XXIII giornata mondiale per le vocazioni

6 gennaio 1986

Venerati fratelli nell'episcopato, carissimi fratelli e sorelle di tutto il mondo!

È per me motivo di profonda gioia e di grande speranza rivolgere a tutto il popolo di Dio uno speciale messaggio per la XXIII Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che verrà celebrata, come di consueto, nella IV domenica di Pasqua, dedicata al Buon Pastore.

È questa un'occasione privilegiata per renderci consapevoli della nostra responsabilità di collaborare, mediante la preghiera perseverante e l'azione concorde, alla promozione delle vocazioni sacerdotali, diaconali, religiose maschili e femminili, consacrate negli istituti secolari, missionarie.

A vent'anni dal Concilio

1. Sul tema delle vocazioni il Concilio Vaticano II ci ha offerto un ricchissimo patrimonio dottrinale, spirituale, pastorale.

In sintonia con la sua approfondita visione della Chiesa ha affermato solennemente che il dovere di dare incremento alle vocazioni « appartiene a tutta la comunità cristiana » ( Optatam Totius, 2 ).

A vent'anni di distanza la Chiesa si sente chiamata a verificare la fedeltà a questa grande idea-madre del Concilio in vista di un ulteriore impegno.

Al riguardo si avverte senza dubbio una generale crescita del senso di responsabilità all'interno delle varie comunità.

Nonostante i problemi, le sfide, le difficoltà dell'ultimo ventennio, crescono continuamente i giovani che ascoltano gli appelli del Signore e in ogni parte del mondo si fanno sempre più tangibili i segni di ripresa, che preannunciano una nuova primavera delle vocazioni.

Tutto ciò riempie noi tutti di grande conforto e non cessiamo di ringraziare Dio per la risposta alla preghiera della Chiesa.

Tuttavia i frutti voluti dal Concilio, anche se abbondanti, non sono giunti a completa maturazione.

Molto si è fatto, ma moltissimo resta da fare.

Per questa circostanza è mio desiderio far convergere l'attenzione del popolo di Dio particolarmente sui compiti specifici delle comunità parrocchiali, dalle quali il Concilio si attende, insieme all'apporto della famiglia, il « massimo contributo » per l'incremento delle vocazioni.

La comunità parrocchiale rivela la presenza di Cristo che chiama

2. Il mio pensiero affettuoso si rivolge perciò a tutte e singole le comunità parrocchiali del mondo: piccole o grandi, situate in grandi centri urbani o disperse nei luoghi più difficili, esse « rappresentano in un certo modo la Chiesa stabilita su tutta la terra » ( Sacrosanctum Concilium, 42 ).

È noto che il Concilio ha confermato la formula parrocchiale come espressione normale e primaria, anche se non esclusiva, della cura pastorale delle anime ( cfr. Apostolicam Actuositatem, 10 ).

Pertanto la cura delle vocazioni non può essere considerata un'attività marginale, ma deve inserirsi pienamente nella vita e nelle attività della comunità.

Tale impegno è reso ancor più impellente a motivo delle crescenti necessità del tempo presente.

Il pensiero corre immediatamente alle tante comunità parrocchiali, che i vescovi sono costretti a lasciare senza pastori, tanto che è sempre attuale il lamento del Signore: « La messe è abbondante ma gli operai sono pochi! » ( Mt 9,37 ).

La Chiesa ha immenso bisogno di sacerdoti.

È questa una delle urgenze più gravi che interpellano le comunità cristiane.

Gesù non ha voluto una Chiesa senza sacerdoti.

Se mancano i sacerdoti, manca Gesù nel mondo, manca la sua Eucaristia, manca il suo perdono.

Per la propria missione la Chiesa ha anche immenso bisogno della molteplicità delle altre vocazioni consacrate.

Il popolo cristiano non può accettare con passività e indifferenza il declino delle vocazioni.

Le vocazioni sono il futuro della Chiesa.

