Dominum et vivificantem

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Gesù di Nazareth, « elevato » nello Spirito Santo

19 Anche se nella sua patria di Nazareth Gesù non è accolto come Messia, tuttavia, all'inizio dell'attività pubblica la sua missione messianica nello Spirito Santo viene rivelata al popolo da Giovanni Battista.

Questi, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, annuncia presso il Giordano la venuta del Messia ed amministra il battesimo di penitenza.

Egli dice: « Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco ». ( Lc 3,16; Mt 3,11; Mc 1,7s; Gv 1,33 )

Giovanni Battista annuncia il Messia-Cristo non solo come colui che « viene » nello Spirito Santo, ma anche come colui che « porta » lo Spirito Santo, come rivelerà meglio Gesù nel Cenacolo.

Giovanni è qui l'eco fedele delle parole di Isaia, le quali nell'antico Profeta riguardavano il futuro, mentre nel suo proprio insegnamento lungo le rive del Giordano costituiscono l'introduzione immediata alla nuova realtà messianica.

Giovanni è non solo un profeta, ma anche un messaggero: è il precursore di Cristo.

Ciò che egli annuncia si realizza davanti agli occhi di tutti.

Gesù di Nazareth viene al Giordano per ricevere anch'egli il battesimo di penitenza.

Alla vista di colui che arriva, Giovanni proclama: « Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo ». ( Gv 1,29 )

Ciò dice per ispirazione dello Spirito Santo, ( Gv 1,33s ) rendendo testimonianza al compimento della profezia di Isaia.

Al tempo stesso, egli confessa la fede nella missione redentrice di Gesù di Nazareth.

Sulle labbra di Giovanni Battista « Agnello di Dio » è un'affermazione della verità intorno al Redentore, non meno significativa di quella usata da Isaia: « Servo del Signore ».

Così, con la testimonianza di Giovanni al Giordano, Gesù di Nazareth, rifiutato dai propri concittadini, viene elevato agli occhi di Israele come Messia, cioè « Unto » con lo Spirito Santo.

E tale testimonianza viene corroborata da un'altra testimonianza di ordine superiore, menzionata dai tre Sinottici.

Infatti, quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, « il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come una colomba » ( Lc 3,21s; Mt 3,16; Mc 1,10 ) e, contemporaneamente, « vi fu una voce dal cielo, che disse: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto ». ( Mt 3,17 )

E una teofania trinitaria, che rende testimonianza all'esaltazione di Cristo in occasione del battesimo al Giordano.

Essa non solo conferma la testimonianza di Giovanni Battista, ma svela una dimensione ancora più profonda della verità su Gesù di Nazareth come Messia.

Ecco: il Messia è il Figlio prediletto del Padre. La sua solenne esaltazione non si riduce alla missione messianica del « Servo del Signore ».

Alla luce della teofania del Giordano, questa esaltazione raggiunge il mistero della stessa persona del Messia.

Egli è esaltato, perché è il Figlio del divino compiacimento.

La voce dall'alto dice: « Il Figlio mio ».

20 La teofania del Giordano rischiara solo fugacemente il mistero di Gesù di Nazareth, la cui intera attività si svolgerà sotto la presenza attiva dello Spirito Santo.70

Tale mistero sarebbe stato da Gesù stesso svelato e confermato gradualmente mediante tutto ciò che « fece e insegnò ». ( At 1,1 )

Sulla linea di questo insegnamento e dei segni messianici che Gesù compì prima di giungere al discorso di addio nel Cenacolo, troviamo eventi e parole che costituiscono momenti particolarmente importanti di questa progressiva rivelazione.

Così l'evangelista Luca, che ha già presentato Gesù « pieno di Spirito Santo » e « condotto dallo Spirito nel deserto », ( Lc 4,1 ) ci fa sapere che, dopo il ritorno dei settantadue discepoli dalla missione affidata loro dal Maestro, ( Lc 10,17-20 ) mentre pieni di gioia gli raccontavano i frutti del loro lavoro, « in quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse:

- Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.

Sì, Padre, perché così ti è piaciuto ». ( Lc 10,21; Mt 11,25s )

Gesù esulta per la paternità divina; esulta, perché gli è dato di rivelare questa paternità; esulta, infine, quasi per una speciale irradiazione di questa paternità divina sui « piccoli ».

E l'evangelista qualifica tutto questo come « esultanza nello Spirito Santo ».

Una tale esultanza, in un certo senso, sollecita Gesù a dire ancora di più.

Ascoltiamo: « Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio, e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare ». ( Lc 10,22; Mt 11,27 )

21 Ciò che durante la teofania del Giordano è venuto, per così dire, « dall'esterno », dall'Alto, qui proviene « dall'interno », cioè dal profondo di ciò che è Gesù.

È un'altra rivelazione del Padre e del Figlio, uniti nello Spirito Santo, Gesù parla solo della paternità di Dio e della propria figliolanza - non parla direttamente dello Spirito che è amore e, per questo, unione del Padre e del Figlio.

Nondimeno, quello che dice del Padre e di sé-Figlio scaturisce da quella pienezza dello Spirito, che è in lui e che si riversa nel suo cuore, pervade il suo stesso « io » ispira e vivifica dal profondo la sua azione.

Di qui quell'« esultare nello Spirito Santo ».

L'unione di Cristo con lo Spirito Santo, di cui egli ha perfetta coscienza, si esprime in quell'« esultanza », che in certo modo rende percepibile la sua arcana sorgente.

Si ha così una speciale manifestazione ed esaltazione, che è propria del Figlio dell'uomo, di Cristo-Messia la cui umanità appartiene alla Persona del Figlio di Dio, sostanzialmente uno con lo Spirito Santo nella divinità.

Nella magnifica confessione della paternità di Dio Gesù di Nazareth manifesta anche se stesso, il suo « io » divino: egli, infatti, è il Figlio « della stessa sostanza » e, perciò, « nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio », quel Figlio che « per noi uomini e per la nostra salvezza » si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo ed è nato da una vergine, il cui nome era Maria.

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70 S. Basilio, De Spiritu Sancto, XVI, 39: PG 32, 139