Menti nostrae

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La santità del sacro ministero

Parte II

Sul monte Calvario è stato aperto al Redentore il Costato, dal quale fluì il suo Sangue sacro, che scorre nel corso dei secoli qual torrente inondante, per purificare le coscienze degli uomini, espiare i loro peccati ed impartire ad essi i tesori della salvezza.

Il Sacerdote dispensatore dei Misteri di Dio

Alla esecuzione di sì sublime ministero sono destinati i sacerdoti.

Essi infatti non soltanto conciliano e comunicano la grazia di Cristo alle membra del suo Corpo mistico, ma sono anche gli organi di sviluppo del medesimo Corpo mistico, perché essi devono dare alla Chiesa sempre nuovi figli, educarli, coltivarli, guidarli.

Essi sono "dispensatori dei misteri di Dio" ( 1 Cor 4,1 ); devono perciò servire a Gesù Cristo con perfetta carità, e consacrare tutte le proprie forze alla salvezza dei fratelli.

Essi sono gli apostoli della luce: devono perciò illuminare il mondo con la dottrina del Vangelo, ed essere così forti nella fede, da poterla comunicare agli altri, e seguire gli esempi e gli insegnamenti del Divino Maestro, per poter condurre tutti a Lui.

Sono gli apostoli della grazia e del perdono; devono perciò consacrarsi totalmente alla salvezza degli uomini ed attirarli all'altare di Dio perché si nutrano del pane della vita eterna.

Sono gli apostoli della carità: devono quindi promuovere le opere di carità, tanto più urgenti oggi che i bisogni degli indigenti sono enormemente cresciuti.

Le varie forme dell'apostolato moderno

Il Sacerdote deve inoltre adoperarsi affinché i fedeli comprendano giustamente la dottrina della "Comunione dei Santi", la sentano, la vivano; si serva a tal fine di opere quali l'apostolato liturgico e l'apostolato della preghiera.

Deve poi promuovere tutte quelle forme di apostolato, che oggi, per le speciali necessità del popolo cristiano, sono di tanta importanza e di tanta urgenza.

Si adoperi pertanto per la diffusione dell'insegnamento catechistico, per lo sviluppo e la diffusione dell'Azione Cattolica e dell'Azione Missionaria: e, mediante l'opera di laici ben preparati e formati, dia incremento a quelle iniziative di apostolato sociale che il nostro tempo richiede.

Esercitare l'apostolato in unione con Cristo

Ricordi tuttavia il Sacerdote che il suo ministero sarà tanto più fecondo, quanto più strettamente egli sarà unito a Cristo e sarà guidato nell'azione dallo spirito di Cristo.

Allora, la sua attività non si ridurrà ad un movimento e ad un'agitazione puramente naturali, che affatichino il corpo e lo spirito e che espongano lo stesso Sacerdote a deviazioni dannose a sé ed alla Chiesa: ma il suo lavoro e le sue fatiche saranno fecondati e corroborati da quei carismi di grazia che Dio nega ai superbi, ma concede largamente a coloro i quali, operando in umiltà nella "vigna del Signore", non cercano se stessi ed il proprio tornaconto ( 1 Cor 10,33 ), sebbene la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

Pertanto, fedele all'insegnamento del Vangelo, non confidi in se stesso e nelle proprie forze, ma riponga la sua fiducia nell'aiuto del Signore: "Non è nulla né colui che pianta, né colui che irriga; ma Dio che dà il crescere" ( 1 Cor 3,7 ).

Riproducendo in se stessi la sua immagine

Quando l'apostolato sia così ordinato ed ispirato, non potrà non avvenire che il Sacerdote attiri a sé, con forza quasi divina, gli animi di tutti.

Riproducendo egli nei suoi costumi e nella sua vita quasi una viva immagine di Cristo, tutti coloro che a lui si rivolgono come a maestro, riconosceranno, spinti da interna persuasione, che egli non dice parole sue, ma parole di Dio, e non agisce per propria virtù, ma per virtù di Dio.

"Chi parla, come parole di Dio; chi ha un ministero, come per una virtù comunicata da Dio" ( 1 Pt 4,11 ).

Nel tendere alla santità e nell'esercitare con somma diligenza il suo ministero, il Sacerdote deve sforzarsi di rappresentare Cristo così perfettamente da poter, con tutta modestia, ripetere le parole dell'Apostolo delle Genti: "Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo" ( 1 Cor 4,16 ).

