Verbum Domini

Indice

Terza parte

Verbum mundo

« Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato » ( Gv 1,18 )

La missione della Chiesa: annunciare la Parola di Dio al mondo

La Parola dal Padre e verso il Padre

90. San Giovanni sottolinea con forza il paradosso fondamentale della fede cristiana: da una parte, egli afferma che « Dio, nessuno lo ha mai visto » ( Gv 1,18; cfr 1 Gv 4,12 ).

In nessun modo le nostre immagini, concetti o parole possono definire o misurare la realtà infinita dell'Altissimo.

Egli rimane il Deus semper maior.

Dall'altra parte, egli afferma che il Verbo realmente « si fece carne » ( Gv 1,14 ).

Il Figlio unigenito, che è rivolto verso il seno del Padre, ha rivelato il Dio che « nessuno ha mai visto » ( Gv 1,18 ).

Gesù Cristo viene a noi, « pieno di grazia e verità » ( Gv 1,14 ), che per mezzo di Lui sono donate a noi ( cfr Gv 1,17 ); infatti, « dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia » ( Gv 1,16 ).

In tal modo l'evangelista Giovanni nel Prologo contempla il Verbo dal suo stare presso Dio al suo farsi carne, fino al suo ritornare nel seno del Padre portando con sé la nostra stessa umanità, che egli ha assunto per sempre.

In questo suo uscire dal Padre e tornare a Lui ( cfr Gv 13,3; Gv 16,28; Gv 17,8.10 ) Egli si presenta a noi come il « Narratore » di Dio ( cfr Gv 1,18 ).

Il Figlio, infatti, afferma sant'Ireneo di Lione, « è il Rivelatore del Padre ».310

Gesù di Nazareth è, per così dire, l'« esegeta » di Dio che « nessuno ha mai visto ».

« Egli è immagine del Dio invisibile » ( Col 1,15 ).

Si compie qui la profezia di Isaia riguardo all'efficacia della Parola del Signore: come la pioggia e la neve scendono dal cielo per irrigare e far germogliare la terra, così la Parola di Dio « non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata » ( Is 55,10s ).

Gesù Cristo è questa Parola definitiva ed efficace che è uscita dal Padre ed è ritornata a Lui, realizzando perfettamente nel mondo la sua volontà.

Annunciare al mondo il « Logos » della Speranza

91. Il Verbo di Dio ci ha comunicato la vita divina che trasfigura la faccia della terra, facendo nuove tutte le cose ( cfr Ap 21,5 ).

La sua Parola ci coinvolge non soltanto come destinatari della Rivelazione divina, ma anche come suoi annunciatori.

Egli, l'inviato dal Padre a compiere la sua volontà ( cfr Gv 5,36-38; Gv 6,38-40; Gv 7,16-18 ), ci attira a sé e ci coinvolge nella sua vita e missione.

Lo Spirito del Risorto abilita così la nostra vita all'annuncio efficace della Parola in tutto il mondo.

È l'esperienza della prima comunità cristiana, che vedeva il diffondersi della Parola mediante la predicazione e la testimonianza ( cfr At 6,7 ).

Vorrei qui riferirmi in particolare alla vita dell'apostolo Paolo, un uomo afferrato completamente dal Signore ( cfr Fil 3,12 ) – « non vivo più io, ma Cristo vive in me » ( Gal 2,20 ) – e dalla sua missione: « guai a me se non annuncio il Vangelo! » ( 1 Cor 9,16 ), consapevole che quanto è rivelato in Cristo è realmente la salvezza di tutte le genti, la liberazione dalla schiavitù del peccato per entrare nella libertà dei figli di Dio.

In effetti, ciò che la Chiesa annuncia al mondo è il Logos della Speranza ( cfr 1 Pt 3,15 ); l'uomo ha bisogno della « grande Speranza » per poter vivere il proprio presente, la grande speranza che è « quel Dio che possiede un volto umano e che ci "ha amati sino alla fine" ( Gv 13,1 ) ».311

Per questo la Chiesa è missionaria nella sua essenza.

Non possiamo tenere per noi le parole di vita eterna che ci sono date nell'incontro con Gesù Cristo: esse sono per tutti, per ogni uomo.

Ogni persona del nostro tempo, lo sappia oppure no, ha bisogno di questo annuncio.

Il Signore stesso, come ai tempi del profeta Amos, susciti tra gli uomini nuova fame e nuova sete delle parole del Signore ( cfr Am 8,11 ).

A noi la responsabilità di trasmettere quello che a nostra volta, per grazia, abbiamo ricevuto.

Dalla Parola di Dio la missione della Chiesa

92. Il Sinodo dei Vescovi ha ribadito con forza la necessità di rinvigorire nella Chiesa la coscienza missionaria, presente nel Popolo di Dio fin dalla sua origine.

I primi cristiani hanno considerato il loro annuncio missionario come una necessità derivante dalla natura stessa della fede: il Dio nel quale credevano era il Dio di tutti, il Dio uno e vero che si era mostrato nella storia d'Israele e infine nel suo Figlio, dando con ciò la risposta che tutti gli uomini, nel loro intimo, attendono.

Le prime comunità cristiane hanno sentito che la loro fede non apparteneva ad una consuetudine culturale particolare, che è diversa a seconda dei popoli, ma all'ambito della verità, che riguarda ugualmente tutti gli uomini.

È ancora san Paolo che con la sua vita ci illustra il senso della missione cristiana e la sua originaria universalità.

Pensiamo all'episodio narrato dagli Atti degli Apostoli circa l'Areòpago di Atene ( cfr At 17,16-34 ).

L'Apostolo delle genti entra in dialogo con uomini di culture diverse, nella consapevolezza che il mistero di Dio, Noto-Ignoto, di cui ogni uomo ha una percezione per quanto confusa, si è realmente rivelato nella storia: « Colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio » ( At 17,23 ).

Infatti, la novità dell'annuncio cristiano è la possibilità di dire a tutti i popoli: « Egli si è mostrato. Egli personalmente.

E adesso è aperta la via verso di Lui.

La novità dell'annuncio cristiano non consiste in un pensiero ma in un fatto: Egli si è rivelato ».312

La Parola e il Regno di Dio

93. Pertanto, la missione della Chiesa non può essere considerata come realtà facoltativa o aggiuntiva della vita ecclesiale.

Si tratta di lasciare che lo Spirito Santo ci assimili a Cristo stesso, partecipando così alla sua stessa missione: « Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi » ( Gv 20,21 ), in modo da comunicare la Parola con tutta la vita.

È la Parola stessa che ci spinge verso i fratelli: è la Parola che illumina, purifica, converte; noi non siamo che servitori.

È necessario, dunque, riscoprire sempre più l'urgenza e la bellezza di annunciare la Parola, per l'avvento del Regno di Dio, predicato da Cristo stesso.

