Cerimoniale dei Vescovi

Indice

Capitolo IX - La messa "Nella cena del Signore"

Premesse

297. Con questa messa, celebrata nelle ore vespertine del giovedì della settimana santa, la Chiesa inizia il sacro triduo pasquale, e intende commemorare quell'ultima cena nella quale il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando fino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il proprio corpo e il proprio sangue sotto le specie del pane e del vino e li diede agli apostoli perché se ne nutrissero e ordinò loro e ai loro successori nel sacerdozio di offrirli.155

Con questa messa dunque si fa memoria della istituzione dell'eucaristia, o memoriale della pasqua del Signore, con la quale si rende perennemente presente tra di noi sotto i segni del sacramento il sacrificio della nuova alleanza; si fa ugualmente memoria della istituzione del sacerdozio con il quale si rende presente nel mondo la missione e il sacrificio di Cristo; infine si fa memoria dell'amore con cui il Signore ci ha amati fino alla morte.

Il vescovo si preoccupi di proporre opportunamente ai fedeli tutte queste verità mediante il ministero della parola, affinché possano penetrare più profondamente con la loro pietà in così grandi misteri e possano viverli più intensamente nella vita concreta.

298. Il vescovo, anche se ha già celebrato al mattino la messa del crisma, abbia ugualmente a cuore di celebrare anche la messa della cena del Signore con la piena partecipazione di presbiteri, diaconi, ministri e fedeli intorno a sé.

Ugualmente i sacerdoti che hanno già concelebrato nella messa del crisma, possono nuovamente concelebrare nella messa vespertina.156

299. Oltre a quanto è richiesto per la celebrazione della messa stazionale, si preparino:

a) in un luogo opportuno del presbiterio:

- la pisside con le particole da consacrare anche per la comunione del giorno seguente;

- il velo omerale;

- un secondo turibolo con la navicella;

- le torce e le candele;

b) nel luogo dove si fa la lavanda dei piedi:

- gli scanni per gli uomini designati;

- la brocca dell'acqua e il bacile;

- le tovaglie per asciugare i piedi;

- il grembiule di lino per il vescovo;

- il necessario perché il vescovo si lavi le mani;

c) nella cappella della riposizione del ss. Sacramento:

- il tabernacolo o la custodia della riposizione;

- lumi, fiori e altri opportuni addobbi.

Descrizione del rito

300. La preparazione, l'ingresso in chiesa e la liturgia della parola si compiono come è di norma, nella messa stazionale.

Mentre si canta l'inno del Gloria a Dio, si suonano le campane.

Terminato il canto, le campane tacciono fino alla veglia pasquale, a meno che la conferenza episcopale o il vescovo della diocesi non abbiano stabilito diversamente, secondo l'opportunità.157

Nel medesimo tempo si possono usare similmente l'organo e gli altri strumenti musicali solo per sostenere il canto.

301. Dopo l'omelia, nella quale sono illustrati i principali misteri che si commemorano in questa messa, e cioè l'istituzione della ss. eucaristia e del sacerdozio ministeriale, come pure il comandamento del Signore sull'amore fraterno, si procede, dove motivi pastorali lo consigliano, alla lavanda dei piedi.

Gli uomini prescelti per il rito vengono accompagnati dai ministri agli scanni preparati per loro in un luogo adatto.

Il vescovo, depone la mitra e la casula, ma non la dalmatica, se la usa, e, dopo essersi cinto, secondo l'opportunità, di un grembiule di lino adatto, si reca davanti a ciascuno e, con l'aiuto dei diaconi, versa dell'acqua sui loro piedi e li asciuga.

Frattanto si cantano le antifone proposte nel "Messale Romano" o altri canti adatti.158

302. Dopo la lavanda dei piedi, il vescovo ritorna alla cattedra, lava le mani e indossa di nuovo la casula.

Quindi, dal momento che in questa messa non si dice il simbolo, si fa subito la preghiera universale.159

303. All'inizio della liturgia eucaristica, si può disporre la processione dei fedeli che portano doni per i poveri.

Frattanto si canta: Dov'è carità e amore, o un altro canto adatto.160

304. Dalla preparazione dei doni fino alla comunione inclusa, i riti si svolgono tutti come nella messa stazionale, proclamando i testi propri per la prece eucaristica, proposti nel messale.161

305. Terminata la distribuzione della comunione ai fedeli, si lascia sull'altare la pisside con le particole per la comunione del giorno seguente e si proclama l'orazione dopo la comunione.162

306. Dopo l'orazione, omessi i riti di conclusione, il vescovo, in piedi, dinanzi all'altare, pone l'incenso nel turibolo e lo benedice, e in ginocchio incensa il Sacramento.

Quindi, indossato il velo omerale, sale all'altare, genuflette e, aiutato dal diacono, prende la pisside con le mani coperte dai lembi del velo.163

307. Si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Sacramento al luogo della riposizione, preparato in una cappella.

Precede l'accolito con la croce, accompagnato dagli accoliti che recano i candelabri con i ceri accesi; seguono il clero, i diaconi, i concelebranti, il ministro che porta il pastorale del vescovo, due ministri con i turiboli fumiganti, il vescovo che porta il Sacramento, un poco indietro i due diaconi che lo assistono, quindi i ministri che prestano servizio per il libro e la mitra.

Tutti tengono in mano la candela, e attorno al Sacramento vengono recate torce.

Frattanto si canta l'inno: Pange, Lingua ( eccetto le due ultime strofe ) o un altro canto eucaristico, secondo le consuetudini locali.164

308. Giunto al luogo della riposizione, il vescovo consegna la pisside al diacono, il quale la depone sull'altare o nel tabernacolo, la cui porticina rimane aperta; e, mentre si canta: Tantum ergo Sacramentum o un altro canto adatto, il vescovo in ginocchio incensa il ss. Sacramento.

Quindi il diacono ripone il Sacramento nel tabernacolo o ne chiude la porticina.165

309. Dopo un certo tempo di adorazione silenziosa, tutti si alzano e, fatta la genuflessione, ritornano nel secretarium; il vescovo porta la mitra e il pastorale.166

310. A tempo opportuno si spoglia l'altare e, se è possibile, si rimuovono le croci dalla chiesa.

Conviene che le croci che per caso rimangono in chiesa vengano velate, a meno che non siano già state velate secondo le indicazioni date dalla conferenza episcopale.167

311. Si esortino i fedeli, secondo le circostanze e le diverse situazioni locali, a dedicare un po' di tempo nella notte all'adorazione davanti al ss. Sacramento nel tabernacolo, in modo però che essa dopo la mezzanotte sia fatta senza alcuna solennità.168

Indice

155 Conc. Trid., Sess. XXII, 17 settembre 1562, Doctr. De ss. Missæ sacrif, c. 1
156 Cf. Messale Romano, Principi enorme, n. 157, n. 158 a
157 Cf. Messale Romano, Messa vespertina nella cena dei Signore, n. 3
158 Cf. ibidem, nn. 5-6
159 Cf. ibidem, n. 8
160 Cf. ibidem, n. 9
161 Cf. ibidem, n. 11
162 Cf. ibidem, n. 13
163 Cf. ibidem, n. 15
164 Cf. ibidem, n. 16
165 Cf. ibidem, n. 17
166 Cf. ibidem, n. 18
167 Cf. ibidem, n. 19
168 Cf. Ibidem, n. 21