugge, ma si incarna nei vostri valori, li consolida e irrobustisce; fa crescere il seme sparso dal Verbo di Dio, che prima di farsi carne per tutto salvare e ricapitolare in se stesso, già era nel mondo come "luce vera che illumina ogni uomo". La Chiesa, fedele all'universalità della sua missione, annuncia Gesù Cristo e invita gli uomini di tutte le razze e condizioni ad accogliere il suo messaggio. Come affermarono i vescovi latinoamericani nella Conferenza di Puebla de los Angeles, "la Chiesa ha la missione di dar testimonianza al "vero Dio e unico Signore". Perciò non si può considerare come un abuso l'evangelizzazione che invita ad abbandonare le false concezioni di Dio, i comportamenti antinaturali e le aberranti manipolazioni dell'uomo da parte dell'uomo". In effetti, con l'evangelizzazione, la Chiesa rinnova le culture, combatte gli errori, purifica ed eleva la morale dei popoli, feconda le tradizioni, le consolida e restaura in Cristo. 5 So che la vita di molti afroamericani nei diversi paesi non è priva di difficoltà e problemi. La Chiesa, consapevole di ciò, condivide le vostre sofferenze, vi è vicina e vi sostiene nelle vostre legittime aspirazioni a una vita più giusta e degna per tutti. Non posso non esprimere la mia più viva gratitudine e incoraggiare l'azione apostolica di tanti sacerdoti, religiosi e religiose che svolgono il loro ministero tra i più poveri e bisognosi. Chiedo a Dio che nelle vostre comunità cristiane sorgano numerose vocazioni sacerdotali e religiose, perché gli afroamericani del continente possano avere ministri provenienti dalle vostre famiglie. Affidandovi alla materna protezione della santissima Vergine, la cui devozione è intensamente radicata nella vita e nella pratica cristiana dei cattolici afroamericani, vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Giovanni Paolo II Dato a Santo Domingo il 12 ottobre 1992, V Centenario dell'evangelizzazione dell'America. Omelia del Papa a Mérida Venerabili Confratelli nell'Episcopato, cari sacerdoti, religiosi e religiose, carissimi fratelli e sorelle. 1 "Voi siete il sale della terra". ( Mt 5,13 ) Sono parole di Gesù rivolte ai suoi discepoli, che abbiamo ascoltato nella lettura del Vangelo in questa solenne celebrazione eucaristica. Sono parole che oggi il Successore di Pietro, nel nome del Signore, ripete con gioia a tutti voi, riuniti a Mérida per rendere ferventi grazie a Dio per il dono della fede cristiana. Yucatàn è il nome sonoro ed espressivo di questa terra, che oggi si trova su milioni di labbra in tutta l'America Latina e in tutto il mondo. Convocati dal Signore Gesù, vivo ed operante nella sua Chiesa, che oggi come ieri continua a parlare nella parte più intima di ogni uomo, vogliamo celebrare l'arrivo del suo messaggio di salvezza ai popoli di questo continente benedetto. In lui, mediante l'azione dello Spirito, sono diventati fecondi i "semi del Verbo", presenti nel profondo senso religioso delle sue culture, e il suo cuore si è aperto alla "luce vera, quella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo". ( Gv 1,9 ) Che bello è riunirsi per celebrare la stessa fede e la stessa vita in Cristo! Voi ed io siamo non solo frutto, ma anche seminatori delle parole di Gesù: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni", ( Mt 28,19 ) rendeteli cioè apostoli della nuova evangelizzazione cui, in virtù del nostro battesimo, siamo tutti chiamati. Per questo, il Signore oggi ci ricorda nuovamente che siamo "il sale della terra, la luce del mondo". Mt 5,13-14 ) 2 Il mio saluto in questa benedetta terra dello Yucatàn, che ha accolto la Buona Novella di Gesù Cristo, vuoi essere in sintonia con la vostra gioia per la fede ricevuta, germe di una nuova vita che trasforma tutta l'esistenza secondo i disegni provvidenziali di Dio. Saluto voi quindi, Confratelli Vescovi del Messico qui presenti, così come quelli delle diverse Nazioni dell'America Latina che hanno voluto unirsi alla nostra celebrazione. In particolare, Mons. Manuel Castro Ruiz, Pastore di questa amata Arcidiocesi che oggi ci accoglie. Ugualmente porgo il mio più cordiale benvenuto alle Autorità civili e militari che ci accompagnano. Saluto voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose, che continuate a svolgere con esemplare dedizione il lavoro che porta il Vangelo a tutti gli ambienti. Saluto voi carissimi fedeli di Mérida, dello Yucatàn e di tutto il Messico, che con gioia ed allegria avete atteso questo incontro di fede e di amore. In modo particolare saluto voi, fratelli e sorelle indigeni, che rappresentate le comunità e le etnie non solo dello Yucatàn e del Messico, ma anche di tutto il continente americano, ribadendo l'amore particolare che la Chiesa vi professa. 3 "Voi siete il sale della terra". ( Mt 5,13 ) Sono parole che il Signore rivolge oggi a voi, riuniti qui nella penisola dello Yucatàn: lo dice a voi discendenti dei primi abitanti del Messico e del continente americano. Nella fede cristiana siete veramente il sale della terra. Prima che gli abitanti di altri continenti giungessero qui, voi avevate già dato a questa terra il sapore delle fatiche del vostro lavoro e delle vostre sofferenze, la ricchezza delle vostre culture ancestrali, dei vostri valori umani, delle vostre lingue. Ma con la fede cristiana tutto ciò ha ricevuto un significato nuovo e più profondo. Voi, che avete accolto nel vostro cuore il messaggio salvifico di Cristo, siete quindi sale della terra, perché dovete contribuire ad evitare che la vita dell'uomo si deteriori o che si corrompa perseguendo i falsi valori, che tante volte si propongono nella società contemporanea. Voi siete il sale di questa terra, terra messicana, terra americana. Oggi vengo tra voi per rendere omaggio ai discendenti degli antichi abitanti dell'America; per glorificare la divina Provvidenza, che vi affidò questa terra per renderla feconda e fruttifera secondo i disegni del Creatore, che ha destinato i beni della creazione al servizio e per l'utilità di tutta la famiglia umana. La Chiesa, come Madre e Maestra, fa suoi i problemi che affliggono gli uomini, e in particolare i più poveri e abbandonati, e cerca di illuminarli partendo dal Vangelo. Per questo, nella costruzione di una società più giusta e fraterna, la dottrina sociale della Chiesa sostiene sempre la predominanza della persona sulle cose, della coscienza morale sui criteri utilitaristici, che pretendono di ignorare la dignità dell'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. 