Un apostolo di Gesù Crocifisso

Apostolo nella " fortunata regione di Viale "

Parlando di Viale nel suo Diario, il Servo di Dio chiama quel paesello la « fortunata regione di Viale ».

Non so per quale ragione abbia scritto tale frase, se per puro caso o con intenzione, ma noi oggi la possiamo usare nel narrare le opere sue di apostolato in questo paese.

Luigi Musso fu la fortuna di Viale.

Come cuoco dei Conti Caisotti egli passava colà ogni anno nel castello col suoi padroni quattro mesi di villeggiatura.

Trovò presto degli amici e nel Parroco, D. Antonio Gambino, il suo direttore spirituale per quei mesi.

« Anima cara e pia, che sempre lo incoraggiò al bene, alla virtù ».

A questa lode che gli dà nel Diario il Musso, possiamo aggiungere che D. Gambino lo comprese, ne ebbe alta stima, e gli agevolò sempre tutte le iniziative.

Appena giunto a Viale trovò amici e poi ammiratori.

La sua anima calda di amor di Dio sentiva il bisogno di trascinare altri a seguire i suoi ideali e il suo zelo era sempre in moto.

Non gli bastavano gli esercizi ordinari religiosi che alla domenica si compivano nella chiesa parrocchiale e al quali era naturalmente assiduo.

Ed ecco una sua prima iniziativa.

Cappella di S. Rocco a Viale d'Asti

Poco lontano dal paese esiste una cappella dedicata a S. Rocco, una di quelle cappelle che la pietà degli avi avevano edificato, forse in riconoscenza di benefici ricevuti, e che col tempo vengono se non abbandonate, un po' neglette.

Luigi Musso chiede il permesso all'arciprete D. Gambino di poter radunare colà quelle persone che volessero unirsi a lui nella preghiera, fuori delle funzioni parrocchiali, ciò che l'arciprete concede molto volentieri.

Ed ecco ogni domenica alle ore due pomeridiane, il Servo di Dio suonare la campanella della chiesetta e in breve questa riempirsi di fedeli.

Vi si recitava il rosario in onore della SS. Vergine.

Fin dal primo anno della sua andata a Viale egli conquista un ascendente assoluto sulla popolazione, che volentieri ascolta i suoi consigli, e segue le sue iniziative.

La cappella di S. Rocco però era disadorna e povera, ma Luigi aveva tra i suoi seguaci anche un ricco benestante, che egli ricorda con riconoscenza e affetto nel suo diario, il Signor Pietro Conti.

Con lui quando potevano intrattenersi insieme parlava sempre delle cose della nostra Religione.

Il Conti era generoso e « nulla risparmiava quando si trattava di concorrere ad abbellire la casa del Signore ».

Un giorno il Servo di Dio gli suggerì di rendere più decorosa la cappella di S. Rocco.

Il Conti immediatamente gli rispose: « Va dal mercante Andrea Fausone e prendi quanta stoffa ti occorre senza lesinare, che per il Signore bisogna esser larghi, tanto più che quanto posseggo me lo ha dato Lui ».

« Così feci, narra il Musso nel suo diario, pigliai quanta tela era necessaria e me la portai a casa.

Finiti i lavori di cucina mi mettevo a lavorare intorno a quella tela per prepararla il meglio che potevo.

Mi posi a lavorare in una stanza del castello quasi nascosta, dove non fossi veduto da nessuno; impiegavo tre ore al giorno, quelle che erano di mia libertà.

Incontrai molte difficoltà, ma come Dio volle, l'opera, fu finita.

Prima di lasciare la campagna, la chiesa di S. Rocco era addobbata nel miglior modo che si era potuto ».

Le difficoltà incontrate si devono certamente ricercare nella sua imperizia in quei lavori di taglio e di cucitura perché non consta che si fosse fino allora esercitato in simile arte.

Ma la buona volontà, lo zelo per la gloria di Dio e anche il suo ingegno lo aiutarono molto bene.

A questo punto viene spontaneo alla mente un confronto tra il Servo di Dio e S. Francesco d'Assisi.

Questi al principio della sua conversione ristora la Porziuncola, cappellina campestre e abbandonata e poi altre due; chiede soccorsi per l'impresa al suoi concittadini.

Luigi Musso non è ancora Francescano e forse non pensava ancora neppure di esserlo un giorno, ma il Signore che lo guida pare voglia fargli calcare in qualche modo fin da principio le orme del suo futuro Padre.

