Legenda Maior

Capitolo XI

Comprensione delle Scritture e spirito di Profezia

[1187] 1. La dedizione instancabile alla preghiera, insieme con l'esercizio ininterrotto delle virtù, aveva fatto pervenire l'uomo di Dio a così grande chiarezza di spirito che, pur non avendo acquisito la competenza nelle sacre Scritture mediante lo studio e l'erudizione umana, tuttavia, irradiato dagli splendori della luce eterna, scrutava le profondità delle Scritture con intelletto limpido e acuto.

Il suo ingegno, puro da ogni macchia, penetrava il segreto dei misteri, e dove la scienza dei maestri resta esclusa, egli entrava con l'affetto dell'amante.

Leggeva, di tanto in tanto, i libri sacri e riteneva tenacemente impresso nella memoria quanto aveva una volta assimilato: giacché ruminava continuamente con affettuosa devozione ciò che aveva ascoltato con mente attenta.

[1188] Una volta i frati gli chiesero se aveva piacere che le persone istruite, entrate nell'Ordine, si applicassero allo studio della Scrittura; ed egli rispose: " Ne ho piacere, sì; purché, però, sull'esempio di Cristo, di cui si legge non tanto che ha studiato quanto che ha pregato, non trascurino di dedicarsi all'orazione e purché studino non tanto per sapere come devono parlare, quanto per mettere in pratica le cose apprese, e, solo quando le hanno messe in pratica, le propongano agli altri.

Voglio che i miei frati siano discepoli del Vangelo e progrediscano nella conoscenza della verità, in modo tale da crescere contemporaneamente nella purezza della semplicità.

Così non disgiungeranno la semplicità della colomba dalla prudenza del serpente, che il Maestro insuperabile ha congiunto con la sua parola benedetta ".

[1189] 2. Interrogato, a Siena, da un religioso, dottore in sacra teologia, su alcuni passi di difficile interpretazione, svelò gli arcani della divina sapienza con tale chiarezza di dottrina, che quell'esperto rimase fortemente stupito e, pieno d'ammirazione, esclamò: " Veramente la teologia di questo padre santo si libra, come un'aquila in volo, sulle ali della purezza e della contemplazione; mentre la nostra scienza striscia col ventre per terra ".

Per quanto egli fosse inesperto nell'arte del dire, pure, pieno di scienza, scioglieva il nodo dei dubbi e portava alla luce le cose nascoste.

E non è illogico che il Santo abbia avuto in dono la comprensione delle Scritture, giacché descriveva la loro verità in tutte le sue opere, in quanto era imitatore perfetto di Cristo, e aveva in sé il loro autore, in quanto era ripieno di Spirito Santo.

[1190] 3. Splendeva in lui anche lo spirito di profezia, tant'è vero che prevedeva il futuro e leggeva i segreti dei cuori, vedeva le cose lontane come se fossero presenti e lui stesso si faceva vedere presente in maniera meravigliosa, alle persone lontane.

Quando l'esercito cristiano stava assediando Damiata, c'era anche l'uomo di Dio, munito non di armi ma di fede.

Venne il " giorno della battaglia ", in cui i cristiani avevano stabilito di dare l'assalto alla città.

Quando seppe questa decisione, il servo di Cristo, uscendo in forti lamenti, disse al suo compagno: " Se si tenterà l'assalto, il Signore mi ha rivelato che non andrà bene per i cristiani.

Ma, se io dirò questo, mi riterranno un pazzo; se tacerò non potrò sfuggire al rimprovero della coscienza.

Dunque: a te che cosa sembra meglio? ".

Gli rispose il suo compagno: " Fratello, non preoccuparti affatto del giudizio della gente: non è la prima volta che ti giudicano pazzo.

Líberati la coscienza e abbi timore più di Dio che degli uomini ".

A queste parole, l'araldo di Cristo affronta pieno di slancio, i crociati e, preoccupato di salvarli dai pericolo, cerca di impedire l'attacco, preannuncia la disfatta.