Guardarsi dall'eresia dell'azione

Per queste ragioni, mentre diamo la dovuta lode a quanti, nel faticoso assetto di questo dopoguerra, spinti dall'amore verso Dio e dalla carità verso il prossimo, sotto la guida e seguendo l'esempio dei loro Vescovi, hanno consacrato tutte le loro forze a sollievo di tante miserie, non possiamo astenerci dall'esprimere la Nostra preoccupazione, e la Nostra ansietà per coloro i quali, per le speciali circostanze del momento, si sono ingolfati nel vortice dell'attività esteriore, così da negligere il principale dovere del Sacerdote, che è la santificazione propria.

Abbiamo già detto in pubblico documento che devono essere richiamati a più retto sentire quanti presumono che si possa salvare il mondo attraverso quella che è stata giustamente chiamata "l'eresia dell'azione": di quell'azione, che non ha le sue fondamenta nell'aiuto della grazia, e non si serve costantemente dei mezzi necessari al conseguimento della santità, dataci da Cristo.

Allo stesso modo abbiamo però stimolato alle opere di ministero coloro che, chiusi in se stessi e quasi diffidenti della efficacia del divino aiuto, non si adoperano, secondo le proprie possibilità, a far penetrare lo spirito cristiano nella vita quotidiana, in tutte quelle forme che sono richieste dai nostri tempi.

Impegnarsi interamente alla salvezza delle anime

Vi esortiamo quindi ardentemente affinché, strettamente uniti al Redentore, con il cui aiuto possiamo ogni cosa ( Fil 4,13 ), vi adoperiate con tutta sollecitudine per la salvezza di coloro che la Provvidenza ha affidato alle vostre cure.

Come ardentemente desideriamo, o diletti figli, che emuliate quei santi i quali, nei tempi passati, con le loro grandi opere hanno dimostrato che cosa possa la potenza della grazia divina.

Che tutti e ciascuno, in umiltà e sincerità possiate sempre attribuirvi - testimoni i vostri fedeli - il detto dell'Apostolo: "Io volentierissimo sacrificherò il mio, anzi me stesso per le anime vostre" ( 2 Cor 12,15 ).

Illuminate le menti, dirigete le coscienze, confortate e sostenete le anime che si dibattono nel dubbio e gemono nel dolore.

A queste forme di apostolato, unite pure tutte quelle altre che le necessità dei tempi esigono.

Ma sia sempre a tutti manifesto che il Sacerdote, in tutte le sue attività, niente altro cerca all'infuori del bene delle anime, non ad altro mira, che a Cristo, al quale consacra le sue forze e tutto se stesso.

Seguire gli esempi del Redentore

Al modo stesso che per spronarvi alla santificazione personale vi abbiamo esortato a riprodurre in voi stessi quasi la viva immagine di Cristo, così ora, per l'efficacia santificatrice del vostro ministero vi incitiamo a seguire gli esempi del Redentore.

Egli, ripieno di Spirito Santo, "passò facendo del bene e sanando tutti coloro che erano oppressi dal demonio, perché Dio era con lui" ( At 10,38 ).

Corroborati dallo stesso Spirito e spinti dalla sua forza, voi potrete esercitare un ministero che, alimentato dalla carità cristiana, sarà ricco della virtù divina e potrà comunicare la stessa virtù agli altri.

Il vostro zelo sia vivificato da quella carità che sopporta tutto con animo sereno, che non si lascia vincere dalle avversità e che abbraccia tutti, poveri e ricchi, amici e nemici, fedeli ed infedeli.

Questa diuturna fatica e questa quotidiana pazienza richiedono da voi le anime, per la salvezza delle quali il nostro Salvatore subì pazientemente dolori e tormenti fino alla morte, per restituirci all'amicizia divina.

È questo, e ben lo sapete, il più grande dei beni.

Non fatevi perciò prendere da smoderato desiderio di successo, né lasciatevi disarmare se, dopo assiduo lavoro, non raccogliete i frutti desiderati: "Uno semina ed un altro raccoglie" ( Gv 4,37 ).

Con carità benigna

Splenda inoltre il vostro zelo di carità benigna.

