Dominum et vivificantem

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Motivo del Giubileo del Duemila: Cristo, il quale fu concepito di Spirito Santo

49 Allo Spirito Santo si volgono il pensiero e il cuore della Chiesa in questa fine del ventesimo secolo e nella prospettiva del terzo Millennio dalla venuta di Gesù Cristo nel mondo, mentre guardiamo verso il grande Giubileo con cui la Chiesa celebrerà l'evento.

Tale venuta, infatti, si misura, secondo il computo del tempo, come un evento che appartiene alla storia dell'uomo sulla terra.

La misura del tempo adoperata comunemente definisce gli anni, i secoli e i millenni secondo che trascorrono prima o dopo la nascita di Cristo.

Ma bisogna anche tener presente che questo evento significa per noi cristiani, secondo l'Apostolo, la « pienezza del tempo », ( Gal 4,4 ) perché in esso la storia dell'uomo è stata completamente penetrata dalla « misura » di Dio stesso: una trascendente presenza del « nunc » eterno.

« Colui che è che era e che viene ».

Colui che è « l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, il principio e la fine ». ( Ap 1,8; Ap 22,13 )

« Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna ». ( Gv 3,16 )

« Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna…, perché ricevessimo l'adozione a figli ». ( Gal 4,4s )

E questa incarnazione del Figlio-Verbo è avvenuta per opera dello Spirito Santo.

I due evangelisti, ai quali dobbiamo il racconto della nascita e dell'infanzia di Gesù di Nazareth, si pronunciano in questa questione allo stesso modo.

Secondo Luca all'annunciazione della nascita di Gesù, Maria domanda « Come avverrà questo? Non conosco uomo »,

e riceve questa risposta: « Lo Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo.

Colui che nascerà sarà, dunque, santo e chiamato Figlio di Dio ». ( Lc 1,34s )

Matteo narra direttamente: « Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo ». ( Mt 1,18 )

Turbato da questo stato di cose, Giuseppe riceve durante il sonno la seguente spiegazione: « Non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.

Essa partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati ». ( Mt 1,20s )

Perciò, la Chiesa sin dall'inizio professa il mistero dell'incarnazione, questo mistero-chiave della fede, riferendosi allo Spirito Santo.

Recita il Simbolo Apostolico: « Il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine ».

Non diversamente il Simbolo niceno-costantinopolitano attesta: « Per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo ».

« Per opera dello Spirito Santo » si è fatto uomo colui che la Chiesa, con le parole dello stesso Simbolo, confessa essere Figlio consostanziale al Padre: « Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato ».

Si è fatto uomo « incarnandosi nel seno della Vergine Maria ».

Ecco che cosa si è compiuto, quando « venne la pienezza del tempo ».

50 Il grande Giubileo, conclusivo del secondo Millennio, al quale la Chiesa già si prepara, ha direttamente un profilo cristologico: si tratta, infatti, di celebrare la nascita di Gesù Cristo.

Nello stesso tempo, esso ha un profilo pneumatologico, poiché il mistero dell'incarnazione si è compiuto « per opera dello Spirito Santo ».

L'ha « operato » quello Spirito che - consostanziale al Padre e al Figlio - è, nell'assoluto mistero di Dio uno e trino, la Persona-amore, il dono increato, che è fonte eterna di ogni elargizione proveniente da Dio nell'ordine della creazione, il principio diretto e, in certo senso, il soggetto dell'autocomunicazione di Dio nell'ordine della grazia.

Di questa elargizione, di questa divina autocomunicazione il mistero dell'incarnazione costituisce il culmine.

In effetti, la concezione e la nascita di Gesù Cristo sono la più grande opera compiuta dallo Spirito Santo nella storia della creazione e della salvezza: la suprema grazia - la « grazia dell'unione », fonte di ogni altra grazia come spiega san Tommaso.200

A questa opera si riferisce il grande Giubileo e si riferisce anche - se penetriamo nel suo profondo - all'artefice di quest'opera, alla Persona dello Spirito Santo.

