S. Atanasio il Grande

Opere

txt --- Vita di Antonio

txt --- Simbolo Quicunque

Vescovo di Alessandria d'Egitto, fu l'indomito assertore della fede nella divinità di Cristo, negata dagli Ariani e proclamata dal Concilio di Nicea ( 325 ).

Per questo soffrì persecuzioni ed esili.

Narrò la vita di Sant'Antonio abate e divulgò anche in Occidente l'ideale monastico.

L’epoca in cui visse sant’Atanasio fu di grande crisi della ortodossia, cioè della Dottrina autentica.

Siamo intorno al 360. In quel periodo ( così come oggi ) la Verità cattolica rischiava di scomparire.

Celebre è la frase di san Girolamo che descriveva quei tempi: « E il mondo, sgomento, si ritrovò ariano ».

In tale contesto, sant’Atanasio non si piegò.

Egli era un giovane vescovo di Alessandria d’Egitto.

Rimase talmente solo a difendere la purezza della Dottrina che per quasi mezzo secolo la sopravvivenza della Fede autentica in Gesù Cristo si trasformò in una diatriba tra chi era per e chi non per Atanasio.

Qualche cenno biografico. Egli nacque ad Alessandria nel 295.

Nel 325 presenziò al celebre Concilio di Nicea, in qualità di diacono di Alessandro ch’era vescovo di Alessandria.

Concilio famoso quello di Nicea perché fu lì che venne solennemente proclamata la Fede nella Divinità di Cristo in quanto consustanziale al Padre.

Fu lì che fu stabilita la definizione per intendere l’uguaglianza del Figlio con il Padre: homoousius, che vuol dire "della stessa sostanza".

Attenzione a questa definizione ( homoousius)  perché questa sarà la sostanza del contendere.

Torniamo alla vita di sant’Atanasio. Il 17 aprile del 328 morì il vescovo Alessandro e il popolo di Alessandria d’Egitto chiese a gran voce Atanasio come vescovo.

Fu vescovo per ben 46 anni, ma furono 46 anni durissimi, 46 anni di lotta contro l’eresia ariana e contro gli ariani.

Questi ovviamente rifiutavano proprio ciò che il Concilio di Nicea aveva detto di Gesù, il termine homoousius, che, come ho già ricordato, vuol dire: della stessa sostanza del Padre.

Il comportamento degli ariani di quel tempo è indicativo per capire quanto le vicende che toccarono a sant’Atanasio siano straordinariamente attuali.

Sant’Ilario di Poitiers ( 315-367 ) racconta che gli ariani ebbero sempre la scaltrezza di rifiutare ogni scontro dogmatico in merito alla questione della natura di Gesù perché sapevano che le loro tesi non potevano essere fondate sulla Tradizione né sul Magistero definito.

Si limitavano a fare ciò che solitamente fa chi non sa controbattere in una discussione: invece di rispondere sugli argomenti, calunnia.

La discussione dottrinale veniva spesso trasformata in conflitto su questioni personali.

Il povero sant’Atanasio fu accusato delle più grandi nefandezze: di aver imbrogliato, di aver violentato una donna, di aver ucciso, di minare all’unicità della Chiesa.

Una tecnica che non passa mai di moda.

D’altronde il demonio è sempre lo stesso e ha sempre la stessa monotona fantasia.

Gli ariani però non si limitarono a questo.

Operarono anche con grande astuzia.

Prima di tutto cercarono di occupare quante più sedi episcopali e poi lanciarono quello che successivamente è stato definito come semiarianesimo.

Altra tecnica tipica delle eresie: una volta condannate, riemergono proponendo un compromesso tra la verità e l’errore.

Gli ariani propagandarono la necessità di sostituire il termine stabilito dal Concilio di Nicea, homoousion, con il termine homoiousion.

Differenza di una sola lettera, minimale, ma che cambiava tutto.

Infatti, il primo termine ( homoousion ) significa "della stessa sostanza", il secondo termine ( homoiousion ) significa "simile in essenza".

Traducendo si capisce quanto la differenza non sia di poco conto.

Mentre molti vescovi si lasciarono convincere da questo compromesso terminologico, che era cedimento sulla Dottrina, sant’Atanasio tenne fermo, resistette come un leone.

Subì l’esilio per almeno cinque volte, ma non cedette.

E – come si suol dire – non era tipo che la mandasse a dire né che parlasse alle spalle.

Si sentiva il dovere di difendere le anime per cui non lesinò un linguaggio polemico per mostrare a tutti quanto fossero in errore e quanto fossero pericolosi i semiariani, che invece agli occhi di molti sembravano innocui.

