Proviamo a capirci

Introduzione

Parte seconda: Stare bene con gli altri è complicato

Bucce di banana

Siamo tutti esperti comunicatori, se per esperto intendiamo chi ha avuto modo di accumulare nel tempo molta pratica: senza rendercene conto abbiamo cominciato a comunicare già prima di nascere facendoci sentire con i nostri movimenti nel grembo materno, abbiamo continuato il nostro esercizio subito dopo la nascita segnalando la fame, il bisogno di essere puliti o il dolore ricorrendo al pianto insistente caratteristico dei neonati; a qualche mese di vita abbiamo iniziato ad esercitarci nel sorriso ed all'età di un anno circa abbiamo cominciato ad usare le prime parole.

Inizialmente accettavamo come interlocutori pochi visi conosciuti: quello materno ed insieme ad esso quello dei familiari più vicini.

Successivamente abbiamo allargato il nostro interesse ai piccoli compagni di gioco, quindi a quelli della scuola materna ed alla maestra e poi via via coinvolgendoci con un numero sempre più ampio di interlocutori e con messaggi sempre più complessi.

Ciascuno di noi ha così accumulato nel corso degli anni l'esperienza di un grandissimo numero di situazioni di comunicazione.

Tante e tante volte il nostro stare bene è stato disturbato dall'affacciarsi di una qualsiasi, il più delle volte anche piccola, esigenza o pulsione, che ci ha indotto a ricorrere alla comunicazione per stabilire un collegamento vitale grazie al quale ottenere la risposta adeguata,

Malgrado l'esperienza così acquisita, abbiamo dovuto accorgerci però che, come comunicatori, non sempre « le ciambelle ci riescono con il buco ».

Ci succede infatti di sentire il bisogno di essere attenti al bene di un figlio dandogli dei consigli ed esserne contraccambiati con una reazione di insofferenza, di sperimentare l'esigenza di avere più calore nei rapporti con chi amiamo e, quanto più tentiamo di avvicinarci, tanto più sentirci respinti, di cercare di andare d'accordo con tutti sul lavoro e in cambio riceverne indifferenza.

Ci sentiamo fraintesi, disattesi e ci viene qualche volta il dubbio che le nostre intenzioni vengano interpretate in modo arbitrario, quasi capriccioso.

Il fatto è che il comunicare, malgrado la sua naturalezza e la sua apparente semplicità, è ricco di complicazioni.

Numerose « bucce di banana » sono sparse sul terreno dei nostri collegamenti vitali.

Esistono aspetti critici della comunicazione, cioè punti caldi, in presenza dei quali è facile fare passi falsi.

È intuibile che chi li conosce, quando se li trova di fronte, li sappia affrontare e risolvere.

Chiediamo quindi aiuto agli studiosi, che negli ultimi decenni si sono dedicati con molta attenzione alla ricerca sulla comunicazione umana, per farci dire da loro quali siano questi punti critici e per capire ciò che determina la riuscita o l'insuccesso di un collegamento vitale.

Gli « ingredienti » della comunicazione

Prendendo a prestito un esempio dalla gastronomia, potremmo dire che la comunicazione assomiglia ad un piatto, la cui ricetta richiede determinati ingredienti.

La riuscita di questo piatto dipende dalla qualità di questi ingredienti, dal loro dosaggio e da come ciascuno di essi viene trattato prima di essere unito o mescolato agli altri.

Anzitutto è però necessario conoscere questi ingredienti, perché solo conoscendoli li si può usare convenientemente.

Allo stesso modo gli studiosi si sono preoccupati di conoscere gli « ingredienti » fondamentali che entrano nella « ricetta » della comunicazione, per capire quale tipo, quale dosaggio e quale trattamento siano più appropriati.

Una prima interessante conclusione cui sono arrivati indica in cinque gli ingredienti1 che sono sempre presenti in tutte le ricette relative alla comunicazione tra le persone.

Approfonditi studi hanno portato ad escludere condizioni relazionali in cui non si riscontri la presenza di tutti e cinque questi elementi simultaneamente.

Una seconda conclusione vede nella qualità, nel dosaggio e nel modo di intrecciarsi di questi cinque ingredienti l'origine del successo o della difficoltà nel comunicare.

Gli « ingredienti », sinteticamente, si possono così definire:

1. l'esistenza di modalità di comunicazione diverse, oltre alle parole;

2. la presenza inevitabile di giudizi impliciti sugli interlocutori;

3. l'esistenza di percezioni unilaterali, che alimentano meccanismi ripetitivi;

4. il vincolo di dover scegliere tra complementarità e competizione;

5. l'impossibilità di non comunicare.

Ci rendiamo conto che così espressi questi ingredienti basilari della comunicazione umana risultano di ben ardua comprensione per chi non sia in qualche modo già addentro nell'argomento.

Nelle prossime pagine il lettore troverà trattato ciascuno di essi in modo approfondito e, con l'aiuto di molti esempi ricavati dalla vita di tutti i giorni, si troverà nella condizione di poterli comprendere.

Conoscere la comunicazione per farne buon uso

Prima di accingerci ad esaminare il funzionamento di questi meccanismi, vorremmo mettere in guardia sul rischio di un errore.

Nel corso dei prossimi capitoli verranno di tanto in tanto segnalati effetti indesiderati derivanti dall'azione di qualcuno tra gli ingredienti in discussione.

La tentazione in questi casi può essere quella di eliminare quella certa componente, in modo da eliminarne insieme anche le conseguenze.

Gli esperti ci ricordano però che i cinque elementi sono senza eccezione sempre tutti presenti in ogni situazione di comunicazione per cui qualsiasi tentativo da parte nostra di annullarne anche uno solo è destinata a fallire, essendo ciò in contraddizione con questa loro proprietà.

Possiamo piuttosto conoscerli meglio ed organizzare le nostre modalità comunicative in maniera tale da metterli al servizio della qualità dei nostri collegamenti vitali.

Nostra intenzione è quindi di additare al lettore il modo caratteristico di manifestarsi di ciascuno di essi, non per suggerire come contrastarli, ma per intuire come tenerli sotto controllo.

Non si pensi che questo rappresenti poca cosa: lo studio della casistica ci permette di affermare che, anche con la loro pura e semplice conoscenza, unita all'abilità nel distinguerli ( la si può acquisire con un po' di attenzione e di esercizio ), chiunque è già in grado di far fare un interessante salto di qualità alle proprie capacità di comunicazione.

Indice

1 Alcuni scienziati tra i più autorevoli usano il termine cinque assiomi della comunicazione per designare quelli che nel testo vengono chiamati « ingredienti ».
Essi vogliono, definendoli assiomi, sottolineare quanto questi elementi debbano essere giudicati fondamentali, tanto da considerare scontata la loro acquisizione per lo sviluppo della ricerca scientifica.