Gli comunica le devozioni caratteristiche del Santo Poverello, l'amore al Crocifisso, all'Eucaristia, alla SS. Madre di Dio e infine l'amore alle chiese povere.

Se sì aggiunge poi l'amabilità, la gentilezza e la sensibilità di Luigi Musso verso gli uomini, la serena letizia sempre inalterabile, l'amore verso le cose belle, la virtuosità nel suonare strumenti musicali e nel canto, il confronto si fa più sintomatico e ci porta a dire che egli era già Francescano prima che ne vestisse l'abito.

L'andata di Luigi Musso a Viale tu dunque un avvenimento per la popolazione.

Egli vi portò un nuovo soffio di spiritualità e un movimento salutare di pratiche cristiane.

È naturale che tutti parlassero e ammirassero il buono e santo cuoco dei Conti Caisotti, che rincrescesse la sua partenza al termine della stagione, e desiderassero che ritornasse presto.

Vi ritornò l'anno seguente e fu quello un anno speciale di grazia per essi che servì ad aumentare la loro venerazione verso il Servo di Dio.

Appena ritornato la seconda volta a Viale egli sì reca dal suo ricco amico Pietro Conti e tra essi si parla di nuovo della cappella di S. Rocco.

Il Musso aveva già il suo progetto, subito condiviso dall'amico: mettere in S. Rocco in apposita nicchia la statua della Madonna di Lourdes.

Ottenuto dalle autorità il permesso, fu stabilita l'inaugurazione per il 5 agosto di quell'anno ( 1895 ) con una festa solenne.

In quel giorno la Chiesa commemora Maria SS. sotto il titolo di Madonna della Neve.

L'Arciprete aveva invitato la popolazione a intervenirvi e questa rispose nella sua totalità.

Lasciamo la narrazione al Servo di Dio come la troviamo nel suo Diario.

« Si benedisse il simulacro della SS. Vergine secondo il rito e si cantò la Messa solenne ...

L'anima esulta di gioia, di soavità e di allegrezza nel vedere glorificato Iddio e la gran Madre del Signore venerata da molte centinaia di suoi servi fedeli; certamente quanti amavano la nostra cara Mamma celeste piangevano di consolazione nel vedere tanti devoti piegarsi a onorarla e benedirla.

Ma la Vergine gloriosissima non tardò a premiare la fede dei suoi figli che la invocavano.

« In quell'anno giugno e luglio non avevano visto goccia d'acqua; un sole cocente e un caldo soffocante.

Quei cari popolani avrebbero ritenuto come grazia straordinaria se la Madonna avesse loro mandato un po' di pioggia: l'avrebbero ricevuta come gli Ebrei la manna del deserto.

Ma per ora è impossibile, andavano dicendo.

Si muore dal caldo! Ahi se questa Madonna facesse un miracolo e ci mandasse un po' di pioggia!

Si, dicevo loro, abbiate fiducia nella gran Madre del Salvatore; Ella è madre pietosa è non tarda a venire in aiuto a chi confida in Lei e La invoca.

« Ed ecco che il medesimo giorno della gran festa alle ore cinque del pomeriggio, si vide in lontananza come una nuvoletta, e a poco a poco si alzò un gran temporale, che pareva il finimondo, ma senza danno, perché cadde beneficamente tant'acqua da riempire fossati e ogni cosa.

« È un fatto molto notabile che la pioggia cadde solo sul territorio di Viale.

Quei buoni parrocchiani nel vedersi così favoriti, accrebbero la devozione a Maria SS. che nelle calamità sempre invocano come loro Patrona ».

Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane, autore della prima biografia del Musso ebbe una conferma di quanto è narrato nel Diario dall'Arciprete D. Gambino, che interrogato da lui nel 1917, disse verissimi tutti i particolari, aggiungendo che avendo egli invitato a Viale diversi Parroci dei comuni vicini per una festa occorsa alcuni giorni dopo quella pioggia benefica, furono tutti sorpresi da meraviglia nel vedere la campagna fresca e rigogliosa, mentre nel loro paesi per la siccità tutto era arido e cadente.9

« Fortunata regione di Viale »!

In quell'anno 1895 Luigi Musso fece provare ad essa le carezze della Madre celeste.

Ma non le provarono soltanto i vivi.

Ristorata, abbellita e fatta diventare un piccolo Santuario la chiesa di S. Rocco, Luigi pensò pure ai morti.

Il Camposanto di Viale era pieno di erba da sembrare un prato ( la frase è sua ).

