Commercio internazionale delle armi

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III. Responsabilità degli Stati Destinatari

La responsabilità degli stati destinatari, per quanto sia differente, non è meno esigente di quella degli stati esportatori.

Infatti, nessuno stato riceve armi passivamente; esso è sempre un agente cosciente e attivo.

1. Il primato dei bisogni delle popolazioni

In ogni circostanza e in ogni luogo, il bene della popolazione ha la priorità su ogni altro interesse nazionale.

Questo principio si applica anche all'impiego dei fondi pubblici.

Ora, in certi paesi in via di sviluppo, le spese militari sono superiori a quelle per l'educazione e la sanità messe insieme: riflesso di un mondo dove altri interessi passano avanti ai legittimi bisogni della persona umana.

Questo spreco delle risorse rischia di aumentare anche se la quantità di armi acquistate diminuisce, perché le armi moderne, sempre più sofisticate, raggiungono anche prezzi sempre più esorbitanti.

2. Ogni decisione di acquistare armi ha molteplici effetti che toccano il bene della popolazione.

Per quali ragioni uno stato vuole armarsi?

In vista di che cosa?

A quale prezzo in risorse finanziarie e umane?

Quali sarebbero le conseguenze concrete per la popolazione se queste armi venissero utilizzate?

Le risposte a questi interrogativi rivelano a qual punto l'acquisto di armi rischi di indebolire l'insieme del tessuto sociale.

3. È triste tuttavia constatare che, sull'esempio dei paesi ricchi, i paesi poveri sono sovente tentati « di impiegare una parte troppo grande delle loro risorse nell'acquisto di [ tali ] armamenti, mentre sono le condizioni elementari di alimentazione, di igiene, di alfabetizzazione che fanno crudelmente difetto, e risiede qui una sorgente enorme di sofferenze, di angoscia, di rancori, e talvolta di ribellione ».21

Questa situazione è particolarmente tragica nelle società dove, precisamente, la popolazione non può soddisfare i propri bisogni fondamentali perché la guerra ha distrutto gli stessi mezzi di sostentamento.22

Spetta ai paesi più ricchi dare l'esempio limitando i loro acquisti di armi.

4. Alcuni paesi in via di sviluppo continuano a pagare un pesante prezzo per avere cercato o accettato l'aiuto straniero sotto forma di assistenza militare, che ha notevolmente gonfiato il loro debito estero.

Sovente una parte sproporzionata dei costi sociali del rimborso di questi debiti ricade sui settori più deboli della società.

Di fronte alla crescente povertà di molte parti del mondo, è necessario riesaminare il problema del debito estero, anche alla luce del trasferimento delle armi e dell'aiuto militare, per trovarvi soluzioni definitive.23

« Occorrerà, inoltre, agire sulle cause di indebitamento, legando la concessione degli aiuti all'assunzione da parte dei governi del concreto impegno di ridurre spese eccessive o inutili il pensiero va in particolare alle spese per gli armamenti e di garantire che le sovvenzioni giungano effettivamente alle popolazioni bisognose ».24

5. Perché importare armi?

Perché importare armi?

Certo, lo stato ha il diritto, e anche il dovere, di difendere la propria popolazione, se necessario per mezzo delle armi, tuttavia rispettando rigorosamente il principio della sufficienza.

Ma la sicurezza di un paese non può ridursi alla capacità di difendersi per mezzo dell'accumulo di armi.

Essa poggia anche sulla determinazione che lo stato deve avere di assicurare al popolo un altro tipo di sicurezza: un nutrimento adeguato e abitazioni decenti, l'accesso all'educazione e alle cure sanitarie, la possibilità di un impiego e il rispetto dei diritti umani.

Il benessere futuro dello stato dipende molto più dallo sviluppo integrale della sua popolazione che dalle sue riserve di armi.

6. A questo riguardo, i piccoli stati, come pure gli stati che hanno acquisito la loro indipendenza di recente, potrebbero apportare un contributo decisivo ai rapporti pacifici tra gli stati, se esaminassero insieme, a livello regionale o sottoregionale, la possibilità di assicurare la propria sicurezza attraverso mezzi diversi dalla moltiplicazione delle forze armate, che comporta inevitabilmente un aumento della domanda di armi.

In modo particolare essi potrebbero perseguire un'integrazione economica accompagnata da accordi sulle questioni della sicurezza.

È sufficiente considerare la tragedia di numerose regioni attualmente dilaniate da lotte feroci per vedere l'urgenza di questi tentativi, sì audaci, ma che potrebbero, d'altra parte, essere accompagnati da garanzie internazionali.

7. Certi acquisti d'armi servono prima di tutto al prestigio personale di un leader o di una classe politica, e questa situazione già di per sé costituisce una minaccia al bene del popolo.

È facile passare dal desiderio del prestigio personale a quello dell'egemonia regionale.

Nessun acquisto di armi caratterizzato da tali motivi potrebbe essere legittimato.

Lungi dall'essere un segno di prestigio, l'accumulazione di armi rappresenta sovente un segno di debolezza politica.

8. Tutti gli stati importatori, piccoli o grandi, devono anche riconoscere la responsabilità che si assumono introducendo armi nella loro regione.

I loro interessi non sono gli unici fattori che devono essere presi in considerazione; è in gioco anche la stabilità globale della regione.

Allo stesso modo, nessuno stato importatore può permettersi di ignorare il fenomeno di dipendenza che può derivare dalla sua subordinazione al paese esportatore.

Il trasferimento di armi, infatti, può essere accompagnato da condizioni che vanno contro la sua legittima aspirazione all'indipendenza.

9. Perché importare armi?

Chi può dare una risposta a questo interrogativo quando le autorità dello stato si rifiutano di darla?

Nei regimi totalitari o autoritari, non è facile trovare una risposta.

Tuttavia, ogni cittadino ha l'obbligo di promuovere, secondo le proprie possibilità, il bene comune,25 e perciò di vigilare sulle spese pubbliche del suo governo, che, a sua volta, gli deve rendere conto.

Se i cittadini sono ridotti al silenzio a livello nazionale, questo costituisce già un segno eloquente di malessere politico.

Vi è infatti un rapporto tra la democrazia e la pace.

10. Ricevere armi impegna la responsabilità dello stato

La responsabilità dello stato non finisce quando, dopo matura riflessione, lo stesso ha preso la decisione di acquistare o di ricevere armi.

Al contrario, esso si trova davanti a nuovi obblighi, il primo dei quali è quello di rispettare le esigenze che il paese esportatore può avergli imposto come condizione della fornitura.

11. Tutte le armi ricevute e quelle fabbricate sul posto sotto licenza devono rimanere sotto lo stretto controllo dello stato, che deve garantire che non saranno riesportate né rivendute illegalmente.

Uno stato destinatario di armi non può rendersi complice di un altro che cerca di armarsi illegalmente o illecitamente.

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21 Giovanni Paolo II, Discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 14.1.1984, n. 5, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII, 1, 1984, 76; Regnodoc. 5,1984,137
22 Cf. Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1.1.1993, n. 4
23 Cf. Ibid., n. 3
24 Ivi.
25 Catechismo della chiesa cattolica, n. 1913