Legenda Maior  

X - Altri miracoli vari

[1320] 1. A Gagliano Aterno, in diocesi di una donna di nome Maria, serva fedele e Gesù e di san Francesco.

Un giorno d'estate, uscita a procurarsi il necessario con le proprie mani, la donna si sentì venir meno per il gran caldo e per la gran sete.

Sola, su una montagna arida e assolutamente sprovvista d'acqua, si gettò a terra quasi esanime e incominciò a invocare piamente, nel suo cuore, il suo protettore san Francesco.

Continuò la sua preghiera umile e sentita, finché, spossata all'estremo dalla fatica, dalla sete e dal caldo, si assopì alquanto.

Ed ecco venire san Francesco e chiamarla per nome, dicendole: " Alzati e bevi l'acqua che la generosità di Dio ha procurato per te e per molti ".

All'udire quella voce, la donna si destò dal suo sopore, tutta confortata; e afferrando una felce lì vicino, la svelse dalle radici; poi, scavando tutto intorno con un bastoncino, trovò acqua viva: era, all'inizio, un tenue zampillo; ma subito, per divina potenza, si ingrandì in una sorgente.

Bevve, dunque, la donna a sazietà; poi si lavò gli occhi e sentì che acquistavano nuova forza visiva, mentre prima li aveva appannati a causa d'una lunga malattia.

S'affrettò a casa, la donna, e raccontò a tutti lo stupendo miracolo, a gloria di san Francesco.

Udito il prodigio, molti accorsero da ogni parte e costatarono per esperienza diretta la efficacia miracolosa di quell'acqua, poiché in gran numero, bagnandosi con essa, dopo aver confessato i loro peccati, venivano guariti da varie malattie.

Quella chiara fonte c'è ancora e accanto è stato costruito un oratorio in onore di san Francesco.

[1321] 2. A Sahagún, nella Spagna, san Francesco fece rinverdire miracolosamente, contro ogni speranza, un ciliegio ormai secco, ridonandogli fiori e frutti.

Liberò, inoltre, col suo intervento miracoloso, le campagne di Villasilos dal flagello dei vermi, che rodevano le vigne tutt'intorno.

Un sacerdote di Palencia, che tutti gli anni aveva il granaio invaso dai tarli del grano, lo affidò con fede al Santo, e il Santo lo mondò completamente da quei parassiti.

Un signore di Petramala, nel regno delle Puglie, raccomandandosi umilmente al Santo, ottenne che il suo campo rimanesse indenne dal terribile flagello dei bruchi, che faceva strage tutt'intorno.

[1322] 3. Un certo Martino aveva condotto i buoi al pascolo, lontano dal suo paese.

Uno dei buoi cadde e si fratturò una gamba molto malamente, sicché non c'era modo di rimediare.

Martino decise di scuoiarlo; ma non avendo l'arnese necessario e dovendo tornare a casa a prenderlo, lasciò a san Francesco la cura del bue, fiducioso che il Santo lo avrebbe custodito fino al suo ritorno dall'assalto dei lupi.

Ritornò il mattino dopo, prestissimo, con lo scortichino, nel bosco dove aveva lasciato il bue, ma lo trovò che pascolava, così sano che non si riusciva assolutamente a distinguere quale fosse la gamba fratturata.

Martino rese grazie al buon pastore che aveva custodito con tanta cura il suo bue e lo aveva guarito.

L'umile Santo ama soccorrere tutti quanti lo invocano e non sdegna di venir incontro alle necessità, per quanto piccole, degli uomini.

Infatti ad un tale di Amiterno fece ritrovare il giumento che gli era stato rubato.

A una donna di Antrodoco riaggiustò perfettamente un catino nuovo, che, cadendo, s'era rotto in mille pezzi.

Anche ad un contadino di Montolmo, nelle Marche, riaggiustò il vomere, reso inutilizzabile da una rottura.

[1323] 4. Nella diocesi di Sabina c'era una vecchierella ottuagenaria, alla quale la figlia, morendo, aveva lasciato un bambino ancora lattante.

Piena di miseria, era la vecchierella, ma vuota di latte: e non c'era nessuna donna che si prestasse a dare al bambino affamato la necessaria razione di latte, sicché la vecchierella non sapeva proprio da che parte voltarsi.

Intanto il bambino si indeboliva.