Verso il 1875 ivi era stata edificata una cappella in onore di S. Andrea, ma dopo vent'anni non si era ancora pensato a farla benedire.

Era trascurata come il cimitero.

Ciò spiaceva non solo al Servo di Dio ma a tutti.

Ed ecco Luigi in moto per provvedere a togliere lo sconcio.

Cappella del Cimitero di Viale d'Asti

Coi suoi modi entranti ne parlò più volte all'arciprete, esponendogli anche i desideri del parrocchiani, ma invano.

Finalmente un giorno tra il serio e il faceto gli disse: « Per Lei, Signor arciprete, quando sarà morto non verrà anima viva a recitare un Requiem: il camposanto è pieno d'erba da sembrare un prato e la chiesa è inutile perché non benedetta ».

D. Gambino fu colpito da queste parole.

Scrisse al Vescovo e in tre giorni arrivò la delegazione a lui stesso di benedire la cappella.

La lieta novella si sparse subito per il paese e il Conti diede l'incarico a Luigi di fare come per la cappella di S. Rocco.

Questi si mise al lavoro e preparò una completa tappezzeria in nero per l'addobbo per la chiesa del camposanto.

« Venne poi il giorno in cui si benedì la Chiesa di S. Andrea, narra il Servo di Dio nel Diario.

Si andò in processione al camposanto; si fece una bella funzione che fu certo di giubilo per le anime del purgatorio, perché molte preghiere s'innalzarono quel giorno per le anime dei poveri trapassati.

Bello e consolante fu il giorno di Ognissanti di quell'anno 1896; per la prima volta dacché esiste quel paese, si compì un tanto bene.

Il buon Arciprete per onorare e ringraziare Dio dei benefizi ricevuti, per rendere più solenne la festa e per suffragare le anime dei defunti, aveva esortato e preparato la popolazione ad accostarsi ai SS. Sacramenti.

Un numero grandissimo di fedeli si accostò a ricevere il pane degli Angeli: intanto le Figlie di Maria cantavano inni dedicati alla loro Patrona e al suo Divin Figlio.

Furono momenti di Paradiso! Quante anime saranno salite alla gloria celeste per le preghiere di quei semplici popolani!

Si chiuse la festa con la predica nel camposanto fatta dal Signor Arciprete che strappò lacrime di commozione.

Certamente è rimasta nel cuore degli abitanti di Viale eterna memoria di quel giorno di Ognissanti ».

Certo è rimasto il ricordo della festa, ma insieme anche è rimasto vivissimo quello dell'autore di tutto il movimento spirituale suscitato nel paese in quei due anni che lo ebbero tra loro.

E ricorrevano a lui per ogni loro bisogno, perché trovavano sempre parole e fatti che li sollevavano.

Non erano soltanto le feste religiose, le preghiere fatte loro recitare nelle due cappelle ristorate o in chiesa parrocchiale, che gli attiravano l'ammirazione e l'affetto del paese intero, ma le infinite altre minute azioni di carità, di cui egli era prodigo.

Come il Divino Maestro, Luigi illuminava le menti, richiamava alla virtù le anime, ma anche curava i corpi e sentiva pietà delle miserie umane, di cui è ricca la terra.

I poveri e gli infermi furono i suoi prediletti.

Tra essi si trovava bene, sia per la sua condizione sociale umile e quindi in grado di capirli meglio, sia per l'altezza di perfezione spirituale a cui era giunto.

Abbiamo la fortuna di conoscere alcuni episodi!, attestati da persone che videro coi loro occhi e testimoniarono.

Luigi Musso curava e se era necessario assisteva di notte i malati, ci viene assicurato da molti di Viale, e spesso otteneva guarigioni che paiono miracolose.

Vi era a Viale un pover'uomo che da parecchio tempo teneva il letto per una ferita.

Luigi si fece mandare dell'acqua della Madonna di Lourdes e curandolo nell'anima e nel corpo, ne ottenne la guarigione.

Per i poveri poi faceva dei veri sacrifici.

Egli che non solo non era ricco, ma aveva a suo carico la mamma, alla quale mandava tutti i suoi risparmi, trovava modo di soccorrere i poveri e di fare elemosina.

La carità è industriosa.

A Viale viveva in una specie di grotta sotto una pietra una certa Occhiena Teresa e Luigi le portava ogni giorno una porzione del suo cibo.10

« Io aveva in famiglia la nonna Angela, scrive Clara Conti da Viale.

