IV giornata mondiale delle comunicazioni sociali

6 aprile 1970

"Le comunicazioni sociali e la gioventù"

Cari Fratelli e Figli, voi tutti, Uomini di buona volontà, E voi, soprattutto, Giovani del mondo intero La Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali mette in evidenza, ne siamo certi, una vostra preoccupazione essenziale, ponendo allo studio quest'anno l'argomento: Le Comunicazioni Sociali e la Gioventù.

Chi infatti non avverte nella propria coscienza le immense responsabilità che gravano su tutti noi, dinanzi alla storia e dinanzi a Dio, circa il miglior uso delle possibilità straordinarie che questi mezzi ci offrono per aiutare i giovani ad informarsi, a formarsi, a scoprire i veri problemi del mondo, a ricercare gli autentici valori della vita, a tradurre in realtà la loro vocazione di uomini e di cristiani?

Sì, è proprio un interrogativo scottante quello che si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà, a tutte le organizzazioni private, nazionali e internazionali, alla Chiesa stessa: uomini, quale gioventù avremo domani in questo universo che le andate preparando oggi?

Giovani, quale società costruirete quando prenderete a vostra volta nelle vostre mani i destini del mondo?

Fratelli e figli, con vigile coscienza delle nostre responsabilità pastorali, desideriamo dire a tutti: il domani sarà come noi l'avremo fatto, con la grazia di Dio.

Nell'età presente - ed è necessario ricordarlo ancora, mentre il fenomeno assume ogni giorno proporzioni più vaste - la stampa, la radio, il cinema, la televisione tendono sempre più ad assorbire, a far proprio fino alla loro stessa sostituzione, tutto ciò che i rapporti familiari, scolastici, parrocchiali, tutto ciò che l'insegnamento dei maestri e degli educatori, in una parola, tutto ciò che i mezzi di cultura tradizionali permettevano alle generazioni passate di trasmettere in eredità ai loro discendenti.

Oggi, zampillano nuove sorgenti del sapere e nuove fonti di cultura, con una loro vigorosa capacità di influire tanto sulla sensibilità quanto nella intelligenza, e lasciando dietro di sé una lunga eco fatta di immagini e di idee generate dalle luci e dai suoni.

Meravigliosi mezzi, certo, che consentono aperture, contatti, comunicazioni, partecipazione.

Ma, come a tutti appare chiaro, a condizione che restino mezzi per conseguire un fine, il solo degno di questo nome: il servizio dell'uomo, di ogni uomo e di tutto l'uomo;1 e non già, invece, ciò che troppo spesso vediamo: lo sfruttamento da parte di un'industria che è fine a se stessa, dei giovani e dei bambini, in qualità di facili consumatori da condurre sulle chine dell'erotismo e della violenza, o sulle strade pericolose dell'incertezza, dell'ansietà e dell'angoscia.

È necessario che si accordino tutte le persone oneste per gettare un grido di allarme allo scopo di porre fine a quelle imprese che devono essere chiamate con il loro nome, e cioè corruttrici.

Chi non sente pertanto l'urgenza di mettere a profitto i mezzi di comunicazione sociale e il loro linguaggio appassionante trasmesso dai suoni, dalle immagini, dai colori, dai movimenti, per fare di essi dei moderni strumenti di scambi umani, capaci di rispondere alle attese dei giovani?

Fortuna inestimabile questa abbondanza di nutrimento, se esso è sano, se l'organismo è preparato a riceverlo, anzi ad assimilarlo e non già ad esserne intossicato!

Senza ombra di dubbio, i mezzi di comunicazione sociale offrono a tanti giovani stupende possibilità di feconde distensioni, di vaste informazioni e - ad alcuni almeno - una prima formazione alla lettura e alla scrittura.

Ci teniamo a ricordare questo aspetto nell'anno mondiale dell'educazione voluto dalle Nazioni Unite in occasione del ventennio dello sviluppo.

Ed ancora permettono ai giovani di accedere ad una cultura qualificata, di provare il gusto dei valori autentici della fraternità, della pace, della giustizia, del bene comune.

Compito immenso ed esaltante in verità, per tutti coloro che pongono in esercizio quei mezzi colossali a servizio dei giovani.

Ma a che cosa servirebbe tutto questo se parenti ed educatori non aiutassero i giovani a scegliere, a giudicare, a integrare quello che viene loro proposto, affinché diventino essi stessi a loro volta uomini e cristiani completi?

A che cosa servirebbe, ancora, se i giovani stessi restassero passivi, quasi affascinati da quei potenti richiami, invischiati nel desiderio ed incapaci di dominarlo con padronanza?

Chi, finalmente, saprà recare ai giovani quel messaggio di vita autentico, leale e coraggioso che più o meno coscientemente essi aspettano?

Centinaia di milioni di uomini si sono sentiti uniti nello stesso entusiasmo dinanzi alle immagini sbalorditive dei primi passi dell'uomo sulla luna.

Chi saprà unirli nello stesso fervore attorno al Dio d'amore che è venuto a camminare con passo d'uomo sulla nostra terra, per "chiamarci tutti a partecipare come figli alla vita del Dio vivente, Padre di tutti gli uomini".2

A tutti i pastori; a tutti coloro - e li sappiamo numerosi sacerdoti, religiosi, religiose e laici che si dedicano con ardore alla ricerca di quel nuovo linguaggio, attraverso i mezzi di comunicazione sociale, che è necessario trovare per annunciare ai giovani quella buona novella, che è e resta sempre una novella sublime, noi diciamo il nostro incoraggiamento più vivo.

Chi potrebbe dubitare infatti che i giovani di oggi non siano in attesa di quell'annuncio, che non abbiano sete di quella testimonianza e che non sappiano anch'essi riconoscere con gioia profonda Colui che è per se stesso la risposta ai loro quesiti più radicali e più sconcertanti, Colui che è "diventato per noi saggezza, giustizia, santificazione e redenzione"? ( 1 Cor 1,30 ).

"Giovani, cercate il Cristo per restare giovani"3 è il vostro desiderio, è la nostra preghiera.

Con l'augurio che parenti, educatori, produttori, autori e ricevitori dei mezzi di comunicazione sociale, sappiano trarre profitto da questa Giornata mondiale che è loro consacrata, per utili riflessioni e per feconde risoluzioni allo scopo di promuovere il massimo bene della gioventù, a tutti impartiamo la nostra affettuosa e fiduciosa Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 6 aprile 1970, Festa dell'Annunciazione di Nostro Signore.

Paulus PP. VI


1 Paolo VI, Popolorum progressio, 14
2 Cf Paolo VI, Popolorum progressio, 21
3 Sant'Agostino, Ad Fratres in eremo, sermo XLIV