Una comunità povera di vocazioni impoverisce tutta la Chiesa; al contrario una comunità ricca di vocazioni è una ricchezza per tutta la Chiesa.

Particolari responsabilità dei pastori

3. La comunità parrocchiale non è una realtà astratta, ma è costituita da tutti i componenti: laici, persone consacrate, diaconi, presbiteri; essa è il luogo naturale delle famiglie, delle autentiche comunità di base, dei vari movimenti, gruppi e associazioni.

Nessuno può stare assente da un compito così importante.

Sono da incoraggiare tutte le iniziative, promosse in diversi paesi, con lo scopo di coinvolgere nel problema le parrocchie, quali le commissioni o centri parrocchiali per le vocazioni, specifiche attività catechetiche, gruppi vocazionali e simili.

Tuttavia se il popolo di Dio è chiamato a collaborare alla crescita delle vocazioni, ciò non sminuisce la specifica responsabilità di coloro che svolgono particolari ministeri: i parroci e i loro collaboratori nella cura d'anime, uniti al vescovo, sono i continuatori autentici della missione di Gesù, buon pastore, che offre la vita per le sue pecore, le conosce e « le chiama ciascuna per nome » ( Gv 10,4 ).

Tutti dobbiamo sentirci riconoscenti verso questi infaticabili operai del Vangelo, che testimoniano la paternità di Dio per ogni uomo.

Il Concilio riconosce il valore insostituibile del servizio dei presbiteri e afferma espressamente che la cura delle vocazioni è una « funzione che fa parte della stessa missione sacerdotale » ( Presbyterorum Ordinis, 11 ).

Grazie all'esempio e alla parola di tanti suoi ministri, Cristo ha bussato al cuore di molti giovani e meno giovani, ottenendo nel corso della storia risposte generose di apostoli e di santi.

I sacerdoti hanno avuto sempre un ruolo importante per le vocazioni.

Irradiate perciò il vostro sacerdozio, carissimi confratelli nel presbiterato, perché non manchino mai i continuatori del ministero che vi è stato affidato.

Siate maestri di preghiera e non trascurate il prezioso servizio della direzione spirituale per aiutare i chiamati a discernere la volontà di Dio nei loro riguardi.

Conto molto su di voi per una crescente fioritura di vocazioni!

Non dimenticate che il frutto migliore del vostro apostolato e la gioia più grande della vostra vita saranno le vocazioni consacrate, che Dio susciterà mediante la vostra fervente azione pastorale.

Le condizioni per un'efficace fecondità vocazionale

4. Mi rivolgo ora a voi, carissimi fratelli e sorelle, per presentarvi alcune mete essenziali e alcuni punti fondamentali, mediante i quali la vostra comunità potrà diventare valido strumento delle chiamate di Dio.

Siate una comunità viva!

È un punto ribadito con vigore dal Concilio: una comunità promuove le vocazioni « anzitutto con una vita perfettamente cristiana » ( Optatam Totius, 2 ).

Non mi stancherò di ripetere, come ho fatto in varie occasioni, che le vocazioni sono il segno irrefutabile della vitalità di una comunità ecclesiale.

Chi infatti può negare che la fecondità sia una delle caratteristiche più manifeste dell'essere vivente?

Una comunità senza vocazioni è come una famiglia senza figli.

In tal caso non temiamo che la nostra comunità abbia poco amore per il Signore e per la sua Chiesa?

Siate una comunità orante!

Bisogna convincersi che le vocazioni sono il dono inestimabile di Dio a una comunità in preghiera.

Il Signore Gesù ci ha dato l'esempio quando ha chiamato gli apostoli ( cfr. Lc 6,12 ) e ha comandato espressamente di pregare « il Padrone della messe che mandi operai per la sua messe » ( Mt 9,38 ).

Per questo scopo dobbiamo pregare tutti, dobbiamo pregare sempre e alla preghiera dobbiamo unire la collaborazione operosa.

L'Eucaristia, fonte, centro e culmine della vita cristiana, sia il centro vitale della comunità che prega per le vocazioni.

