Venerdì, 24 gennaio 2014

Come si fa il dialogo

Il dialogo si fa con l'umiltà, anche a costo di « ingoiare tanti rospi », perché non bisogna lasciare che nel nostro cuore crescano « muri » di risentimenti e odio.

Lo ha detto Papa Francesco nella messa celebrata venerdì mattina, 24 gennaio, memoria liturgica di san Francesco di Sales, nella cappella della Casa Santa Marta.

Lo spunto per l'omelia è stato il passo del primo libro di Samuele ( 1 Sam 24,3-21 ), che racconta il confronto fra Saul e Davide.

« Ieri - ha ricordato il Papa - abbiamo sentito la parola di Dio » che « ci faceva vedere cosa fa la gelosia, cosa fa l'invidia nelle famiglie, nelle comunità cristiane ».

Sono atteggiamenti negativi che « portano sempre a tante liti, a tante divisioni. Anche all'odio ».

E « questa storia l'abbiamo vista nel cuore di Saul contro Davide: lui aveva quella gelosia » a tal punto « che voleva ucciderlo ».

Ma « oggi - ha proseguito - la parola di Dio ci fa vedere un altro atteggiamento: quello di Davide ».

Il quale « sapeva benissimo » di essere « in pericolo; sapeva che il re voleva ucciderlo.

E si è trovato proprio nella situazione di poter uccidere il re: e così finiva la storia ».

Eppure « ha scelto un'altra strada »; ha preferito « la strada dell'avvicinarsi, di chiarire la situazione, di spiegarsi.

La strada del dialogo per fare la pace ».

Invece il re Saul « rimuginava nel suo cuore queste amarezze », insultava « Davide perché credeva che era suo nemico.

E questa cresceva nel suo cuore ».

Purtroppo, ha affermato il Papa, « queste fantasie crescono sempre quando noi le ascoltiamo, dentro di noi.

E fanno un muro che ci allontana dall'altra persona ».

Così finiamo per rimanere « isolati in questo brodo amaro del nostro risentimento ».

Ecco che Davide, « con l'ispirazione del Signore », spezza questo meccanismo di odio « e dice: no, io voglio dialogare con te! ».

È così, ha spiegato il Pontefice, che « incomincia la strada della pace. Con il dialogo ».

Ma, ha avvertito, « dialogare non è facile, è difficile ».

Tuttavia solo « con il dialogo si costruiscono ponti nel rapporto e non muri che ci allontanano ».

« Per dialogare - ha precisato il Papa - prima di tutto è necessaria l'umiltà ».

Lo dimostra l'esempio di « Davide, umile, che ha detto al re: ma, guarda, io avrei potuto ucciderti, io avrei potuto farti questo, ma non lo voglio fare!

Io voglio essere vicino a te perché tu sei l'autorità, tu sei l'unto del Signore! ».

Quello di Davide è « un atto di umiltà ».

Dunque, per dialogare non c'è bisogno di alzare la voce ma « è necessaria la mitezza ».

E poi « è necessario pensare che l'altra persona ha qualcosa in più di me », così come ha fatto Davide, che guardando Saul diceva a se stesso: « Lui è l'unto del Signore, è più importante di me ».

Insieme « con l'umiltà, la mitezza, per dialogare - ha aggiunto il Pontefice - è necessario fare quello che abbiamo chiesto oggi nella preghiera all'inizio della messa: farsi tutto a tutti ».

« Umiltà, mitezza, farsi tutto a tutti » sono i tre elementi base del dialogo.

Ma - ha puntualizzato il Santo Padre - anche se « non è scritto nella Bibbia, tutti sappiamo che per fare queste cose bisogna ingoiare tanti rospi: dobbiamo farlo perché la pace si fa così! ».

La pace si fa « con l'umiltà, l'umiliazione », cercando sempre di « vedere nell'altro l'immagine di Dio ».

Così tanti problemi trovano la soluzione « con il dialogo in famiglia, nelle comunità, nei quartieri ».

Occorre la disponibilità a riconoscere di fronte all'altro: « Ma senti, scusa, io ho creduto questo … ».

L'atteggiamento giusto è « umiliarsi: è sempre bene fare il ponte, sempre sempre! ».

Questo è lo stile di chi vuole « essere cristiano »; anche se, ha ammesso il Papa, « non è facile, non è facile! ».

Eppure « Gesù: l'ha fatto, si è umiliato fino alla fine, ci ha fatto vedere la strada ».

Il Pontefice ha poi suggerito un altro consiglio pratico: per aprire il dialogo « è necessario che non passi tanto tempo ».

I problemi infatti vanno affrontati « il più presto possibile, nel momento che si può fare dopo che è passata la tormenta ».

Bisogna subito « avvicinarsi al dialogo, perché il tempo fa crescere il muro », proprio « come fa crescere l'erba cattiva che impedisce la crescita del grano ».

E, ha messo in guardia, « quando i muri crescono è tanto difficile la riconciliazione: è tanto difficile! ».

Il vescovo di Roma ha fatto riferimento al muro a Berlino che per tanti anni è stato elemento di divisione.

E ha notato che « anche nel nostro cuore » c'è la possibilità di diventare come Berlino, con un muro alzato verso gli altri.

Da qui l'invito a « non lasciare che passi tanto tempo » e a « cercare la pace il più presto possibile ».

In particolare il Papa ha voluto fare riferimento agli sposi: « È normale che voi litigate, è normale ».

E vedendo il sorriso di alcune coppie presenti alla messa, ha ribadito che « in un matrimonio si litiga, alcune volte volano i piatti pure ».

Però, ha consigliato, « mai finire la giornata senza fare la pace; senza il dialogo che alcune volte è soltanto un gesto », un darsi appuntamento « a domani ».

« Io ho paura - ha affermato il Papa - di questi muri che crescono ogni giorno e favoriscono i risentimenti. Anche l'odio ».

E ha indicato di nuovo la scelta del « giovane Davide: poteva vendicarsi perfettamente », poteva uccidere il re, ma « ha scelto la strada del dialogo con l'umiltà, la mitezza, la dolcezza ».

E, in conclusione, ha chiesto « a san Francesco di Sales, dottore della dolcezza », di dare « a tutti noi la grazia di fare ponti con gli altri, mai muri ».