Lectio

… divina

Espressione latina ( lettura divina ) che designa la pratica della "lettura orante" della Sacra Scrittura allo scopo di alimentare la preghiera e di entrare in comunione con il mistero di Dio che si presenta attraverso il testo biblico.

Si distingue dalla esegesi scientifica, dallo studio e dall'interpretazione, per la speciale attenzione al dialogo di fede tra lettore e Dio, sotto la guida dello Spirito Santo.

In molti testi patristici e monastici - emblematica la Regola di Benedetto ( capp. 8,3; 48,23 ), che pone la lectio divina come una delle principali attività del monaco - la lettura include il leggere e il riflettere; è seguita dalla meditazione, che rappresenta invece l'approfondimento e l'assimilazione del testo, in vista di rispondere a Dio attraverso la preghiera.

Nel sec. XII la prassi secolare e stata sistematizzata in quattro "gradini" ( lettura, meditazione, orazione, contemplazione ) dal certosino Guigo II ( m. 1188 ) nell'operetta Scala claustralium ( La scala dei claustrali ): "La lettura indaga e la meditazione trova, l'orazione chiede e la contemplazione assapora.

La lettura si può dire che porti alla bocca cibo solido, la meditazione lo mastica e lo macina, l'orazione ne sente il sapore, la contemplazione è la dolcezza stessa che dona gioia e ricrea le forze.

La lettura rimane sulla scorza, la meditazione penetra nel midollo, l'orazione si spinge alla richiesta suscitata dal desiderio, la contemplazione riposa nel godimento della dolcezza raggiunta".

Con il ritorno alla centralità della Parola nella vita della Chiesa operato dal concilio Vaticano II, anche la pratica della lectio divina conosce una nuova primavera, con adattamenti nel metodo, secondo esigenze pastorali e di animazione dei gruppi popolari.

v. Preghiera

Catechismo della Chiesa Cattolica

La Liturgia delle Ore 1177
La meditazione 2708