In questo senso, rinnoviamo la consapevolezza, così familiare ai Padri della Chiesa, che l'annuncio della Parola ha come contenuto il Regno di Dio ( cfr Mc 1,14-15 ), il quale è la stessa persona di Gesù ( l'Autobasileia ), come ricorda suggestivamente Origene.313

Il Signore offre la salvezza agli uomini di ogni epoca.

Avvertiamo tutti quanto sia necessario che la luce di Cristo illumini ogni ambito dell'umanità: la famiglia, la scuola, la cultura, il lavoro, il tempo libero e gli altri settori della vita sociale.314

Non si tratta di annunciare una parola consolatoria, ma dirompente, che chiama a conversione, che rende accessibile l'incontro con Lui, attraverso il quale fiorisce un'umanità nuova.

Tutti i battezzati responsabili dell'annuncio

94. Poiché tutto il Popolo di Dio è un popolo « inviato », il Sinodo ha ribadito che « la missione di annunciare la Parola di Dio è compito di tutti i discepoli di Gesù Cristo come conseguenza del loro battesimo ».315

Nessun credente in Cristo può sentirsi estraneo a questa responsabilità che proviene dall'appartenere sacramentalmente al Corpo di Cristo.

Questa consapevolezza deve essere ridestata in ogni famiglia, parrocchia, comunità, associazione e movimento ecclesiale.

La Chiesa, come mistero di comunione, è dunque tutta missionaria e ciascuno, nel suo proprio stato di vita, è chiamato a dare un contributo incisivo all'annuncio cristiano.

Vescovi e sacerdoti secondo la missione loro propria sono chiamati per primi ad una esistenza afferrata dal servizio della Parola, ad annunciare il Vangelo, a celebrare i Sacramenti e a formare i fedeli alla conoscenza autentica delle Scritture.

Anche i diaconi si sentano chiamati a collaborare, secondo la missione loro propria, a questo impegno di evangelizzazione.

La vita consacrata risplende in tutta la storia della Chiesa per la capacità di assumersi esplicitamente il compito dell'annuncio e della predicazione della Parola di Dio, nella missio ad gentes e nelle situazioni più difficili, con disponibilità anche alle nuove condizioni di evangelizzazione, intraprendendo con coraggio e audacia nuovi percorsi e nuove sfide per l'annuncio efficace della Parola di Dio.316

I laici sono chiamati a esercitare il loro compito profetico, che deriva direttamente dal battesimo, e testimoniare il Vangelo nella vita quotidiana dovunque si trovino.

A questo proposito i Padri sinodali hanno espresso « la più viva stima e gratitudine nonché l'incoraggiamento per il servizio all'evangelizzazione che tanti laici, e in particolare le donne, offrono con generosità e impegno nelle comunità sparse per il mondo, sull'esempio di Maria di Magdala, prima testimone della gioia pasquale ».317

Il Sinodo riconosce, inoltre, con gratitudine che i movimenti ecclesiali e le nuove comunità sono, nella Chiesa, una grande forza per l'evangelizzazione in questo tempo, spingendo a sviluppare nuove forme d'annuncio del Vangelo.318

La necessità della « missio ad gentes »

95. Nell'esortare tutti i fedeli all'annuncio della divina Parola, i Padri sinodali hanno ribadito la necessità anche per il nostro tempo di un impegno deciso nella missio ad gentes.

In nessun modo la Chiesa può limitarsi ad una pastorale di « mantenimento », per coloro che già conoscono il Vangelo di Cristo.

Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale.

Inoltre, i Padri hanno espresso con forza la consapevolezza che la Parola di Dio è la verità salvifica di cui ogni uomo in ogni tempo ha bisogno.

Per questo, l'annuncio deve essere esplicito.

La Chiesa deve andare verso tutti con la forza dello Spirito ( cfr 1 Cor 2,5 ) e continuare profeticamente a difendere il diritto e la libertà delle persone di ascoltare la Parola di Dio, cercando i mezzi più efficaci per proclamarla, anche a rischio della persecuzione.319

A tutti la Chiesa si sente debitrice di annunciare la Parola che salva ( cfr Rm 1,14 ).

Annuncio e nuova evangelizzazione

96. Papa Giovanni Paolo II, sulla scia di quanto già espresso dal Papa Paolo VI nell'Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, aveva richiamato in tanti modi i fedeli alla necessità di una nuova stagione missionaria per tutto il Popolo di Dio.320

All'alba del terzo millennio non solo vi sono ancora tanti popoli che non hanno conosciuto la Buona Novella, ma tanti cristiani hanno bisogno che sia loro riannunciata in modo persuasivo la Parola di Dio, così da poter sperimentare concretamente la forza del Vangelo.

Molti fratelli sono « battezzati, ma non sufficientemente evangelizzati ».321

Spesso, Nazioni un tempo ricche di fede e di vocazioni vanno smarrendo la propria identità, sotto l'influenza di una cultura secolarizzata.322

L'esigenza di una nuova evangelizzazione, così fortemente sentita dal mio venerabile Predecessore, deve essere riaffermata senza timore, nella certezza dell'efficacia della divina Parola.

La Chiesa, sicura della fedeltà del suo Signore, non si stanca di annunciare la buona novella del Vangelo ed invita tutti i cristiani a riscoprire il fascino della sequela di Cristo.

Parola di Dio e testimonianza cristiana

97. Gli orizzonti immensi della missione ecclesiale, la complessità della situazione presente chiedono oggi modalità rinnovate per poter comunicare efficacemente la Parola di Dio.

Lo Spirito Santo, agente primario di ogni evangelizzazione, non mancherà mai di guidare la Chiesa di Cristo in questa azione.

Tuttavia, è importante che ogni modalità di annuncio tenga presente, innanzitutto, la relazione intrinseca tra comunicazione della Parola di Dio e testimonianza cristiana.

Da ciò dipende la stessa credibilità dell'annuncio.

Da una parte, è necessaria la Parola che comunichi quanto il Signore stesso ci ha detto.

Dall'altra, è indispensabile dare, con la testimonianza, credibilità a questa Parola, affinché non appaia come una bella filosofia o utopia, ma piuttosto come una realtà che si può vivere e che fa vivere.

Questa reciprocità tra Parola e testimonianza richiama il modo in cui Dio stesso si è comunicato mediante l'incarnazione del suo Verbo.

La Parola di Dio raggiunge gli uomini « attraverso l'incontro con testimoni che la rendono presente e viva ».323

In modo particolare le nuove generazioni hanno bisogno di essere introdotte alla Parola di Dio « attraverso l'incontro e la testimonianza autentica dell'adulto, l'influsso positivo degli amici e la grande compagnia della comunità ecclesiale ».324

C'è uno stretto rapporto tra la testimonianza della Scrittura, come attestazione che la Parola di Dio dà di sé, e la testimonianza di vita dei credenti.

L'una implica e conduce all'altra.

La testimonianza cristiana comunica la Parola attestata nelle Scritture.

Le Scritture, a loro volta, spiegano la testimonianza che i cristiani sono chiamati a dare con la propria vita.

