Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 4 Maggio 1918

Sabato - ore 20,15

Sono uscito con Cambiaghi per il solito passeggio.

M'incammino verso via Pietro Micca per recarmi alla Chiesa dei Francescani per vedere se nel Convento vi è Fra Leopoldo, per sentire quando avrei potuto fargli una visita.

Mi ha incaricato di ciò l'Ammiraglio Sery, pregandomi di raccontargli minuziosamente quello che il laico mi avrebbe detto.

Entro. Facciamo una breve visita al Signore e vado in Sagrestia a chiedere quando avrei potuto parlare a Fra Leopoldo.

Il Sagrestano guarda l'orologio: sono le 20,20.

Mi risponde che se avessi avuto la bontà di aspettare sarebbe uscito presto, perché ha in convento la qualità di cuciniere.

Ci fa passare in una stanza attigua e prega di accomodarmi.

Dopo pochi minuti sento aprire la porta e pronunziare: "Deo Gratias" e ripetere più piano: "Deo Gratias".

S'avvicina e chiedo se è Fra Leopoldo.

È egli un uomo già anziano, semplice negli abiti come nello sguardo.

La sua voce dapprima è quasi diffidente quanto lo sguardo e mi domanda se siamo Sacerdoti.

Spiego il motivo della visita.

Racconto come l'Ammiraglio mi avesse indirizzato a lui per ottenere delle preghiere a Gesù Crocifisso.

Il suo sguardo allora s'accende.

Gli parlo della bontà e della fede dell'Ammiraglio che egli non conosce e gli riferisco che egli desidera l'indirizzo perché desidera scrivere.

Il laico mi fa sedere e chiede permesso di recarsi a prendere le pagelle.

Ritorna ed alla mia domanda chi avesse composta questa preghiera che sapevo essere diffusa dai Fratelli delle Scuole Pie, Egli con una semplicità ed umiltà grande unita ad un profondo rispetto alle cose che raccontava, narrò essere dettata da una pia persona.

Sono cinque anni, che N.S.G.C. manifestò il desiderio che si propagasse questa Divozione e che egli stesso dettò questa preghiera.

Infinite sono le grazie ed i prodigi di questa preghiera.

Accennando io a ........., all'Ammiraglio, egli mi disse che a Massa Carrara si è costituita una Unione per la diffusione di questa preghiera.

La sua diffidenza andava diminuendo.

Ci pregò di ritornare lunedì 6 alle ore 16. Ringraziammo.

Entrò in quel momento il Predicatore del Mese Mariano.

Spiegai il motivo della visita fatta al fratello ed il Predicatore disse: "Si tengano ben fortunati di aver avvicinato e conosciuto Fra Leopoldo".

Parlai di nuovo dell'Ammiraglio, della sua fede, del bene che fa ed egli si augurò vi fossero tante di queste anime.

Stavamo per congedarci quando, dopo un momento di riflessione, ci pregò a sederci ancora.

Devo ricordare, che più volte prima di parlare si fermava un momento.

I suoi occhi si fermavano: sembrava chiedesse quello che dovesse dire.

E raccontò: mi sembra di averli sempre conosciuti ed è per questo che parlo con tanta confidenza.

Sappiano, adunque, e non so perché senta il bisogno di dirlo a loro, poiché quantunque adesso abbia il permesso dei superiori, nella mia cella, ho un Crocifisso Miracoloso.

Le consolazioni che io provo dinanzi a quel Crocifisso non posso esprimerle.

Il Signore si rivela e comunica con lui e già per tante volte.

Nel dire ciò la sua voce si era un po' mutata, il suo sguardo si era fatto più vivo, senza perdere tutta la semplice umiltà di un figlio di San Francesco.

Disse come il Signore gli aveva manifestata la guerra e tante cose.

Quando mi disse che non sapeva perché non aveva mai sentito il bisogno come dinanzi a noi di dire queste cose, mi passò un brivido, e lo notai sul viso di Cambiaghi.

Lo disse quasi con calore.

Io ripetei subito che certamente non ero degno di una tale manifestazione: forse il Signore lo permetteva perché lo avevamo ricevuto entrambi al mattino alla Consolata.

Mi parlò di segni, di cose che io interruppi e non lasciai terminare.

Lo pregai di ricordare al Signore l'Ammiraglio, la mia famiglia, noi soldati in mezzo a tanti pericoli, ed egli promise di farlo.

Ci disse che era solito andare nella Cappella privata dopo i Padri a dire il Vespro e ci consigliò a fare una supplica che avrebbe posto ai piedi di Nostra Signora del Sacro Cuore e del Crocifisso Miracoloso.

Mi accennò con speciale compiacenza all'efficacia della preghiera a Gesù Crocifisso, per ottenere grazia.

Mi disse che i soldati che la recitano anche se al fronte sono risparmiati dalla morte; che sono più di 600 i soldati che gli scrivono, lo ringraziano, ed ai quali egli procura per quanto gli è possibile di rispondere.

Era l'ora della funzione e mi sembrava abusare.

Domandai se potevo scrivere quanto mi aveva esposto.

Si fermò un istante come nelle altre rivelazioni.

In queste pause sembrava che egli più che a se stesso domandasse consiglio.

Tacque un momento, poi mi disse: aspetti ancora, poi vedremo.

Ci accompagnò.

Disse ancora che avrebbe pregato per noi perché il Signore avesse fatto due santi e additandoci la porta d'entrata per il colloquio di lunedì alle 16, con un ultimo "Deo Gratias" ci congedò.

Le sue rivelazioni mi lasciarono un po' sbalordito.

Cambiaghi non aveva aperto bocca.

Ora che siamo qui entrambi a prendere nota della conversazione sentiamo maggiormente l'importanza di questa visita e la sua figura, la sua voce, il suo sguardo, e più le sue asserzioni diventano per noi interessanti e degne di considerazione.

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