Se la prendeva anche con chi voleva accettare il compromesso dottrinale.

Sentite cosa diceva a riguardo: « Volete essere figli della luce, ma non rinunciate ad essere figli del mondo.

Dovreste credere alla penitenza, ma voi credete alla felicità dei tempi nuovi.

Dovreste parlare della Grazia, ma voi preferite parlare del progresso umano.

Dovreste annunciare Dio, ma preferite predicare l’uomo e l’umanità.

Portare il nome di Cristo, ma sarebbe più giusto se portaste il nome di Pilato.

Siete la grande corruzione, perché state nel mezzo.

Volete stare nel mezzo tra la luce e il mondo.

Siete maestri del compromesso e marciate col mondo.

Io vi dico: fareste meglio ad andarvene col mondo ed abbandonare il Maestro, il cui regno non è di questo mondo ».

Nel 335 a Tiro, in Palestina, fu convocato un sinodo per dirimere la controversia e dunque per decidere quale atteggiamento avere nei confronti di ciò che affermava sant’Atanasio.

Il concilio definì il Vescovo di Alessandria con questi termini: "arrogante", "superbo" e "uomo che vuole la discordia".

Il papa Giulio I ( ?-352 ) cercò di difenderlo, ma poi di lì a non molto morì e il povero sant’Atanasio fu nuovamente attaccato.

Intanto anche il potere politico si accaniva contro di lui: l’imperatore Costanzo l’odiava.

Fu convocato un concilio ad Arles e qui si costrinsero i vescovi a sottoscrivere una condanna di sant’Atanasio.

Chi si opponeva difendendolo veniva mandato in esilio, fu il caso di Paolino di Treviri.

Stessa sorte toccò anche al papa legittimo Liberio ( ?-366 ), che venne sostituito da un antipapa, Felice.

Fu allora che accadde ciò che viene ricordato come "caduta" di un Papa.

Liberio, per ottenere il potere e tornare a Roma come papa legittimo, decise anch’egli di accettare l’ambigua definizione semiariana, eppure fino ad allora si era distinto per una convinta definizione dell’homoousius del Concilio di Nicea.

Altri concili segnarono il trionfo dell’eresia: quelli non ecumenici di Rimini e di Seleucia, siamo nel 359.

Ma era prevedibile che per come era stato trattato sant’Atanasio e soprattutto per come era stata rinnegata la vera Fede il castigo fosse alle porte.

All’imperatore Costanzo, morto nel 360, successe Giuliano detto "l’apostata" ( 330-363 ), che arrivò a ripudiare il Battesimo cercando di restaurare il paganesimo.

Non passò molto tempo e il nuovo imperatore Valente, così come il nuovo papa Damaso, capirono che sant’Atanasio aveva ragione e lo riabilitarono.

L’intrepido difensore della Fede cattolica morì il 2 maggio del 373.

Ancora due cose vanno messe in rilievo.

La prima: ai tempi di sant’Atanasio a difendere la Fede ci fu solo lui e una piccola comunità, i vescovi dell’Egitto e della Libia.

Solo loro seppero mantenere accesa la luce della fede.

La seconda: è significativo che colui che combatté da solo contro l’eresia ariana, non fu mai un teologo.

La sua grande sapienza teologica, più che dagli studi, gli venne dall’incontro con i suoi maestri cristiani che testimoniarono il martirio durante le persecuzioni di Diocleziano; e soprattutto dall’incontro con il grande sant’Antonio.

Ario, invece, raccoglieva grande consenso per la sua grande preparazione biblica e teologica.

Era insomma come tanti teologi che oggi vanno per la maggiore nei dibattiti, nelle prime pagine dei quotidiani e nei talk-show televisivi.

Atanasio però sapeva quanto qui stesse l’insidia del demonio.

Nella sua celebre Vita di Antonio egli riporta un insegnamento del suo grande maestro: « [ … ] i demoni sono astuti e pronti a ricorrere ad ogni inganno e ad assumere altre sembianze.

Spesso fingono di cantare i salmi senza farsi vedere e citano le parole della Scrittura.

[ … ]. A volte assumono sembianze di monaci, fingono di parlare come uomini di fede per trarci in inganno mediante un aspetto simile al nostro e poi trascinano dove vogliono le vittime dei loro inganni ».


Questo Padre e Dottore della Chiesa è il più celebre dei vescovi alessandrini e il più intrepido difensore della fede nicena contro l'eresia di Ario.