Coloro che incontrano testimoni credibili del Vangelo sono portati così a constatare l'efficacia della Parola di Dio in quelli che l'accolgono.

98. In questa circolarità fra testimonianza e Parola comprendiamo le affermazioni del Papa Paolo VI nell'Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi.

La nostra responsabilità non si limita a suggerire al mondo valori condivisi; occorre che si arrivi all'annuncio esplicito della Parola di Dio.

Solo così saremo fedeli al mandato di Cristo: « La Buona Novella, proclamata dalla testimonianza di vita, dovrà dunque essere presto o tardi annunziata dalla parola di vita.

Non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati ».325

Il fatto che l'annuncio della Parola di Dio richieda la testimonianza della propria vita è un dato ben presente nella coscienza cristiana fin dalle sue origini.

Cristo stesso è il testimone fedele e verace ( cfr Ap 1,5; Ap 3,14 ), testimone della Verità ( cfr Gv 18,37 ).

A questo proposito vorrei farmi eco delle innumerevoli testimonianze che abbiamo avuto la grazia di ascoltare durante l'Assemblea sinodale.

Siamo stati profondamente commossi davanti al racconto di coloro che hanno saputo vivere la fede e dare testimonianza fulgida del Vangelo anche sotto regimi avversi al Cristianesimo o in situazioni di persecuzione.

Tutto questo non ci deve fare paura.

Gesù stesso ha detto ai suoi discepoli: « Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi » ( Gv 15,20 ).

Desidero, pertanto, innalzare a Dio con tutta la Chiesa un inno di lode per la testimonianza di tanti fratelli e sorelle che anche in questo nostro tempo hanno dato la vita per comunicare la verità dell'amore di Dio rivelatoci in Cristo crocifisso e risorto.

Inoltre, esprimo la gratitudine di tutta la Chiesa per i cristiani che non si arrendono davanti agli ostacoli e alle persecuzioni a causa del Vangelo.

Allo stesso tempo ci stringiamo con profondo e solidale affetto ai fedeli di tutte quelle comunità cristiane, in Asia e in Africa in particolare, che in questo tempo rischiano la vita o l'emarginazione sociale a causa della fede.

Vediamo qui realizzarsi lo spirito delle beatitudini del Vangelo per coloro che sono perseguitati a causa del Signore Gesù ( cfr Mt 5,11 ).

Nel contempo non cessiamo di alzare la nostra voce perché i governi delle Nazioni garantiscano a tutti libertà di coscienza e di religione, anche di poter testimoniare la propria fede pubblicamente.326

Parola di Dio e impegno nel mondo

Servire Gesù nei suoi « fratelli più piccoli » ( Mt 25,40 )

99. La divina Parola illumina l'esistenza umana e mobilita le coscienze a rivedere in profondità la propria vita, poiché tutta la storia dell'umanità sta sotto il giudizio di Dio: « Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria.

Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli » ( Mt 25,31-32 ).

Nel nostro tempo ci fermiamo spesso superficialmente sul valore dell'istante che passa, come se fosse irrilevante per il futuro.

Al contrario, il Vangelo ci ricorda che ogni momento della nostra esistenza è importante e deve essere vissuto intensamente, sapendo che ognuno dovrà rendere conto della propria vita.

Nel capitolo venticinque del Vangelo di Matteo il Figlio dell'uomo ritiene fatto o non fatto a sé quanto avremo fatto o non fatto a uno solo dei suoi « fratelli più piccoli » ( Mt 25,40.45 ): « Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi » ( Mt 25,35-36 ).

Pertanto, è la stessa Parola di Dio a richiamare la necessità del nostro impegno nel mondo e la nostra responsabilità davanti a Cristo, Signore della storia.

Nell'annunciare il Vangelo esortiamoci vicendevolmente a compiere il bene e all'impegno per la giustizia, la riconciliazione e la pace.

Parola di Dio e impegno nella società per la giustizia

100. La Parola di Dio spinge l'uomo a rapporti animati dalla rettitudine e dalla giustizia, attesta il valore prezioso di fronte a Dio di tutte le fatiche dell'uomo per rendere il mondo più giusto e più abitabile.327

È la stessa Parola di Dio a denunciare senza ambiguità le ingiustizie e promuovere la solidarietà e l'uguaglianza.328

Alla luce delle parole del Signore riconosciamo dunque i « segni dei tempi » presenti nella storia, non rifuggiamo l'impegno in favore di quanti soffrono e sono vittime dell'egoismo.

Il Sinodo ha ricordato che l'impegno per la giustizia e la trasformazione del mondo è costitutivo dell'evangelizzazione.

Come diceva il Papa Paolo VI, si tratta di « raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza ».329

A questo scopo i Padri sinodali hanno rivolto un pensiero particolare a quanti sono impegnati nella vita politica e sociale.

L'evangelizzazione e la diffusione della Parola di Dio devono ispirare la loro azione nel mondo alla ricerca del vero bene di tutti, nel rispetto e nella promozione della dignità di ogni persona.

Certo, non è compito diretto della Chiesa creare una società più giusta, anche se a lei spetta il diritto ed il dovere di intervenire sulle questioni etiche e morali che riguardano il bene delle persone e dei popoli.

È soprattutto compito dei fedeli laici, educati alla scuola del Vangelo, intervenire direttamente nell'azione sociale e politica.

Per questo il Sinodo raccomanda di promuovere un'adeguata formazione secondo i principi della Dottrina sociale della Chiesa.330

101. Inoltre, desidero richiamare l'attenzione di tutti sull'importanza di difendere e promuovere i diritti umani di ogni persona, basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell'uomo, e che come tali sono « universali, inviolabili, inalienabili ».331

La Chiesa auspica che, mediante l'affermazione di tali diritti, la dignità umana sia più efficacemente riconosciuta e promossa universalmente,332 quale caratteristica impressa da Dio Creatore sulla sua creatura, assunta e redenta da Gesù Cristo mediante la sua incarnazione, morte e risurrezione.

Per questo la diffusione della Parola di Dio non può che rafforzare l'affermazione ed il rispetto di tali diritti.333

Annuncio della Parola di Dio, riconciliazione e pace tra i popoli

102. Tra i molteplici ambiti di impegno, il Sinodo ha raccomandato vivamente la promozione della riconciliazione e della pace.

Nell'odierno contesto è necessario più che mai riscoprire la Parola di Dio come fonte di riconciliazione e di pace perché in essa Dio riconcilia a sé tutte le cose ( cfr 2 Cor 5,18-20; Ef 1,10 ): Cristo « è la nostra pace » ( Ef 2,14 ), colui che abbatte i muri di divisione.

Tante testimonianze nel Sinodo hanno documentato i gravi e sanguinosi conflitti e le tensioni presenti sul nostro pianeta.

A volte tali ostilità sembrano assumere l'aspetto del conflitto interreligioso.

Ancora una volta desidero ribadire che la religione non può mai giustificare intolleranza o guerre.

Non si può usare la violenza in nome di Dio!334

Ogni religione dovrebbe spingere verso un uso corretto della ragione e promuovere valori etici che edificano la convivenza civile.

