Benedettini

Dizionario

1) Religiosi, uomini e donne, che vivono secondo la regola benedettina ( camaldolesi, cistercensi e trappisti, mechitaristi, olivetani, silvestrini e vallombrosani ).


Ordine religioso, fondato da san Benedetto, prototipo delle congregazioni monastiche in Occidente.

Sotto la regola benedettina, si raccolsero diverse fondazioni indipendenti di monaci nel corso dei secoli; i benedettini sono, pertanto, una famiglia con molte ramificazioni, attualmente confederate.

Benedettini sono stati più di 40 papi, più di 150 cardinali e non meno di 20.000 tra patriarchi, arcivescovi e vescovi, oltre a più di 15.700 importanti scrittori e letterati.

Con una simile influenza, hanno in larga parte forgiato la cultura europea.

Giustamente, Paolo VI proclamò san Benedetto patrono d'Europa ( cf EdlRC ).

* * *

In senso ampio, le famiglie religiose monastiche, maschili e femmini - fondate, le prime da s. Benedetto da Norcia ( v. ), le seconde dalla sorella di lui, s. Scolastica - che adottarono nel corso dei secoli la Regola di s. Benedetto.

In particolare il termine indica l'ordine in cui si è più nitidamente mantenuta la continuità storica rispetto alla primitiva fondazione: gli attuali benedettini cosiddetti confederati.

Alle origini del monachesimo occidentale

La struttura monastica creata da s. Benedetto corrispondeva a un ideale di vita cristiana da condurre comunitariamente in un monastero, quasi una famiglia, a cui il singolo membro apparteneva indissolubilmente, senza possibilità di scambi, se non momentanei, con altre dimore di fratelli.

La Regola ne costituì non solo l'impianto normativo, in grado di sorreggere e guidare rapporti di vita associata, ma soprattutto la fonte di un'ispirazione religiosa, intrisa di semplicità evangelica, ricca di fascino nella sua forza suadente.

Tale ideale monastico influì sull'intera compagine sociale, saldandone le componenti etniche diverse, dei romani e dei nuovi popoli, mediante un unitario afflato e un'efficace educazione alla fratellanza.

Il primato di Dio - evidente nel ruolo attribuito alla preghiera comune nel monastero quale opus Dei ( opera di Dio ) per eccellenza - insieme al rilievo assegnato al lavoro manuale - in contrasto con la disistima che ne nutrivano i romani, cultori dell'otium ( ossia del tempo libero dal lavoro e dagli affari pubblici ) - e infine il valore dato allo studio e all'opera dello scriptorium ( il complesso delle attività connesse con la produzione del libro manoscritto ) costituirono elementi di indubbia energia pedagogica, fattori decisivi in ordine alla diffusione del cristianesimo.

Il ruolo storico nell'alto Medioevo

I monasteri benedettini furono pure rilevanti propulsori dell'economia, specie per il dissodamento e lo sfruttamento del suolo.

Inoltre, in un'epoca di invasioni e di migrazioni forzate, di crisi economiche, l'influsso equilibratore del microcosmo autarchico rappresentato dal monastero contribuì a stabilizzare una società dai caratteri spesso fluidi.

La diffusione dei nuclei benedettini fu rapida.

Dopo la distruzione di Montecassino per opera dei longobardi, i monaci si rifugiarono a Roma.

Monasteri vennero fondati in Inghilterra, in Germania, nelle Gallie.

Nelle Gallie, dopo una crisi che, verso la fine del sec. IX, aveva determinato la decadenza e spesso la chiusura di molti monasteri, venne fondata a Cluny la celebre abbazia, che assurse a uno dei principali luoghi della cristianità.

Le ramificazioni

Sorsero nuove fondazioni denominate, in base alla loro sede originaria, camaldolesi ( v. ), vallombrosani, cistercensi ( v. ) e altre.

Movimenti federativi tra i vari cenobi si affermarono soprattutto a partire dal sec. XV, producendo risultati apprezzabili sul piano dello scambio di esperienze spirituali, della maggior aderenza al dettato della Regola, della indipendenza dai legami delle commende ( benefici ecclesiastici ) e quindi dai signori locali.

Il sistema che germinò da questo processo, chiamato "congregazionista", venne reso obbligatorio dal concilio di Trento.

La ristrutturazione attuale

Dopo i turbamenti del periodo illuminista e napoleonico, i monasteri benedettini conobbero un'esuberante rifioritura nel sec. XIX, a cui diede ulteriore linfa la ristrutturazione organizzativa stabilita nel 1893 da Leone XIII, la quale, pur conservando l'autonomia e i diritti delle singole abbazie, le raggruppò in 14 congregazioni, con a capo un abate primate, risiedente nel monastero di S. Anselmo a Roma.

v. Monachesimo

* * *

L'ordinamento monastico

Qualunque battezzato può entrare a far parte del cenobio benedettino: il postulante viene accolto nel monastero ed esaminato da un monaco esperto; dopo un anno di noviziato, redigendo una petitio che pone sull'altare dell'oratorio, fa voto di stabilità ( il monaco non può cambiare comunità, ma è legato fino alla morte al medesimo monastero ), di obbedienza e di conversione dei costumi.

Per i pueri oblati è il padre a fare la petitio scritta.

Il capo del monastero è l'abate, eletto a vita nel seno della comunità monastica in base ai meriti e alla dottrina spirituale: egli è il "padre" dei monaci e responsabile della buona amministrazione del monastero.

Accanto all'abate esistono i decani, ai quali sono affidati gruppi di monaci divisi in base all'attività, e il cellerario, che si occupa dell'amministrazione pratica.

La preghiera liturgica è divisa e distribuita lungo il corso della giornata e della notte in sette ore diurne e una notturna: il salmo 119, infatti, recita "Sette volte al giorno io ti lodo" e "Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode".

Poiché la comunità in origine era essenzialmente laicale, la celebrazione della Messa era prevista solo alla domenica e nelle feste.

I monaci hanno il dovere di dedicare le ore libere dal culto liturgico e dalla lectio divina allo svolgimento dei lavori manuali o intellettuali che l'abate ha loro assegnato, in modo che essi possano contribuire con le loro capacità e le loro energie a soddisfare i bisogni della comunità.

Al lavoro viene dato un grande valore anche sul piano ascetico: esso è considerato un mezzo di santificazione perché finalizzato all'edificazione della Civitas Dei nel mondo.


Magistero

Discorso Paolo VI 28-10-1966
Abbadesse e Priore delle Congregazioni Benedettine d'Italia
Discorso Francesco 19-4-2018
125° anniversario della fondazione della Confederazione Benedettina