Segretario del Crocifisso

Il transito alla Patria eterna

La morte di Fra Leopoldo fu quella di un santo.

Egli ebbe il preannunzio della sua fine e lo disse a qualche suo intimo, tra cui il Catechista Rag. Giovanni Cesone,

con queste espressioni: « Appena mi ammalerò in modo da dovermi mettere a letto, sarà per morire ».

Il Rev. Don Carlo Gadda scrisse: « Quando Fra Leopoldo mi complimentò di aver ricevuto la Sacra Tonsura ( 1921 ),

mi scrisse già gli auguri per l'Ordinazione Sacerdotale perché diceva che allora sarebbe stato morto; e così fu ».

Il Rev. Padre Vincenzo Vallaro, Parroco di S. Tommaso scrisse: « Nell'ultima malattia Fra leopoldo

parlava con trasporto del Paradiso; e mentre lo esortavo a sperare la guarigione come era avvenuto altre volte,

egli con sicurezza mi rispose: " Questa è l'ultima mia malattia e vado a trovare la Mammina " ».

Il Rev. Padre Ernesto Ferrarotti O.F.M. scrisse:

« Con due persone, come mi venne riferito, Fra Leopoldo parlò dell'epoca della sua morte.

Al chierico Fra Bernardino Borla che l'assisteva nell'ultima malattia chiese: " Che giorno è oggi? ".

Il chierico rispose: " Giovedì ". Il Servo di Dio soggiunse: " Giovedì, venerdì... sabato è l'ultimo;

che grande grazia mi ha fatto il Signore! Questa volta vado in Paradiso! ".

Difatti al sabato si faceva la sepoltura del Servo di Dio.

Un'altra persona venne a cercarlo circa un anno dopo e alla notizia della sua morte.

" Me l'aveva detto che doveva morire; parlando con lui egli era uscito con questa espressione:

Quest'anno ( 1921) è l'ultimo per me, perché il Signore mi chiama in Paradiso "

Si mise a letto per ubbidire al Superiore, perché la prima malattia, il singulto, non richiedeva il letto:

venne curato e guarì; ma poi sopraggiunse la broncopolmonite, che in tre giorni lo fece soccombere.

Durante la malattia ricevette ogni giorno la S. Comunione e diede esempio di rassegnazione alla volontà del Signore

e di viva pietà. Il SS. Viatico e l'Estrema Unzione furono amministrati da me.

Benché la Religiosa Famiglia fosse ancora perplessa, non credendo alla gravità del male,

tuttavia alle replicate sue insistenze il P. Guardiano mi pregò di amministrarglieli.

Li ricevette con grande edificazione e poi non finiva di ringraziarmi.

Dopo il mezzogiorno ( giovedì 26 gennaio 1922 ) verso le 13,30', con grande stupore di tutti, perdette la parola.

Alle parole di conforto rivoltegli dal Padre Curato rispondeva con cenni di molta serenità e dolcezza.

Dalle ore 22 alle ore 0,30' del giorno 27 ( istante della sua morte ), rimasi presso il suo letto

insieme al chierico Fra Bernardino Borla. Ogni quarto d'ora, secondo le prescrizioni del medico,

gli amministravo alternativamente un cucchiaio di acqua e l'altro di medicina:

ed egli sempre volentieri vi si adattò sino all'ultimo quarto d'ora di vita.

In questo frattempo, mentre lo guardavo bene sul viso per notarne i cambiamenti, lo vidi guardare due o tre volte

in un canto del letto, verso il muro, con un sorriso sfuggevole, come un lampo, quale mai avevo notato sul suo labbro.

Pochi istanti dopo, alle ore 0,30', mentre lo chiamavo e stavo per somministrargli un cucchiaio di medicina,

lo vidi immobile, e d'un tratto emettere due sospiri e poi piegare il capo come per prendere sonno; era spirato.

La salma del Servo di Dio venne esposta il giorno stesso di venerdì 27 gennaio nella grande sala

al pianterreno del convento ove si tengono le adunanze delle Associazioni parrocchiali ».

Accorse a visitarlo una grande moltitudine di fedeli di ogni condizione

e tutti manifestarono la loro grande stima per il defunto. Molti facevano toccare alla salma oggetti religiosi

e alcuni chiedevano per ricordo qualche cosa apparteneva al Servo di Dio.

I visitatori si succedettero durante la giornata di venerdì, fermandosi più o meno, in ginocchio o in piedi,

e terminando molti col dire sommessamente a qualcuno dei presenti: « Era veramente un Santo! ».

Anche il suo volto conservava il solito bell'aspetto calmo; pareva dormisse.

I Catechisti del SS. Crocifisso lo vegliarono la notte dal venerdì al sabato

e vollero il privilegio di portarlo dalla sala alla Chiesa e poi al carro funebre.

I funerali si svolsero imponenti nella Chiesa di S. Tommaso;

e per quanto non si fossero mandati avvisi e cadesse molta neve,

il concorso dei fedeli di ogni ceto fu imponentissimo, tanto che gremivano letteralmente la chiesa.

Il Re. P. Curato Vincenzo Vallaro che celebrò la S. Messa e le esequie notò, specialmente durante queste,

« la grande commozione dalla quale erano pervasi i fedeli », e aggiunse:

« Quel tributo di stima e di venerazione al Servo di Dio fu veramente solenne, spontaneo e unanime ».

Dopo le esequie, malgrado che la neve avesse raggiunto l'altezza di trenta centimetri e continuasse a cadere fitta,

in gran numero di uomini e donne seguimmo la salma fino alla tumulazione

in un loculo del sepolcreto dei Frati Minori nel terzo ampliamento del Camposanto di Torino.

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