Reliquie

Etimologicamente "resti", possono essere costituite dal corpo umano o da una qualche sua parte; solo in senso lato vi
possono essere compresi gli oggetti che vennero a contatto con una persona, quasi che siano rimasti impregnati dell'effluvio delle sue virtù.

Fin dall'antichità furono grandemente venerate le reliquie specialmente dei martiri, sui cui sepolcri la Chiesa collocò volentieri l'altare per la celebrazione eucaristica.

Il loro culto comportò, non di rado, traslazioni in luoghi nei quali i fedeli potessero più agevolmente manifestare la loro devozione e furono cerimonie solenni, che talora fissarono nel calendario la festa del santo.

La richiesta popolare non mancò di ingenerare abusi, quali furti, traffici, falsificazioni, che determinarono interventi repressivi della gerarchia.

Il loro culto è plausibile quando vengono considerate un tramite a quell'intimità con Dio che il santo attuò ad intensità esemplare.

La normativa canonica attuale ne vieta tassativamente la vendita ( c. 1190 ), mentre ne incoraggia la collocazione sotto gli altari ( c. 1237 ).

In senso proprio si chiamano "reliquie" il corpo intero, o una sua parte, di un santo o di un beato, il cui culto è autorizzato dalla Chiesa.

Sono impropriamente dette reliquie anche oggetti che furono usati da santi o beati.

È antica tradizione porre delle reliquie entro l'altare, nell'atto della sua dedicazione al culto.

Ciò che resta del corpo, delle vesti o degli oggetti appartenuti a un santo o a un beato.

Concilio Ecumenico Vaticano II

Loro venerazione Sacrosanctum concilium 111

Codice Diritto Canonico

culto delle … 1190
negli altari 1237 § 2

Summa Teologica

  III, q. 25, a. 6