Trattato dei miracoli

Capitolo XV

Lebbrosi e persone affette da emorragia

[967] 146. A San Severino, un giovane di nome Atto, era lebbroso ormai all'ultimo stadio.

Tutte le sue membra erano tumide e gonfie, e guardava ogni cosa con sguardo orribile.

Giaceva così quasi sempre a letto, e infondeva ai suoi parenti un'infinita tristezza.

Un giorno suo padre rivolgendosi a lui, lo persuase a consacrarsi al beato Francesco.

Egli acconsentì con gioia alla proposta, e il padre si fece portare uno stoppino di candela, col quale misurò la statura del giovane.

Promise con voto di portare ogni anno una candela alta quanto suo figlio al beato Francesco.

Appena fatto il voto, il malato subito si alzò dal giaciglio e si ritrovò guarito dalla lebbra.

[968] 147. Un altro uomo, di nome Buonuomo, della città di Fano, paralitico e lebbroso, accompagnato dai parenti alla chiesa di san Francesco, ottenne completa guarigione di ambedue le malattie.

[969] 148. Una nobildonna, di nome Rogata, nella diocesi di Sora, soffriva da ventitrè anni di emorragie; un giorno udì un giovane cantare in lingua volgare i miracoli che Dio aveva operato in quei giorni per mezzo del beato Francesco.

Mossa da profondo dolore, pianse e incominciò ardente di fede a dire dentro di sé: « O beatissimo padre Francesco, per il cui merito rifulgono miracoli così grandi, degnati di liberarmi da queste sofferenze!

Finora un miracolo così grande non hai operato! ».

Spesso, infatti, à causa dell'eccessivo flusso di sangue, la donna sembrava prossima a morire; appena cessava, essa si gonfiava in tutto corpo.

Trascorsi pochi giorni, si ritrovò risanata per i meriti del beatissimo Francesco.

Anche il figlio di lei, di nome Mario, che aveva un braccio rattrappito, appena formulato il voto, fu risanato dal Santo di Dio.

[970] 149. Una donna della Sicilia, oppressa per sette anni da emorragie, fu risanata allo stesso modo dal vessillifero di Cristo, il beato Francesco.

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