Vita seconda

Il transito del Padre Santo

Capitolo CLXII

Esortazione e benedizione dei Frati prima di morire

[804] 214. Alla morte dell'uomo - dice il saggio - sono svelate tutte le sue opere.

È appunto ciò che vediamo gloriosamente compiuto nel Santo.

Percorrendo con animo pronto la via dei comandamenti di Dio, giunse attraverso i gradi di tutte le virtù alla più alta vetta, e rifinito a regola d'arte, come un oggetto in metallo duttile, sotto il martello di molteplici tribolazioni, raggiunse il limite ultimo di ogni perfezione.

Fu allora soprattutto che brillarono maggiormente le sue mirabili azioni, e rifulse chiaramente alla luce della verità che tutta la sua vita era stata divina, quando, dopo aver calpestato le attrattive di questa vita mortale, se ne volò libero al cielo.

Infatti, dimostrò di stimare una infamia vivere, secondo il mondo, amò i suoi sino alla fine, accolse la morte cantando.

Quando sentì vicini gli ultimi giorni, nei quali alla luce effimera sarebbe succeduta la luce eterna, mostrò con l'esempio delle sue virtù che non aveva niente in comune con il mondo.

Sfinito da quella malattia così grave, che mise termine ad ogni sua sofferenza, si fece deporre nudo sulla terra nuda, per essere preparato in quell'ora estrema, in cui il nemico avrebbe potuto ancora sfogare la sua ira, a lottare nudo con un avversario nudo.

In realtà aspettava intrepido il trionfo e con le mani unite stringeva la corona di giustizia.

Posto così in terra, e spogliato della veste di sacco, alzò, come sempre il volto al cielo e, tutto fisso con lo sguardo a quella gloria, coprì con la mano sinistra la ferita del lato destro, perché non si vedesse.

Poi disse ai frati: « Io ho fatto il mio dovere; quanto spetta a voi, ve lo insegni Cristo! ».

[805] 215. A tale vista, i figli proruppero in pianto dirotto e, traendo dal cuore profondi sospiri, quasi vennero meno sopraffatti dalla commozione.

Intanto, calmati in qualche modo i singhiozzi, il suo guardiano, che aveva compreso per divina ispirazione il desiderio del Santo, si alzò in fretta, prese una tonaca, i calzoni ed il berretto di sacco: « Sappi - disse al Padre - che questa tonaca, i calzoni ed il berretto, io te li do in prestito, per santa obbedienza!

E perché ti sia chiaro che non puoi vantare su di essi nessun diritto, ti tolgo ogni potere di cederli ad altri ».

Il Santo sentì il cuore traboccare di gioia, perché capì di aver tenuto fede sino alla fine a madonna Povertà.

Aveva infatti agito in questo modo per amore della povertà, così da non avere in punto di morte neppure l'abito proprio, ma uno ricevuto in prestito da altri.

Aveva poi l'abitudine di portare in testa un berretto di sacco per coprire le cicatrici riportate nella cura degli occhi, mentre gli sarebbe stato necessario un copricapo di lana qualsiasi, purché fine e morbidissima.

[806] 216. Poi il Santo alzò le mani al cielo, glorificando il suo Cristo, perché poteva andare libero a lui senza impaccio di sorta.

Ma per dimostrare che in tutto era perfetto imitatore di Cristo suo Dio, amò sino alla fine i suoi frati e figli, che aveva amato fin da principio.

Fece chiamare tutti i frati presenti nella casa, e cercando di lenire il dolore che dimostravano per la sua morte, li esortò con affetto paterno all'amore di Dio.

Si intrattenne a lungo sulla virtù della pazienza e sull'obbligo di osservare la povertà, raccomandando più di ogni altra norma il santo Vangelo.

Poi, mentre tutti i frati gli erano attorno, stese la sua destra su di essi e la pose sul capo di ciascuno cominciando dal suo vicario: « Addio - disse - voi tutti figli miei, vivete nel timore del Signore e conservatevi in esso sempre!

E poiché si avvicina l'ora della prova e della tribolazione, beati quelli che persevereranno in ciò che hanno intrapreso!

Io infatti mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla sua grazia ».

