Trattato dei miracoli

Capitolo VI

Donna Giacoma dei settesoli

[860] 37. Giacoma dei Settesoli, la cui fama nella città di Roma era pari alla sua santità, aveva meritato il privilegio di un particolare affetto da parte del Santo.

Non sta a me ripetere, a lode di lei, l'illustre casato, la nobiltà della famiglia, le ampie ricchezze, ed infine la meravigliosa perfezione delle sue virtù, la lunga castità vedovile.

Essendo dunque il Santo ammalato di quella malattia, che doveva condurlo, dopo tante sofferenze, con morte beata, al felice compimento della sua vita, pochi giorni prima di morire, chiese che fosse avvertita a Roma donna Giacoma, perché se voleva vedere colui che già aveva tanto amato come esule in terra e che ora era prossimo al ritorno verso la patria, si affrettasse a venire.

Si scrive una lettera, si cerca un messo molto veloce e trovatolo si dispose al viaggio.

All'improvviso si udì alla porta un calpestìo di cavalli, uno strepito di soldati e il rumore d'una comitiva.

Uno dei confratelli, quello che stava dando istruzioni al messo, si avvicinò alla porta e si trovò alla presenza di colei, che invece cercava lontano.

Stupito, si avvicinò in fretta al Santo e pieno di gioia disse: « Padre, ti annunzio una buona novella ».

Il Santo, prevenendolo, gli rispose: « Benedetto Dio, che ha condotto a noi donna Giacoma, fratello nostro!

Aprite le porte, esclama, e fatela entrare, perché per fratello Giacoma non c'è da osservare il decreto relativo alle donne! ».

38. Ci fu tra gli illustri ospiti una grande esultanza, si pianse di gioia e di commozione.

In più, perché nulla mancasse al miracolo, si scopre che la santa donna aveva portato tutto ciò che riguardava le esequie come conteneva la lettera antecedentemente scritta.

Infatti aveva recato un panno di colore cenerino, con cui coprire il corpicciuolo del morente, parecchi ceri, una sindone per il volto, un cuscino per il capo, e un certo piatto che il Santo aveva desiderato; insomma tutto ciò che l'anima di questo uomo aveva richiesto, Dio l'aveva suggerito a lei.

[861] Continuerò il racconto di questo pellegrinaggio - perché tale è stato veramente - per non lasciare senza consolazione la nobile pellegrina.

La moltitudine e soprattutto il devoto popolo della città attendeva ormai prossimo il passaggio del Santo dalla morte alla vita.

Ma alla venuta della pellegrina romana il Santo si era un poco ripreso e si pensava allora che sarebbe vissuto ancora.

Perciò quella signora pensò di licenziare il resto della comitiva, per rimanere lei sola con i figli e pochi scudieri.

Ad essa però il Santo disse: « Non farlo, poiché io partirò sabato e tu te ne andrai la domenica con tutti ».

E così accadde: all'ora predetta entrò nella Chiesa trionfante colui che aveva combattuto così eroicamente in quella militante.

Tralascio qui il concorso delle folle, i cori inneggianti, i rintocchi solenni delle campane, le copiose lacrime; tralascio i pianti dei figli, i singhiozzi degli amici, i sospiri dei compagni.

Mi limiterò a narrare come la pellegrina, privata del conforto del Padre, fu consolata.

[862] 39. Pertanto essa, tutta madida di lacrime, tratta in disparte, viene di nascosto accompagnata presso la salma, e, ponendole tra le braccia il corpo dell'amico, il vicario esclama: « Ecco, stringi da morto colui che hai amato da vivo! ».

Ed essa, versando cocenti lacrime sopra quel corpo, raddoppia flebili richiami e singhiozzi, e ripetendo affettuosi abbracci e baci, solleva il velo per vederlo scopertamente.

Che più? Contempla quel prezioso vaso, in cui era stato nascosto un tesoro più prezioso, adorno di cinque perle.

Ammira quelle cesellature, degne dell'ammirazione di tutto il mondo, che la mano dell'Onnipotente aveva scolpito, e così d'un tratto, piena di insolita letizia, si rianima tutta alla vista dell'amico morto.

Subito suggerisce che non si debba dissimulare e tener nascosto più a lungo un così inaudito miracolo, ma con una risoluzione molto saggia lo si mostri agli occhi di tutti.

Accorrono perciò tutti à gara a tale spettacolo, e costatano come Dio non aveva veramente mai fatto cose sì grandi ad alcun'altra nazione e sono tutti ripieni di stupore.

Qui sospendo lo scritto, non volendo balbettare ciò che non potrei descrivere.

Giovanni Frigia Pennate allora fanciullo, in seguito proconsole di Roma e conte del Sacro Palazzo, quello che allora insieme alla madre, vide con i propri occhi e toccò con le proprie mani liberamente l'afferma con giuramento, lo confessa contro tutti i dubbi.

Ritorni ormai la pellegrina alla sua città, consolata dal privilegio di tanta grazia, e noi, dopo aver narrato la morte del Santo, passiamo ad altro.

Indice