Costui, siccome faceva del Verbo un essere di una sostanza diversa da quella del Padre e un semplice intermediario tra Dio e il mondo, praticamente negava il mistero della SS. Trinità.

S. Atanasio nacque verso il 295 ad Alessandria d'Egitto da genitori cristiani i quali gli fecero impartire un'educazione classica.

Discepolo di S. Antonio abate nella gioventù, si consacrò per tempo al servizio della Chiesa.

Nel 325 accompagnò come diacono e segretario il suo vescovo Alessandro al Concilio di Nicea radunato dall'imperatore Costantino, nel quale fu solennemente definita la consostanzialità del Figlio con il Padre.

S. Atanasio nel 328 fu acclamato dagli alessandrini loro pastore.

Di lui dicevano: "E un uomo probo, virtuoso, buon cristiano, un asceta, un vero vescovo".

La chiesa di Alessandria si trovava divisa dallo scisma non solo di Ario, ma anche di Melezio di Licopoli.

Durante la persecuzione di Diocleziano ( 305-306 ), costui, approfittando dell'assenza del vescovo Pietro di Alessandria, si era arrogato il diritto di ordinare e scomunicare secondo il suo arbitrio.

Nonostante fosse stato deposto da un sinodo, buona parte del clero lo aveva seguito nello scisma.

In mezzo a tante divisioni il compito del giovane Atanasio si presentava quanto mai difficile.

Ben presto cominciarono difatti gli intrighi contro di lui dei vescovi di corte ariani, capeggiati da Eusebio di Cesarea, per indurlo a ricevere nella sua comunione i vescovi amici di Ario.

Atanasio vi si oppose energicamente.

I meleziani a loro volta l'accusarono presso Costantino di aver imposto agli egiziani un tributo di pezze di lino e di aver fatto rompere il calice di un loro vescovo.

Citato al tribunale dell'imperatore a Nicomedia, non fu difficile al santo discolparsi.

Accusato ancora di aver fatto assassinare Arsente, vescovo meleziano di Ipsele, non fu difficile al medesimo accrescere lo scorno dei suoi nemici facendoglielo comparire davanti vivo.

L'accusato fu di nuovo riabilitato, ma gli ariani non si diedero per vinti.

Essi persuasero Ario a sottoscrivere una formula di fede equivoca.

Costantino se ne accontentò e intimò a tutti i vescovi di riceverlo nella loro comunione.

Essendosi Atanasio ancora una volta rifiutato, fu deposto dal concilio di Tiro ( 335 ) e relegato a Treviri, nelle Gallie, dove rimase fino alla morte dell'imperatore ( 337 ).

Gli eusebiani non potendo per allora sperare nulla dal potere civile, portarono davanti al papa Giulio I l'affare di Atanasio.

Furono citate le due parti ad un concilio plenario, ma gli ariani, sicuri dell'appoggio di Costanzo II, imperatore d'Oriente, invece di presentarsi, posero sulla sede di Alessandria Gregorio di Cappadocia.

Il secondo esilio di Atanasio durò sei anni.

A Roma ( 341 ) e a Sardica ( 343 ) fu riconosciuta la sua innocenza.

Durante il soggiorno romano egli viaggiò molto, e iniziò la chiesa latina alla vita monastica quale si praticava in Egitto.

Nella Pasqua del 345 si recò ad Aquileia presso Costante, imperatore d'occidente, che gli ottenne dal fratello Costanzo il permesso di tornare alla sua sede dopo la morte del vescovo intruso ( 345 ).

Seguirono per il santo dieci anni di pace relativa, di cui approfittò non solo per comporre opere dogmatiche, o di apologia personale, ma per proseguire una politica di vigile controllo e di prudente conciliazione, i cui effetti furono disastrosi per il partito ariano.

Difatti, due o tre anni dopo, egli era in comunione con più di 400 vescovi, e seguito dalla massa dei fedeli.

In questo periodo egli consacrò vescovo di Etiopia S. Frumenzio, vero fondatore della chiesa cristiana in quel paese.

Alla morte del suo protettore Costante ( 350 ) e del papa Giulio I ( 352 ), i nemici di Atanasio tanto brigarono da riuscire a sollevargli contro anche l'episcopato d'Occidente nel Concilio di Arles ( 354 ) e in quello di Milano ( 355 ).

L'intrepido vescovo, ripieno di amarezza, fuggì allora nel deserto, dove i monaci per otto anni lo sottrassero con cura a tutte le ricerche.

Dalla solitudine egli continuò a governare la sua chiesa e scrisse i Discorsi contro gli Ariani e le 4 Lettere a Serapione che formano la sua gloria come dottore della SS. Trinità.

