Un apostolo di Gesù Crocifisso

Aurora radiosa

In questo ambiente campagnolo e sano, in questa famiglia di « buoni e fervidi cristiani », nasceva Luigi Musso, il futuro F. Leopoldo Maria, il 30 gennaio 1850.

Siccome il neonato pareva corresse pericolo di vita, i genitori si preoccuparono subito della sua salute eterna e vollero che gli fosse immediatamente amministrato il Battesimo.2

Il pericolo fu superato e il bimbo si sviluppò e crebbe sano e robusto, con grande gioia dei genitori, gioia che aumentò quando si manifestò l'indole dolce, affettuosa e tendente alla pietà di Luigi.

Il nome non fu soltanto un augurio che sotto la protezione e nell'imitazione del Santo della gioventù, sapesse conservare l'innocenza e il candore battesimale, ma fu una realtà.

Luigi Musso o Luigino, come lo chiamavano, amò e conservò il fiore più bello e più profumato dell'anima per tutta la sua vita.

A fargli apprezzare la bellezza di questa e delle altre virtù cristiane, su cui si eleva il grandioso edificio della perfezione e della santità, concorsero i suoi genitori e l'ambiente in cui passò la sua infanzia.

I genitori, la mamma soprattutto a cui è affidata la prima educazione, seppero istillare nell'animo docile e sensibilissimo del piccolo Luigi l'amore alle cose di religione.

Gli fecero conoscere il Divin Redentore, la Madre sua santissima, i loro dolori per i peccati degli uomini.

Gli parlarono dei Santi, degli Angeli, del paradiso e dell'inferno, con quell'arte che non è imparata sui libri, ma nasce da un cuore pervaso dalla sapienza cristiana e che sa farsi intendere dai piccoli, anche quando insegna le cose più sublimi della religione.

Luigino imparò e fu attratto dal bello che la mamma sua gli faceva intravedere nell'esercizio della virtù e nelle preghiere che essa voleva fossero non recitate da lui e dai fratelli, ma cantate.

Era arte sapiente anche questa di quella « buona e fervida cristiana ».

Voleva che nella preghiera vi fosse l'entusiasmo e non solamente un freddo meccanismo e per i piccoli il canto è il mezzo più naturale per suscitare l'entusiasmo e per imprimere nella mente il significato delle parole, e inoltre la preghiera rivestiva un carattere di bellezza e di festività.

Così in casa Musso si iniziava da Luigino e dai suoi fratelli, sotto gli occhi dei genitori, e si finiva la giornata cantando le lodi a Dio.3

Anche l'ambiente in cui viveva era adatto a sollevare l'anima e la fantasia di Luigino all'amore delle cose belle.

Suo padre coltivava il giardino dei signori Noè.

In mezzo a quei fiori della natura si trastullava lungo il giorno Luigino, ne imparava i nomi dal padre, il quale di molti gli indicava il simbolo; e i fiori egli amò sempre e per tutta la vita.

Più tardi imparerà a formarne anche di finti, e quanti ne usciranno dalle sue abili mani fino agli ultimi giorni della sua vita!

Come altri Santi, egli seppe capire il linguaggio del bello naturale per innalzarsi alla conoscenza e all'amore del Padre Celeste.

Tra i fiori della natura e tra i canti religiosi Luigi Musso passò la sua infanzia innocente e pura.

Ne risultò in lui quel carattere dolce, sorridente, santamente lieto e delicato che non lo abbandonò mai neppure nei momenti di prove dolorose.

I genitori vedevano con piacere svilupparsi nel figlio quei germi di virtù che essi andavano inoculando nell'anima sua con la parola e con l'esempio.

La mamma soprattutto vigilava e osservava, e un giorno constatò con vera commozione l'effetto che le sue istruzioni religiose facevano sull'animo sensibile e pio del fanciullo.

Essa gli aveva parlato della passione del Signore e per meglio imprimergli nella mente il fatto, dovendo attendere ai suoi lavori, mise nelle mani di Luigino immagini che rappresentavano le scene della Via Crucis.

Egli aveva allora pochi anni e con la sua fantasia credette di poter trovare il modo di difendere il Salvatore dalle furie del suoi nemici.

Prese un ago e si mise a ferire i personaggi che rappresentavano i persecutori.

La mamma intervenne subito e gli chiese perché così facesse: « Non voglio che quei cattivi maltrattino Gesù », rispose.

Prudentemente gli tolse le immagini perché non le sciupasse, ma nel cuor suo fu lieta che il bimbo avesse manifestato quei sentimenti di affetto verso il Redentore del mondo.

Quale gioia e quale consolazione essa avrebbe allora provato se qualcuno le avesse potuto annunziare che il suo Luigino sarebbe stato un apostolo fervente della devozione del SS. Crocifisso!

Possiamo ritenere questo episodio della sua infanzia come un preannunzio della sua vita futura tutta consacrata all'amore della passione del Signore.

Un giorno il Crocifisso gli parlerà, lo chiamerà suo amico e gli comunicherà preziosi segreti.

Indice

2 Lo amministrò la levatrice Lucia Gavione.
3 Il padre di F. Leopoldo si sposò due volte.
Dalla prima moglie, Luigia Monti, ebbe un figlio, Pietro Celestino nato il 18 maggio 1841.
Dalla seconda moglie Maria Cavallone ebbe tre figli e una figlia:
1° Vincenzo Lorenzo nato il 9 agosto 1848;
2° Luigi ( il nostro Servo di Dio ) nato il 30 gennaio 1850;
3° Angelo nato il 9 febbraio 1853;
4° Maria Teresa Delfina nata il 3 settembre 1864, la quale morì ventenne il 20 febbraio 1884.