Presbyterorum ordinis

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Peculiari esigenze spirituali nella vita dei presbiteri

15 Umiltà e obbedienza

Tra le virtù che più sono necessarie nel ministero dei presbiteri, va ricordata quella disposizione di animo per cui sempre sono pronti a cercare non la soddisfazione dei propri desideri, ma il compimento della volontà di colui che li ha inviati. ( Gv 4,4; Gv 5,30; Gv 6,38 )

Infatti l'opera divina per la quale sono stati scelti dallo Spirito Santo ( At 13,2 ) trascende ogni forza umana e qualsiasi umana sapienza: « Dio ha scelto le cose deboli del mondo per confondere quelle forti » ( 1 Cor 1,27 ).

Consapevole quindi della propria debolezza, il vero ministro di Cristo lavora con umiltà, cercando di sapere ciò che è grato a Dio ( Ef 5,10 ) come se avesse mani e piedi legati dallo Spirito ( At 20,22 ) si fa condurre in ogni cosa dalla volontà di colui che vuole che tutti gli uomini siano salvi; e questa volontà la può scoprire e seguire nel corso della vita quotidiana, servendo umilmente tutti coloro che gli sono affidati da Dio in ragione della funzione che deve svolgere e dei molteplici avvenimenti della vita.

D'altra parte, il ministero sacerdotale, dato che è il ministero della Chiesa stessa, non può essere realizzato se non nella comunione gerarchica di tutto il corpo.

La carità pastorale esige pertanto che i presbiteri, lavorando in questa comunione, con l'obbedienza facciano dono della propria volontà nel servizio di Dio e dei fratelli, ricevendo e mettendo in pratica con spirito di fede le prescrizioni e i consigli del sommo Pontefice, del loro vescovo e degli altri superiori, e dando volentieri tutto di sé ( 2 Cor 12,15 ) in ogni incarico che venga loro affidato, anche se umile e povero.

Perché con questo atteggiamento custodiscono e rafforzano la necessaria unità con i fratelli nel ministero, specialmente con quelli che il Signore ha costituito reggitori visibili della sua Chiesa, e lavorano per la edificazione del corpo di Cristo, il quale cresce « per ogni articolazione di servizio ». ( Ef 4,11-16 )

Questa obbedienza, che porta a una più matura libertà di figli di Dio, esige per sua natura che i presbiteri nello svolgimento della loro missione, mentre sono indotti dalla carità a cercare prudentemente vie nuove per un maggior bene della Chiesa, facciano sapere con fiducia le loro iniziative ed espongano chiaramente i bisogni del proprio gregge, disposti sempre a sottomettersi al giudizio di coloro che esercitano una funzione superiore nel governo della Chiesa di Dio.

Con questa umiltà e obbedienza responsabile e volontaria i presbiteri si conformano sull'esempio di Cristo, e arrivano ad avere in sé gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, il quale « annientò se stesso prendendo la condizione di servo..., fatto obbediente fino alla morte » ( Fil 2,7-8 ) e con questa obbedienza ha vinto e redento la disobbedienza di Adamo, come testimonia l'Apostolo: « Come infatti per la disobbedienza di uno solo i molti furono costituiti peccatori, così per l'obbedienza di quel solo, i molti saranno costituiti giusti » ( Rm 5,19 ).

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