4 Cristo, luce del mondo, ( Gv 8,12 ) ci esorta oggi affinché siamo anche luce dinanzi agli uomini perché, vedendo le nostre buone opere, essi glorifichino il Padre che è nei cieli. ( Mt 5,16 ) Cristo, luce vera, quella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, ( Gv 1,9 ) è il Verbo proclamato da Giovanni nel prologo del suo Vangelo: ( Gv 1,1-4 ) il Figlio eterno, della stessa sostanza del Padre. La Vita era in Lui, e Lui l'ha portata al mondo. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui… abbia la vita eterna". ( Gv 3,16 ) Questa è la prova suprema dell'amore di Dio per gli uomini da tutta l'eternità: l'Incarnazione del Verbo. Anche voi, cari fratelli e sorelle, siete stati oggetto di questo amore di predilezione da parte di Dio; anche per amore vostro si incarnò il suo Figlio Unigenito. Anche a voi Dio Padre lo da come Salvatore, affinché abbiate la vita eterna. "Questa è la vita eterna: che conoscano tè, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo". ( Gv 17,3 ) 5 Sono passati cinquecento anni dall'arrivo del Vangelo nel Nuovo Mondo. L'ardore apostolico e la dedizione generosa di una moltitudine di missionari hanno reso possibile l'edificazione della Chiesa di Cristo in questo continente. Oggi, mentre rendiamo fervente grazie a Dio per la fede ricevuta e per gli abbondanti doni con i quali ha voluto benedire l'America, il Signore ci ricorda che siamo sale della terra e luce del mondo, e ci manda a proclamare la Buona Novella della salvezza. Il mandato missionario di Gesù ( Mc 16,15 ) si fa oggi urgente appello, rivolto a tutti e ad ognuno dei battezzati. Si rivolge ai padri e alle madri di famiglia, invitandoli a fare della loro casa un focolare cristiano, evangelizzato ed evangelizzatore, prendendo esempio dal focolare di Nazaret. Si rivolge ai giovani affinché si convertano in araldi e difensori della civiltà della solidarietà e dell'amore tra gli uomini. Si rivolge ai lavoratori e ai contadini, affinché trasformino il loro lavoro in uno strumento di fratellanza, di giustizia e di solidarietà. Si rivolge ai professionisti e agli uomini di cultura, affinché permeino le realtà temporali con lo spirito evangelico, che è spirito di verità e di amore. Si rivolge a coloro che ricoprono responsabilità pubbliche, per il bene della comunità, affinché dedichino con onestà la parte migliore di sé a favore della pacifica convivenza, della libertà e dello sviluppo. 6 Cristo è la luce del mondo, quindi in Lui si è rivelata la Vita. Si è rivelata mediante la parola del Vangelo, ma soprattutto si è rivelata per mezzo della sua morte redentrice sulla Croce. Ha offerto in sacrificio al Padre la sua vita per espiare i peccati del mondo. Con questo sacrificio cruento Egli ha vinto il peccato e la morte. Sul Golgota accettò la morte, ma il terzo giorno risuscitò e vive per sempre. Vive per darci la sua Vita. In questo modo, Cristo è quella Luce, quella Vita che ha dimostrato di essere più forte della morte. In Lui è la Vita divina, che è la Luce per gli uomini. ( Gv 1,4 ) Cristo, luce del mondo, vi sta mandando, fratelli e sorelle, discendenti degli antenati, verso il cammino della vita. Questo è il cammino della verità, e il cammino di sempre ed è il cammino della nuova evangelizzazione. La Buona Novella di Cristo, vincitore della morte e redentore del genere umano, fu annunciata cinque secoli fa agli abitanti di questo continente e molti vostri antenati la accolsero come messaggio di salvezza: ricevettero la luce che brilla nelle tenebre. Noi, oggi, siamo grati per questa accoglienza da parte dei cuori umani, per questa accoglienza della verità, della vita eterna introdotta in America Latina, nello Yucatàn, in Messico, attraverso la prima evangelizzazione. Anche voi, cari fratelli e sorelle, grazie al Vangelo, avete ricevuto la luce e siete chiamati a dare una valida testimonianza di essa. Ognuno di voi deve sentirsi chiamato ad essere sale della terra e luce del mondo. Dovete essere sale che preserva dalla corruzione e che da sapore ai frutti della terra. Dovete illuminare coloro che vi circondano con la vostra carità; carità che è amare gli altri come Cristo ha amato noi. ( Gv 15,12 ) Questa è l'evangelizzazione di ieri, di oggi e di sempre. 7 Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo. Ve lo dice Cristo stesso, che è la Luce. Lo dice anche con l'esempio della sua vita, con la verità delle sue sofferenze, con la sua morte sulla Croce. Quando l'apostolo Paolo, nella Lettera ai Romani, esorta i cristiani a non restituire a nessuno male per male, cercando di fare il bene dinanzi a tutti gli uomini, ( Rm 12,17 ) lo fa perché questo è l'autentico messaggio di Cristo. Non è forse vero che Gesù ci ha insegnato a pregare il Padre con queste parole: "Perdona le nostre offese, così come noi perdoniamo quelli che ci offendono"? ( Mt 6,12; Lc 11,4 ) Non è forse vero che il Signore dalla croce ha pregato per quelli che lo offendevano: "Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno"? ( Lc 23,34 ) Perdonando e amando. Cristo ottenne la sua vittoria. Affinché anche noi otteniamo la nostra vittoria, Paolo ci esorta con queste parole: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male". ( Rm 12,21 ) 8 Cari fratelli e sorelle, a voi, che siete stati vittime di tante ingiustizie, si riferisce anche la esortazione dell'Apostolo: " Non vi lasciate vincere dal