Ma la verità viene presa per una favola: indurarono il loro cuore e non vollero convertirsi.

Si va, si attacca battaglia, si combatte, e tutto l'esercito cristiano si volge in fuga: frutto dell'attacco non è il trionfo, ma l'obbrobrio.

Le schiere dei cristiani tornarono decimate da un terribile macello: circa sei mila tra morti e prigionieri.

Allora fu ben chiaro, ben evidente che non si doveva disprezzare la sapienza del povero, poiché il cuore dell'uomo giusto annuncia talvolta le cose vere meglio di sette sentinelle in vedetta.

[1191] 4. In un'altra circostanza, ritornato dai paesi d'oltremare, si stava recando a Celano, per predicare e fu invitato a pranzo, con umile e devota insistenza, da un cavaliere. Egli, dunque, andò alla casa del cavaliere, accolto con grande gioia da tutta la famiglia, lieta per la venuta di quegli ospiti poverelli.

Prima di prendere cibo, l'uomo a Dio devoto, secondo la sua abitudine, offrì a Dio le preghiere di lode, stando con gli occhi rivolti al cielo.

Finita la preghiera, chiamò familiarmente in disparte il buon ospite e così gli disse: " Ecco, fratello ospite: vinto dalle tue preghiere, io son venuto a mangiare nella tua casa.

Ora affrettati a seguire i miei ammonimenti, perché tu non mangerai qui, ma altrove.

Confessa subito i tuoi peccati, con vera contrizione e pentimento: non nascondere nulla dentro di te; rivela tutto con una confessione sincera.

Tu hai accolto con tanta devozione i suoi poveri e oggi il Signore te ne darà il contraccambio ".

Acconsentì subito, quell'uomo, alle parole del Santo e manifestò al compagno di lui in confessione tutti quanti i peccati; mise ordine alle sue cose e si preparò meglio che poté ad accogliere la morte.

Entrarono, infine, nella sala da pranzo e, mentre gli altri incominciavano a mangiare, l'ospite improvvisamente esalò l'anima, colpito da morte repentina, secondo la parola dell'uomo di Dio.

E così, come dice la Verità, colui che aveva accolto il profeta con misericordiosa ospitalità, meritò di ricevere la mercede del profeta.

Difatti, per la profezia del Santo, quel cavaliere devoto provvide a se stesso e, premunito con le armi della penitenza contro la morte improvvisa, sfuggì alla dannazione eterna e fu accolto negli eterni tabernacoli.

[1192] 5. Nel tempo in cui il Santo giaceva malato a Rieti, portarono da lui, steso su un letticciuolo, un canonico, di nome Gedeone, vizioso e mondano, colpito da una grave malattia.

Il canonico lo pregava piangendo, insieme con i presenti, di benedirlo col segno della croce.

Ma il Santo gli replicò: " Come potrò segnarti con la croce, se finora sei vissuto seguendo gli istinti della carne, senza timore dei giudizi di Dio?

Ad ogni modo, per la devozione e le preghiere di queste persone che intercedono per te, ti benedirò col segno della croce in nome del Signore.

Tu, però, sappi che andrai incontro a castighi più gravi, se una volta guarito, tornerai al vomito.

Perché il peccato di ingratitudine si merita sempre punizioni peggiori delle prime ".

Appena ebbe tracciato su di lui il segno della croce, colui che giaceva rattrappito si alzò risanato e, prorompendo nelle lodi di Dio, esclamò: " Sono guarito! ".

Le ossa della sua schiena scricchiolarono, come quando si rompe legna secca con le mani: furono in molti a sentire.

Ma costui, passato un po' di tempo, si dimenticò di Dio e si abbandonò di nuovo alla impudicizia.

Ebbene, una sera che era andato a cena in casa di un altro canonico e vi era rimasto per passare la notte, improvvisamente il tetto della casa crollò.

