Marxismo

… e cristianesimo

Sin dal suo primo apparire la recezione dell'ideologia marxista negli ambienti cristiani è risultata problematica, fortemente condizionata dalla natura dichiaratamente atea del suo impianto filosofico e dal giudizio radicalmente negativo del fenomeno religioso in sé ( Marx definisce la religione "oppio dei popoli", in quanto consolazione di una condizione socialmente alienata ) così come della specifica esperienza storica della Chiesa.

Non tenendo conto della natura di creatura divina dell'uomo e della dignità di persona detentrice di diritti inalienabili che ne deriva, il marxismo riduce la complessità umana, sottolineandone l'aspetto di prodotto dell'ordine sociale.

La radice dell'alienazione personale e dei rapporti di oppressione dell'uomo sull'uomo ( ritenuti tratti distintivi di tutte le società storiche e, con particolare acutezza, della società borghese capitalistica ) è così ricondotta dal marxismo alla sfera dei rapporti di produzione.

Il superamento dell'ingiustizia e il riscatto dell'uomo dall'alienazione vengono perciò individuati nella palingenesi della rivoluzione comunista, come sbocco necessario della storia, che instauri un'economia collettivistica.

Nonostante le reiterate condanne ufficiali ( v. dottrina sociale della Chiesa ), il marxismo come metodo di lettura critica dei meccanismi di funzionamento della civiltà occidentale moderna e fautore di una sorta di "messianismo" sociopolitico nell'utopia comunista ( v. comunismo e cristianesimo ), ha comunque esercitato un influsso sulla riflessione teologica contemporanea, in particolare sulla teologia della liberazione ( v. ).