Certosini

Appartenenti all'ordine religioso fondato nel 1084 da s. Bruno, così chiamati dalla loro sede, il massiccio montuoso della Grande Chartreuse ( in italiano: Grande Certosa ), nel Delfinato.

I primi seguaci del santo edificarono qui, in onore della Vergine, una chiesetta, circondata da capanne, in ciascuna delle quali dimorava un religioso, dedito alla preghiera, al lavoro, alla penitenza.

Le consuetudini che i monaci adottarono, in assenza di una Regola, dal momento che s. Bruno si rifiutò di dettarla, vennero codificate verso il 1127 in 80 capitoli su iniziativa del priore Pietro Grigo, e approvate nel 1133 da Innocenzo II.

Dal 1142 costituirono la normativa canonica per le analoghe fondazioni che si erano andate rapidamente sviluppando in parecchie località.

Il fulcro della vita certosina è costituito dalla solitudine contemplativa e dalle occupazioni di un lavoro vario e corrispondente alle attitudini individuali: dal giardinaggio alla falegnameria, dalla preparazione delle pergamene alla trascrizione di libri.

I momenti comunitari sono costituiti dalla preghiera corale e dalle riunioni capitolari.

La diffusione dei certosini seguì una curva ascendente fino al sec. XVII, al cui termine raggiunse 164 case; a causa di soppressioni e persecuzioni ricorrenti, la parabola andò progressivamente discendendo, fino alla ventina di monasteri segnalati al termine dell'800, quota rimasta in seguito costante.

v. Monachesimo