Fedeli all'opera di riconciliazione compiuta da Dio in Gesù Cristo, crocifisso e risorto, i cattolici e tutti gli uomini di buona volontà si impegnino a dare esempi di riconciliazione per costruire una società giusta e pacifica.335

Non dimentichiamo mai che « là dove le parole umane diventano impotenti, perché prevale il tragico rumore della violenza e delle armi, la forza profetica della Parola di Dio non viene meno e ci ripete che la pace è possibile, e che dobbiamo essere noi strumenti di riconciliazione e di pace ».336

La Parola di Dio e la carità operosa

103. L'impegno per la giustizia, la riconciliazione e la pace trova la sua radice ultima e il suo compimento nell'amore rivelatoci in Cristo.

Ascoltando le testimonianze emerse nel Sinodo, siamo resi più attenti al legame che esiste tra l'ascolto amorevole della Parola di Dio e il servizio disinteressato verso i fratelli; tutti i credenti comprendano la necessità « di tradurre in gesti di amore la parola ascoltata, perché solo così diviene credibile l'annuncio del Vangelo, nonostante le umane fragilità che segnano le persone ».337

Gesù è passato in questo mondo facendo il bene ( cfr At 10,38 ).

Ascoltando con disponibilità la Parola di Dio nella Chiesa si desta « la carità e la giustizia verso tutti, soprattutto verso i poveri ».338

Non bisogna mai dimenticare che « l'amore - caritas - sarà sempre necessario, anche nella società più giusta … chi vuole sbarazzarsi dell'amore si dispone a sbarazzarsi dell'uomo in quanto uomo ».339

Esorto, pertanto, tutti i fedeli a meditare spesso l'inno alla carità scritto dall'apostolo Paolo e a lasciarsi ispirare da esso: « La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità.

Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine » ( 1 Cor 13,4-8 ).

L'amore del prossimo, radicato nell'amore di Dio, ci deve dunque vedere costantemente impegnati come singoli e come comunità ecclesiale, locale ed universale.

Sant'Agostino afferma: « È fondamentale comprendere che la pienezza della Legge, come di tutte le Scritture divine, è l'amore …

Chi dunque crede di aver compreso le Scritture, o almeno una qualsiasi parte di esse, senza impegnarsi a costruire, mediante la loro intelligenza, questo duplice amore di Dio e del prossimo, dimostra di non averle ancora comprese ».340

Annuncio della Parola di Dio e i giovani

104. Il Sinodo ha riservato un'attenzione particolare all'annuncio della Parola divina alle nuove generazioni.

I giovani sono già fin d'ora membri attivi della Chiesa e ne rappresentano il futuro.

In essi spesso troviamo una spontanea apertura all'ascolto della Parola di Dio ed un sincero desiderio di conoscere Gesù.

Nell'età della giovinezza, infatti, emergono in modo incontenibile e sincero le domande sul senso della propria vita e su quale indirizzo dare alla propria esistenza.

A queste domande solo Dio sa dare vera risposta.

Questa attenzione al mondo giovanile implica il coraggio di un annuncio chiaro; dobbiamo aiutare i giovani ad acquistare confidenza e familiarità con la sacra Scrittura, perché sia come una bussola che indica la strada da seguire.341

Per questo, essi hanno bisogno di testimoni e di maestri, che camminino con loro e li guidino ad amare e a comunicare a loro volta il Vangelo soprattutto ai loro coetanei, diventando essi stessi autentici e credibili annunciatori.342

Occorre che la divina Parola venga presentata anche nelle sue implicazioni vocazionali così da aiutare e orientare i giovani nelle loro scelte di vita, anche verso la consacrazione totale.343

Autentiche vocazioni alla vita consacrata e al sacerdozio hanno il loro terreno propizio nel contatto fedele con la Parola di Dio.

Ripeto ancora oggi l'invito fatto all'inizio del mio pontificato di spalancare le porte a Cristo: « Chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla – assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande.

No! Solo in quest'amicizia si spalancano le porte della vita.

Solo in quest'amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana.

… Cari giovani: non abbiate paura di Cristo!

Egli non toglie nulla, e dona tutto.

Chi si dona a lui, riceve il centuplo.

Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita ».344

Annuncio della Parola di Dio e i migranti

105. La Parola di Dio ci rende attenti alla storia e a quanto di nuovo in essa germoglia.

Per questo il Sinodo, in relazione alla missione evangelizzatrice della Chiesa, ha voluto volgere l'attenzione anche al fenomeno complesso dei movimenti migratori, che ha assunto in questi anni inedite proporzioni.

Qui sorgono questioni assai delicate riguardanti la sicurezza delle nazioni e l'accoglienza da offrire a quanti cercano rifugio, condizioni migliori di vita, salute e lavoro.

Un grande numero di persone, che non conoscono Cristo o che ne hanno un'immagine inadeguata, si insediano in Paesi di tradizione cristiana.

Contemporaneamente persone appartenenti a popoli segnati in modo profondo dalla fede cristiana emigrano verso Paesi in cui c'è bisogno di portare l'annuncio di Cristo e di una nuova evangelizzazione.

Queste situazioni offrono rinnovate possibilità per la diffusione della Parola di Dio.

A tale proposito i Padri sinodali hanno affermato che i migranti hanno il diritto di ascoltare il kerygma, che viene loro proposto, non imposto.

Se sono cristiani, necessitano di assistenza pastorale adeguata per rafforzare la fede ed essere essi stessi portatori dell'annuncio evangelico.

Consapevoli della complessità del fenomeno, è necessario che le diocesi interessate si mobilitino affinché i movimenti migratori siano colti anche come occasione per scoprire nuove modalità di presenza e di annuncio e si provveda, a seconda delle proprie possibilità, ad un'adeguata accoglienza ed animazione di questi nostri fratelli perché, toccati dalla Buona Novella, si facciano essi stessi annunciatori della Parola di Dio e testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo.345

Annuncio della Parola di Dio e i sofferenti

106. Durante i lavori sinodali l'attenzione dei Padri è stata posta anche sulla necessità di annunciare la Parola di Dio a tutti coloro che si trovano nella condizione di sofferenza, fisica, psichica o spirituale.

Infatti è nel momento del dolore che sorgono più acute nel cuore dell'uomo, le domande ultime sul senso della propria vita.

Se la parola dell'uomo sembra ammutolire davanti al mistero del male e del dolore e la nostra società sembra dare valore all'esistenza solo se corrisponde a certi livelli di efficienza e di benessere, la Parola di Dio ci svela che anche queste circostanze sono misteriosamente « abbracciate » dalla tenerezza di Dio.

La fede che nasce dall'incontro con la divina Parola ci aiuta a ritenere la vita umana degna di essere vissuta in pienezza anche quando è fiaccata dal male.

Dio ha creato l'uomo per la felicità e per la vita, mentre la malattia e la morte sono entrate nel mondo come conseguenza del peccato ( cfr Sap 2,23-24 ).