male, ma vincete il male con il bene ". ( Rm 12,21 ) Vi ripeto le parole che vi rivolsi nel mio messaggio in occasione del V Centenario dell'evangelizzazione dell'America: "Il mondo ha sempre bisogno del perdono e della riconciliazione tra le persone e tra i popoli. Solo su queste basi si potrà costruire una società più giusta e fraterna". Una società di ieri, di oggi e di sempre: una società messicana, una società americana, una società umana e una società cristiana. Siete un popolo mariano, devoto alla Vergine, Madre di tutti i cristiani e Regina della pace. Una pace che è frutto dell'accettazione della sofferenza e del dolore, così come lo fu nella vita della Vergine. Ma una pace che è anche frutto del vostro sforzo per vincere "con il bene il male". ( Rm 12,21 ) Che la Vergine di Guadalupe vi protegga e sia la stella che vi guida nel vostro cammino, affinché siate sempre sale della terra e luce del mondo. Fratelli e sorelle, come è bello riunirsi per celebrare la stessa fede, la stessa vita in Cristo. Voi e io siamo non solo il frutto, ma anche i seminatori delle parole di Gesù, per far discepoli tutte le genti, cioè apostoli della nuova evangelizzazione: perché in virtù del nostro Battesimo, siamo tutti chiamati. Come è bello riunirsi per celebrare la stessa fede, la stessa vita in Cristo, la stessa Eucaristia. Così sia. Giovanni Paolo II Discorso del Papa a Izamal Carissimi fratelli e sorelle, rappresentanti dei popoli indigeni del continente americano. 1 Provo una grande gioia nello stare con voi oggi nello Yucatàn, splendido esempio della civiltà Maya, per avere questo incontro che così tanto ho desiderato, con il quale voglio rendere omaggio ai popoli indigeni dell'America. Era mio desiderio effettuare questo viaggio verso uno dei luoghi più rappresentativi della gloriosa cultura Maya, l'anno scorso, come momento rilevante della commemorazione del V Centenario dell'arrivo del Vangelo nel Nuovo Mondo. Oggi quel vivo desiderio diventa realtà e rendo ferventi grazie a Dio, ricco di misericordia, che mi permette di condividere questa giornata con i discendenti degli uomini e delle donne che popolavano questo continente quando fu piantata la Croce di Cristo quel 12 ottobre del 1492. 2 A voi dunque, cari fratelli e sorelle che siete convenuti a questo appuntamento a Izamal, porgo il mio saluto pieno di affetto insieme con la mia parola di incoraggiamento. Tuttavia il mio messaggio odierno non si rivolge solamente a coloro che sono qui presenti, ma va oltre i confini geografici dello Yucatàn per abbracciare tutte le comunità, le etnie ed i popoli indigeni dell'America: dalla penisola dell'Alaska alla Terra del Fuoco. Nelle vostre persone vedo con gli occhi della fede le generazioni di uomini e donne che ci hanno preceduto nel corso della storia, e desidero esprimervi ancora una volta tutto l'amore che la Chiesa vi professa. Siete i continuatori dei popoli tupi-guarani, aymara, maya, quechua, chibcha, nahualt, mixteco, araucano, yanomani, guajiro, inuit, apaches e di tantissimi altri che sono stati creatori di gloriose culture, come quelle azteca, maya, inca. I vostri valori ancestrali e la vostra visione della vita, che riconosce la sacralità dell'essere umano e del mondo, vi hanno portato, grazie al Vangelo, ad aprire il cuore a Gesù, che è "la Via, la Verità e la Vita". ( Gv 4,6 ) Rivolgo un saluto particolare, pieno di affetto, ai numerosi sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi indigeni, la cui presenza a Izamal ci riempie di gioia e infonde viva speranza in tutta la Chiesa come protagonisti e ministri nell'urgente compito della nuova evangelizzazione delle sue comunità ed etnie. Vengo a portarvi un messaggio di speranza, di solidarietà e di amore 3 Vengo in questa terra benedetta del Mayab nel nome di Gesù Cristo, povero e umile, che ci diede come segnale della sua realtà messianica l'annuncio della Buona Novella ai poveri; ( Mt 11,6 ) di questo Gesù che provava compassione per le moltitudini, che venivano da tutte le parti ad ascoltare la sua parola, "perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore". ( Mt 9,36 ) Vengo per compiere la missione affidatami dal Signore di confermare nella fede i miei fratelli. ( Lc 22,32 ) Vengo a portarvi un messaggio di speranza, di solidarietà, di amore. Nel vedervi, cari fratelli e sorelle, il mio cuore si eleva in azione di grazie a Dio per il dono della fede che, come un grande tesoro, hanno coltivato i vostri antenati, e che voi cercate di incarnare nella vita e di trasmettere ai vostri figli. Mi vengono alle labbra le parole di Gesù: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli". ( Mt 11,25 ) Questa preghiera di Cristo risuona oggi con una eco particolare a Izamal, perché ai semplici di cuore Dio volle mostrare le ricchezze del suo Regno. 4 Dai primi passi dell'evangelizzazione, la Chiesa cattolica, fedele allo Spirito di Cristo, difese instancabilmente gli indios: protettrice dei valori che vedeva nelle loro culture, promotrice di umanità di fronte agli abusi dei colonizzatori talvolta senza scrupoli, che non seppero vedere negli indigeni dei fratelli e dei figli dello stesso Padre Dio. La denuncia delle ingiustizie e dei soprusi, fatta da Bartolomé de Las Casas, Antonio de Montesinos, Vasco de Quiroga, José de Anchieta, Manuel de Nóbrega, Pedro de Córdoba, Bartolomé de Olmedo, Juan del Valle e tanti altri, fu come un clamore che favorì una legislazione ispirata al riconoscimento del valore sacro della persona e, al tempo stesso, testimonianza profetica contro gli abusi commessi all'epoca della colonizzazione. Quei missionari, che il Documento di Puebla qualifica come "intrepidi lottatori per la giustizia ed evangelizzatori della pace", non erano mossi da ambizioni terrene ne da interessi personali, ma dalla urgente chiamata ad evangelizzare dei fratelli che ancora non conoscevano Gesù Cristo. "La Chiesa - leggiamo nel Documento di Santo Domingo - incontrandosi con i gruppi nativi, cercò sin dal principio di accompagnarli nella lotta per la loro stessa sopravvivenza, mostrando loro il cammino di Cristo Salvatore, dalla ingiusta situazione di popoli vinti, invasi e trattati come schiavi". Vengo tra voi per un appoggio deciso ai vostri diritti di uomini e individui 5 Con questo viaggio apostolico desidero, anzitutto, celebrare la vostra fede, sostenere la vostra promozione umana, affermare la vostra identità culturale e cristiana. La mia presenza in mezzo a voi vuole anche essere un appoggio deciso al vostro diritto ad uno spazio culturale, vitale e sociale, come individui e come gruppi etnici. Portate in voi, fratelli e sorelle indigeni dell'America, una ricca eredità di saggezza umana, e, nello stesso tempo, siete depositari delle aspettative dei vostri popoli di fronte al futuro. La Chiesa, da parte sua, afferma apertamente il diritto di ogni cristiano al suo patrimonio culturale, come qualcosa di inerente alla sua dignità di uomo e di figlio di Dio. Nei suoi genuini valori di verità, di bene e di bellezza, tale patrimonio deve essere riconosciuto e rispettato. Sfortunatamente bisogna dire che non sempre è stata debitamente apprezzata la ricchezza delle vostre culture, ne sono stati rispettati i vostri diritti come persone e come popoli. L'ombra del peccato si è proiettata anche in America nella distruzione di non poche delle vostre creazioni artistiche e culturali, e nella violenza di cui tante volte siete stati oggetto. La Chiesa non desiste dal suo impegno di inculcare a tutti i suoi figli l'amore verso la diversità culturale che è manifestazione della peculiare identità cattolica - universale - del popolo di Dio. Consapevoli di questa realtà, i Vescovi riuniti a Santo Domingo, nella IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, si sono impegnati a "contribuire efficacemente a frenare e a sradicare le politiche tendenti a far scomparire le culture autoctone, come le misure di integrazione forzata; o, al contrario, le politiche che intendono mantenere gli indigeni isolati ed emarginati dalle realtà nazionali". 6 Guardando le vostre realtà oggettive, devo dirvi che la Chiesa contempla i vostri autentici valori con amore e speranza. Nel messaggio che ho rivolto alle popolazioni indigene in occasione della commemorazione del V Centenario dell'inizio della evangelizzazione in terra americana, ho segnalato che "la semplicità, l'umiltà, l'amore per la libertà, l'ospitalità, la solidarietà, l'attaccamento alla famiglia, la vicinanza alla terra e il senso della contemplazione sono altrettanti valori che la memoria indigena dell'America ha conservato fino ai nostri giorni e che costituiscono un contributo tangibile nell'anima latinoamericana". Per tutto ciò, il Papa incoraggia le popolazioni autoctone dell'America affinché conservino con sano orgoglio la cultura dei loro antenati. Siate coscienti delle ancestrali ricchezze dei vostri popoli e fatele fruttificare. Siate coscienti, soprattutto, del grande tesoro che, per la grazia di Dio, avete ricevuto: la fede cattolica. Alla luce della fede in Cristo farete sì che i vostri popoli, fedeli alle loro legittime tradizioni, crescano e progrediscano, sia in senso materiale che spirituale, diffondendo così i doni che Dio ha concesso loro. La Chiesa vi accompagna e vi sostiene nelle vostre legittime aspirazioni e nelle giuste rivendicazioni 7 Conosco anche le difficoltà della vostra situazione attuale e desidero assicurarvi che la Chiesa, come Madre sollecita, vi accompagna e vi sostiene nelle vostre legittime aspirazioni e giuste rivendicazioni. So di non pochi fratelli e sorelle indigeni che sono stati sradicati dai loro luoghi di origine, essendo stati privati anche delle terre in cui vivevano. Esistono anche molte comunità indigene, in tutta l'estensione del Continente americano, che soffrono di un alto grado di povertà. Per questo, "il mondo non può sentirsi tranquillo e soddisfatto dinanzi alla situazione caotica e sconcertante che si presenta davanti ai nostri occhi: nazioni, parti di popolazione, famiglie ed individui sempre più ricchi e privilegiati di fronte a popoli, famiglie e moltitudini di persone afflitte dalla povertà, vittime della fame e delle malattie, senza degna dimora, servizi sanitari, accesso alla cultura". Non si possono trascurare i difetti di un sistema economico basato sul lucro Come cristiani, non possiamo restare indifferenti dinanzi alla situazione attuale di tanti fratelli privati del diritto ad un lavoro onesto, di tante famiglie afflitte dalla miseria. Certamente non si possono negare i buoni risultati ottenuti in alcuni paesi latinoamericani mediante lo sforzo congiunto della iniziativa pubblica e di quella privata. Questi risultati, tuttavia, non devono essere un pretesto per trascurare i difetti di un sistema economico il cui motore principale è il lucro, dove l'uomo si vede subordinato al capitale, convertendosi in un pezzo della immensa macchina produttiva, ed essendo il suo lavoro ridotto ad una semplice mercé in balìa delle oscillazioni della legge dell'offerta e della domanda. 