Cristocentrismo

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Il termine indica la concezione dell'esistenza e della spiritualità e la visione della realtà che trova il suo centro in Gesù Cristo.

Lungo i secoli il cristocentrismo si è dispiegato in differenti versioni e in molteplici filoni.

Se ne possono ricordare due: il primo storico-salvifico, il secondo "obiettivo".

Il cristocentrismo storico-salvifico

Il primo filone pensa Gesù Cristo come il centro della vicenda con cui Dio viene incontro all'uomo.

Cristo è il centro degli interventi di salvezza di Dio, perché, venendo dopo la creazione, l'alleanza e il peccato dell'uomo, si presenta come il redentore dell'uomo, mediante la vita nuova che gli dona, nella Chiesa, con la parola e i sacramenti, fino al compimento della sua libertà alla fine dei tempi ( v. escatologia ).

Cristo è il centro del tempo, l'evento a cui aspira la storia dell'umanità prima di Cristo e che determina il tempo che viene dopo di lui.

Il rapporto di Cristo con l'uomo e il mondo è più profondo e radicale del suo riferimento al peccato: Cristo è inviato come il senso e la misura offerta alla libertà dell'uomo e, quando l'uomo lo rifiuta ( il peccato ), tale offerta di grazia contiene la possibilità di ricuperare anche la negazione della libertà.

Il rapporto di Cristo e della sua carità con l'uomo e il mondo è più originario ( Cristo è il primo dei predestinati ) e, proprio per questo, supera anche il peccato del mondo ( Cristo è il Redentore ).

Il cristocentrismo "obiettivo"

Il cristocentrismo "obiettivo" intende illustrare il rapporto di Cristo con la realtà.

Qui il pensiero cristiano ha delineato visioni grandiose, che hanno ritrovato in Cristo il punto di convergenza di molte dialettiche: tra mondo e Dio, tra finito e infinito, tra storia e futuro.

L'esigenza di fondo sta nel partire da Gesù di Nazaret ( nella totalità del suo mistero ) per mostrare come egli rivesta un valore universale per la comprensione che abbiamo del mondo, di noi stessi, e del futuro.

Sono stati individuati diversi punti di partenza per leggere il valore universale della figura di Cesù.

Il cristoccntrismo in un orizzonte cosmologico

È la più antica forma di cristocentrismo.

Questa modalità di presentazione di Gesù parte dal fatto che sia nella natura sia nella storia, sia nella filosofia sia nella religione, cioè nella realtà di questo mondo, ci sono alcuni germi, semi, frammenti della parola di Dio ( logoi spermatikói ) che orientano e indicano la Parola ( lògos ) definitiva di Dio stesso che è Gesù.

Anticamente ciò avveniva in una visione statica del mondo ( Massimo il Confessore, Dionigi Aeropagita ).

Nel '900 si è passati, in base a un'immagine dinamica del mondo, come realtà in evoluzione, a presentare il Cristo come il punto di attrazione finale dello sviluppo del mondo ( Teihard de Chardin ).

Questo orientamento è stato recentemente ripreso nella prospettiva di una teologia ecologica che intende aprirsi al paradigma "natura" ( Moltmann e, in genere, i teologi di orientamento ecologico ).

La risurrezione di Cristo è l'anticipazione della "nuova creazione" e della divinizzazione del cosmo.

Il cristocentrismo in un orizzonte antropologico

A partire dal Rinascimento l'uomo si ripropone centro dell'indagine filosofica.

Molti pensatori ( Erasmo, Fico della Mirandola, Nicola Cusano ) vedono il Cristo come la sintesi di uomo e mondo nel loro anelito al divino.

In seguito emerge anche la sfida dell'ateismo, secondo cui l'affermazione piena della realtà dell'uomo viene fatta a partire dalla negazione di Dio e del pensiero metafisico.

La teologia cerca allora un diverso punto di partenza: occorre mostrare che l'uomo è un frammento, una realtà aperta al suo compimento nella pienezza del mistero di Dio.

Gesù, in quanto incarnazione del Figlio, è il caso singolare, assoluto, insuperabile, in cui l'essere frammentario dell'uomo giunge al suo compimento-salvezza, non per forza propria, ma per dono di Dio: teologia che introduce la "svolta antropologica" di cui è capofila Rahner.

Il cristocentrismo in un orizzonte storico

Il terzo tentativo pone l'accento sull'uomo in solidarietà con tutta la storia, all'interno di condizioni storiche, fisiologiche, economiche, sociali, politiche.

Qui il senso e la salvezza dell'uomo diventa il problema della salvezza della storia.

La salvezza della storia, che permette di sperare e lavorare per una giustizia finale, può essere conosciuta solo alla fine della storia ( si riprende Hegel e, per altro verso, la visione marxista ).

In tale ottica, Gesù appare un'anticipazione, un caso prezioso che ci indica la direzione della storia ( come nella teologia della speranza di Moltmann e in Pannenberg ) e che motiva l'impegno di liberazione e di emancipazione da tutte le strutture di peccato e di asservimento che impediscono la piena realizzazione dell'umano sperato ( come nella teologia politica, in Metz e Schillebeeckx, nelle varie teologie della liberazione ).

Recentemente il confronto con una società pluralista ( in particolare con il pluralismo religioso ) pone al cristocentrismo un supplemento di sfida.

Si tratta di pensare Cristo in riferimento alle altre religioni e agli altri percorsi di emancipazione non in modo esclusivo e neppure in termini direttamente inclusivi.

La possibilità di altre religioni come vie di salvezza deve coniugarsi con la singolarità della fede cristiana e si esprime nella forma storica di una condivisione di tutto ciò che è integralmente umano e di una testimonianza cristiana ed ecclesiale che indichi in concreto il Cristo come figura perfetta dell'uomo.

v. Cristologia; Gesù il Cristo

È quell'impostazione teologica generale che ha la preoccupazione di porre soprattutto Gesù Cristo come punto di partenza e chiave di lettura delle diverse verità e dei diversi trattati teologici.