Scolastica

È chiamato così il tipo di teologia, ossia di conoscenza e di riflessione di fede sul mistero di Dio, sviluppato nelle « scholae » teologiche del Medioevo, parte viva delle « universitates studiorum » medievali, a partire dal secolo XII.

Grandi maestri della Scolastica furono sant'Alberto Magno e san Tommaso d'Aquino.

La Scolastica cercava di penetrare, con l'aiuto della ragione umana e con la mediazione della filosofia platonica e aristotelica, le verità del sapere cristiano, per esprimerle in una sintesi scientifica poderosa.

Termine che designa complessivamente il sapere filosofico, teologico e scientifico elaborato in età medievale ( secc. VI-XIV ).

Ha valore prevalentemente cronologico e deriva dal fatto che nel Medioevo la produzione intellettuale fu legata alle scuole: nelle scuole monastiche e in quelle cattedrali nell'alto Medioevo, negli studi delle università a partire dal sec. XIII.

Nel passato diversi storici hanno attribuito al termine scolastica una valenza teorica, intendendola come un movimento culturale volto alla ricerca dei fondamenti razionali della fede cristiana e ancora oggi persiste un'accezione più ristretta, che riconduce la scolastica alle posizioni dottrinali dei grandi maestri del sec. XIII, e in particolare di s. Tommaso d'Aquino.

Fasi storiche della scolastica

Nel primo periodo storico ( secc. VI-XI ) la scolastica fu caratterizzata dall'indagine razionale sulla fede, servendosi soprattutto della filosofia neoplatonica mediata attraverso s. Agostino, Severino Boezio e Dionigi Arcopagita.

Tra i maggiori pensatori di questo periodo figurano G. Scoto Eriugena ( ca 810 - ca 870 ) e Anselmo d'Aosta ( 1033 - 1109 ).

La seconda fase della scolastica e segnata dalla diffusione in Europa della filosofia di Aristotele e dal conseguente confronto tra teologia cristiana e metafisica aristotelica.

Nella seconda metà del sec. XIII maturò un atteggiamento critico nei confronti dell'aristotelismo, grazie anche all'aiuto fornito dalla traduzione in latino dei commentari dell'arabo Averroè, e si profilarono tre direzioni interpretative.

Bonaventura da Bagnoregio e la sua scuola francescana respinsero l'aristotelismo in favore dell'agostinismo e del neoplatonismo cristiano tradizionale.

I pensatori noti come "averroisti latini" ( Sigieri di Brabante e Boezio di Dacia ) seguirono un aristotelismo radicale, attribuendo piena validità alle dottrine aristoteliche sul piano razionale, e dislocando le verità rivelate su di un piano superiore.

Una linea intermedia venne proposta da Tommaso d'Aquino; il cristiano deve avvalersi della filosofia di Aristotele, dopo averne corretto le tesi contrastanti con la rivelazione ( in particolare la necessità e l'eternità del mondo ).

L'ultima fase della scolastica ( sec. XIV ) cercò nuovi equilibri con lo studio rigoroso dei metodi e dei linguaggi propri delle singole discipline, in particolare con Guglielmo di Ockham, Marsilio da Padova e Giovanni Buridano: grazie a essi la teologia divenne lo studio positivo della Scrittura, mentre la logica, l'epistemologia, la filosofia della natura e il pensiero politico ebbero sviluppi autonomi.