Ma il Padre della vita è il medico per eccellenza dell'uomo e non cessa di chinarsi amorevolmente sull'umanità sofferente.

Il culmine della vicinanza di Dio alla sofferenza dell'uomo lo contempliamo in Gesù stesso che è « Parola incarnata. Ha sofferto con noi, è morto.

Con la sua passione e morte Egli ha assunto e trasformato fino in fondo la nostra debolezza ».346

La vicinanza di Gesù ai sofferenti non si è interrotta: essa si prolunga nel tempo grazie all'azione dello Spirito Santo nella missione della Chiesa, nella Parola e nei Sacramenti, negli uomini di buona volontà, nelle attività di assistenza che le comunità promuovono con carità fraterna, mostrando così il vero volto di Dio ed il suo amore.

Il Sinodo rende grazie a Dio per la testimonianza luminosa, spesso nascosta, di tanti cristiani – sacerdoti, religiosi e laici – che hanno prestato e continuano a prestare le loro mani, i loro occhi e i loro cuori a Cristo, vero medico dei corpi e delle anime!

Esorta, poi, a continuare ad avere cura delle persone inferme portando loro la presenza vivificante del Signore Gesù, nella Parola e nell'Eucaristia.

Siano aiutate a leggere la Scrittura e a scoprire che proprio nella loro condizione possono partecipare in modo particolare alla sofferenza redentrice di Cristo per la salvezza del mondo ( cfr 2 Cor 4,8-11.14 ).347

Annuncio della Parola di Dio e i poveri

107. La sacra Scrittura manifesta la predilezione di Dio per i poveri e i bisognosi ( cfr Mt 25,31-46 ).

Frequentemente i Padri sinodali hanno richiamato la necessità che l'annuncio evangelico, l'impegno dei Pastori e delle comunità siano rivolti a questi nostri fratelli.

In effetti, « i primi ad avere diritto all'annuncio del Vangelo sono proprio i poveri, bisognosi non solo di pane, ma anche di parole di vita ».348

La diaconia della carità, che non deve mai mancare nelle nostre Chiese, deve essere sempre legata all'annuncio della Parola e alla celebrazione dei santi misteri.349

Nello stesso tempo, occorre riconoscere e valorizzare il fatto che gli stessi poveri sono anche agenti di evangelizzazione.

Nella Bibbia il vero povero è colui che si affida totalmente a Dio e Gesù stesso nel Vangelo li chiama beati, « poiché di essi è il regno dei cieli » ( Mt 5,3; cfr Lc 6,20 ).

Il Signore esalta la semplicità di cuore di chi riconosce in Dio la vera ricchezza, ripone in Lui la propria speranza, e non nei beni di questo mondo.

La Chiesa non può deludere i poveri: « I pastori sono chiamati ad ascoltarli, ad imparare da essi, a guidarli nella loro fede e a motivarli ad essere artefici della propria storia ».350

La Chiesa è anche consapevole che esiste una povertà come virtù, da coltivare e da scegliere liberamente, come hanno fatto tanti Santi, ed esiste una miseria, esito spesso di ingiustizia e provocata dall'egoismo, che segna indigenza e fame e che alimenta i conflitti.

Quando la Chiesa annuncia la Parola di Dio sa che occorre favorire un « circolo virtuoso » tra la povertà « da scegliere » e la povertà « da combattere », riscoprendo « la sobrietà e la solidarietà, quali valori evangelici e al tempo stesso universali …

Ciò comporta scelte di giustizia e di sobrietà ».351

Parola di Dio e custodia del creato

108. L'impegno nel mondo richiesto dalla divina Parola ci spinge a guardare con occhi nuovi l'intero cosmo creato da Dio e che porta già in sé le tracce del Verbo, per mezzo del quale tutto è stato fatto ( cfr Gv 1,2 ).

In effetti c'è una responsabilità che abbiamo come credenti e annunciatori del Vangelo anche nei confronti della creazione.

La Rivelazione, mentre ci rende noto il disegno di Dio sul cosmo, ci porta anche a denunciare gli atteggiamenti sbagliati dell'uomo, quando non riconosce tutte le cose come riflesso del Creatore, ma mera materia da manipolare senza scrupoli.

Così l'uomo manca di quella essenziale umiltà che gli permette di riconoscere la creazione come dono di Dio da accogliere e usare secondo il suo disegno.

Al contrario, l'arroganza dell'uomo che vive come se Dio non ci fosse, porta a sfruttare e deturpare la natura, non riconoscendo in essa un'opera della Parola creatrice.

In questo quadro teologico, desidero richiamare le affermazioni dei Padri sinodali, i quali hanno ricordato che « accogliere la Parola di Dio attestata nella sacra Scrittura e nella Tradizione viva della Chiesa genera un nuovo modo di vedere le cose, promuovendo una ecologia autentica, che ha la sua radice più profonda nella obbedienza della fede … ( e ) sviluppando una rinnovata sensibilità teologica sulla bontà di tutte le cose, create in Cristo ».352

L'uomo ha bisogno di essere nuovamente educato allo stupore e a riconoscere la bellezza autentica che si manifesta nelle cose create.353

Parola di Dio e culture

Il valore della cultura per la vita dell'uomo

109. L'annuncio giovanneo riguardante l'incarnazione del Verbo rivela il legame indissolubile che esiste tra la Parola divina e le parole umane, mediante le quali si comunica a noi.

È nell'ambito di questa considerazione che il Sinodo dei Vescovi si è soffermato sul rapporto tra Parola di Dio e cultura.

Infatti, Dio non si rivela all'uomo in astratto, ma assumendo linguaggi, immagini ed espressioni legati alle diverse culture.

Si tratta di un rapporto fecondo, testimoniato ampiamente nella storia della Chiesa.

Oggi tale rapporto entra anche in una nuova fase dovuta all'estendersi e al radicarsi dell'evangelizzazione all'interno delle diverse culture e ai più recenti sviluppi della cultura occidentale.

Esso innanzitutto implica riconoscere l'importanza della cultura come tale per la vita di ogni uomo.

Il fenomeno della cultura, infatti, nei suoi molteplici aspetti si presenta come un dato costitutivo dell'esperienza umana: « L'uomo vive sempre secondo una cultura che gli è propria, e che, a sua volta, crea fra gli uomini un legame che pure è loro proprio, determinando il carattere inter-umano e sociale dell'esistenza umana ».354

La Parola di Dio ha ispirato lungo i secoli le diverse culture, generando valori morali fondamentali, espressioni artistiche eccellenti e stili di vita esemplari.355

Pertanto, nella prospettiva di un rinnovato incontro tra Bibbia e culture, vorrei ribadire a tutti gli operatori culturali che non hanno nulla da temere dall'aprirsi alla Parola di Dio; essa non distrugge mai la vera cultura, ma costituisce un costante stimolo per la ricerca di espressioni umane sempre più appropriate e significative.