Poté ritornare in sede nel 362 dopo la morte di Costanzo, il massacro del vescovo intruso Giorgio dì Cappadocia e la salita al trono di Giuliano, il cui primo atto fu di richiamare i vescovi esiliati dal suo predecessore.

Fu cura di Atanasio ristabilire l'ortodossia nicena e combattere l'arianesimo ufficiale che aveva trionfato nei concili di Seleucia e di Rimini ( 359 ).

Riunito un concilio, prese decisioni improntate a misericordia verso coloro che si erano dati all'eresia per ignoranza, e anche sul terreno dogmatico fu largo e tollerante per quello che potevano sembrare quisquiglie o pura terminologia.

Tanta attività diretta a consolidare l'unità cattolica non tornò gradita a Giuliano, intento solo a ristabilire il paganesimo.

Nel 363 S. Atanasio per la quarta volta lasciò la sua sede, ma solo per pochi mesi perché, morto l'imperatore nella spedizione contro i persiani, gli successe il cristiano Gioviano, che lo richiamò.

Nel 365 il Santo dovette eclissarsi alla periferia della città per la sesta volta, perseguitato dall'imperatore d'Oriente, Valente, amico degli ariani.

Dopo soli quattro mesi però fu richiamato perché gli egiziani minacciavano rivolte.

Non lasciò più la sua fede fino alla morte avvenuta il 2-5-373 dopo 45 anni di governo forte e alle volte anche duro contro i suoi avversari.

Egli meritò a buon diritto il titolo di "grande" per l'indomabile fermezza di carattere dimostrata contro gli ariani e la potenza imperiale, sovente ad essi eccessivamente ligia.

A ragione fu detto che in lui, "padre dell'ortodossia", combatteva tutta la Chiesa.

Finché visse sostenne ovunque con un'attività traboccante i propugnatori della vera fede.

Così impedì che i vescovi dell'Africa latina sostituissero il simbolo compilato a Nicea con quello di Rimini; spinse papa Damaso ad agire contro Ausenzio, vescovo ariano di Milano, e incoraggiò S. Basilio, che cercava un appoggio per la pacificazione religiosa dell'oriente.

Della produzione letteraria di Atanasio non esiste ancora un'edizione critica.

Nelle sue opere si nota limpidezza e acutezza di pensiero, ma la materia trattata manca di ordine ed è resa pesante dalle frequenti ripetizioni e dalla prolissità.


Atanasio detto il Grande nacque ad Alessandria d'Egitto nel 295 circa e morì il 2 maggio del 373.

Fu un vescovo cattolico e uno dei trentatré Dottori della Chiesa cattolica, che lo venera come santo assieme alla Chiesa ortodossa e alla Chiesa copta.

È ricordato inoltre nel calendario dei santi anglicano e luterano.

La sua festa è celebrata concordemente il 2 maggio.

Atanasio nacque alla fine del III secolo nel momento in cui stavano terminando le ultime grandi persecuzioni da parte dell’Impero romano e morì qualche anno prima dell’adozione da parte dello stesso impero del Cristianesimo come religione ufficiale.

Crebbe in questa città, che tra le tre più grandi città del mondo antico, era sicuramente la più turbolenta e la più ricca culturalmente: vi erano oltre a una forte scuola cristiana anche molti cristiani considerati eretici, gnostici e numerosi i pagani.

La vita di Atanasio fu indissolubilmente legata al grande sforzo che la Chiesa cattolica dovette sostenere in quegli anni per definire la Trinità di Dio.

Ancora diacono accompagnò il suo vescovo Alessandro al Concilio di Nicea del 325.

Concilio voluto dall'imperatore Costantino I per dirimere la questione sollevata dalla predicazione di Ario, anch'egli di Alessandria, circa la natura di Cristo.

Con il termine in greco μοούσιος ( homoousios, consostanziale ), in quel concilio, si affermava in modo chiaro, la perfetta uguaglianza del Verbo e del Padre, Verbo considerato dalla Chiesa cattolica "generato" e non "creato", in netta antitesi al pensiero di Ario che predicava invece la creazione del Verbo da Dio e quindi la negazione della divinità del Cristo.

Atanasio fu per tutta la vita testimone e strenuo difensore di questo principio.

A causa di questa sua testimonianza dovette subire almeno cinque esili negli anni che vanno dalla sua nomina a vescovo e patriarca di Alessandria d'Egitto nel 328 appena trentenne al 362.