E benedisse nei presenti anche tutti i frati, ovunque si trovassero nel mondo, e quanti sarebbero venuti dopo di loro sino alla fine dei secoli.

[807] Nessuno si usurpi questa benedizione, che impartì ai presenti per gli assenti.

Come è stata riportata altrove, ha chiaramente qualche riferimento personale, ma ciò va piuttosto riferito all'ufficio.

Capitolo CLXIII

Ultime azioni del Santo e sua morte

[808] 217. Mentre i frati versavano amarissime lacrime e si lamentavano desolati, si fece portare del pane, lo benedisse, lo spezzò e ne diede da mangiare un pezzetto a ciascuno.

Volle anche il libro dei Vangeli e chiese che gli leggessero il Vangelo secondo Giovanni, dal brano che inizia: Prima della festa di Pasqua ecc.

Si ricordava in quel momento della santissima cena, che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli per l'ultima volta, e fece tutto questo appunto a veneranda memoria di quella cena e per mostrare quanta tenerezza di amore portasse ai frati.

[809] Trascorse i pochi giorni che gli rimasero in un inno di lode, invitando i suoi compagni dilettissimi a lodare con lui Cristo.

Egli poi, come gli fu possibile, proruppe in questo salmo: Con la mia voce ho gridato al Signore, con la mia voce ho chiesto soccorso al Signore.

Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio, e con certi versi, che aveva composto un tempo, le esortava all'amore divino.

Perfino la morte, a tutti terribile e odiosa, esortava alla lode, e andandole incontro lieto, la invitava ad essere suo ospite: « Ben venga, mia sorella morte! ».

[810] Si rivolse poi al medico: « Coraggio, frate medico, dimmi pure che la morte è imminente: per me sarà la porta della vita! »

E ai frati: « Quando mi vedrete ridotto all'estremo, deponetemi nudo sulla terra come mi avete visto ieri l'altro, e dopo che sarò morto, lasciatemi giacere così per il tempo necessario a percorrere comodamente un miglio ».

Giunse infine la sua ora, ed essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio.

Un Frate vede l'anima del Santo nel suo transito

[811] 217a. Un frate suo discepolo, assai rinomato, vide l'anima del padre santissimo salire direttamente al cielo.

Era come una stella, ma con la grandezza della luna e lo splendore del sole, e sorvolava la distesa delle acque trasportata in alto da una nuvoletta candida.

[812] Si radunò allora una grande quantità di gente, che lodava e glorificava il nome del Signore.

Accorse in massa tutta la città di Assisi e si affrettarono pure dalla zona adiacente per vedere le meraviglie, che il Signore aveva manifestato nel suo servo.

I figli intanto effondevano in lacrime e sospiri il pio affetto del cuore, addolorati per essere rimasti orfani di tanto padre.

Ma la singolarità del miracolo mutò il pianto in giubilo e il lutto in esplosione di gioia.

Vedevano distintamente il corpo del beato padre ornato delle stimmate di Cristo e precisamente nel centro delle mani e dei piedi, non i fori dei chiodi, ma i chiodi stessi formati dalla sua carne, anzi cresciuti con la carne medesima, che mantenevano il colore oscuro proprio del ferro, e il costato destro arrossato di sangue.

La sua carne, prima oscura di natura, risplendendo di un intenso candore, preannunziava il premio della beata risurrezione.

Infine, le sue membra divennero flessibili e molli, non rigide come avviene nei morti, ma rese simili a quelle di un fanciullo.

Capitolo CLXIV

La visione di Frate Agostino in punto di morte

[813] 218. Era in quel tempo ministro dei frati della Terra di Lavoro frate Agostino.

Da tempo aveva perduto l'uso della parola, ma, quando giunse all'ora della morte, gridò tutto ad un tratto: « Aspettami, Padre, aspetta!

Ecco, ora vengo con te ».

Tutti i presenti l'udirono e si chiedevano sorpresi a chi parlasse a questo modo.

« Non vedete - rispose con sicurezza - il nostro padre Francesco, che va in cielo? ».

E subito la sua anima santa, libera dalla carne, seguì il padre santissimo.

