Sindone

È italianizzazione del greco semitizzato sindón, "stoffa fine di lino": fu il lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù durante la sepoltura, Mt 27,59; Mc 15,46; Lc 23,53.

Il termine è ormai diventato nome proprio della reliquia conservata nel Duomo di Torino.

Va innanzi tutto ben chiarito che la credibilità e l'autenticità delle fede non sono per nulla legate a quella tela.

Numerosi vestiti, strumenti di lavoro, attrezzi domestici, suppellettili … della vita di Gesù sono andati perduti, senza che ciò pregiudichi la sua divinità: l'Eucaristia rimane indubitabile, anche se è andato smarrito il calice in cui la inaugurò.

Il problema della Sindone è di carattere storico-archeologico: è proprio "quello"?

Ed è un fatto che mai, su nessun oggetto, l'interdisciplinarità delle branche scientifiche si è così accanita, sfociando in una così stupefacente concordanza:

dalla fotografia ( negativo - tridimensionalità )

alla medicina ( precisioni anatomiche e genuinità del sangue ),

dalla storia ( monete di Filato )

al costume ( tipo di flagellazione ed orientazione dei colpi ),

dalla cronaca ( terriccio nelle ferite ai ginocchi )

alla palinologia ( Frey ),

dall'arte ( tipo ritrattistico e sua permanenza )

alla tradizione ( immagine non dipinta da mano d'uomo ),

alla chimica ( non c'è spalmatura di colori ),

all'anatomia ( segni di asfissia, abrasione sulla spalla destra che portò la trasversa della croce, percorso di gocce sanguigne e chiazza dorsale ) …

Tutte le più agguerrite competenze proclamano forte "è un mistero infalsificabile" e sussurrano piano "è quello!".