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Donne e uomini

49 I Padri sinodali hanno riservato una speciale attenzione alla condizione e al ruolo della donna, secondo un duplice intento: riconoscere e invitare a riconoscere, da parte di tutti ed ancora una volta, l'indispensabile contributo della donna all'edificazione della Chiesa e allo sviluppo della società; operare, inoltre, un'analisi più specifica circa la partecipazione della donna alla vita e alla missione della Chiesa.

Riferendosi a Giovanni XXIII, che vide nella coscienza femminile della propria dignità e nell'ingresso delle donne nella vita pubblica un segno dei nostri tempi,176 i Padri del Sinodo hanno affermato ripetutamente e fortemente, di fronte alle forme più varie di discriminazioni e di emarginazioni alle quali soggiace la donna a motivo del suo semplice essere donna, l'urgenza di difendere e di promuovere la dignità personale della donna, e quindi la sua eguaglianza con l'uomo.

Se di tutti nella Chiesa e nella società è questo compito, lo è in particolare delle donne, che si devono sentire impegnate come protagoniste in prima linea.

C'è ancora tanto sforzo da compiere, in più parti del mondo e in diversi ambiti, perché sia distrutta quella ingiusta e deleteria mentalità che considera l'essere umano come una cosa, come un oggetto di compra-vendita, come uno strumento dell'interesse egoistico o del solo piacere, tanto più che di tale mentalità la prima vittima è proprio la donna stessa.

Al contrario, solo l'aperto riconoscimento della dignità personale della donna costituisce il primo passo da compiere per promuoverne la piena partecipazione sia alla vita ecclesiale che a quella sociale e pubblica.

Si deve dare risposta più ampia e decisiva alla richiesta fatta dall'Esortazione Familiaris consortio circa le molteplici discriminazioni delle quali le donne sono vittime: « che da parte di tutti si svolga un'azione pastorale specifica più vigorosa e incisiva, affinché esse siano definitivamente vinte, così da giungere alla stima piena dell'immagine di Dio che risplende in tutti gli esseri umani, nessuno escluso ».177

Nella stessa linea i Padri sinodali hanno affermato: « La Chiesa, come espressione della sua missione, deve opporsi con fermezza contro tutte le forme di discriminazione e di abuso delle donne ».178

E ancora: « La dignità della donna, gravemente ferita nell'opinione pubblica, dev'essere ricuperata per mezzo dell'effettivo rispetto dei diritti della persona umana e per mezzo della pratica della dottrina della Chiesa ».179

In particolare, circa la partecipazione attiva e responsabile alla vita e alla missione della Chiesa, è da rilevarsi come già il Concilio Vaticano II sia stato oltre modo esplicito nel sollecitarla: « Poiché ai nostri giorni le donne prendono sempre più parte attiva in tutta la vita della società, è di grande importanza una loro più larga partecipazione anche nei vari campi dell'apostolato della Chiesa ».180

La coscienza che la donna, con i doni e i compiti propri, ha una sua specifica vocazione è andata crescendo e approfondendosi nel periodo post-conciliare, ritrovando la sua ispirazione più originale nel Vangelo e nella storia della Chiesa.

Per il credente, infatti, il Vangelo, ossia la parola e l'esempio di Gesù Cristo, rimane il punto di riferimento necessario e decisivo: ed è quanto mai fecondo ed innovativo anche per l'attuale momento storico.

Pur non chiamate all'apostolato proprio dei Dodici, e quindi al sacerdozio ministeriale, molte donne accompagnano Gesù nel suo ministero e assistono il gruppo degli Apostoli ( Lc 8,2-3 ); sono presenti sotto la Croce ( Lc 23,49 ); assistono alla sepoltura di Gesù ( Lc 23,55 ) e il mattino di Pasqua ricevono e trasmettono l'annuncio della risurrezione ( Lc 24,1-10 ); pregano con gli Apostoli nel Cenacolo nell'attesa della Pentecoste ( At 1,14 ).

Nella scia del Vangelo, la Chiesa delle origini si distacca dalla cultura del tempo e chiama la donna a compiti connessi con l'evangelizzazione.

Nelle sue Lettere l'apostolo Paolo ricorda, anche per nome, numerose donne per le loro varie funzioni all'interno e al servizio delle prime comunità ecclesiali ( Rm 16,1-15; Fil 4,2-3; Col 4,15 e 1 Cor 11,5; 1 Tm 5,16 ).

« Se la testimonianza degli Apostoli fonda la Chiesa - ha detto Paolo VI -, quella delle donne contribuisce grandemente a nutrire la fede delle comunità cristiane ».181

E come alle origini, così nello sviluppo successivo la Chiesa ha sempre conosciuto, anche se in differenti modi e con accentuazioni diverse, donne che hanno esercitato un ruolo talvolta decisivo e svolto compiti di valore considerevole per la Chiesa stessa.

È una storia d'immensa operosità, il più delle volte umile e nascosta ma non per questo meno decisiva per la crescita e per la santità della Chiesa.

È necessario che questa storia sia continuata, anzi che si allarghi e si intensifichi di fronte all'accresciuta e universalizzata consapevolezza della dignità personale della donna e della sua vocazione, nonché di fronte all'urgenza di una « nuova evangelizzazione » e di una maggiore « umanizzazione » delle relazioni sociali.

Raccogliendo la consegna del Concilio Vaticano II, nella quale si specchia il messaggio del Vangelo e della storia della Chiesa, i Padri del Sinodo hanno formulato, tra le altre, questa precisa « raccomandazione »: « È necessario che la Chiesa, per la sua vita e la sua missione, riconosca tutti i doni delle donne e degli uomini e li traduca in pratica ».182

E ancora: « Questo Sinodo proclama che la Chiesa esige il riconoscimento e l'utilizzazione di tutti questi doni, esperienze e attitudini degli uomini e delle donne perché la sua missione risulti più efficace ( Congregazione per la Dottrina della Fede, Instructio de libertate christiana et liberatione, 72 ) ».183

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176 Giovanni XXIII, Pacem in terris
177 Giovanni Paolo II, Familiaris consortio 24
178 Propositio 46
179 Propositio 47
180 Conc. Ecum. Vat. II Apostolicam acttuositatem 9
181 Paolo VI. Discorso al Comitato per l'Anno Internazionale della Donna ( 18 aprile 1975 ): AAS 67 ( 1975 ), 226
182 Propositio 46
183 Propositio 47