Pacem in terris  

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Il Principe della pace

89 Queste nostre parole, che abbiamo voluto dedicare ai problemi che più assillano l'umana famiglia, nel momento presente, e dalla cui equa soluzione dipende l'ordinato progresso della società, sono dettate da una profonda aspirazione, che sappiamo comune a tutti gli uomini di buona volontà: il consolidamento della pace nel mondo.

Come vicario - benché tanto umile ed indegno - di colui che il profetico annuncio chiama il Principe della pace, ( Is 9,6 ) abbiamo il dovere di spendere tutte le nostre energie per il rafforzamento di questo bene.

Ma la pace rimane solo suono di parole, se non è fondata su quell'ordine che il presente documento ha tracciato con fiduciosa speranza: ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità e posto in atto nella libertà.

90 È questa un'impresa tanto nobile ed alta che le forze umane, anche se animate da ogni lodevole buona volontà, non possono da sole portare ad effetto.

Affinché l'umana società sia uno specchio il più fedele possibile del regno di Dio, è necessario l'aiuto dall'alto.

Per questo la nostra invocazione in questi giorni sacri sale più fervorosa a colui che ha vinto nella sua dolorosa passione e morte il peccato, elemento disgregatore e apportatore di lutti e squilibri ed ha riconciliato l'umanità col Padre celeste nel suo sangue: "Poiché egli è la nostra pace, egli che delle due ne ha fatta una sola…

E venne ad evangelizzare la pace a voi, che eravate lontani, e la pace ai vicini". ( Ef 3,14-17 )

E nella liturgia di questi giorni risuona l'annuncio: "Surgens Iesus Dominus noster, stans in medio discipulorum suorum, dixit: "Pax vobis, alleluia"; gavisi sunt discipuli, viso Domino".72

Egli lascia la pace, egli porta la pace: "Pacem relinquo vobis, pacem meam do vobis, non quomodo mundus dat ego do vobis". ( Gv 14,27 )

Questa è la pace che chiediamo a lui con l'ardente sospiro della nostra preghiera.

91 Allontani egli dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno.

Illumini i responsabili dei popoli, affinché accanto alle sollecitudini per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il gran dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace.

In pegno di questa pace e con l'augurio che essa irraggi nelle cristiane comunità a voi affidate, specialmente a beneficio dei più umili e più bisognosi di aiuto e di difesa, siamo lieti di dare a voi, venerabili fratelli, ed ai sacerdoti del clero secolare e regolare, ai religiosi e alle religiose e ai fedeli delle vostre diocesi, particolarmente a coloro che porranno ogni impegno per mettere in pratica le nostre esortazioni, la benedizione apostolica, propiziatrice dei celesti favori. Infine, per tutti gli uomini di buona volontà, destinatari anch'essi di questa nostra lettera enciclica, imploriamo dal sommo Iddio salute e prosperità.

Dato a Roma, presso S. Pietro, l'11 aprile 1963.

Giovanni XXIII

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72 Resp. ad Mat., in feria VI infra oct. Paschae