Beghinaggio

Dizionario

1) Complesso di edifici usati come abitazioni di una comunità di beghine


Comunità di beghini o beghine.

Tali denominazioni ( di etimo incerto ma probabilmente collegabili al francese begard: mendicante ) compaiono sporadicamente in testi del sec. XIII, a designare, secondo un'inflessione spregiativa, rispettivamente preti, monaci e monache, o semplici laici e laiche che adottavano uno stile di vita religioso giudicato eccentrico rispetto a quello ordinario per il radicale pauperismo e il rigoroso ascetismo.

Il beghinaggio andò configurandosi, prima nei Paesi Bassi, poi in Germania e Francia, alla stregua di piccoli sodalizi religiosi che vivevano in comunità recintate all'interno delle città ( curtes ), praticando la castità e dedicandosi alla preghiera e all'assistenza dei malati e dei bisognosi.

Pur attraverso metamorfosi ed eclissi, gli indirizzi di pratica cristiana e le associazioni che si richiamano a tali gruppi conobbero una grande fioritura nei Paesi Bassi durante i secc. XVII e XVIII, sopravvivendo, come a Gand, anche alle persecuzioni del periodo rivoluzionario e napoleonico.

Beghine

Pie donne nubili o vedove che vivono in luoghi chiusi ( beghinaggi), o in case comuni o sole o in piccoli gruppi di due o tre. Non sono vere e proprie religiose in quanto pronunciano, temporaneamente, soltanto i voti di ubbidienza e castità.

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Beghine e begardi sono i nomi che, a partire dal XIII secolo, furono utilizzati per indicare membri di associazioni religiose formatesi al di fuori della struttura gerarchica della Chiesa cattolica con lo scopo di una rinascita spirituale della persona tramite una vita monastica ma senza voti.

Questi movimenti sorsero nelle Fiandre intorno al 1150 e si diffusero largamente in Germania e in Francia, e, in misura minore, in Italia, dove la Chiesa romana cercò di incanalare la religiosità femminile entro forme monastiche tradizionali.

Sebbene non si basassero necessariamente su presupposti eterodossi, queste associazioni, alle quali si era ammessi senza pronunciare i voti, ben presto caddero in sospetto di eresia a causa della loro interpretazione esclusivamente letterale delle Sacre Scritture.

Tradussero infatti i testi in francese: Bibbie vernacolari, contenenti errori di traduzione e passi ritenuti eretici, divennero ampiamente disponibili al pubblico a Parigi.

Furono influenzate dagli insegnamenti degli albigesi e dai Fratelli del Libero Spirito, la cui dottrina fiorì nei pressi di Colonia nello stesso periodo e fu condannata come eretica.

I termini beghina e begardo erano probabilmente utilizzati con connotazione dispregiativa e derisoria da parte dei membri delle istituzioni ecclesiali più antiche che guardavano con sospetto e timore la nascita in seno alla Chiesa di simili movimenti, anche a causa del loro radicale rifiuto verso qualunque legge, comando o norma sociale.

Non a caso poche di queste associazioni di laici saranno con il tempo inquadrate nell'ortodossia.

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Begardi Beghine

I. Il termine indica uomini ( boni viri ) e donne ( mulieres religiose ) appartenenti a un movimento spirituale che si colloca tra i religiosi e i laici.

Il termine beghine ( fr. = begin[e] ), originariamente usato in Brabanzia, nei territori di Liegi e nelle zone renane, può essere una corruzione popolare di Albigenses ( J. van Mierlo ), oppure deriva dal verbo anglosassone beggen ( pregare, mendicare ) o, più probabilmente, dal fr. antico bege ( lana grezza o non tinta ) con il suffisso inus, cioè beg(h)inus, persona che indossava l'abito degli eretici ( catari o lollardi ).

Il termine begardi ( bogardi, beg(h)inhardi ), sviluppatosi da beguinus e usato non prima del sec. XIII, fu applicato prevalentemente in senso ereticale.

I termini acquistavano un significato ambiguo perché non si distinguevano sempre i centri ortodossi dai gruppi che diffondevano dottrine eterodosse ( Fratelli del libero spirito ).

II. Vita ed esperienza.

I b. vivevano insieme in case comuni e più tardi nei beghinaggi, formati da un complesso di casette per due o tre persone, entro un recinto nel quale, a volte, venivano costruiti un oratorio o una chiesa e, talvolta, un cimitero.