8 Sono situazioni molto serie, fin troppo note, che stanno reclamando soluzioni drastiche che facciano valere le ragioni della giustizia. La dottrina sociale della Chiesa è stata costante nel difendere il concetto secondo cui i beni della creazione sono stati destinati da Dio al servizio e per l'utilità di tutti i suoi figli. Quindi nessuno se ne deve appropriare o li deve distruggere irrazionalmente dimenticando le esigenze superiori del bene comune. Per tutto ciò desidero rivolgermi agli organi responsabili nell'ambito della promozione sociale in tutto il continente, per invitarli ad impiegare tutti i mezzi a loro disposizione per attenuare i problemi che oggi affliggono gli indigeni, in modo che i mèmbri di queste comunità possano condurre una vita più degna come lavoratori, cittadini e figli di Dio. Da Izamal, culla della gloriosa cultura maya, desidero lanciare anche un appello alle società sviluppate affinché, superando gli schemi economici che si orientano esclusivamente verso il beneficio, cerchino delle soluzioni reali ed effettive ai gravi problemi che affliggono estesi settori di popolazione del continente. Cari fratelli e sorelle indigeni: nel vedervi qui così numerosi, riuniti dalla comune fede cristiana per incontrarvi con il successore dell'apostolo Pietro, sento il dovere di rivolgervi un appello alla solidarietà, alla fratellanza senza frontiere. Il sapervi figli dello stesso Dio, redenti dal sangue di Gesù Cristo, deve spingervi, sotto l'impulso della fede, a promuovere solidalmente le condizioni necessarie che facciano delle società in cui vivete un luogo più giusto e fraterno per tutti. Questa solidarietà, cui vi invito come Pastore della Chiesa universale, affonda le sue radici non in ideologie dubbiose e passeggere, ma nella perenne verità della Buona Novella che ci ha portato Gesù. La Chiesa non può lasciarsi strappare la bandiera della giustizia 9 Di fronte a non pochi fattori negativi che a volte potrebbero portare al pessimismo e allo scoraggiamento, la Chiesa continua ad annunciare con forza la speranza in un mondo migliore, perché Gesù ha vinto il male ed il peccato. La Chiesa non può in nessun modo lasciarsi strappare da qualche ideologia o da qualche corrente politica la bandiera della giustizia, che è una delle prime esigenze del Vangelo e, allo stesso tempo, è frutto della venuta del Regno. Questo fa parte dell'amore preferenziale per i poveri e non può svincolarsi dai grandi principi ed esigenze della dottrina sociale della Chiesa, il cui "oggetto primario è la dignità personale dell'uomo, immagine di Dio, e la tutela di tutti i suoi diritti inalienabili". A questo proposito, i Vescovi latinoamericani, nelle Conclusioni della Conferenza di Santo Domingo, si impegnano a "far propria con rinnovata decisione la scelta evangelica e preferenziale per i poveri, seguendo l'esempio e le parole del Signore Gesù, con piena fiducia in Dio, austerità di vita e partecipazione di beni". Da parte sua, e come gesto di solidarietà, la Santa Sede ha creato la Fondazione Populorum progressio, che dispone di un fondo di aiuto a favore dei contadini, degli indios e degli altri gruppi umani del settore rurale, particolarmente indifesi in America Latina. 10 Siate voi, cari fratelli e sorelle indigeni, assistiti sempre dalla fede in Dio e dal vostro lavoro onorato, e appoggiandovi ad adeguate forme di associazione per difendere i vostri legittimi diritti, gli artefici instancabili del vostro sviluppo integrale: umano e cristiano. Per questo, la nobile lotta per la giustizia non vi deve mai portare allo scontro, ma dovete sempre ispirarvi ai principi evangelici di collaborazione e dialogo, escludendo ogni tipo di violenza; la violenza e l'odio sono infatti semi perniciosi incapaci di produrre qualcosa che non sia odio e violenza. Non lasciatevi abbattere o intimorire dalle difficoltà! Sappiate che il presente ed il futuro dei vostri paesi è anche nelle vostre mani e dipende dal vostro sforzo. Il vostro lavoro è una cosa nobile e nobilitante, quindi vi porta a collaborare con Dio creatore e a servire gli altri uomini nostri fratelli. Prima di terminare, desidero rivolgermi ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e ai tanti agenti di pastorale, che svolgono con abnegazione il loro lavoro nelle comunità di fratelli indigeni di tutto il continente, per incoraggiarli ad andare avanti nei loro compiti apostolici in piena comunione con i loro Pastori e con gli insegnamenti della Chiesa, essendo strumenti di santificazione mediante la parola di Dio e i sacramenti. Nel ministero che esercitano sono chiamati, anzitutto, a dare testimonianza di santità e di dedizione, coscienti del fatto che si tratta di un lavoro di tipo religioso. Non è ammissibile quindi che interessi estranei al Vangelo intorbidiscano la purezza della missione che la Chiesa ha loro affidato. 11 Nel concludere questo incontro con voi, fratelli e sorelle indigeni dell'America, nella fede e nell'amore che ci unisce, innalzo la mia fervente preghiera a Nostra Signora di Guadalupe affinché vi protegga sempre e si avveri la promessa che, sulla collina del Tepeyac, fece un giorno all'indio Juan Diego, insigne figlio del vostro stesso sangue che ebbi la gioia di esaltare all'onore degli altari: "Ascolta e intendi, più piccolo dei miei figli, che non è niente ciò che ti angoscia e ti affligge; non si turbi il tuo cuore; non temere questa malattia ne altre malattie e angosce. Non ci sono qui io che sono tua Madre? Non sei sotto la mia ombra? Non sono io la tua salute? Non sei per caso nel mio grembo?". Da Izamal, nello Yucatàn, invocando abbondanti grazie divine su tutti i cari fratelli e sorelle indigeni del continente americano, vi benedico di cuore nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Giovanni Paolo II Discorso del Papa ai rappresentanti delle Chiese Latinoamericane Signori Cardinali, amati fratelli nell'episcopato, cari sacerdoti, religiosi e laici presenti. 