Se infatti è necessario - ed è dovere di tutti - combattere l'errore e respingere il vizio, l'animo del Sacerdote tuttavia deve essere sempre aperto alla compassione.

Bisogna combattere con tutte le forze l'errore, ma amare intensamente il fratello che erra, e condurlo alla salvezza.

Quanto bene non hanno fatto, quante mirabili opere non hanno compiuto i Santi con la loro benignità, anche in ambienti traviati dalla menzogna e degradati dal vizio.

Certo, tradirebbe il suo ministero colui il quale, per piacere agli uomini, ne blandisse le malsane inclinazioni od indulgesse al loro non retto modo di pensare e di agire, con pregiudizio della dottrina cristiana e della integrità dei costumi.

Quando tuttavia sono salvi gli insegnamenti del Vangelo, e gli erranti sono mossi da desiderio sincero di tornare sulla retta via, allora il Sacerdote deve ricordare la risposta del Signore a Pietro che gli domandava quante volte si sarebbe dovuto perdonare al fratello: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette" ( Mt 18,22 ).

Essere disinteressati

Il vostro zelo deve aver per oggetto non le cose terrene e caduche, ma le eterne.

Il proposito dei Sacerdoti che aspirano alla santità deve essere questo: lavorare unicamente per la gloria e la salvezza delle anime.

Quanti Sacerdoti, anche nelle gravi strettezze del nostro tempo, hanno avuto come norma gli esempi ed i moniti dell'Apostolo delle Genti, il quale si teneva contento del minimo indispensabile: "Avendo gli alimenti e di che coprirci, contentiamoci di questo" ( 1 Tm 6,8 ).

Per questo disinteresse e questo distacco dalle cose terrene, congiunti alla fiducia nella Divina Provvidenza, e che sono degni della massima lode, il ministero sacerdotale ha dato alla Chiesa frutti ubertosi di bene spirituale e sociale.

Perfezionare la propria cultura

Questo zelo operoso infine deve essere illuminato dalla luce della sapienza e della disciplina e infiammato dalla vampa della carità.

Chiunque si prefigga la santificazione propria ed altrui, deve essere fornito di solida dottrina, che comprenda non soltanto la teologia, ma anche la sana cultura moderna profana, affinché, come buon padre di famiglia, possa trarre "dal suo tesoro cose nuove ed antiche" ( Mt 13,52 ), e rendere sempre più apprezzato e fecondo il suo ministero.

Ed innanzi tutto la vostra attività si ispiri e sia fedelmente conforme alle prescrizioni di questa Sede Apostolica ed alle direttive dei Vescovi.

Non avvenga mai, diletti figli, che rimangano morte, o per cattiva direzione non rispondano alle necessità dei fedeli, tutte quelle nuove forme di apostolato, che sono oggi tanto opportune specialmente nelle regioni dove il clero non è sufficientemente numeroso.

Rafforzare lo zelo operoso

Si accresca adunque ogni giorno questo vostro zelo operoso, sostenga la Chiesa di Dio, sia di esempio ai fedeli e costituisca un potente baluardo contro cui si infrangano gli attacchi dei nemici di Dio.

Compiacimento per i direttori di spirito

Desideriamo poi esprimere il Nostro compiacimento in modo particolare a quei Sacerdoti i quali, con umiltà e con ardente carità, attendono alla santificazione dei Confratelli, come consiglieri o come confessori o come direttori spirituali.

Il bene incalcolabile che essi rendono alla Chiesa rimane per lo più nascosto, ma sarà un giorno manifesto nel regno della gloria divina.

Si modellino su San Giuseppe Cafasso

Noi che, non sono ancor molti anni, con intima soddisfazione dell'animo Nostro abbiamo decretato gli onori degli altari al Sacerdote torinese Giuseppe Cafasso - il quale in tempi difficilissimi fu guida spirituale, sapiente e santa, di non pochi Sacerdoti, che fece progredire nella virtù, e di cui rese particolarmente fecondo il sacro ministero - nutriamo piena fiducia che anche per il suo valido patrocinio, il Divin Redentore susciti numerosi Sacerdoti di pari santità, i quali sappiano condurre se stessi ed i propri Confratelli a così eccelsa perfezione di vita che i fedeli, ammirando i loro esempi, si sentano spontaneamente mossi ad imitarli.

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