Ogni autentica cultura per essere veramente per l'uomo deve essere aperta alla trascendenza, ultimamente a Dio.

La Bibbia come grande codice per le culture

110. I Padri sinodali hanno sottolineato l'importanza di favorire tra gli operatori culturali una conoscenza adeguata della Bibbia, anche negli ambienti secolarizzati e tra i non credenti;356 nella sacra Scrittura sono contenuti valori antropologici e filosofici che hanno influito positivamente su tutta l'umanità.357

Va pienamente ricuperato il senso della Bibbia come grande codice per le culture.

La conoscenza della Bibbia nelle scuole e università

111. Un ambito particolare dell'incontro tra Parola di Dio e culture è quello della scuola e dell'università.

I Pastori abbiano speciale cura per questi ambienti, promuovendo una conoscenza profonda della Bibbia così da poterne cogliere le feconde implicazioni culturali anche per l'oggi.

I centri di studio promossi dalle realtà cattoliche offrono un contributo originale – che deve essere riconosciuto – alla promozione della cultura e dell'istruzione.

Non si deve trascurare, poi, l'insegnamento della religione, formando accuratamente i docenti.

In molti casi esso rappresenta per gli studenti un'occasione unica di contatto con il messaggio della fede.

È bene che in questo insegnamento sia promossa la conoscenza della sacra Scrittura, vincendo antichi e nuovi pregiudizi, e cercando di far conoscere la sua verità.358

La sacra Scrittura nelle diverse espressioni artistiche

112. La relazione tra Parola di Dio e cultura ha trovato espressione in opere di diversi ambiti, in particolare nel mondo dell'arte.

Per questo la grande tradizione dell'Oriente e dell'Occidente ha sempre stimato le manifestazioni artistiche ispirate alla sacra Scrittura, quali ad esempio le arti figurative e l'architettura, la letteratura e la musica.

Penso anche all'antico linguaggio espresso dalle icone che dalla tradizione orientale si sta diffondendo in tutto il mondo.

Con i Padri sinodali, la Chiesa tutta esprime apprezzamento, stima e ammirazione per gli artisti « innamorati della bellezza », che si sono lasciati ispirare dai testi sacri; essi hanno contribuito alla decorazione delle nostre chiese, alla celebrazione della nostra fede, all'arricchimento della nostra liturgia e, allo stesso tempo, molti di loro hanno aiutato a rendere in qualche modo percepibile nel tempo e nello spazio le realtà invisibili ed eterne.359

Esorto gli organismi competenti affinché si promuova nella Chiesa una solida formazione degli artisti riguardo alla sacra Scrittura alla luce della Tradizione viva della Chiesa e del Magistero.

Parola di Dio e mezzi di comunicazione sociale

113. Al rapporto tra Parola di Dio e culture si connette anche l'importanza dell'utilizzo attento ed intelligente dei mezzi, vecchi e nuovi, di comunicazione sociale.

I Padri sinodali hanno raccomandato una conoscenza appropriata di questi strumenti, ponendo attenzione al loro veloce sviluppo e ai diversi livelli di interazione e investendo maggiori energie per acquisire competenza nei vari settori, in particolare nei cosiddetti new media, come ad esempio internet.

Esiste già una significativa presenza da parte della Chiesa nel mondo della comunicazione di massa e anche il Magistero ecclesiale si è espresso più volte su questo tema a partire dal Concilio Vaticano II.360

L'acquisizione di nuovi metodi per trasmettere il Messaggio evangelico fa parte della costante tensione evangelizzatrice dei credenti e oggi la comunicazione stende una rete che avvolge tutto il globo e acquista un nuovo significato l'appello di Cristo: « Quello che io vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze » ( Mt 10,27 ).

La Parola divina, oltre che nella forma stampata, deve risuonare anche attraverso le altre forme di comunicazione.361

Per questo, insieme ai Padri sinodali, desidero ringraziare i cattolici che si stanno impegnando con competenza per una presenza significativa nel mondo dei media, sollecitando un impegno ancora più ampio e qualificato.362

Tra le nuove forme di comunicazione di massa, un ruolo crescente va riconosciuto oggi a internet, che costituisce un nuovo forum in cui far risuonare il Vangelo, nella consapevolezza, però, che il mondo virtuale non potrà mai sostituire il mondo reale e che l'evangelizzazione potrà usufruire della virtualità offerta dai new media per instaurare rapporti significativi solo se si arriverà al contatto personale, che resta insostituibile.

Nel mondo di internet, che permette a miliardi di immagini di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo, dovrà emergere il volto di Cristo e udirsi la Sua voce, perché « se non c'è spazio per Cristo, non c'è spazio per l'uomo ».363

Bibbia e inculturazione

114. Il mistero dell'incarnazione ci rende noto che Dio, da una parte, si comunica sempre in una storia concreta, assumendo i codici culturali iscritti in essa, ma, dall'altra parte, la stessa Parola può e deve trasmettersi in culture differenti, trasfigurandole dall'interno, mediante ciò che il Papa Paolo VI chiamava l'evangelizzazione delle culture.364

La Parola di Dio, come del resto la fede cristiana, manifesta così un carattere profondamente interculturale, capace di incontrare e di far incontrare culture diverse.365

In questo contesto si comprende anche il valore dell'inculturazione del Vangelo.366

La Chiesa è fermamente persuasa dell'intrinseca capacità della Parola di Dio di raggiungere tutte le persone umane nel contesto culturale in cui vivono: « Questa convinzione deriva dalla Bibbia stessa, che, fin dal libro della Genesi, assume un orientamento universale ( cfr Gen 1,27-28 ), lo mantiene poi nella benedizione promessa a tutti i popoli grazie ad Abramo e alla sua discendenza ( cfr Gen 12,3; Gen 18,18 ) e lo conferma definitivamente estendendo a "tutte le nazioni" l'evangelizzazione ».367

Per questo l'inculturazione non va scambiata con processi di adattamento superficiale e nemmeno con la confusione sincretista che diluisce l'originalità del Vangelo per renderlo più facilmente accettabile.368

L'autentico paradigma dell'inculturazione è l'incarnazione stessa del Verbo: « L'"acculturazione" o "inculturazione" sarà realmente un riflesso dell'incarnazione del Verbo, quando una cultura, trasformata e rigenerata dal Vangelo, produce nella sua propria tradizione espressioni originali di vita, di celebrazione, di pensiero cristiano »,369 fermentando dall'interno la cultura locale, valorizzando i semina Verbi e quanto di positivo in essa è presente, aprendola ai valori evangelici.370

Traduzioni e diffusione della Bibbia

115. Se l'inculturazione della Parola di Dio è parte imprescindibile della missione della Chiesa nel mondo, un momento decisivo di questo processo è la diffusione della Bibbia mediante il prezioso lavoro di traduzione nelle differenti lingue.

A questo proposito si deve sempre tenere presente che l'opera di traduzione delle Scritture « ha avuto inizio fin dai tempi dell'Antico Testamento quando il testo ebraico della Bibbia fu tradotto oralmente in aramaico ( Ne 8,8.12 ) e, più tardi, per iscritto in greco.