Ma, mentre tutti gli altri riuscirono a sfuggire alla morte, solo quel misero fu sorpreso e ucciso.

Per giusto giudizio di Dio l'ultima condizione di quell'uomo fu peggiore della prima, a causa del peccato d'ingratitudine e del disprezzo di Dio, giacché è necessario essere grati per il perdono ricevuto, e il delitto ripetuto dispiace doppiamente.

[1193] 6. In un'altra circostanza, una devota nobildonna si recò dal Santo, per esporgli il proprio dolore e richiedere il rimedio: aveva un marito molto cattivo, che la faceva soffrire osteggiandola nel servizio di Cristo.

Perciò chiedeva al Santo di pregare per lui, affinché Dio si degnasse nella sua bontà d'intenerirgli il cuore.

Il Santo, dopo averla ascoltata, le disse: " Va in pace e sta sicura che fra poco avrai dal tuo uomo la consolazione che desideri ".

E aggiunse: " Gli dirai da parte di Dio e mia che ora è tempo di misericordia; poi, di giustizia ".

Ricevuta la benedizione, la donna ritorna, trova il marito, gli riferisce quelle parole.

Scende sopra di lui lo Spirito Santo che, trasformandolo in un uomo nuovo, così lo induce a rispondere con tutta mansuetudine: " Signora, mettiamoci a servire il Signore e salviamo l'anima nostra ".

Dietro esortazione della santa moglie, condussero una vita da celibi per parecchi anni, finché ambedue nello stesso giorno tornarono al Signore.

Veramente degno di ammirazione lo Spirito profetico operante in quest'uomo di Dio, con la potenza del quale egli rinnovava il vigore alle membra ormai inaridite e nei cuori induriti imprimeva la pietà.

Ma non è meno stupefacente la chiarezza con cui questo spirito profetico gli faceva prevedere gli eventi futuri e scrutare il segreto delle coscienze, quasi gli avesse conferito il duplice spirito di Elia, invocato da Eliseo.

[1194] 7. A Siena, aveva predetto ad un suo amico alcune cose che dovevano accadergli nei suoi ultimi giorni.

Ebbene quel dotto religioso, che, come abbiamo ricordato sopra andava talvolta a interrogare il Santo su problemi scritturistici, venne a conoscenza di quelle predizioni, ma aveva il dubbio che non le avesse fatte proprio il padre santo.

Perciò andò da lui per informarsi di persona.

Il Santo non solo asserì di aver fatto quelle predizioni ma, mentre l'interlocutore cercava di sapere i fatti degli altri, gli predisse profeticamente la sorte che era riservata a lui stesso.

E, per imprimergli nel cuore la predizione con maggior sicurezza, espose con chiarezza un segreto tormento di coscienza che il religioso non aveva mai rivelato ad anima vivente.

Non solo, però, glielo rivelò in modo mirabile, ma glielo recise via con un consiglio salutare.

Aggiungo a conferma di tutti questi particolari, che quel religioso fece proprio la fine che il servo di Cristo gli aveva predetto.

[1195] 8 Di ritorno dai paesi d'oltremare, una volta, mentre viaggiava in compagnia di frate Leonardo d'Assisi, dovette servirsi dl un asinello, perché troppo affaticato.

Frate Leonardo, che lo scortava, in un momento di umana debolezza, incominciò a dire dentro di sé: " Mica giocavano insieme i genitori di costui e i miei.

Ed ecco, lui sta in sella e io qui a piedi a guidare il suo asino ".

Aveva appena fatto questo pensiero che il Santo scese improvvisamente dall'asino e gli disse: " Non conviene fratello, che io stia in sella e tu vada a piedi, perché tu nei mondo eri più nobile e più importante di me ".

Stupefatto e ricoperto di rossore, il frate si riconosce colto in fallo, e subito si prostra ai suoi piedi; profondendosi in lacrime, mette a nudo tutto quanto ha pensato e chiede perdono.