Allora la vecchierella, priva di ogni aiuto umano, una notte, tra una pioggia di lacrime, si rivolse con tutta l'anima al beato padre Francesco, invocando soccorso.

Il Santo, che ama l'età innocente, fu subito accanto a lei e le disse: " Io sono san Francesco che, tu o donna, hai invocato con tante lacrime.

Porgi le tue mammelle alla bocca del bambino, perché il Signore ti darà latte in abbondanza ".

La vecchia adempì all'ordine del Santo e immediatamente le mammelle della ottuagenaria diedero latte in abbondanza.

La fama di questo mirabile dono del Santo si diffuse ovunque, perché molti, uomini e donne, erano accorsi a vedere.

E siccome la lingua non poteva impugnare ciò che gli occhi attestavano, tutti si sentivano infervorati a lodare Dio per la potenza mirabile e per l'amabile pietà del suo Santo.

[1324] 5. Due coniugi di Scoppito avevano un unico figlio che era nato con le braccia attaccate al collo, le ginocchia congiunte al petto e i piedi uniti alle natiche, sicché non pareva figlio di uomini, ma un mostro.

Da qui la loro quotidiana afflizione per quella discendenza così umiliante.

Era la donna a soffrire più intensamente.

Spesso ella si rivolgeva a Cristo con grida e lamenti, pregandolo che si degnasse di venir incontro alla sua infelicità e alla sua vergogna, per l'intercessione di san Francesco.

Una notte, mentre, oppressa da questa tristezza, si abbandonava ad un triste sonno, le apparve san Francesco, che la confortò con tenere parole e inoltre la esortò a portare il figlio in un luogo vicino dedicato al suo nome, per aspergerlo nel nome del Signore con l'acqua del pozzo che vi avrebbe trovato: così sarebbe divenuto perfettamente sano.

La donna, però, non volle eseguire l'ordine del Santo, che glielo ripeté in una seconda apparizione.

Infine, apparendole una terza volta, la condusse col suo bambino fino alla porta del luogo indicato, precedendola e facendole da guida.

Vedendo sopraggiungere alcune matrone, venute per loro devozione a visitare quel luogo, la donna raccontò loro accuratamente la visione.

Quelle, allora, andarono con lei a presentare il bambino ai frati.

Poi la più nobile tra loro attinse l'acqua dal pozzo e lavò il bambino con le proprie mani: subito tutte le membra del bambino acquistarono una posizione normale e il bambino fu sano.

La grandezza del miracolo suscitò lo stupore di tutti.

Aggiunta posteriore

[1325] 5a. A Susa, un giovane di Rivarolo Canavese, di nome Ubertino, era entrato nell'Ordine dei frati minori.

Durante il noviziato, a causa di un terribile spavento, divenne pazzo e, colpito da gravissima paralisi in tutta la parte destra, perdette con il moto la sensibilità, l'udito e la parola.

Con grande mestizia dei frati, egli rimase disteso nel letto in quella condizione così pietosa per molti giorni, mentre intanto si avvicinava la solennità di san Francesco.

Alla vigilia, ebbe un momento di lucido intervallo e, così come gli riusciva, si mise ad invocare con parole indistinte ma fervida fede, il padre pietoso.

All'ora del mattutino, mentre tutti gli altri frati erano in coro, intenti alle divine lodi, ecco, il beato padre apparve al novizio nell'infermeria, vestito con l'abito dei frati, facendo risplendere una grande luce in quell'abitazione.

E, ponendogli la mano sul fianco destro, la fece scorrere dolcemente dalla testa ai piedi; gli mise le dita nell'orecchio e gli impresse un segno particolare sulla spalla destra, dicendo: " Questo sarà per te il segno che Dio, servendosi di me, che tu hai voluto imitare entrando in Religione, ti ha ridonato perfetta salute ".

Poi, mettendogli il cingolo, che, stando a letto, il novizio non aveva indosso, gli disse: " Alzati e va in chiesa a celebrare devotamente, insieme con gli altri, le prescritte lodi di Dio ".

Detto questo, mentre il giovane cercava di toccarlo con le mani e di baciargli i piedi, in segno di ringraziamento, il beato padre scomparve dalla sua vista.

Il giovane, riacquistata la salute e la lucidità della mente, la sensibilità e la parola, entrò in chiesa, tra lo stupore dei frati e dei secolari, presenti per la circostanza, che avevano visto il giovane quand'era paralitico e senza senno partecipò alla recita delle lodi e poi raccontò per ordine il miracolo, infiammando tutti alla devozione per Cristo e per il beato Francesco.