Capitolo CLXV

Dopo la sua morte il Padre appare ad un Frate

[814] 219. In quella notte e alla stessa ora, il padre glorioso apparve ad un altro frate di vita lodevole, mentre era intento a pregare.

Era vestito di una dalmatica di porpora, e lo seguiva una folla innumerevole di persone.

Alcuni si staccarono dal gruppo per chiedere al frate: « Costui non è forse Cristo, o fratello? ».

« Sì, è lui », rispondeva.

Ed altri di nuovo lo interrogavano: « Non è questi san Francesco? ».

E il frate allo stesso modo rispondeva affermativamente.

In realtà sembrava a lui e a tutta quella folla che Cristo e Francesco fossero una sola persona.

Questa affermazione non può essere giudicata temeraria da chi sa intendere bene, perché chi aderisce a Dio diventa un solo spirito con Lui e lo stesso Dio sarà tutto in tutti.

Alla fine, il Padre e quel corteo meraviglioso giunsero in un luogo quanto mai delizioso, dove scorrevano acque limpidissime.

Era tutto uno splendore di erbe, di fiori, di alberi di ogni specie.

Nel mezzo sorgeva un palazzo di straordinaria grandezza e bellissimo.

Il nuovo cittadino del cielo vi entrò festoso, e avendo notato numerosi frati attorno ad una mensa, preparata splendidamente e traboccante di ogni sorta di delizie, cominciò con i suoi a banchettare gioiosamente.

Capitolo CLXVI

Visione del Vescovo di Assisi riguardante il transito del Padre.

[815] 220. Il vescovo di Assisi in quel tempo era andato in pellegrinaggio alla chiesa di San Michele.

Mentre nel ritorno si era fermato a Benevento, gli apparve Francesco, nella notte del suo trapasso, e gli disse: « Ecco, Padre, lascio il mondo e vado a Cristo ».

Al mattino svegliatosi, il vescovo narrò ai compagni la visione e, chiamato un notaio, fece segnare il giorno e l'ora del transito.

Ne fu molto rattristato e pianse per il dolore di avere perduto il migliore dei padri.

Ritornato poi alla sua terra, raccontò ogni cosa e ringraziò senza fine il Signore per i suoi doni.

Canonizzazione e traslazione di San Francesco

[816] 220a. Nel nome del Signore Gesù. Amen.

Nell'anno della sua Incarnazione 1226, il 3 ottobre, nel giorno che aveva predetto, compiuti vent'anni da quando aveva aderito in modo perfettissimo a Cristo seguendo la vita e le orme degli Apostoli, l'uomo apostolico Francesco, sciolto dai ceppi di questa vita mortale, passò felicemente a Cristo.

E sepolto presso la città di Assisi, cominciò a risplendere ovunque per tanti e così vari miracoli, che indusse in breve tempo gran parte del mondo ad ammirare il secolo rinnovato.

Poiché già in diverse parti, si era reso famoso per lo splendore di nuovi miracoli, affluivano da ogni luogo persone gioiose di essere state liberate col suo aiuto dai loro affanni, il signor papa Gregorio, trovandosi a Perugia con tutti i cardinali ed altri prelati, cominciò a trattare la sua canonizzazione.

Tutti furono concordi e si dissero favorevoli.

Lessero e approvarono i miracoli, che il Signore aveva operato per mezzo del suo servo, ed esaltarono con le più alte lodi la santità della sua vita.

Anzitutto vennero convocati a tanta solennità i principi della terra.

Poi, nel giorno fissato, tutto lo stuolo dei prelati e una infinita moltitudine di popolo accompagnarono il Papa in Assisi, per celebrarvi, a maggiore onore del Santo, la sua canonizzazione.

Quando tutti si trovarono nel luogo preparato per una circostanza così solenne, da principio papa Gregorio parlò al popolo ed annunziò con affetto dolcissimo le meraviglie del Signore.

Poi, con un nobilissimo discorso, tessé le lodi del padre san Francesco, versando lacrime di commozione mentre esponeva la purezza della sua vita.

Finito il discorso, papa Gregorio alzò le mani al cielo e con voce sonora proclamò, ...

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