1 Mi è gradito rivolgere un affettuoso saluto a tutti voi che, quali membri della Curia Romana, rappresentanti delle Chiese latinoamericane, o collaboratori nella loro azione evangelizzatrice, partecipate a questa Assemblea della Pontificia Commissione per l'America Latina. Questo organismo rinnovato della Curia Romana ha voluto celebrare la sua seconda Riunione Plenaria in prossimità della celebrazione del V Centenario dell'inizio dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo. Infatti, il prossimo 12 ottobre entreremo nella fase finale della novena di anni che ho inaugurato a Santo Domingo, per prepararci all'importante e gioioso evento, con cui desideriamo commemorare l'arrivo della Croce di Cristo in quelle terre: fu nell'isola battezzata "Hispaniola" ( oggi Repubblica Dominicana e Haiti ) che venne celebrata la prima Messa e si recitò per la prima volta l'Ave Maria a Nostra Signora. Al termine di questi cinquecento anni possiamo affermare, con le parole dell'Apostolo, che gli uni piantarono e gli altri irrigarono, ma è "Dio che ha fatto crescere". ( 1 Cor 3,7 ) Il seme della prima evangelizzazione è fruttificato in un albero frondoso: oggi la Chiesa latinoamericana si presenta dinamica e florida, e benché non dimentichiamo le "tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono", il futuro ci proietta verso la speranza. Non è forse ragione di gioiosa speranza pensare che verso la fine di questo millennio i cattolici dell'America Latina, con i loro oltre mille vescovi, costituiranno quasi la metà di tutta la Chiesa? È tutta una sfida, cari fratelli, per la nostra ineludibile missione di evangelizzatori. 2 Prima di proseguire, desidero ringraziare il Presidente della Pontificia Commissione, il Signor Cardinale Bernardin Gantin, per le amabili parole con cui ha descritto così efficacemente i punti oggetto della vostra riflessione nel corso di queste giornate. Vi siete soffermati in modo particolare sulle prospettive e sui problemi posti dalle celebrazioni del V Centenario dell'inizio dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo, cercando di indicare il senso che bisogna dare a questo evento ecclesiale cui ho fatto riferimento in molte occasioni, soprattutto durante le mie visite pastorali nei diversi paesi dell'America Latina e in Spagna. A questo evento evangelizzatore ho voluto dedicare alcune riflessioni nella Lettera apostolica di un anno fa, Los caminos del Evangelio. In essa facevo notare che "la prima semina della parola di vita" sul continente latinoamericano si è compiuta "tra luci e ombre, più luci che ombre, se pensiamo ai frutti duraturi di fede e di vita cristiana" che lì stanno maturando. Come sottolineavo inoltre nel citato documento, "la commemorazione del V Centenario è un'occasione propizia per uno studio storico rigoroso, un giudizio equanime e un bilancio oggettivo di quell'impresa singolare che deve essere vista nella prospettiva del suo tempo e con una chiara coscienza ecclesiale". Ma non dobbiamo limitarci alla prospettiva storica, ne a celebrazioni di carattere esclusivamente culturale o sociale, nonostante siamo consapevoli di trovarci di fronte a fatti storici a cui è legata l'opera evangelizzatrice. Ciò che la Chiesa si appresta a celebrare è V evangelizzazione: l'arrivo e la proclamazione della fede e del messaggio di Gesù, la creazione e lo sviluppo della Chiesa; realtà splendide e permanenti che non si possono negare o sottovalutare. Ed essa si dispone a celebrare nel senso più profondo e teologico del termine: come si celebra Gesù Cristo, Signore della storia, "il primo e il più grande evangelizzatore", poiché egli stesso è il "Vangelo di Dio". Come ho già avuto occasione di sottolineare nel discorso al CELAM, riunito a Port-au-Prince: "Come latinoamericani, dovrete celebrare quella data con una seria riflessione sui cammini storici del subcontinente, ma anche con gioia ed orgoglio. Come cristiani e cattolici è giusto che essa sia ricordata con uno sguardo su questi cinquecento anni di lavoro per annunciare il Vangelo ed edificare la Chiesa in quelle terre. Sguardo di gratitudine a Dio, per la vocazione cristiana e cattolica dell'America Latina, e a quanti furono strumenti vivi e attivi dell'evangelizzazione. Sguardo di fedeltà al vostro passato di fede. Sguardo alle sfide del presente e agli sforzi che si compiono. Sguardo verso il futuro per cercare di consolidare l'opera iniziata". Per questo la Chiesa si prepara a celebrare il V Centenario senza trionfalismi, conscia di sapere che è una sublime grazia del Signore l'aver chiamato alla luce della fede tanti milioni di uomini e donne che invocano il suo nome e che in Lui vengono salvati. Questo evento ecclesiale deve essere inoltre occasione per una riflessione pastorale sul passato, sul presente e sul futuro dell'America Latina; una riflessione che serva a dare un nuovo impulso all'opera evangelizzatrice del continente a tutti i livelli, in tutti i paesi e in tutti i settori della società. 3 La risposta tanto positiva che sta dando la Chiesa in America Latina si articolerà ed esprimerà concretamente nella IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, che spero di inaugurare solennemente a Santo Domingo il 12 ottobre 1992, e il cui tema sarà: "Nuova evangelizzazione, promozione umana, cultura cristiana. Gesù Cristo ieri, oggi e sempre". ( Eb 13,8 ) Avete dedicato la vostra attenzione, durante questa seconda Assemblea Plenaria, anche alla preparazione di questa importante Conferenza. La figura e la missione del Salvatore saranno certo al centro della Conferenza di Santo Domingo. I vescovi latinoamericani si riuniranno lì per celebrare Gesù Cristo, la fede e il messaggio del Signore diffusi in tutto il continente. La cristologia sarà quindi lo scenario dell'Assemblea, in modo che, quale suo primo frutto, il nome di Gesù Cristo, Salvatore e Redentore, resti sulle labbra e nel cuore di tutti i latinoamericani; poiché, come leggiamo nell'Esortazione apostolica di Paolo VI, Evangelii nuntiandi, "non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, non sono proclamati". 