Nel sec. XIII il numero dei beghinaggi crebbe rapidamente in tutta Europa, ma soprattutto nei paesi nordici, accogliendo centinaia di donne.

Luigi IX ( 1270 ), re di Francia, fece costruire a Parigi un beghinaggio per 400 donne e sostenne tale fondazione non solo con la sua generosità ma anche con pie allocuzioni.

I b. non emettevano voti perpetui perciò potevano tornare nel mondo e anche sposarsi.

Non formavano comunità di vita conventuale, erano senza superiori regolari e sceglievano un(a) responsabile o superiore(a) locale che viveva già nel beghinaggio.

Un sacerdote diocesano o un religioso ( domenicano o francescano ) provvedeva alla celebrazione della Messa.

I b. si dedicavano, in comune o privatamente, a esercizi di pietà, praticavano opere di carità ( assistenza a malati a domicilio, ecc. ), si guadagnavano da vivere con lavori manuali, con l'insegnamento, talvolta andavano perfino a mendicare.

Nell'ultimo Medioevo i beghinaggi diventarono case di accoglienza per i poveri e, al tempo stesso, servivano come ricoveri di vedove ( per es. la madre di Ruusbroec ) o anche di donne anziane e benestanti.

I beghinaggi venivano preferibilmente eretti nelle città, ma le b. vivevano anche in luoghi isolati e in gruppi peregrinanti, non sempre ben viste dall'autorità diocesana.

Il movimento, che si collega strettamente ai movimenti femminili dei secc. XII XIII, ha paralleli in Francia ( papelardes ), in Italia ( pinzocchere o bisocche, da non confondere con le mantellate ), e in Spagna ( beate ).

Tale movimento si spiega storicamente data l'impossibilità di donne consacrate ( recluse ) a continuare a vivere associate a un Ordine religioso e a seguire una Regola, cosa proibita dalla nuova disciplina monastica ( riforma gregoriana ) del sec. XII.

Per tale motivo le b. cominciarono a raggrupparsi in associazioni autonome per dedicarsi a una fervida vita religiosa, ma senza formare conventi.

Per esempio, nel 1170, il sacerdote Lamberto organizzò a Liegi una casa di b., mentre nella fondazione ( 1180 ) di s. Ivetta di Huy () si allestì un lebbrosario assistito da b.

Probabilmente c'erano già case nella prima metà del sec. XII.

Giacomo di Vitry ( 1240 ), il grande protettore del beghinismo in Belgio, ne ottenne da Onorio III ( 1227 ) l'approvazione, sebbene non per iscritto, e il movimento si diffuse rapidamente in Francia, in Olanda e in Germania lungo il Reno.

Nei beghinaggi vissero alcune mistiche importanti del sec. XIII: Hadewijch, Dolcelina ( 1274 ), Matilde di Magdeburgo, Margherita Porete, Lutgarda di Tongres ( 1246 ), Ida di Nivelles ( 1231 ).

I loro scritti s'inseriscono nella letteratura mistica dei movimenti femminili, motivo per cui difficilmente si può parlare di una « mistica delle beghine ».

Alcune di esse, poi, entrarono in monastero.

La situazione giuridica delle b. peggiorò in seguito alla condanna del Concilio di Vienne con la Bolla Ad nostrum del 6 maggio 1312, condanna (1317 ) ripetuta poi da Giovanni XXII ( 1419 ).

Esse furono condannate perché, pur non vivendo in uno stato stabilito dalla Chiesa, si occupavano di alte questioni spirituali, come la perfezione ( perfectio ), la beatitudine eterna, la purezza continuata dopo la morte, la contemplazione pura ( altitudo contemplationis ), la libertà.

Un secondo decreto considerava le b. persone alienate ( quasi perducte in mentis insaniam ) che diffondevano dottrine contro la fede cattolica ( ad esempio Lo Specchio delle anime semplici della Porete già proibito nel 1306 ).

Se si permetteva alle b. di condurre un'umile vita di penitenza, in alcuni luoghi esse venivano costrette a vestire abiti secolari.

Ciò nonostante il loro numero cresceva a dismisura e non mancarono autori come Taulero o Ruusbroec che difesero la loro ortodossia, mentre dall'altra parte andavano diminuendo le b. carismatiche.

I beghinaggi continuarono ad espandersi sino all'età del barocco, epoca in cui furono arricchiti di ampie chiese e vissero ancora b. mistiche ( Maria di Oisterwijk, 1547 ).


Magistero

Concilio di Vienne 1311
Sulle Beghine