[1196] 9 Un frate, devoto a Dio e al servo di Cristo, andava rimuginando nel cuore questo suo pensamento: sarà degno della grazia del cielo colui al quale il Santo concede la sua familiarità e il suo affetto; invece colui che il Santo tratta come un estraneo, lo si deve considerare escluso dal numero degli eletti.

Tormentato spesso da questa idea conturbante bramava ardentemente che l'uomo di Dio gli accordasse la sua familiarità, e tuttavia non svelava a nessuno il segreto del suo cuore.

Ma il padre pietoso lo chiamò dolcemente a se e gli parlò così: "Non ti turbi alcun pensiero, o figlio, perché io ti ritengo il più caro tra tutti quelli che mi sono particolarmente cari e volentieri ti faccio dono della mia familiarità e del mio amore".

Il frate ne fu meravigliato e, divenuto da allora ancor più devoto, non solo crebbe nell'amore verso il Santo, ma, per opera e grazia dello Spirito Santo, si arricchì di doni sempre maggiori.

[1197] Al tempo in cui, sul monte della Verna, se ne restava rinchiuso nella cella, uno dei suoi compagni sentiva un gran desiderio di avere la Francesco qualche scritto con le parole del Signore, firmate di sua propria mano.

Aveva la convinzione che con questo mezzo avrebbe potuto eliminare o almeno, certo, sopportare con minore pena la grave tentazione da cui era tormentato: tentazione non di sensi ma di spirito.

Languiva per tale desiderio e si sentiva interiormente angustiato; ma si lasciava vincere dalla vergogna e non osava confidare la cosa al reverendo padre.

Ma quello che non disse l'uomo, lo rivelò lo Spirito.

Francesco, infatti, ordinò a quel frate di portargli inchiostro e carta e vi scrisse le Lodi del Signore, firmandole con la benedizione di propria mano, e gli disse: " Prendi questo bigliettino e custodiscilo con cura fino al giorno della tua morte ".

Prende, il frate, quel dono tanto desiderato e immediatamente sente svanire tutta quella tentazione.

La lettera viene conservata, e, in seguito, servì a compiere cose meravigliose, a testimonianza delle virtù di Francesco.

[1198] 10. C'era un frate, a giudicare dal di fuori, santissimo e veramente esemplare; ma amante delle singolarità.

Dedicava tutto il suo tempo alla preghiera; osservava il silenzio con tale intransigenza che aveva preso l'abitudine di confessarsi non a parole, ma a cenni.

Il padre santo si trovò a passare dal luogo dov'era questo frate e parlò di lui con gli altri confratelli.

Tutti gli altri magnificavano questo tale con grandi panegirici; ma l'uomo di Dio replicò: " Smettetela, fratelli, di lodarmi in costui le finzioni del diavolo.

Sappiate che si tratta di tentazione diabolica e d'inganno fraudolento ".

Male accolsero i frati questa risposta: secondo loro era impossibile che la falsità e la frode potessero imbellettarsi sotto tanti indizi di perfezione.

Ma, di lì a non molti giorni, quando quel tale se ne andò dall'Ordine, fu ben chiaro a tutti che l'uomo di Dio aveva letto, col suo sguardo luminoso, nell'intimo segreto di quel cuore.

Era questo il modo in cui egli prevedeva infallibilmente anche la caduta di molti, che sembravano star dritti come pure la conversione a Cristo di molti peccatori.

Perciò sembrava che egli contemplasse ormai da vicino lo specchio della luce eterna, nel cui mirabile splendore l'occhio del suo spirito poteva vedere le cose fisicamente lontane come se fossero presenti.

[1199] 11 . Mentre, una volta, il suo vicario stava tenendo il Capitolo, Francesco se ne stava a pregare nella cella, quasi facendosi intermediario tra i frati e Dio.

Ebbene, uno di questi frati, protetto dal mantelletto di qualcuno che lo difendeva, rifiutava di assoggettarsi alla disciplina.