4 Nelle vostre sessioni avete inoltre riflettuto ampiamente sulla "nuova evangelizzazione" che è l'elemento fondamentale o idea centrale e illuminante del tema fissato per la Conferenza di Santo Domingo. Nel mio primo incontro con i membri di questa Pontificia Commissione ho esortato tutti a "studiare a fondo in cosa consista questa nuova evangelizzazione", precisando bene i contenuti dottrinali, in perfetta sintonia con il Magistero e con la Tradizione della Chiesa e determinando i suoi obiettivi e le sue linee pastorali, secondo le esigenze del nostro tempo, nella prospettiva del terzo millennio del cristianesimo. Occorre tracciare, per i prossimi anni, una nuova strategia evangelizzatrice, un progetto globale di evangelizzazione che tenga presenti le nuove situazioni dei popoli latinoamericani e che costituisca una risposta alle sfide del presente, tra cui sono in primo piano la crescente secolarizzazione, il grave problema dell'avanzata delle sette e la difesa della vita in un continente dove fa sentire la sua presenza distruttiva una cultura della morte. La dottrina sociale della Chiesa è parte integrante della "nuova evangelizzazione" perché, come ho fatto notare nella mia ultima Enciclica, Centesimus annus, "la dottrina sociale ha di per sé il valore di uno strumento di evangelizzazione: in quanto tale, annuncia Dio e il mistero di salvezza in Cristo a ogni uomo e, per la medesima ragione, rivela l'uomo a se stesso". Anche per questo mi è sembrato opportuno che nel tema della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano figuri, come secondo elemento, "la promozione umana", avendo presente il mondo dei poveri, soprattutto dei più bisognosi: gli indigeni, gli afroamericani, gli emarginati delle grandi metropoli o dei villaggi disseminati in luoghi reconditi dell'immenso continente. Infine, occorre mettere a fuoco opportunamente il problema dell'evangelizzazione "della cultura e delle culture dell'uomo, nel senso ricco ed esteso che questi termini hanno nella Gaudium et spes, partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio". Questa evangelizzazione deve essere compiuta "non in modo decorativo, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici". Occorre tutelare, promuovere e consolidare una "cultura cristiana", vale a dire che faccia riferimento e si ispiri a Cristo e al suo messaggio. Questo è il terzo elemento del tema della prossima Conferenza di Santo Domingo: l'inculturazione del Vangelo, cui ho fatto riferimento nell'Enciclica Redemptoris missio, facendo notare che "svolgendo l'attività missionaria tra le genti, la Chiesa incontra varie culture e viene coinvolta nel processo di inculturazione. È, questa, una esigenza che ne ha segnato tutto il cammino storico, ma oggi è particolarmente acuta e urgente". 5 Prima di concludere desidero esprimere il mio ringraziamento a tutti i presenti e al tempo stesso incoraggiare i rappresentanti degli organismi episcopali per l'aiuto alla Chiesa dell'America Latina e di altre istituzioni, che prestano i loro servizi o collaborano con le suddette Chiese, a proseguire nella lodevole opera. In occasione del V Centenario, questa collaborazione deve farsi più consapevole, più intensa, centrata sempre su obiettivi ecclesiali o sociali e svolta in sintonia con le direttive dei Pastori. Chiedo al Signore che benedica tanti sforzi in favore della nuova evangelizzazione del continente latinoamericano e che la Vergine, prima evangelizzatrice d'America, sia sempre per tutti la Stella che ci guida sul cammino verso i tempi nuovi che si avvicinano e che la Chiesa deve evangelizzare piena di fede e speranza nel suo Signore Cristo Gesù, "a lode della sua gloria": "in laudem gloriae eius"! ( Ef 1,12 ) Giovanni Paolo II Città del Vaticano, 14 giugno 1991. Preparazione prossima alla IV conferenza Questo Documento di Lavoro viene offerto come uno strumento per la preparazione prossima alla IV Conferenza. In tale spirito si propongono alcuni interrogativi, nell'intento di suscitare una maggiore riflessione e preparazione dei partecipanti alla IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano. I. Sguardo pastorale alla realtà latinoamericana 1. Alla luce dello "Sguardo storico" e tenendo conto della realtà del suo paese, quali sono i fatti storici più importanti da considerare rispetto alla Nuova Evangelizzazione del continente? 2. Basandosi sullo "Sguardo alla realtà sociale" e sullo "Sguardo alla realtà culturale", e tenendo conto della realtà del suo paese, quali sono i fatti più rilevanti della realtà latinoamericana che esigono una risposta pastorale nella Nuova Evangelizzazione? 3. Quali elementi fondamentali dello "Sguardo alla realtà ecclesiale" esigono una maggiore analisi nella IV Conferenza? II. Illuminazione teologico-pastorale: "Gesù Cristo ieri, oggi e sempre" ( Eb 13,8 ) 1. Il Documento di Lavoro riesce a far propri i temi indicati dal Santo Padre nella convocazione della IV Conferenza? 2. Gli elementi presentati nella "Illuminazione teologico-pastorale" riescono a ispirare adeguatamente la Nuova Evangelizzazione del continente? Ne manca qualcuno di fondamentale? 3. Pensa che ci sia qualche aspetto essenziale della storia dell'evangelizzazione del continente o della realtà sociale ed ecclesiale che non è stato debitamente "illuminato", rispetto alla Nuova Evangelizzazione? 4. La centralità di Gesù Cristo viene sufficientemente esplicitata in questo Documento? III. Proposte pastorali 1. A partire dalla realtà del suo paese, ci sono "grandi sfide" per la Nuova Evangelizzazione che non sono state segnalate in questo Documento? 2. Rispetto alle "opzioni vigenti", di quali elementi occorre tener conto affinché siano effettivamente di stimolo per la Nuova Evangelizzazione del continente? 3. Riguardo alle "opzioni nuove" e a partire dalla realtà del suo paese, qual è la sua opinione su quelle proposte da questo Documento? Sono utili alla Nuova Evangelizzazione? Ce n'è qualcuna di troppo? Ne manca qualcuna? Come dovrebbe promuoverle la IV Conferenza? 