Gli infermi e tutti i sofferenti nel corpo e nello spirito sappiano che la loro preghiera, unita alla croce di Cristo, è la forza più potente di apostolato vocazionale.

Siate una comunità che chiama!

Spesso e in ogni parte del mondo i giovani mi rivolgono domande sulla vocazione, sul sacerdozio, sulla vita consacrata.

Ciò è indice di grande interesse per il problema, ma denota pure il bisogno di evangelizzazione e di catechesi specifica.

Nessuno per colpa nostra ignori ciò che deve sapere per realizzare il piano di Dio.

Non è sufficiente un annuncio generico della vocazione perché sorgano vocazioni consacrate.

Data la loro originalità, queste chiamate esigono un appello esplicito e personale.

È il metodo usato da Gesù.

Nella mia lettera apostolica « Ai giovani e alle giovani del mondo », in occasione dell'Anno internazionale della gioventù, ho cercato di mettere in rilievo questo punto.

Il colloquio di Cristo con i giovani si conclude con l'esplicito invito alla sua sequela: da una vita secondo i comandamenti all'aspirazione a un « qualcosa di più », mediante il servizio sacerdotale o la vita consacrata.

Vi esorto perciò a rendere attuali per il mondo d'oggi gli appelli del Salvatore, passando da una pastorale d'attesa a una pastorale di proposta.

Questo vale non solo per i sacerdoti in cura d'anime, per le persone consacrate e per i responsabili delle vocazioni a ogni livello; ma ha valore anche per i genitori, i catechisti e gli altri educatori della fede.

Ogni comunità ha questa certezza: il Signore non cessa di chiamare!

Ma ha anche un'altra certezza: egli vuole avere bisogno di noi per far giungere le sue chiamate.

Siate una comunità missionaria!

In una Chiesa tutta missionaria, ogni comunità coinvolge le sue forze per annunciare Cristo anzitutto nell'ambito della propria realtà locale, pur senza chiudersi solo su se stessa e i propri confini.

L'amore di Dio non si arresta alle frontiere del proprio territorio, ma le valica per raggiungere i fratelli di altre comunità lontane.

Il Vangelo di Gesù deve conquistare il mondo!

Di fronte alle gravi necessità dell'uomo d'oggi, davanti alle pressanti richieste di poter disporre di altri missionari, molti giovani avvertiranno la chiamata di Dio a lasciare il proprio paese per recarsi dove più urgenti sono le necessità.

Non mancherà chi risponderà generosamente come il profeta Isaia: « Eccomi, Signore, manda me! » ( Is 6,8 ).

Preghiera

5. A conclusione di queste riflessioni, nella fiducia che la prossima Giornata mondiale costituisca un'occasione favorevole perché ogni comunità cresca nella fede e nell'impegno vocazionale, invito tutti a unirsi in questa preghiera: O Gesù, buon pastore, suscita in tutte le comunità parrocchiali sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose, laici consacrati e missionari, secondo le necessità del mondo intero, che tu ami e vuoi salvare.

Ti affidiamo in particolare la nostra comunità; crea in noi il clima spirituale dei primi cristiani, perché possiamo essere un cenacolo di preghiera in amorosa accoglienza dello Spirito Santo e dei suoi doni.

Assisti i nostri pastori e tutte le persone consacrate.

Guida i passi di coloro che hanno accolto generosamente la tua chiamata e si preparano agli ordini sacri o alla professione dei consigli evangelici.

Volgi il tuo sguardo d'amore verso tanti giovani ben disposti e chiamali alla tua sequela.

Aiutali a comprendere che solo in te possono realizzare pienamente se stessi.

Nell'affidare questi grandi interessi del tuo Cuore alla potente intercessione di Maria, madre e modello di tutte le vocazioni, ti supplichiamo di sostenere la nostra fede nella certezza che il Padre esaudirà ciò che tu stesso hai comandato di chiedere.

Amen.

Con questi voti ben volentieri vi imparto la propiziatrice benedizione apostolica.