Una traduzione infatti è sempre qualcosa di più di una semplice trascrizione del testo originale.

Il passaggio da una lingua a un'altra comporta necessariamente un cambiamento di contesto culturale: i concetti non sono identici e la portata dei simboli è differente, perché mettono in rapporto con altre tradizioni di pensiero e altri modi di vivere ».371

Durante i lavori sinodali si è dovuto constatare che varie Chiese locali non dispongono ancora di una traduzione integrale della Bibbia nelle proprie lingue.

Quanti popoli hanno oggi fame e sete della Parola di Dio, ma purtroppo non possono ancora avere un « largo accesso alla sacra Scrittura »,372 come era stato auspicato nel Concilio Vaticano II!

Per questo il Sinodo ritiene importante, anzitutto, la formazione di specialisti che si dedichino a tradurre la Bibbia nelle varie lingue.373

Incoraggio ad investire risorse in questo ambito.

In particolare, vorrei raccomandare di sostenere l'impegno della Federazione Biblica Cattolica perché sia ulteriormente incrementato il numero delle traduzioni della sacra Scrittura e la loro capillare diffusione.374

È bene che, per la natura stessa di un tale lavoro, esso sia fatto, per quanto possibile, in collaborazione con le diverse Società Bibliche.

La Parola di Dio supera i limiti delle culture

116. L'Assemblea sinodale, nel dibattito circa la relazione tra Parola di Dio e culture ha sentito l'esigenza di riaffermare quanto i primi cristiani hanno potuto sperimentare fin dal giorno di Pentecoste ( cfr At 2,1-13 ).

La Parola divina è capace di penetrare e di esprimersi in culture e lingue differenti, ma la stessa Parola trasfigura i limiti delle singole culture creando comunione tra popoli diversi.

La Parola del Signore ci invita ad andare verso una comunione più vasta.

« Usciamo dalla limitatezza delle nostre esperienze ed entriamo nella realtà, che è veramente universale.

Entrando nella comunione con la Parola di Dio, entriamo nella comunione della Chiesa che vive la Parola di Dio.

… È uscire dai limiti delle singole culture nella universalità che collega tutti, unisce tutti, ci fa tutti fratelli ».375

Pertanto, annunciare la Parola di Dio chiede sempre a noi stessi per primi un rinnovato esodo, nel lasciare le nostre misure e le nostre immaginazioni limitate per fare spazio in noi alla presenza di Cristo.

Parola di Dio e dialogo interreligioso

Il valore del dialogo interreligioso

117. La Chiesa riconosce come parte essenziale dell'annuncio della Parola l'incontro, il dialogo e la collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, in particolare con le persone appartenenti alle diverse tradizioni religiose dell'umanità, evitando forme di sincretismo e di relativismo e seguendo le linee indicate dalla Dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra aetate sviluppate dal Magistero successivo dei Sommi Pontefici.376

Il veloce processo di globalizzazione, caratteristico della nostra epoca, mette in condizioni di vivere a più stretto contatto con persone di culture e religioni diverse.

Si tratta di un'opportunità provvidenziale per manifestare come l'autentico senso religioso possa promuovere tra gli uomini relazioni di universale fraternità.

È di grande importanza che le religioni possano favorire nelle nostre società, spesso secolarizzate, una mentalità che veda in Dio Onnipotente il fondamento di ogni bene, la sorgente inesauribile della vita morale, il sostegno di un senso profondo di fratellanza universale.

Ad esempio, nella tradizione ebraico-cristiana si trova la suggestiva attestazione dell'amore di Dio per tutti i popoli, che Egli, già nell'Alleanza stretta con Noè, riunisce in un unico grande abbraccio simboleggiato dall'« arco sulle nubi » ( Gen 9,13.14.16 ) e che, secondo le parole dei profeti, intende raccogliere in un'unica universale famiglia ( cfr Is 2,2ss; Is 42,6; Is 66,18-21; Ger 4,2; Sal 47 ).

Di fatto, testimonianze dell'intimo legame esistente tra il rapporto con Dio e l'etica dell'amore per ogni uomo si registrano in molte grandi tradizioni religiose.

Dialogo tra cristiani e musulmani

118. Tra le diverse religioni, la Chiesa vede con stima i musulmani, i quali riconoscono l'esistenza di un Dio unico;377 fanno riferimento ad Abramo e rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera, l'elemosina e il digiuno.

Riconosciamo che nella tradizione dell'Islam vi sono molte figure, simboli e temi biblici.

In continuità con l'importante opera del Venerabile Giovanni Paolo II, auspico che i rapporti di fiducia, instaurati da diversi anni, fra cristiani e musulmani, proseguano e si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso.378

In questo dialogo, il Sinodo ha espresso l'auspicio che possano essere approfonditi il rispetto della vita come valore fondamentale, i diritti inalienabili dell'uomo e della donna e la loro pari dignità.

Tenuto conto della distinzione tra l'ordine socio-politico e l'ordine religioso, le religioni devono dare il loro contributo per il bene comune.

Il Sinodo chiede alle Conferenze Episcopali, dove risulti opportuno e proficuo, di favorire incontri di reciproca conoscenza tra cristiani e musulmani per promuovere i valori di cui la società ha bisogno per una pacifica e positiva convivenza.379

Dialogo con le altre religioni

119. In questa circostanza, inoltre, desidero manifestare il rispetto della Chiesa per le antiche religioni e tradizioni spirituali dei vari Continenti; esse racchiudono valori che possono favorire grandemente la comprensione tra le persone e i popoli.380

Frequentemente costatiamo sintonie con valori espressi anche nei loro libri religiosi, come, ad esempio, il rispetto per la vita, la contemplazione, il silenzio, la semplicità, nel Buddismo; il senso della sacralità, del sacrificio e del digiuno nell'Induismo; ed ancora i valori familiari e sociali nel Confucianesimo.

Vediamo pure in altre esperienze religiose un'attenzione sincera per la trascendenza di Dio, riconosciuto quale Creatore, come anche per il rispetto della vita, del matrimonio e della famiglia ed un forte senso della solidarietà.

Dialogo e libertà religiosa

120. Tuttavia, il dialogo non sarebbe fecondo se questo non includesse anche un autentico rispetto per ogni persona, perché possa aderire liberamente alla propria religione.

Per questo il Sinodo, mentre promuove la collaborazione tra gli esponenti delle diverse religioni, ricorda ugualmente « la necessità che sia effettivamente assicurata a tutti i credenti la libertà di professare la propria religione in privato e in pubblico, nonché la libertà di coscienza »;381 infatti, « il rispetto e il dialogo richiedono la reciprocità in tutti i campi, soprattutto per quanto concerne le libertà fondamentali e più particolarmente la libertà religiosa.