Essa era bisognosa di aiuto e il buon cuoco Musso Luigi tutti i giorni la visitava, portandole minestra, pietanza ed altre cibarie, privandosene per amor di Dio ».

Se a questo intenso apostolato di bene a Viale, a questa continua predicazione spicciola fatta di esortazioni, di inviti alla preghiera, di carità e di buon esempio d'ogni genere, uniamo l'intensità della vita sua interiore che in un così piccolo campo non potava sfuggire all'osservazione generale, noi possiamo renderci conto dei successi ottenuti.

In lui aumentava sempre più vivo, più robusto l'amor di Dio che lo portava all'esercizio di tutte le virtù.

Se questo movimento divino delle anime dei Santi sfugge all'occhio esterno, ha pure delle manifestazioni che ne indicano l'esistenza e ne danno la misura.

Il fervore interno che ardeva il cuore del Servo di Dio nel momenti della preghiera, nell'assistere e servire alla S. Messa, nel ricevere la Comunione, era intuito da quanti lo vedevano.

Benché nascondesse col suo fare faceto le sue mortificazioni, pure quei che vivevano con lui finivano di scoprire i suoi segreti.

Francesco Nebiolo, che per sei anni fu suo aiutante di cucina in casa Caisotti, se ne accorse molto bene e ci lasciò questa dichiarazione, che moltissimi altri sottoscriverebbero se ne avessero avuto l'occasione:

« Quando nel castello di Viale e a Torino il signor conte Caisotti indiceva feste.

Il cuoco ( Luigi ) presenziava per quanto era necessaria la sua presenza, ma cessata la necessità, tosto si ritirava.

La sua parola era sempre affabile con tutti; col suoi compagni di lavoro non accampava mai pretese di sorta.

Riguardo al cibo, egli dava sempre la parte migliore agli altri e, or con un pretesto or con un altro, trovava sempre modo di mortificazioni, facendoci restare edificati della sua virtù.

Da lui non ho mai sentito parola sdegnosa o che sia stata men che cristiana e santa ».

Non vi è dunque da stupire se la sua parola era ascoltata anche dal Parroco del paese.

Egli trovava nel Musso un ausiliario efficace per il suo ministero pastorale.

Non era un aiuto ingombrante e pretenzioso quello di Luigi Musso.

Se anche molte iniziative erano sue, egli faceva in modo che partissero dal Parroco.

Era troppa la venerazione e l'ubbidienza sua verso i ministri di Dio per permettersi anche solo l'ombra di volersi imporre.

L'insistenza e la perorazione di una causa santa era fatta senza urtare mai; era preghiera, non imposizione importuna e la preghiera finiva sempre di essere esaudita.

È cosi che Luigi poté organizzare le feste che abbiamo ricordato e se riuscirono splendide e di comune soddisfazione è perché furono volute e indette dal Parroco, benché tutto il lavoro preparatorio se lo fosse addossato il Servo di Dio.

Altre manifestazioni religiose furono organizzate in Viale dal Musso in accordo perfetto con l'Arciprete.

Cosi quelle in riparazione del peccati.

L'odio che Luigi sentiva per l'offesa fatta a Dio era grande e si manifesterà sempre in ogni occasione.

E come avviene nei Santi egli desiderava aver dei compagni nella lotta contro quello che è davvero l'unico male di questo mondo.

A Viale d'Asti dunque egli indusse l'Arciprete a indire funzioni speciali in riparazione dei peccati, che importavano come conclusione la confessione e la comunione.

Forse se fosse stato sacerdote e avesse potuto predicare avrebbe fatto sentire tutto il suo zelo ardente; ma il predicatore lo faceva lo stesso.

In quelle occasioni « passava nelle case a esortare, consigliare, spingere i fedeli alla santa opera di espiazione ».11

L'aver mantenuto sempre il suo posto umile di laico, il suo apostolato tu di efficacia grande e salutare.

D. Antonio Gambino, sacerdote pio, aveva trovato nel Musso il cooperatore laico, il vero modello di uomo di azione cattolica.

Con la permanenza di questi nella sua parrocchia egli vide passare sui suoi figli spirituali un soffio nuovo di spirito cristiano, una pioggia di grazie d'ogni genere.

La sua parrocchia era diventata « la fortunata regione di Viale ».

Indice

9 Fr. Teodoreto: F. Leopoldo Mario Musso O. F. M,
10 Lo scrive la stessa sua nipote Giuseppina Conti - da Viale d'Asti.
11 Luigia Andorno di Viale.