[1326] 6. Un abitante di Cori, in diocesi di Ostia, aveva perduto totalmente l'uso della gamba e non poteva assolutamente camminare né muoversi.

Trovandosi in così grave angustia e disperando dell'aiuto umano, una notte si diede a presentare le sue querele a san Francesco, come se lo vedesse lì presente, in questo stile: " O san Francesco, aiutami.

Non ti ricordi il servizio che ti ho fatto e la devozione che ti ho sempre dimostrato?

Io ti ho portato sul mio asino, ho baciato i tuoi sacri piedi e le tue sacre mani; sempre ti sono stato devoto, sempre sono stato generoso con te: ed ecco che ora muoio tra questi crudelissimi tormenti "

Spinto da questi lamenti, subito si fece presente quel Santo che non dimentica i benefici ricevuti ed è riconoscente ai suoi devoti, apparendo in compagnia di un altro frate, all'uomo che vegliava in preghiera.

Gli disse che era accorso alla sua chiamata e che aveva portato la medicina per guarirlo.

Gli toccò la parte offesa con un bastoncino in forma di Tau, facendo scoppiare il tumore e ridonandogli perfetta salute.

Ma fece una cosa ancor più meravigliosa: gli lasciò impresso il sacro segno del Tau sul punto dov'era stata sanata la piaga, a memoria del miracolo.

Era questo il segno con il quale san Francesco firmava le sue lettere, ogni volta che la carità lo spingeva ad inviare qualche missiva.

[1327] 7. Ma ecco: mentre la nostra mente, distratta dalla varietà dei fatti narrati, indugia ora su l'uno ora su l'altro dei miracoli compiuti dal beato padre, si è incontrata nuovamente, sotto la guida di Dio, con il Tau, cioè con il segno della salvezza.

Ciò è avvenuto per i meriti di Francesco stesso, glorioso alfiere della croce, e ci permette di rilevare che la croce è divenuta la più solida testimonianza della gloria che ora egli gode, trionfando con Cristo in cielo, così come era stata la causa dei suoi meriti eccelsi e della sua salvezza, quando seguiva la milizia di Cristo, qui sulla terra.

[1328] 8. E, in verità, questo mistero grande e mirabile della croce, nel quale i carismi della grazia, i meriti delle virtù, i tesori della sapienza e della scienza sono nascosti così profondamente da risultare incomprensibili ai sapienti e ai prudenti di questo mondo, fu svelato a questo piccolo di Cristo in tutta la sua pienezza, tanto che in tutta la sua vita egli ha seguito sempre e solo le vestigia della croce, ha conosciuto sempre e solo la dolcezza della croce, ha predicato sempre e solo la gloria della croce.

Perciò egli, all'inizio della sua conversione ha potuto dire con verità, come l'Apostolo: " Non sia mai ch'io mi glori d'altro che della Croce di Cristo ".

Con non minor verità ha potuto ripetere, nello svolgimento della sua vita: " Tutti quelli che seguiranno questa regola, pace sopra di loro e misericordia ".

E con pienezza di verità, nel compimento della sua vita, ha potuto concludere: « Io porto nel mio corpo le stimmate del Signore Gesù! ».

Ma noi bramiamo sentire ogni giorno da lui anche quell'augurio: " La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia col vostro spirito, fratelli. Amen ".

[1329] 9. Glòriati, dunque, ormai sicuro, nella gloria della croce, o glorioso alfiere di Cristo; tu che, cominciando dalla croce, sei progredito seguendo la regola della croce e nella croce hai portato a compimento la tua opera.

Glòriati, ora che prendendo a testimonio la croce, manifesti a tutti i fedeli quanto sei glorioso nel cielo.

Ormai ti seguano sicuri coloro che escono dall'Egitto: il legno della croce di Cristo farà dividere davanti a loro il mare ed essi passeranno il deserto, attraverseranno il Giordano della vita mortale e, sorretti dalla mirabile potenza della croce, entreranno nella terra promessa dei viventi.

Là ci introduca il vero condottiero e salvatore dei popolo, Gesù Cristo crocifisso, per i meriti del suo servo Francesco, a lode del Dio uno e trino; che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

È terminata la narrazione dei miracoli compiuti dal beato Francesco dopo la sua morte.

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