Essi favoriscono la pace e l'intesa tra i popoli ».382

Indice

310 Adversus haereses, IV, 20, 7: PG 7, 1037
311 Benedetto XVI, Lett. enc. Spe salvi, 31 ( 30 novembre 2007 )
312 Benedetto XVI, Discorso agli uomini di cultura al « Collège des Bernardins » di Parigi ( 12 settembre 2008 ): AAS 100 (2008), 730
313 Cfr In Evangelium secundum Matthaeum 17, 7: PG 13, 1197 B;
S. Girolamo, Translatio homiliarum Origenis in Lucam, 36: PL 26, 324-325
314 Cfr Benedetto XVI, Omelia per l'apertura della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi ( 5 ottobre 2008 ): AAS 100 (2008), 757
315 Propositio 38
316 Cfr Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Istruzione Ripartire da Cristo: un rinnovato impegno della Vita consacrata nel terzo millennio ( 19 maggio 2002 ), 36: Ench. Vat. 21, n. 488-491
317 Propositio 30
318 Cfr Propositio 38
319 Cfr Propositio 49
320 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio ( 7 dicembre 1990 );
Id., Lett. ap. Novo millennio ineunte, 40 ( 6 gennaio 2001 )
321 Propositio 38
322 Cfr Benedetto XVI, Omelia per l'apertura della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi ( 5 ottobre 2008 ): AAS 100 (2008), 753-757
323 Propositio 38
324 Messaggio finale, IV, 12
325 Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 22 ( 8 dicembre 1975 )
326 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Dich. sulla libertà religiosa Dignitatis humanae, 2
327 Cfr Propositio 39
328 Cfr Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2009 ( 8 dicembre 2008 ): Insegnamenti IV, 2 (2008), 792-802
329 Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 19 ( 8 dicembre 1975 )
330 Cfr Propositio 39
331 Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 1 ( 11 aprile 1963 )
332 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 47 ( 1° maggio 1991 );
Id., Discorso all'Assemblea generale delle Nazioni Unite ( 2 ottobre 1979 ), 13: AAS 71 (1979), 1152-1153
333 Cfr Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 152-159
334 Cfr Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2007, 10
335 Cfr Propositio 8
336 Benedetto XVI, Omelia ( 25 gennaio 2009 ): Insegnamenti V, 1 (2009), 141
337 Id., Omelia in occasione della conclusione della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi ( 26 ottobre 2008 ): AAS 100 (2008), 779
338 Propositio 11
339 Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est, 28 ( 25 dicembre 2005 )
340 De doctrina christiana, I, 35, 39 – 36, 40: PL 34, 34
341 Cfr Benedetto XVI, Messaggio per la XXI Giornata Mondiale della Gioventù ( 22 febbraio 2006 ): AAS 98 (2006), 282-286
342 Cfr Propositio 34
343 Cfr ibidem
344 Omelia ( 24 aprile 2005 ): AAS 97 (2005), 712
345 Cfr Propositio 38
346 Benedetto XVI, Omelia in occasione della XVII Giornata Mondiale del Malato ( 11 febbraio 2009 ): Insegnamenti V, 1 (2009), 232
347 Cfr Propositio 35
348 Propositio 11
349 Cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est, 25 ( 25 dicembre 2005 )
350 Propositio 11
351 Benedetto XVI, Omelia ( 1° gennaio 2009 ): Insegnamenti V, 1 (2009), 5
352 Propositio 54
353 Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. postsinodale Sacramentum caritatis, 92 ( 22 febbraio 2007 )
354 Giovanni Paolo II, Discorso all'UNESCO ( 2 giugno 1980 ), 6: AAS 72 (1980), 738
355 Cfr Propositio 41
356 Cfr Ibidem
357 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Fides et ratio, 80 ( 14 settembre 1998 )
358 Cfr Lineamenta 23
359 Cfr Propositio 40
360 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sugli strumenti di comunicazione sociale Inter mirifica;
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Istr. past. Communio et progressio sugli strumenti della comunicazione sociale pubblicata per disposizione del Concilio Ecumenico Vaticano II ( 23 maggio 1971 ): AAS 63 (1971), 593-656;
Giovanni Paolo II, Lett. ap. Il rapido sviluppo ( 24 gennaio 2005 );
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Istr. past. sulle comunicazioni sociali nel 20° Anniversario della « Communio et progressio » Aetatis novae ( 2 2 febbraio 1992 ): AAS 84 (1992), 447-468;
Id., La Chiesa e internet ( 22 febbraio 2002 ): Ench. Vat. 21, n. 66-95;
Id., Etica in internet ( 22 febbraio 2002 ): Ench. Vat. 21, n. 96-127
361 Cfr Messaggio finale, IV,11;
Benedetto XVI, Messaggio per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
362 Cfr Propositio 44
363 Giovanni Paolo II, Messaggio XXXVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 6
364 Cfr Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 20 ( 8 dicembre 1975 )
365 Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. postsinodale Sacramentum caritatis, 78 ( 22 febbraio 2007 )
366 Cfr Propositio 48
367 Pontificia Commissione Biblica, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa ( 15 aprile 1993 ), IV, B: Ench. Vat. 13, n. 3112
368 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'attività missionaria della Chiesa Ad gentes, 22;
Pontificia Commissione Biblica, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, ( 15 aprile 1993 ), IV, B: Ench. Vat. 13, n. 3111-3117
369 Giovanni Paolo II, Discorso ai Vescovi del Kenia ( 7 maggio 1980 ), 6: AAS 72 (1980), 497
370 Cfr Instrumentum laboris 56
371 Pontificia Commissione Biblica, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, ( 15 aprile 1993 ), IV, B: Ench. Vat. 13, n. 3113
372 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, 22
373 Cfr Propositio 42
374 Cfr Propositio 43
375 Benedetto XVI, Omelia durante l'Ora Terza all'inizio della I Congregazione Generale dei Sinodo dei Vescovi ( 6 ottobre 2008 ): AAS 100 (2008), 760
376 Fra i numerosi interventi di diverso genere si ricordi: Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dominum et vivificantem ( 18 maggio 1986 );
Id., Lett. enc. Redemptoris missio ( 7 dicembre 1990 );
Id., Discorsi ed Omelie ad Assisi in occasione della Giornata di preghiera per la pace il 27 ottobre 1986: Insegnamenti IX, 2, (1986), 1249-1273;
Giornata di Preghiera per la Pace nel Mondo ( 24 gennaio 2002 ): Insegnamenti XXV, 1 (2002), 97-108;
Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Dominus Iesus sull'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa ( 6 agosto 2000 ): AAS 92 (2000), 742-765
377 Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Nostra aetate, 3
378 Cfr Benedetto XVI, Discorso ad Ambasciatori dei Paesi a maggioranza musulmana accreditati presso la Santa Sede ( 25 settembre 2006 ): AAS 98 (2006), 704-706
379 Cfr Propositio 53
380 Cfr Propositio 50
381 Ibidem
382 Giovanni Paolo II, Discorso nell'incontro con i giovani musulmani a Casablanca in Marocco ( 19 agosto 1985 ), 5: AAS 78 (1986), 99