Gaudium et spes

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Alcuni principi relativi all'insieme della vita economico-sociale

69 I beni della terra e loro destinazione a tutti gli uomini

Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all'uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli, e pertanto i beni creati debbono essere partecipati equamente a tutti, secondo la regola della giustizia, inseparabile dalla carità.8

Pertanto, quali che siano le forme della proprietà, adattate alle legittime istituzioni dei popoli secondo circostanze diverse e mutevoli, si deve sempre tener conto di questa destinazione universale dei beni.

L'uomo, usando di questi beni, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui ma anche agli altri.9

Del resto, a tutti gli uomini spetta il diritto di avere una parte di beni sufficienti a sé e alla propria famiglia.

Questo ritenevano giusto i Padri e dottori della Chiesa, i quali insegnavano che gli uomini hanno l'obbligo di aiutare i poveri, e non soltanto con il loro superfluo.10

Colui che si trova in estrema necessità, ha diritto di procurarsi il necessario dalle ricchezze altrui.11

Considerando il fatto del numero assai elevato di coloro che nel mondo intero sono oppressi dalla fame, il sacro Concilio richiama urgentemente tutti, sia singoli che autorità pubbliche, affinché - memori della sentenza dei Padri: « Dà da mangiare a colui che è moribondo per fame, perché se non gli avrai dato da mangiare, lo avrai ucciso »12 realmente mettano a disposizione ed impieghino utilmente i propri beni, ciascuno secondo le proprie risorse, specialmente fornendo ai singoli e ai popoli i mezzi con cui essi possano provvedere a se stessi e svilupparsi.

Nelle società economicamente meno sviluppate, frequentemente la destinazione comune dei beni è in parte attuata mediante un insieme di consuetudini e di tradizioni comunitarie, che assicurano a ciascun membro i beni più necessari.

Bisogna certo evitare che alcune consuetudini vengano considerate come assolutamente immutabili, se esse non rispondono più alle nuove esigenze del tempo presente; d'altra parte però, non si deve agire imprudentemente contro quelle oneste consuetudini che non cessano di essere assai utili, purché vengano opportunamente adattate alle odierne circostanze.

Similmente, nelle nazioni economicamente molto sviluppate, una rete di istituzioni sociali per la previdenza e la sicurezza sociale può in parte contribuire a tradurre in atto la destinazione comune dei beni.

Inoltre, è importante sviluppare ulteriormente i servizi familiari e sociali, specialmente quelli che provvedono agli aspetti culturali ed educativi.

Ma nell'organizzare tutte queste istituzioni bisogna vegliare affinché i cittadini non siano indotti ad assumere di fronte alla società un atteggiamento di passività o di irresponsabilità nei compiti assunti o di rifiuto di servizio.

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8 Pio XII, Enc. Sertum laetitiae;
Giovanni XXII, Alloc. in Concistoro: AAS 52 ( 1960 ), pp. 5-11;
Id. Enc. Mater et Magistra
9 S. Tommaso, Summa Theol. II-II, p. 32, a. 5 ad 2; Ibdid. q. 66 a. 2: cfr la spiegazione in Leone XII, Enc. Rerum Novarum;
Id., Radiomessaggio, Natale 1954
10 S. Basilio, Hom. in illud Lucae « Destruam horrea mea » n. 2: PG 31,263;
Lattanzio, Divinarum Institutionum, lib. V, de iustitia: PL 6, 565 B;
S. Agostino, In Ioann. Ev. tr. 50, n. 6;
Id., Enarratio in Ps. CXLVII, 12: PL 57, 1922;
S. Gregorio M., Homiliae in Ev., hom. 20, 12: PL 76, 1165;
Id., Regulae Pastoralis liber, pars III, c. 21: PL 77, 87;
S. Bonaventura, In III Sent. d. 33,, dub. 1, IV, 371 b;
Quaest, de superfluo ( ms. Assisi, Bibl. comun. 186, ff.112-113);
S. Alberto M., In III Sent., d. 33, a. 3, sol. 1: ed. Borgnet XXVIII, 611;
Id., In IV Sent., d. 15, a. 16;
ibid. XXIX 494-497.
Per la determinazione del superfluo nei tempi nostri, cfr. Giovanni XXIII, Messaggio radiotelvisivo, 11 settembre 1962: AAS 54 (1962), p. 632: « Dovere di ogni uomo, dovere impellente del cristiano è di considerare il suprfluo con la misura delle necessità altrui, e di ben vigilare perché l'amministrazione e la distribuzione dei beni creati venga posta a vantaggio di tutti »
11 Vale in questo caso l'antico principio: « in extrema necessitate omnia sunt communicanda ». D'altra parte, in ciò che concerne l'estensione e le modalità secondo le quali questo principio si applica nel testo, oltre gli autori moderni « probati », cfr. S. Tommaso, Summa Theol. II-II, q. 66, a. 7. È chiaro che, per una esatta applicazione di questo principio si devono adempiere tutte le condizioni moralmente richieste
12 Gratiani Decretum, C. 21, dist. LXXXVI; ed. Friedberg, I, 302. Il detto si trova già in PL 54, 491 A e PL 56, 1132 B. Cfr. In Antonianum 27 (1952), pp. 349-366