Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 17 Luglio 1918

Ieri sera, alle ore 19,30 fui da Fra Leopoldo.

Sentivo in me un profondo senso di sgomento e di desiderio per il privilegio che mi concedeva di adorare il Santo Crocifisso miracoloso.

Mi trattenne una mezz'ora in parlatorio, parlandomi di un'ultima visione avuta in sogno.

"Purtroppo, mi disse, molti hanno creduto di aver visioni e non hanno che allucinazioni".

Cosa vuole, io sono un povero frate ignorante e certe cose, certe meraviglie del Signore, non potrei nemmeno concepirle".

Non si spiega perché il Signore usi verso lui tanta bontà e privilegi.

Ritorna a parlarmi sulla confidenza fattagli l'ultima udienza e mi incoraggia con parole così sicure sull'esito che avremo, che mi consola alquanto.

Verso le otto mi dice di seguirlo nella sua cella.

Salgo le scale e su ogni piano vi è un Crocifisso.

Dinanzi ad ognuno fa un inchino e mormora una preghiera; a quello del secondo piano, che ha il Costato Sacro aperto, bacia le Sacre Piaghe del Costato.

Così nell'andata e nel ritorno.

La sua cella, o meglio stanzetta, è semplicissima.

Un letto, uno scaffale, un tavolino con dei libri e giornali.

Nel fondo, vicino alla finestra, un vano vuoto, a forma di porta, nascosto da una tenda bianca.

Io balbetto qualche preghiera, perché l'animo mio sente che è un momento solenne.

Mi inginocchio e Fra Leopoldo sempre paternamente vuole che prenda nelle mie mani il Santo Crocifisso.

Ubbidisco.

Il pensiero di aver vicino questo Santo Crocifisso che continuamente fa rivelazioni all'umile frate, è per me di un piacere e di un timore grande.

Contemplo tremando il suo Santo Volto sofferente, le Sue Sacre Piaghe rosse, il Suo Santo Costato aperto, le Sue Divine Membra lacerate, paonazze, i Suoi occhi semispenti e soprattutto la Sua Divina Bocca, che ha parlato tante volte in quell'umile stanza al povero francescano.

Ed ho la santa fortuna e privilegio di tenere nelle mani il Santo Crocifisso, di accostarlo al mio cuore, di chiedergli vicino, piano, tremando, tante cose, di stringerlo con ardore a me, di contemplarlo, di adorarlo insieme a lui.

Facciamo insieme l'adorazione alle Sante Piaghe, sempre tenendo io il Crocifisso, e poi, parlo, parlo io solo, inginocchiato, stringendo Gesù con maggior forza, pregandolo per i miei, per me, per mia sorella, per mio cognato, per la mia bambina, per i suoi parenti, per il mio amico Cambiaghi e famiglia, per il signor Ammiraglio e signora, perché benedica e moltiplichi la sua missione di bene, per Rollino, Ba..... ... per tutti i soldati, la Novizia, la famiglia e per tutte le persone raccomandate alle mie orazioni.

Chiedo al mio Gesù il Suo Amore, la Sua Carità, la Sua misericordia e tante altre cose che il mio cuore in quel momento di supremo e ardente amore poteva chiedere e che ora mi sfuggono.

Bacio, bacio ripetutamente le Sante Piaghe, il Santo Costato, lo adoro ancora e Fra Leopoldo mi sollecita il ritorno.

Mi inginocchio ancora.

Egli alza le mani sul mio capo, prega e mi concede la speciale benedizione.

Allora mi fa vedere la piccola statua che è vicina al Crocifisso della Vergine Consolata.

Nello sfondo vi è pure un grande quadro della Vergine Consolata.

Prego un istante e Fra Leopoldo vuole che baci le mani alla buona Mamma che in quella cameretta tante volte si è rivelata al suo servo.

Con l'animo ripieno di amore nuovo, con la mente piena di luce, Fra Leopoldo mi concede ancora un privilegio grandissimo.

Mi fa leggere le ultime pagine del quaderno dove annota le rivelazioni del Signore.

Portano date recenti con indicazioni precise dell'ora.

L'ultima mi sembra del 10 Luglio.

Precede la rivelazione una pagina e più di preghiera, o adorazione a Gesù, dove si sente un'anima ardente, direi un'ispirazione.

Vi sono molti errori di ortografia, ma appunto per questo lo scritto acquista maggior valore, considerata la nessuna cultura del francescano.

Dopo la preghiera dice press'a poco così: "Ho chiesto al Signore se avesse qualche cosa da dirmi e i disse: "Il mondo è troppo caduto nel male, bisogna che lo scuota"".

Dimenticavo che nella lettura della pagina, descrive anche la visione avuta in un sogno.

Avevo visto in adorazione la Santa Ostia, sopra un ostensorio dalla forma di calice, che si era mutata in un masso di pietre ( mi sembra, poiché trascrivo questo dopo aver letto questo una sola volta ).

Non mi partirei più da quell'ambiente di Paradiso, ma Fra Leopoldo mi congeda.

Ritornando, mi dice essere la seconda persona che ha avuto il privilegio di adorare il Santo Crocifisso: il primo il Tenente Filippo Natta, anima santa di giovane morto al fronte e la terza sarà il mio amico Cambiaghi.

Ringrazio di cuore Fra Leopoldo, perché ho l'animo pieno di santi pensieri, ma egli si avvia verso la porta.

Oso ancora chiedere, se quello che m'aveva detto circa la salvezza dei miei fosse stato rivelato dal Signore ed egli mi dice: "Vada, stia tranquillo, ne riparleremo sabato. Il Signore ha detto che lo aiuterà".

Dimenticavo di dire che nell'udienza prima di salire, ha esposto il desiderio che nel mio paese sorgesse con la cooperazione del sig. Ammiraglio e del Parroco una Pia Unione.

Io ho detto di sì, se possibile, dopo la guerra.

Mi accennò pure alla bontà di Cambiaghi ed il merito, per opera del Signore che ne avremo, se ci conserveremo buoni.

Sabato 20 corr. ritornerò in visita.

"Grazie, grazie o Signore Santo, mio amato Crocifisso, del privilegio e grazie che concedete a questo indegno giovane che vi ha sempre offeso e mai ha corrisposto alle Vostre dolci e insistenti chiamate.

Vi adoro, Crocifisso Signore.

Vi amo e domando il Vostro perdono ed il Vostro Amore. Grazie, grazie."

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