4. Qual è la sua opinione sul modo in cui il Documento di Lavoro ha trattato questa terza parte? Lo considera valido come insieme di strategie per la Nuova Evangelizzazione? Con profondo senso di Chiesa, presentiamo questo Documento di Lavoro ai partecipanti della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano. Come dice il nome, si tratta di uno strumento pastorale che vuole servire da base per la riflessione di Santo Domingo sul tema indicato dal Santo Padre Giovanni Paolo II: Nuova evangelizzazione, promozione umana, cultura cristiana - Gesù Cristo ieri, oggi e sempre. La preparazione di questo "Instrumentum Laboris" ha percorso un lungo cammino. Per primi furono redatti due documenti interni: Strumento di compilazione dei contributi, nel 1988, e Prima Redazione del "Documento de Consulta", nel 1989. In seguito sono venuti i documenti pubblicati: l'Instrumento Preparatorio per una riflessione pastorale in preparazione alla IV Conferenza: una nuova evangelizzazione per una nuova cultura ( 1990 ); e il Documento de Consulta propriamente detto: Nuova Evangelizzazione, Promozione Umana, Cultura Cristiana - Gesù Cristo ieri, oggi e sempre (1991). Quest'ultimo tentava di rispondere approssimativamente al tema proposto dal Santo Padre, che era appena stato annunciato. Ambedue i documenti sono stati sottoposti allo studio delle Conferenze episcopali dell'America Latina. Come sintesi delle risposte all'IP fu elaborata la Prima Relatio; e come sintesi dei contributi al DC è stata preparata la Secunda Relatio. Ambedue le "Relationes", gli stessi contributi delle Conferenze episcopali, i criteri della direzione del CELAM e dei Segretari Generali delle Conferenze costituiscono la base per il Documento di Lavoro, che, sotto la coordinazione della Presidenza del CELAM, è stato preparato da un eccellente gruppo di teologi, pastoralisti e storici di vari paesi dell'America Latina. Crediamo modestamente che il presente Documento risponda agli obiettivi della IV Conferenza: 1. Celebrare Gesù Cristo, vale a dire: la fede e il messaggio del Signore crocifisso e risuscitato, diffusi in tutto il continente e centro della vita e della missione della Chiesa, affinché il nome di Gesù Cristo sia sulle labbra e nei cuori di tutti i latinoamericani. 2. Proseguire e approfondire, secondo le ineludibili esigenze pastorali del momento presente, gli orientamenti di Medellin e Puebla, in vista di una rinnovata evangelizzazione del continente, che penetri profondamente il cuore delle persone e le culture dei popoli e sia lo spirito che animi permanentemente la promozione umana. 3. Studiare e pianificare la missione evangelizzatrice della Chiesa nel continente latinoamericano, in modo tale che, con la ricca esperienza del passato e tenendo presenti i mutamenti profondi registrati nel nostro tempo, possa affrontare, con ardore, speranza e docilità allo Spirito, la sfida del futuro. "Ora si tratta di tracciare per i prossimi anni una nuova strategia evangelizzatrice, un piano globale di evangelizzazione, che tenga conto delle nuove situazioni dei popoli latinoamericani e che costituisca una risposta alle sfide del tempo presente, soprattutto la crescente secolarizzazione, il grave problema dell'avanzata delle sette e la difesa della vita in un continente dove una cultura di morte fa sentire la propria presenza distruttiva". I criteri che hanno illuminato l'elaborazione del Documento di Lavoro sono: - fedeltà al tema proposto dal Santo Padre, al Vaticano II e al magistero pontificio; - fedeltà ai contributi delle Conferenze episcopali e di altre persone e istituzioni ecclesiali; - fedeltà e continuità del pensiero della Chiesa d'America Latina, a partire dalle Conferenze di Rio de Janeiro, Medellin e Puebla; - presa di coscienza del momento congiunturale che vivono la Chiesa latinoamericana e la Chiesa universale: il V Centenario della sua evangelizzazione e l'inizio del terzo millennio del cristianesimo. È ovvio che per l'immediata preparazione della IV Conferenza questo Documento di Lavoro non è sufficiente; l'apparato critico che l'accompagna fa riferimento a numerose fonti che, al momento opportuno, si potranno consultare. Offrire supporti alla preparazione e all'informazione è un'altra delle finalità che ci siamo proposti con la pubblicazione dei cosiddetti libri ausiliari e altri che sono in fase di preparazione, come quello degli Apporti delle Conferenze episcopali; America Latina in cifre; L'Uomo alla Luce del Mistero di Cristo in Giovanni Paolo II; Dottrina sociale in America Latina, e altri ancora. Il Documento consta di tre parti: 1. Visione pastorale della realtà latinoamericana Questa parte consta di quattro sottotitoli: - Visione storica dell'evangelizzazione dell'America Latina. - Visione pastorale della realtà sociale dell'America Latina. - Visione pastorale della realtà culturale dell'America Latina. - Visione pastorale della realtà ecclesiale dell'America Latina. Il termine "pastorale" accentua in tutti i capitoli il punto di vista a partire dal quale si vogliono affrontare i diversi temi. 2. Illuminazione teologico-pastorale: Gesù Cristo ieri, oggi e sempre ( Eb 13,8 ) Con tre sottotitoli: - L'evento salvifico. - La proclamazione dell'evento salvifico. - La realizzazione dell'evento salvifico. Questa seconda parte illumina la prima ed è il fondamento della terza. La persona di Gesù Cristo è il filo conduttore del Documento. 3. Proposte pastorali Questa terza parte vuole offrire, in mezzo a segni di speranza, grandi propositi pastorali, a partire dalla Nuova Evangelizzazione, la Promozione Umana e la Cultura Cristiana, accentuando le opzioni vigenti e proponendone di nuove. Vogliamo esprimere sincera gratitudine e ammirazione a tutte quelle persone che hanno reso possibile la realizzazione di questo Documento di Lavoro. Mettiamo nelle mani di Maria, evangelizzata ed evangelizzatrice, i nostri sforzi e le nostre aspettative. Preghiamo con fede per tutti coloro che si metteranno sul cammino di Santo Domingo e invochiamo i lumi dello Spirito Santo affinché illumini i Pastori della IV Conferenza e perché questo avvenimento ecclesiale sia realmente un impulso decisivo per la nuova evangelizzazione dei nostri popoli dell'America Latina. Card. Nicolàs de Jesùs Lopez Rodrìguez Arcivescovo di S. Domingo - Primate d'America Presidente del CELAM Mons. Raymundo Damasceno Assis Vescovo Ausiliare di Brasilia Segretario Generale del CELAM Santafé de Bogotà, 19 aprile 1992, Pasqua di Risurrezione.