Cantico spirituale Manoscritto B

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Nota sulla strofa seguente

1 - Ma, poiché abbiamo detto che Dio di niente altro si serve che di amore, sarà bene prima dirne la ragione.

Ciò accade perché tutte le nostre opere e tutte le nostre fatiche, per quanto siano grandi, sono niente davanti a Dio giacché con esse non gli possiamo dare niente, né compiere il suo desiderio, che è solo quello di esaltare l'anima.

Nessuna glorificazione desidera per sé, ché non ne ha bisogno, per cui se si serve di qualche cosa, se ne serve perché l'anima sia esaltata.

Perché non vi è altra cosa in cui la possa esaltare tanto quanto in quella di renderla uguale a sé, perciò vuole unicamente che ella lo ami, essendo proprio dell'amore rendere uguale chi ama con la cosa amata.

Per questo, possedendo l'amore perfetto, l'anima chiama se stessa sposa del Figlio di Dio, con un termine che significa uguaglianza con Lui, nella quale uguaglianza di amicizia tutto è comune ad ambedue, secondo quanto lo Sposo dice ai suoi discepoli: Vi ho chiamato amici, perché vi ho manifestato tutto ciò che ho inteso dal Padre mio ( Gv 15,15 ).

Dice dunque la strofa:

Strofa 28

L'anima mia si è data,

tutti i miei beni sono a suo servizio;

non pasco più la greggia,

non ho più altra cura,

ché solo nell' amore è il mio esercizio.

Spiegazione

2 - Dopo che nella strofa precedente l'anima, o meglio la sposa, ha detto di essersi data tutta allo Sposo senza riservare nulla per sé, nella presente descrive il modo con cui ha fatto questo dono.

Afferma che ormai il suo spirito, il suo corpo, le sue potenze ed ogni sua capacità non sono più impiegate nelle cose sue, ma in quelle che si riferiscono al servizio dello Sposo.

Perciò ella non cerca più il proprio interesse né va dietro ai propri gusti e nemmeno si prende pensiero delle cose o delle altre cure estranee o lontane da Dio.

Con Dio stesso anzi ella non usa altro modo di trattare fuori dell'esercizio di amore, perché ormai ha già cambiato in amore tutto il suo precedente modo di fare, secondo quanto ora si dirà.

L'anima mia si è data.

3 - Dicendo di essersi donata, l'anima mette in risalto il dono di sé fatto all'Amato in quell'unione di amore, dove si è votata al servizio di Lui, con tutte le sue potenze, intelletto, volontà e memoria.

Con l'intelletto, applicandosi conoscere le cose che sono di maggior sua gloria per compierle, con la volontà amando tutto ciò che piace al Signor e volgendo sempre a Lui l'affetto, con la memoria preoccupandosi di quanto riguarda il suo servizio divino e gli torna più gradito.

E aggiunge:

tutti i miei beni sono a suo servizio.

4 - Per tutti i miei beni l'anima intende quanto appartiene alla parte sensitiva.

La parte sensitiva comprende il corpo con tutti i sensi o potenze, sia interni che esterni e ogni capacità naturale, vale a dire le quattro passioni, gli appetiti e le altre forze naturali.

Tutto ciò è ormai occupato nel servizio dell'Amato, insieme con la parte razionale o spirituale.

L'anima infatti usa del corpo secondo Dio indirizzando a Lui i sensi interni ed esterni con le loro azioni.

Anche le sue quattro passioni sono unite con il Signore, poiché ella non gode che in Lui, non spera che i Lui, non teme che Lui e non si duole che in Lui; e così tutti i suoi appetiti e tutte le sue preoccupazioni vanno solo a Dio.

5 - Tutti questi beni sono indirizzati a Dio in modo tale che tutte le loro parti nei primi moti si sentono inclinate ad operare in Dio e per Dio, anche se l'anima ne se ne accorge.