Alla « pienezza del tempo » corrisponde, infatti, una particolare pienezza dell'autocomunicazione di Dio uno e trino nello Spirito Santo.

« Per opera dello Spirito Santo » si compie il mistero dell'« unione ipostatica », cioè dell'unione della natura divina e della natura umana della divinità e dell'umanità nell'unica Persona del Verbo-Figlio.

Quando Maria, al momento dell'annunciazione, pronuncia il suo « fiat »: « Avvenga di me quello che hai detto », ( Lc 1,38 )ella concepisce in modo verginale un uomo, il Figlio dell'uomo, che è il Figlio di Dio.

Mediante una tale « umanizzazione » del Verbo-Figlio, l'autocomunicazione di Dio raggiunge la sua pienezza definitiva nella storia della creazione e della salvezza.

Questa pienezza acquista una particolare densità ed eloquenza espressiva nel testo del Vangelo di Giovanni: « Il Verbo si fece carne ». ( Gv 1,14 )

L'incarnazione di Dio-Figlio significa l'assunzione all'unità con Dio non solo della natura umana, ma in essa, in un certo senso, di tutto ciò che è « carne »: di tutta l'umanità, di tutto il mondo visibile e materiale.

L'incarnazione, dunque, ha anche un suo significato cosmico, una sua cosmica dimensione.

Il « generato prima di ogni creatura », ( Col 1,15 ) incarnandosi nell'umanità individuale di Cristo, si unisce in qualche modo con l'intera realtà dell'uomo, il quale è anche « carne » ( Gen 9,11; Dt 5,26; Gb 34,15; Is 40,6; Is 52,10; Sal 145,21; Lc 3,6; 1 Pt 1,24 ) - e in essa con ogni « carne », con tutta la creazione.

51 Tutto ciò si compie per opera dello Spirito Santo e dunque, appartiene al contenuto del futuro grande Giubileo.

La Chiesa non può prepararsi ad esso in nessun altro modo, se non nello Spirito Santo.

Ciò che « nella pienezza del tempo » si è compiuto per opera dello Spirito Santo, solo per opera sua può ora emergere dalla memoria della Chiesa.

Per opera sua può rendersi presente nella nuova fase della storia dell'uomo sulla terra: l'anno Duemila dalla nascita di Cristo.

Lo Spirito Santo, che con la sua potenza adombrò il corpo verginale di Maria, dando in lei inizio alla maternità divina, nello stesso tempo rese il suo cuore perfettamente obbediente nei riguardi di quell'autocomunicazione di Dio, che superava ogni concetto e ogni facoltà dell'uomo.

« Beata colei che ha creduto! »: ( Lc 1,45 ) così viene salutata Maria dalla sua parente Elisabetta, anche lei « piena di Spirito Santo ». ( Lc 1,41 )

Nelle parole di saluto a colei che « ha creduto » sembra delinearsi un lontano ( ma, in effetti, molto vicino ) contrasto nei riguardi di tutti coloro, dei quali Cristo dirà che « non hanno creduto ». ( Gv 16,9 )

Maria è entrata nella storia della salvezza del mondo mediante l'obbedienza della fede.

E la fede, nella sua più profonda essenza, é l'apertura del cuore umano davanti al dono: davanti all'autocomunicazione di Dio nello Spirito Santo.

Scrive san Paolo: « Il Signore è lo Spirito, e dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà ». ( 2 Cor 3,17 )

Quando Dio uno e trino si apre all'uomo nello Spirito Santo, questa sua « apertura » rivela ed insieme dona alla creatura-uomo la pienezza della libertà.

Tale pienezza si è manifestata in modo sublime proprio mediante la fede di Maria, mediante « l'obbedienza della fede » ( Rm 1,5 ) davvero, « beata colei che ha creduto! ».

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200 S. Tommaso d'Aquino, Summa Theol. IIIa, q. 2, aa. 10-12; q. 6, a. 6; q. 7, a. 13