Il Santo vide in ispirito la scena, chiamò uno dei frati e gli disse: " Fratello, ho visto sulla schiena di quel frate disobbediente un diavolo, che lo stringeva al collo: soggiogato da un simile cavaliere, guidato dalle sue briglie e dai suoi incitamenti, egli disprezzava il freno dell'obbedienza.

Ho pregato Dio per quel frate, e subito il demonio se n'è andato via scornato.

Perciò va dal frate e digli che senza indugio pieghi il collo sotto la santa obbedienza ".

Ammonito per ambasciatore, il frate si convertì immediatamente a Dio e si gettò umilmente ai piedi del vicario.

[1200] 12. Un'altra volta capitò che due frati, da paesi lontani, si recassero all'eremo di Greccio, per vedere di persona l'uomo di Dio e portarne via con sé la benedizione che già da lungo tempo desideravano.

Ma, giunti sul posto, non lo trovarono, perché dal luogo comune si era già ritirato in cella.

Già se ne ripartivano sconsolati, quando, mentre si allontanavano, egli, contro ogni sua abitudine, uscì dalla cella, e, benché non avesse potuto in alcun modo, con mezzi umani, sentirli arrivare e partire, li chiamò, gridando dietro di loro ad alta voce, e li benedisse in nome di Cristo, tracciando il segno della croce.

Proprio come loro avevano desiderato.

[1201] 13. Una volta andarono da lui due frati della Terra di Lavoro, il più vecchio dei quali, durante il viaggio, aveva dato non poco scandalo al più giovane.

Quando furono davanti al Padre, egli chiese al più giovane come si era comportato con lui il frate suo compagno.

E quello rispose: " Sì, sì: abbastanza bene ".

Ma Francesco replicò: " Sta attento, fratello, a non mentire, sotto pretesto di umiltà!

Perché io so, io so.

Ma aspetta un po' e vedrai! ".

Il frate rimase enormemente meravigliato: come mai il Santo aveva potuto conoscere in ispirito cose avvenute così lontano?

Di lì a pochi giorni lascia l'Ordine e se ne va fuori, colui che aveva dato scandalo al fratello, non aveva chiesto perdono al Padre e non aveva ricevuto il necessario ammaestramento della correzione.

Due cose risultarono ben chiare contemporaneamente nella fine disastrosa di uno solo: quanto siano giusti i castighi di Dio e quanto fosse penetrante lo spirito profetico di Francesco.

[1202] 14. Come, poi, egli sia apparso miracolosamente a persone da cui si trovava lontano, ce lo hanno detto con evidenza le pagine precedenti.

Basta richiamare alla memoria come, assente, egli comparve ai frati, trasfigurato su un carro di fuoco e come si fece vedere presente, in figura di croce, ai capitolari di Arles.

Si deve credere che questi fatti siano avvenuti per disposizione divina, nel senso che quel suo meraviglioso comparire in vari luoghi con la sua persona fisica stava ad indicare palesemente come il suo spirito era in perfetta comunione con la Luce della eterna Sapienza, quella Sapienza che è più nobile d'ogni moto e penetra dappertutto per la sua purezza, si comunica alle anime sante e forma gli amici di Dio e i profeti.

Infatti l'eccelso Dottore suole rivelare i suoi misteri ai semplici e ai piccoli, come abbiamo visto dapprima in Davide, il più sublime tra i profeti, e, successivamente, in Pietro, il principe degli apostoli e, finalmente, in Francesco, il poverello di Cristo.

Erano, essi, semplici e illetterati; ma lo Spirito Santo con il suo magistero li rese illustri: Davide, pastore, perché pascesse il gregge della Sinagoga, liberato dall'Egitto; Pietro, il pescatore, perché riempisse le reti della Chiesa con una moltitudine di credenti, Francesco, il mercante, perché, vendendo e donando tutto per Cristo, comprasse la perla della vita evangelica.

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