Segretario del Crocifisso

Tributo di popolo

La salma è stata subito trasportata dalla chiesa alla cappella, intitolata a Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù,

il cui accesso si apre alla destra dell'altare maggiore.

L'hanno accompagnata tutti i presenti - tra i primi un ragazzetto, di cui si attribuisce il miracolo della guarigione

all'intercessione di Fra Leopoldo ( 5 ), pigiandosi, accalcandosi alla strettura della porta.

Nessuno vuole resta ultimo, nel concorso e nel tributo d'affetto.

La bara, coperta del drappo funereo, è stata posta nel mezzo della cappella:

di quella cappella, di cui la Madonna stessa aprì al Servo di Dio l'ingresso;

dove egli pregò lunghe ore di notte, ascendendo e discendendo in ginocchio i gradini dell'altare,

recitando il rosario, senza fine, senza soste, di decina in decina, e facendo scivolare al sommo,

contro il Tabernacolo, i foglietti delle domande che gli venivano sottoposte;

dove il buio si accese di splendori inusitati, durante i mistici colloqui d'intimità ardente tra la creatura e il Creatore.

Potessero parlare le pareti e ripetere il vertice di quelle estasi, il fuoco di quegli sguardi,

l'ardore di quelle parole, nell'annegamento abissale di quell'anima nell'oceano infinito dell'Eterno!

La salma è stata esposta ininterrottamente al pubblico dal 27 aprile, richiamando una folla compatta, silenziosa,

incessante di amici, di conoscenti, di devoti in preghiera invocatrice, fino al 3 maggio,

ricorrenza dell'Invenzione della Santa Croce ( data questa, non prevista, e che perciò fa pensare,

per il richiamo singolare al culto, che della Croce ebbe il Servo di Dio ).

In quel giorno è stata murata in un apposito loculo, con felice idea aperto nella parete della cappella, di fronte all'altare.

Sta per chiuderlo una lapide, di proporzioni ridotte, i cui quadri esterni di marmo indicano,

quello di sinistra: Servo di Dio Fra Leopoldo M, Musso, O.F.M. n. 11850 m. 1922;

quello di destra: Qui traslato dal Cimitero Generale il 27 aprile 1948.

In mezzo è riprodotto il viso santamente contemplante di Fra Leopoldo secondo l'effigie ormai notissima,

in un'accorta pàtina opaca a rompere il nitore lucido dei quadri marmorei esterni,

in una sapiente modellatura di fattezze, le cui ombre soccorrono a leggere l'espressione del nobile volto,

fisso in Dio ( scultore Stefano Vigna).

Dopo una parentesi di ventisei anni, da quella nevosa mattinata di fine gennaio 1922, fioca di luce e fievole d'echi,

tra il fitto e lento cadere di candidi fiocchi, incappucciante un corteo silenzioso d'innumeri passi

attutiti dal sempre più spesso, soffice tappeto bianco ( anche la natura si vestì di bianco

e fece tappeto di candore al passaggio di quel corpo liliale ), dopo una parentesi di ventisei anni,

Fra Leopoldo è tornato tra i vivi, davanti all'altare della Signora del Sacro Cuore di Gesù;

quell'altare che fu suo ed ora, nel caro ricordo di lui, è nostro, di noi che abbiamo tanto bisogno di pregare

e di essere aiutati, e dove le sue spoglie mortali saranno definitivamente tumulate in un benedetto giorno venturo,

se Iddio vorrà - e noi umilmente lo preghiamo - che dalla santa Cattedra di Pietro,

tra gli squilli delle argentee trombe, lungamente echeggianti sotto l'arco gigantesco della massima cupola della cristianità,

venga annunciato a tutto il mondo il grado eroico delle virtù di Fra Leopoldo,

e la sua cara, nobile immagine d'asceta venga elevata campeggiante, nella gloria del Bernini.

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