L'intelletto, la memoria e la volontà vanno immediatamente verso il Signore, gli affetti, i sensi, i desideri e gli appetiti, la speranza, la gioia e ogni possesso e primo slancio si rivolgono verso Dio, quantunque l'anima non si accorga di operare per Lui.

Perciò ella molto spesso agisce per amore di Dio, a tende a Lui e si occupa delle sue cose, senza ricordarsi che lo fa per Lui, poiché l'abitudine posseduta da lei in questo genere di azioni la priva dell'avvertenza, dell'attenzione e degli atti fervorosi che era solita suscitare a principio di ogni azione.

Poiché questo capitale è già indirizzato al Signore nella maniera suddetta, l'anima necessariamente deve fare quanto afferma nel verso seguente:

non pasco più la greggia,

6 - come se dicesse: non vado più dietro ai miei gusti e ai miei appetiti, poiché, avendoli riposti e consacrati a Dio, non li conduco più al peccato, né li custodisco per un vantaggio personale.

Non solo dice che non pasce più la greggia, ma anche:

non ho più altra cura.

7 - Prima di giungere a compiere questo dono di sé e dei suoi beni all'Amato, l'anima si dedicava a tante occupazioni inutili mediante le quali serviva il proprio e l'altrui appetito: erano tante quanti erano gli abiti di imperfezione posseduti.

Tali occupazioni consistono nell'abitudine di dire, pensare e fare cose inutili, senza usarne in maniera conforme alla perfezione.

Inoltre l'anima suole avere altri appetiti con cui serve a quelli degli altri, come sono le ostentazioni, i complimenti, le adulazioni, i riguardi, il desiderio di fare buona figura e di piacere ancora alla gente e numerosi altri mezzi vani, per mezzo dei quali ella si preoccupa di piacere al prossimo, occupandovi la cura, l'appetito, l'opera, insomma tutto quanto possiede.

L'anima ormai non ha più queste abitudini, poiché ogni sua parola, pensiero e opera appartiene ed è indirizzata a Dio, senza le imperfezioni del passato.

Perciò è come se dicesse: non cerco più di soddisfare il mio o l'altrui appetito, né mi occupo più, intrattenendomici, in altri inutili passatempi e vanità del mondo,

ché solo nell'amore è il mio esercizio.

8 - Quasi dicesse: ogni mia occupazione è posta nell'esercizio dell'amore di Dio, cioè ogni capacità dell'anima, il corpo, la memoria, l'intelletto e la volontà, i sensi interni ed esterni, e gli appetiti della parte sensitiva e spirituale si muovono per amore e nell'amore, facendo o soffrendo tutto per amore.

A ciò allude David quando dice: lo custodirò per te la mia forza ( Sal 59,10 ).

9 - Ora c'è da notare che quando l'anima giunge a tale stato, sente nascere sempre un amore e un piacere maggiore da ogni esercizio della parte sensitiva e di quella spirituale, sia nell'agire che nel patire l'azione altrui.

Perfino l'orazione e la conversazione con Dio, che prima ella soleva tenere su altri argomenti e in altro modo, ormai sono divenuti del tutto un esercizio di amore.

Perciò sia che il suo tratto riguardi le cose temporali che quelle spirituali, ella può sempre dire: Ché solo nell'amare è il mio esercizio.

10 - Vita felice, felice stato!

Fortunata l'anima che giunge là dove tutto le è diventato ormai sostanza di amore, piacere e diletto nuziale.

Qui la sposa può rivolgere con verità allo Sposo le parole di puro amore che gli rivolge nel Cantico: Custodii per te tutte le mele nuove e vecchie ( Ct 7,13 ), come se dicesse: Amato mio, chiedo per amor tuo tutto l'aspro e il faticoso e per te riservo tutto ciò che è soave e gustoso.

Ma il senso accomodato di questo verso è che l'anima in tale stato di fidanzamento spirituale ordinariamente cammina in unione d'amore di Dio, la quale è una comune e ordinaria avvertenza amorosa della volontà in Dio.

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