Oltre a questi, fu vittima di intrighi e calunnie di ogni genere e per un certo momento venne persino abbandonato dal Papa, anch’esso vittima di intrighi orchestrati e imposti dall’imperatore.

Per questo viene ricordato dalle Chiese cattolica, ortodossa e copta, come Athanasius contra mundum ( "Atanasio contro il mondo" ), per la sua incrollabile fedeltà a questi principi di fronte a tutto e a tutti.

Nel suo primo esilio a Treviri tra il 335 e il 337 completò il suo doppio trattato Contro i Gentili – sull’Incarnazione, nel quale dava le sue ragioni della vera identità di Cristo, "vero Dio" e "vero uomo".

Con la morte di Costantino nel 337, l'Impero fu diviso tra i suoi tre figli, tra cui Costanzo II, che si interessava di teologia.

Come il padre, anche Costanzo si lasciò convincere da Eusebio di Nicomedia, capo dei semi-ariani, a combattere le teorie di Atanasio tacciandole di sabellianismo, eresia propugnata da Marcello d'Ancyra.

In quel momento Costanzo non era ancora unico imperatore.

Il fratello Costante I, che regnava in occidente, in accordo con papa Giulio I, riunì il concilio di Sardica ( l'odierna Sofia ) nel 343.

Presente Atanasio e, in assenza del papa, sotto la direzione di Osio di Cordova, dopo il ritiro degli eusebiani, venne riaffermato il Credo Niceno e riabilitato Atanasio che poté rientrare nuovamente a Alessandria nel 346.

Nel 350 morì assassinato Costante e Costanzo rimase unico padrone dell'Impero.

Eusebio di Nicomedia era morto così come Ario, ma due vescovi, Basilio di Ancira e Acacio di Cesarea, le cui dottrine erano state condannate nel concilio di Sardica, entrarono nelle grazie dell'imperatore e lo convinsero a indire tutta una serie di concili per porre fine all'eresia di Fotino di Sirmio, in realtà con l'obiettivo di far dire che la dottrina di Atanasio non era altro che un fotinianismo camuffato.

Siccome in occidente le idee di Atanasio erano più sostenute, l'imperatore, spinto dai suoi consiglieri semi-ariani, moltiplicò in Italia e in Gallia i concili destinati a distruggere quella pretesa d’eresia, detta dei niceani, cioè dei sostenitore del Concilio di Nicea del 325.

In questi concili i vescovi erano costretti a scegliere tra la condanna di Atanasio o l'esilio.

Alla morte di papa Giulio I nel 352 gli successe Liberio che non accettò di condannare Atanasio.

Con vari concili indetti dall’imperatore tra il 351 e il 359 tenutisi a Sirmio, abituale residenza di Costanzo, si tentò di contrapporre varie formule a quella di Atanasio.

Nel 358 si riuscì a far condannare da papa Liberio Atanasio per l’uso del termine consostanziale.

Ancora vari concili si tennero nel più completo disordine e senza nessuna chiarezza fino alla morte dell’imperatore nel 361.

Questo breve e travagliato periodo fece pronunciare a Sofronio Eusebio Girolamo la famosa frase: « L’universo gemette nello sbalordimento di vedersi diventato ariano! ».

Il nuovo imperatore Flavio Claudio Giuliano indicato dai cristiani come l' "Apostata", con il suo editto di tolleranza nei confronti di tutte le fedi e confessioni religiose del 361, permise a tutti i vescovi cristiani di fede non ariana di rientrare dall'esilio.

Così anche per Atanasio, che negli ultimi esili si era dovuto rifugiare nel deserto presso gli anacoreti monaci del deserto già conosciuti in gioventù e che furono sempre molto ammirati da lui.

Atanasio scrisse la vita di uno dei più famosi: sant'Antonio abate.

Al termine di questa travagliata vita ebbe la soddisfazione di riuscire a convocare nel 362 nella sua Alessandria un concilio d'oriente che, con grande prova di larghezza d'animo, pose fine a tutte le dispute dogmatiche, facendo semplicemente rivivere i decreti del concilio di Nicea rifuggendo da qualsiasi discussione di termini.

Moriva il 2 maggio del 373 nel suo letto, lui che aveva dovuto per buona parte della sua vita girovagare esiliato e profugo.

Il corpo è conservato ad Alessandria d'Egitto presso la cattedrale copta di San Marco.

Alcune reliquie si conservano a Venezia, presso l'antica chiesa di San Zaccaria, dove il corpo rimase sino al maggio del 1973.

A Santa Sofia d'Epiro ( CS ), presso la chiesa madre è conservata la reliquia di una falange del santo.